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quale futuro per le tecnologie wireless?

(1) le idee confuse delle telecom

nicola zotti

Le aziende di telecomunicazioni europee complessivamente hanno programmato un investimento di circa 280 miliardi di euro per la realizzazione delle telecomunicazioni wireless di terza generazione, l’UMTS, e molti commentatori la definiscono una scelta infelice.

Nicholas Negroponte, ad esempio, in un’intervista rilasciata a Repubblica.it in occasione dell’European Telecom Forum, paragona il destino dell’UMTS a quello, sfortunato, della televisione ad alta definizione (HDTV): “una tecnologia non buona abbastanza e nata già vecchia”. E anche Ed Sutherland di New Media aveva riscontrato la medesima analogia tra HDTV e UMTS nel giugno del 2001, definendole entrambe “tecnologie senza clienti”.

Questo accostamento tra insuccessi tecnologici -- anche se solo l’HDTV può essere definito storicamente tale -- è suggestivo, anche efficace, ma rischia di confondere le idee alle telecom impegnate a ridefinire le proprie strategie. Sempre Negroponte, infatti, conclude la sua intervista con una morale ambigua che, per vie traverse, può ricondurre agli stessi esiti che vorrebbe condannare: “Credo che i contenuti non abbiano un gran ruolo nel determinare il successo di una tecnologia. Prima bisogna pensare qual è la tecnologia giusta, poi i contenuti seguiranno, non il contrario. (…) Valutare le prospettive di una tecnologia di telecomunicazione a partire dai contenuti che potrà veicolare è un errore di prospettiva.”

Negroponte lamenta che le telecom abbiano pensato solo al prodotto che poteva luccicare di più agli occhi dei clienti -- sottinteso: affamati di “next new thing” -- e si siano frettolosamente indirizzate verso la prima tecnologia disponibile in grado di fornirlo. In questo senso, l’analogia proposta con l’HDTV, si espande all’ambito della concorrenza diretta alla televisione “tradizionale”: con il telefonino UMTS in luogo del televisore ad alta definizione.

Tesi condivisibile, come pure comprensibili sono le motivazioni delle telecom: preoccupate di emorragie di clienti verso una concorrenza capace di mostrare maggiore attitudine a cavalcare l’innovazione tecnologica.

Dove invece l’opinione di Negroponte rischia di essere fuorviante è nella ristretta accezione del termine “contenuti” e nella riduzione del problema alla scelta della “tecnologia migliore”. Spostando l’attenzione, sempre e comunque, alle tecnologie, si rischia di assecondare la mentalità “hardware” che caratterizza gli ex-monopolisti del mercato delle telecomunicazioni (e non solo loro). Il “complesso del Faraone” della società industriale: hanno valore solo gli oggetti, con la loro solida concretezza (siano essi telefoni, cavi, antenne, ecc.) e solo in misura della loro grandezza, bellezza e “novità” rispetto a quelli che li hanno preceduti.

Le tecnologie, come insegnano anni di informatica, sono miniere inesplorate, sfruttate poco e male, condannate ad un ciclo di vita grottesco che finisce spesso ancora prima di cominciare: effetti del “vaporware” degli annunci a sensazione che proclamano l’imminente arrivo di una nuova killer tecnology che ridurrà a bizzarro modernariato tutto l’esistente.

Le telecom vanno incalzate nello spazio “software” dell’utilizzo delle tecnologie, dove mostrano qualche limite di inventiva, per quella pigrizia mentale e quella disposizione contemporaneamente anestetica ed esilarante che alligna nei geni dell’erogatore di commodity. L’evoluzione delle telecom da aziende monopoliste di stato ad operatori di un libero mercato concorrenziale, non si è ancora completata, e le direzioni marketing sono esclusivamente impegnate a stendere cortine fumogene tariffarie per nascondere agli occhi dei clienti la lentezza di questo processo.

E se le telecom devono indubbiamente rendere più sofisticate le proprie analisi sui processi di innovazione tecnologica, è altrettanto indispensabile che avviino da subito un approfondimento sui campi di impiego delle tecnologie esistenti, per offrire ai propri clienti con i loro servizi quel concreto miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro che queste tecnologie rendono possibile.

E se questo obiettivo richiede un sostanziale cambiamento dei business model e delle culture e dei processi di impresa, è bene che le telecom lo compiano con la necessaria tenacia e intelligenza.

(2) scontro tra generazioni: 2.5G vs. 3G vs. 4G vs. ecc.
(3) le scelte strategiche sono fatte

nicola zotti n.zotti@angon.it


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(3) le scelte strategiche sono fatte



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