4. Nota alla traduzione

Il testo che ho tradotto è ripreso dall'edizione Penguin Books 1986, basata a sua volta sull'edizione Caxton del 1485. Questo testo, come riporta la nota dell'editore Janet Cowen, presenta la sintassi originale del Caxton a cui è stata applicata la punteggiatura della lingua moderna. Lo spelling è stato generalmente modernizzato anche se le forme arcaiche dei vocaboli sono state mantenute per la maggior parte, ad eccezione del pronome di terza persona plurale (hem in Caxton) e la forma passata di alcuni verbi.

Per la traduzione dei passaggi più intricati ho in genere seguito la soluzione proposta nelle note esplicative riportate nell'edizione Penguin stessa nonché il glossario della medesima.

Di Le Morte Darthur sono state realizzate due traduzioni in italiano: la prima ad opera di Decio Pettoello nel 1958, la seconda ad opera di Gabriella Agrati e Maria Letizia Magini nel 1985. Mentre la prima traduzione è stata condotta sul testo dell'edizione Vinaver, basato a sua volta sul manoscritto di Winchester, la seconda si basa sull'edizione Caxton 1485, ma, a detta delle traduttrici stesse, si tratta di una traduzione libera, che conserva solo in parte "il fraseggiare troppo secco ed ellittico, più sovente involuto e complesso" (65) di Malory; molte variazioni sono state apportate nella concatenazione degli episodi e nella titolazione, e molte delle incongruenze e ripetizioni originali di Malory sono state sanate, dal momento che, secondo le traduttrici, "l'interesse principale di una rilettura attuale dell'opera riposa più sul suo carattere di 'romanzo d'avventure' piuttosto che sul suo intrinseco valore di opera letteraria" (66).

La traduzione da me proposta vuole invece essere una traduzione renda in italiano, in modo quanto più possibile aderente, lo stile dell'autore e quindi l'effetto che egli intendeva raggiungere con la sua prosa. Traducendo ho tenuto sempre presente che Le Morte Darthur è stata scritta in un'epoca in cui il testo letterario era fatto per la lettura ad alta voce, come si legge anche nella Prefazione di Caxton rivolta a tutti coloro che "desire to read or hear read" (67) la storia di re Arthur. Ho pertanto cercato di resistere alla tentazione di eliminare le molte ripetizioni, anafore, enumerazioni essenziali per la comunicazione orale, consapevole che queste potrebbero suscitare un'impressione non sempre gradevole nel lettore moderno, avvezzo non all'ascolto ma alla lettura silenziosa. Confortata anche dal fatto che la prosa di Malory suscita generalmente questo genere d'impressione all'orecchio dei lettori di lingua inglese, ho quindi cercato di mantenere anche in italiano, nei limiti del possibile, le molte congiunzioni come and, for, but, then, therefore, che ritengo caratterizzanti lo stile maloriano, e gli effetti di ridondanza e accumulazione che queste creano anche quando mi hanno dato l'impressione di essere eccessivi. Con lo stesso criterio ho tradotto senza sostituirle le molte locuzioni del genere weened that, said that, thought that, che evidenziano il forte legame della prosa di Malory con la tradizione orale, e, per la stessa ragione, ho riprodotto senza parafrasi quei passaggi particolarmente intricati in cui l'autore scivola dal discorso indiretto al diretto all'interno dello stesso periodo e senza punteggiatura. Trattandosi di una traduzione letteraria, ho altresì evitato di tradurre i nomi propri dei protagonisti con le versioni italianizzate; questa linea è stata adottata principalmente a causa del nome di Arthur, per via delle implicazioni in esso contenute (68), e di conseguenza estesa a tutti gli altri nomi propri, anche se le versioni italianizzate, ben note alla più parte dei lettori, sarebbero state la soluzione forse più popolare.

4.1 Contenuto del Libro I

Come conseguenza dell'intenzione di Malory di focalizzare immediatamente l'attenzione del lettore sulla figura di Arthur, le circostanze che hanno portato alla sua nascita vengono riportate brevemente, in soli quattro capitoli, all'inizio del primo libro. Igraine, la moglie saggia e fedele del Duca di Cornovaglia, respinge le attenzioni illegittime di re Uther Pendragon, pronto a mettere a repentaglio la pace del suo regno appena ottenuta per amore della bella donna, e, nottetempo, insieme a suo marito, si allontana in segreto dalla corte del re. La rabbia e la frustrazione per lo scacco subìto, fanno ammalare gravemente re Uther, che, per vendicarsi, aveva frattanto ripreso la guerra contro il duca, consigliato dai baroni che lo affiancano nel suo governo. Per rimediare a questa situazione, un devoto cavaliere, ser Ulfius, contatta Merlin, il mago consigliere del re; da questo momento, senza spiegazione alcuna su chi sia questa figura, evidentemente ben nota già ai lettori contemporanei di Malory, Merlin sarà sempre presente a fianco del re, ed avrà un ruolo fondamentale nel determinare le sorti del regno. Merlin, facendo magicamente assumere a re Uther le sembianze del duca di Cornovaglia, gli rende possibile l'accesso al letto della bella Igraine, a condizione però che la creatura che sarà concepita quella notte gli venga consegnata al momento della nascita ed egli stesso, per il bene di tutti, possa decidere il luogo ed il modo più appropriato per la sua crescita ed educazione. Dal momento che il marito di Igraine verrà ucciso qualche ora prima dell'arrivo di re Uther al castello di Tintagil, il re, dopo poco tempo, potrà convolare a giuste nozze con la duchessa, riuscendo in tal modo a sanare il conflitto politico e soprattutto a dare alla nascita di Arthur quella legittimità che gli permetterà di rivendicare legittimamente la corona alla morte di Uther Pendragon.

Dopo queste poche pagine quasi introduttive, il lettore entra direttamente in contatto con re Arthur, assistendo a quello che è l'evento forse più noto di tutte le leggende arturiane: la spada nella roccia. Alla morte di re Uther il regno viene scosso da un periodo di anarchia, con diversi baroni che aspirano al trono; su consiglio di Merlin, l'arcivescovo di Canterbury convoca a Londra, la notte di Natale, tutta la nobiltà del regno, confidando nell'indicazione divina del successore del re. E infatti, il giorno di Natale, appare una grande roccia in cui è infitta una magnifica spada: colui che riuscirà ad estrarla è il legittimo re del regno. I più forti cavalieri del regno falliscono laddove un ragazzo chiamato Arthur riesce senza sforzo, dapprima per caso, nel tentativo di procurarsi una spada da dare al fratello per partecipare al torneo, poi con intenzione, davanti agli occhi increduli dell'arcivescovo, dei signori e del popolo intero. Dopo molti rinvii imposti nel corso dell'anno dalla nobiltà riluttante a piegarsi ad accettare un ragazzino come re, Arthur viene eletto per acclamazione popolare, comprende e perdona la riluttanza dimostrata nel riconoscere la sua legittimità e giura fedeltà al suo popolo.

Tuttavia i re di alcuni regni vicini non sono disposti a lasciarsi sfuggire un trono tanto importante e muovono guerra al nuovo re. A questo punto, buona parte del libro primo è dedicata alla descrizione minuziosa delle guerre che porteranno Arthur ad imporre la sua autorità sui suoi vicini: i giochi di alleanze da entrambe le parti, le strategie di guerra, l'andamento delle battaglie, il ruolo fondamentale che Merlin, ottimo stratega oltre che indispensabile consigliere, ha nella vittoria.

Negli ultimi capitoli del libro vengono poi narrate alcune avventure del nuovo re e dei sui fedeli cavalieri dopo che pace era stata ristabilita all'interno del regno. Veniamo quindi a conoscenza della relazione incestuosa di Arthur con la sorella e della tremenda profezia della fine della sua vita e del suo regno per mano del figlio con essa concepito; del soccorso prestato a re Leodegrance nella sua guerra contro re Rience; dello scontro con re Pellinore che insegue la Bestia Latrante, nel quale Merlin salva Arthur dalla morte con la magia; di come Arthur entra in possesso di Excalibur la spada ricevuta in dono dalla Dama del Lago ed altre avventure.

traduzione

Note

(65) Thomas Malory, Storia di re Artù e dei suoi cavalieri, a.c. di Gabriella Agrati e Maria Letizia Magini, Milano, Mondadori, 1998, p.XXVII
(66) Idem, p. XXVI
(67) p. 76 della traduzione di seguito
(68) Cfr. nota 2 p. 4