2. Operazioni di attualizzazione della materia

Nel corso della lettura della lunga narrazione di Malory sono stata colpita dall'incidenza, nella descrizione dell'organizzazione della corte di re Arthur, di molti elementi tipicamente tardo medioevali e rinascimentali, riconducibili pertanto alla contemporaneità dell'autore piuttosto che a quella dell'Arthur storico. L'analisi più dettagliata delle descrizioni dell'operato del Consiglio dei baroni e di Merlin nonché dell'incoronazione di re Arthur sembra aver confermato l'impressione che alcune parti della narrazione fossero state connotate dall'autore con caratteristiche contemporanee.

Il Consiglio dei baroni, che tanto spesso in Malory viene interpellato per deliberare sulle questioni più delicate o per ratificare le decisioni prese dal re nell'affrontare gli affari cruciali del regno, sembra richiamare da vicino il King's Privy Coucil, una struttura presente anche nelle monarchie inglesi medievali che nel periodo rinascimentale, con la dinastia dei Tudor, diventerà un organo di governo fondamentale. Malory, attraverso la descrizione dell'operato dei baroni, rende bene l'idea di come il Consiglio venisse sempre convocato nei momenti cruciali del regno: in politica interna, ad esempio, è chiamato ad esprimere il proprio giudizio circa l'opportunità di riprendere la guerra appena conclusa col duca di Tintagil, il matrimonio di Uther Pendragon, la successione di Arthur al trono; in politica estera il Consiglio verrà interpellato per approvare le strategie elaborate da Merlin.

La stessa figura di Merlin sembra presentare molte delle caratteristiche della figura del Consigliere del re, altra importantissima carica che, nel periodo rinascimentale, raggiungerà l'apice della sua importanza nella decisione delle sorti della nazione. Storicamente la funzione del Consigliere è stata quella del tramite tra monarca e Consiglio, il perno che tiene le fila di tutta la politica estera, dirige i servizi segreti e conduce la diplomazia. Dalle parole con cui Robert Cecil descrive il carattere eccezionale del proprio ufficio mi sembra di poter dedurre analogie lampanti con il ruolo di Merlin alla corte di re Arthur: il segretario "ha la libertà di negoziare a propria discrezione in patria e all'estero, con amici e nemici, per ogni problema… Poiché ogni problema di peso viene trattato solo tra il principe e il segretario…" (37). Così anche Merlin è sempre al fianco del sovrano, e il suo giudizio ha sempre il peso dell'ultima parola nelle decisioni fondamentali. Merlin rappresenta un'alta carica dello stato non solo alla corte di Arthur, ma anche di fronte a tutti gli altri sovrani del regno: a lui i re ribelli, tranquillizzati dalla sua presenza, precisa Malory, chiederanno spiegazioni sulle ragioni dell'ascesa al trono di re Arthur. In questa occasione Merlin assume la funzione di mediatore, e organizza un incontro chiarificatore tra Arthur e i re ribelli nel tentativo di evitare il conflitto. Il suo discorso, in cui oltre a ribadire la legittimità del trono di Arthur mette in guardia gli insorti contro la potenza di questo sovrano che di lì a poco avrebbe unificato tutto il regno e li avrebbe sottomessi, ha tutte le caratteristiche di un vero e proprio intervento diplomatico. Fallite poi le trattative, il suo suggerimento su come affrontare i re ribelli appare una vera e propria strategia di politica estera:

"I shall say you, said Merlin, I warn you all, your enemies are passing strong for you, and they are good men of arms as be alive, and by this time they have gotten to them four kings more, and a mighty duke; […] I shall tell you, said Merlin, mine advice; there are two brethren beyond the sea, and they be kings both, and marvellous good men of their hands; […] wherefore this is my counsel, that our king and sovereign lord send unto the kings Ban and Bors by two trusty knights with letters well devised, that an they will come and see King Arthur and his court, and so help him in his wars, that he will be sworn unto them to help them in their wars against King Claudas." (38)

Malory sembra aver impiegato molta cura nel descrivere l'operato di questo consigliere: gli interventi di Merlin sono disseminati di numerosi piccoli particolari che denotano in lui la perizia e l'acutezza di un consigliere accorto: egli suggerisce, ad esempio, di mandare "letters well devised " (39) a re Ban e re Bors per guadagnarne l'appoggio nella guerra ai re ribelli in cambio dell'appoggio nella guerra contro re Claudas, e consiglia ad Arthur di ricompensare bene i suoi alleati alla fine della battaglia poiché "this shall cause strangers to be of better will to do you service at need " (40).

Anche la descrizione dell'elezione del re sembra risentire delle consuetudini contemporanee a Malory, in particolare per via del giuramento pubblico davanti al popolo e ai signori col quale Arthur si impegna "to be a true king, to stand with true justice from thenceforth the days of this life " (41). Le parole di Arthur riecheggiano da vicino la formula del giuramento del re in cui questi si impegnava a garantire la giustizia e sanare l'ingiustizia così come a mantenere la pace.

Se queste considerazioni sulla contaminazione della materia arturiana tradizionale con la contemporaneità sono fondate, viene allora spontaneo chiedersi quanto Malory abbia desunto dalle fonti francesi e quanto invece sia frutto di esperienze personali riversate nella sua opera.

Dal confronto di Le Morte Darthur con le fonti sembrerebbe effettivamente che Malory abbia compiuto delle operazioni molto più complesse che non la sola traduzione e condensazione dal francese che gli attribuisce il suo editore nel dichiarare, nella Prefazione, di aver intrapreso la stampa di un libro "such as have late been drawn out briefly into English […]; which copy Sir Thomas Malorye did take out of certain books of French, and reduced it into English" (42) Malory avrebbe invece sovrapposto alla materia delle sue fonti francesi numerosissimi elementi riconducibili alla sua contemporaneità, secondo un processo che definirei di 'attualizzazione' della materia arturiana. In questo modo egli ottiene un prodotto assolutamente originale rispetto alle molte rielaborazioni della narrazione delle gesta di re Arthur in circolazione all'epoca.

Per dimostrare l'esistenza di questo processo di attualizzazione della materia analizzerò più in dettaglio il rapporto tra il primo libro dell'edizione Caxton di Le Morte Darthur e la sua fonte alla luce degli interventi dell'autore sulla materia stessa.

La fonte diretta del Primo Libro è stata individuata nella seconda sezione, intitolata Merlin, del ciclo in prosa francese denominato Lancelot - Graal o Ciclo vulgato, i cui romanzi costituenti furono scritti tra il 1215 e il 1235, dove si narra la storia del mago Merlin e la giovinezza di Arthur. Il quadro delle fonti del Primo Libro si completa con la Suite du Merlin, un'opera francese in prosa del 1230 circa, classificata come il tentativo di tracciare una narrazione completa della materia di Bretagna (43). Vista l'impossibilità di reperire l'originale del Merlin e della Suite, faccio riferimento all'accurata analisi delle differenze tra opera e fonte che ne fa T. L. Wright in "The Tale of King Arthur": beginnings and foreshadowings"(44) nonché allo stesso Eugène Vinaver (45), tirando poi conclusioni circoscritte al processo di attualizzazione.

Dal modo in cui è stata tagliata la materia sembrerebbe che Malory volesse far apparire Arthur non un semplice eroe cavalleresco ma un vero e proprio eroe nazionale, il protagonista assoluto di una parte della storia della nazione inglese. A tale scopo Malory avrebbe trascurato le pagine iniziali del Merlin, dedicate alla descrizione di eventi legati alla reggenza di Uther Pendragon precedenti la nascita di Arthur, focalizzando in questo modo l'attenzione del lettore direttamente sul protagonista. Gli sforzi iniziali dell'autore sembrano essere anche volti a dimostrare la legittimità dell'ascesa di Arthur al trono del regno. A tale scopo viene inserito, secondo me, il passaggio originale in cui Uther Pendragon, dal suo capezzale, ufficializza la legittimità della successione del figlio di fronte al Consiglio riunito. Anche i particolari di cui è stato arricchito l'episodio della spada nella roccia sembrano volti a far apparire l'elezione di Arthur perfettamente legittima e fondamentale per il paese: Malory ci fa infatti sapere che chi riuscirà ad estrarre la spada è "rightwise king born of all England" (46), enfatizzando non solo il diritto di nascita ma anche la futura unificazione del regno d'Inghilterra sotto uno stesso re. L'unico elemento che Malory sembra riprendere dalla parte della fonte che tratta degli eventi precedenti la nascita di Arthur è l'allusione al caos che regnava all'interno del regno durante la reggenza di Uther Pendragon, probabilmente per poter mettere in risalto il cambiamento tra l'Inghilterra caotica di Uther e la promessa di stabilità, pace ed unità sotto la leadership di Arthur e la sua Tavola Rotonda. Si tratta certamente degli ideali che normalmente ci si aspetta di veder realizzati da parte di un sovrano, ma in una nazione appena uscita dalla guerra centenaria contro la Francia e soprattutto da una sanguinosa guerra civile come l'Inghilterra maloriana, il bisogno di stabilità, pace e unità doveva essere particolarmente sentito. Ed ecco che il primo atto ufficiale che Malory inventa per il neoeletto re Arthur è proprio la ristabilizzazione dell'ordine e la legittimità nel suo regno, che avviene immediatamente dopo l'incoronazione di questo re rightwise born. Non solo; poche righe dopo l'autore ci anticipa la futura sottomissione dei ribelli delle regioni del Nord e, riportando appena nella pagina successiva la profezia di Merlin della futura conquista dell'intera Inghilterra, il raggiungimento della stabilità nell'intero del paese:

"And many complaints were made unto Sir Arthur of great wrongs that were done since the death of King Uther, of many lands that were bereaved lords, knights, ladies and gentlemen. Wherefore King Arthur made the lands to be given again unto them that owned them. […] And Sir Brastias was made warden to wait upon the north from Trent forwards, for it was that time the most party the king's enemies. But within few years after Arthur won all the north, Scotland, and all that were under their obeissance. Also Wales, a part of it, held against Arthur, but he overcame them all, as he did the remnant, through the noble prowess of himself and his knights of the Round Table." (47)

Dalle ultime righe della precedente citazione mi sembra di poter dedurre l'intenzione dell'autore di sottolineare l'importanza che non solo il sovrano ma l'intera Tavola Rotonda ha avuto in questo processo. Malory sembra essere particolarmente interessato a questa istituzione, tanto da renderla oggetto di una modifica fondamentale da lui apportata rispetto al Merlin: l'autore ascrive infatti il merito della sua fondazione non a re Uther, come riportato dalla fonte francese, bensì ad Arthur, rendendolo in tal modo il solo artefice del periodo di splendore che l'Inghilterra avrebbe vissuto con l'avvento della società cavalleresca. Le implicazioni di una tale operazione mi sembrano enormi. Nell'immaginario degli inglesi contemporanei, avvezzi da decenni di propaganda regale volta a ricondurre alla Tavola Rotonda le istituzioni del Paese, questa struttura portante della società cavalleresca, presentata in questo modo, doveva rievocare il nucleo originario di quella struttura governativa che faceva dell'Inghilterra tardo medievale e soprattutto rinascimentale un caso unico in Europa: la concezione del re non come monarca assoluto ma come King in Parliament. Malory vuole secondo me sottolineare che già l'operato di re Arthur era frutto di un'interazione tra la persona del sovrano e l'organo della Tavola Rotonda, come nel cinquecento tutta la politica inglese era frutto dell'interazione tra il re e il Parlamento. Benché stabilire quali fossero le intenzioni dell'autore nello scrivere una tale opera sia un'operazione ardua, viste le scarse e frammentarie notizie sulla vita e sull'identità dell'autore stesso, queste operazioni che ho definito di 'attualizzazione' della materia arturiana lasciano adito al sospetto che l'autore abbia intrapreso la scrittura di una tale opera con in mente un progetto ben preciso, e non soltanto per porre rimedio al tedio della prigionia, come parte della critica ipotizza. Personalmente mi trovo concorde con l'ipotesi avanzata in proposito da Elizabeth Pochoda in Arthurian Propaganda (48), la quale ipotizza che Malory considerasse l'ideale storico della società arturiana come anello di congiunzione tra il passato glorioso dell'Inghilterra ed un avvenire che, in quanto retaggio delle passate glorie, egli prospetta altrettanto roseo; alla luce di questa sua concezione egli avrebbe presentato il passato mettendo in risalto ogni aspetto della contemporaneità ad esso riconducibile. Operazioni come l'attribuzione del merito della fondazione della Tavola Rotonda ad Arthur e la rievocazione così fedele delle funzioni dal Consiglio e del Consigliere del re mi sembrano in effetti delle chiare prove che Malory, da osservatore sensibile del suo tempo a cavallo tra due epoche, volesse consapevolmente riportare nella sua opera aspetti caratterizzanti della sua contemporaneità che ne avessero sottolineato la connessione col passato.

Non mi trovo pertanto concorde con alcuni giudizi critici secondo cui i riferimenti alla contemporaneità di cui Malory ha disseminato la sua opera sarebbero frutto di un processo psicologico inconscio. Cito in particolare Nellie Slayton Aurner, la quale, nel suo saggio Sir Thomas Malory Historian? (49) ipotizza che durante la lettura delle opere francesi la mente dell'autore sarebbe naturalmente stata più colpita da quei passaggi che richiamavano esperienze di vita a lui familiari, per cui, nel momento della creazione, la forza delle impressioni suscitate avrebbe costituito la base per la scelta e la narrazione degli episodi, risultando nella trasposizione di elementi della contemporaneità nel prodotto finale. In proposito ritengo che, se una tale spiegazione potrebbe calzare nel caso, ad esempio, dell'incoronazione o della descrizione dell'operato di Merlin e del Consiglio dei baroni, operazioni come l'aver attribuito arbitrariamente ad Arthur la creazione della Tavola Rotonda possono essere spiegate solo come perfettamente consce e mirate ad uno scopo ben preciso da parte dell'autore.

In aggiunta, a conferma di questa ipotesi sulle intenzioni ben precise di Malory, vorrei citare un'osservazione di Elizabeth Pochoda (50) riguardo l'ambientazione temporale degli eventi principali che portano all'incoronazione di Arthur. Questi hanno luogo sempre in giorni che nel calendario ecclesiastico segnano eventi significativi nella storia della Chiesa. A Natale tutti i maggiorenti del regno vengono convocati dall'arcivescovo di Canterbury il quale confida che il re dell'umanità, nato in quella notte, avrebbe mostrato miracolosamente anche il re del regno d'Inghilterra, stabilendo quindi una chiara similitudine di fondo tra il sovrano terreno e quello celeste; il giorno dell'Epifania, che ricorda la manifestazione di Cristo al mondo, Arthur ripete davanti a tutti i maggiorenti il gesto che lo consacra re; il giorno della Pentecoste, che ricorda la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli e la fondazione quindi della Chiesa, Arthur viene dichiarato re per acclamazione popolare e quindi fonda ufficialmente la società arturiana ed il suo regno di giustizia e di pace. Pochoda (51) spiega queste coincidenze alla luce delle teorie politiche medievali sulla regalità, che teorizzavano come la funzione regale venisse incarnata da una persona "naturale", cioè la persona fisica di ogni singolo monarca, ed una "pubblica", corrispondente alla sua funzione da espletarsi nel corpo mistico dello Stato. La persona naturale del re, attraverso la consacrazione, veniva ad unirsi indissolubilmente per la durata della vita al suo ufficio regale di agente della giustizia, preservatore delle istituzioni e della funzione essenzialmente pubblica della Corona. Questa natura chiaramente ispirata alla doppia natura di Cristo che gli inglesi hanno voluto per i loro re non è naturalmente estranea ad Arthur, anzi a maggior ragione l'artefice di un eccezionale periodo di splendore e di pace deve essere associato a Cristo. Ed ecco che Malory non lascia dubbi in proposito facendo approvare tale paragone, suggerito da Merlin, anche dall'arcivescovo di Canterbury, la massima autorità in materia religiosa (52).

Se le considerazioni riportate sono fondate, mi sembra allora evidente che queste operazioni di trasposizione delle leggende arturiane alla luce della contemporaneità sottintendano da parte di Malory un'intenzione precisa, che mi sembra di poter individuare, con Pochoda, nella volontà di ricreare sotto forma di letteratura l'ideale storico della società arturiana, considerandolo, alle soglie di una nuova epoca, l'elemento di continuità con un passato glorioso. Siamo probabilmente di fronte ad un tentativo di esorcizzare la scomparsa definitiva nel passato di qualcosa di incomparabilmente grande proiettandola nel presente, tentativo tramite il quale Malory dà espressione alle incertezze dei suoi contemporanei, ma profetizza anche l'inizio di un'epoca nuova ed insieme radicata nel passato, che effettivamente verrà con l'avvento della dinastia Tudor.

continua

Note

(37) A. Leslie Rowse La Politica Elisabettiana in I contesti culturali della letteratura inglese, III vol Il Rinascimento a c. di C. Corti, Bologna, il Mulino, 1991 p.100
(38) Libro I, Capitolo X, p. 144 della traduzione
(39) Ibidem
(40) Libro I, Capitolo XVII, p. 208 della traduzione
(41) Libro I, Capitolo VII, p. 126 della traduzione
(42) Prefazione di Caxton, p. 72 della traduzione
(43) Cfr in proposito la Bibliografia della materia di Bretagna in: Malory, Storia di Re Artù e dei suoi cavalieri, a c. di G. Agrati, M. Magini, Milano, Mondadori, 1998
(44) in Malory's Originality A Critical study of Le Morte Darthur ed. by R. M. Lumiansky, Baltimore, Johnson Hopkins P., 1964
(45) op. cit
(46) Libro I, Capitolo V, p. 110 della traduzione
(47) Libro I, Capitolo VII, p. 126 della traduzione
(48) E. T. Pochoda Arthurian Propaganda Chapel Hill, U. of North Carolina Press, 1971
(49) N. Slayton Aurner "Sir Thomas Malory Historian?" in Publications of Modern Language Association XLVIII, 1933
(50) Op. cit p.55
(51) Idem p. 23-60
(52) Cfr Libro I, Cap. V, p 108 della traduzione