Le Morte Darthur è una lunga narrazione in prosa, scritta da Sir Thomas Malory nel 1469 e pubblicata dall'editore William Caxton nel 1485. La tematica di base lungo la quale si svolge la narrazione di Malory è costituita dalla cosiddetta "materia bretone" o "arturiana", un ciclo quasi inestricabile di storia e leggenda ispirato alla figura di re Arthur. Questo personaggio sembra affondare le proprie radici nella realtà storica di un condottiero probabilmente celta, baluardo della resistenza contro l'avanzata degli invasori sassoni, alla fine del V secolo d.C. Fin qui la storia, sulla cui base sono nate infinite leggende, tramandate oralmente per secoli. La tradizione orale e l'opera di scrittori come Geoffrey di Monmouth (1) hanno fatto di questo condottiero celta King Arthur (2) sovrano di un vastissimo regno esteso fino a Roma, al quale egli, affiancato dai cavalieri della Tavola Rotonda, ha assicurato un lungo periodo di pace e giustizia prima di ritirarsi su un'isola fantastica lontano dagli occhi degli uomini, ferito a morte da un figlio illegittimo. Dal punto di vista strettamente contenutistico, quindi, l'opera di Malory potrebbe essere classificata come "un bel quadro riassuntivo di tutta la 'materia di Bretagna'", come lo definisce David Daiches (3), le cui vicende e personaggi sono probabilmente noti, direi quasi da sempre, alla gran parte dei lettori.
Dal punto di vista della critica letteraria, invece, Le Morte Darthur si potrebbe definire una 'scoperta' del ventesimo secolo, dal momento che, come fa notare Larry Benson (4), nonostante l'opera fosse ben conosciuta presso il pubblico e più di un autore ne avesse usato le ricchezze come fonte di materiale narrativo e poetico (5), persino coloro che a Malory si erano direttamente ispirati non avevano un'alta opinione della sua arte. Benson (6) cita in particolare Scott e Tennyson, concordi nel riconoscere Le Morte Darthur come un insieme di ottimi elementi, ma messi insieme a caso, senza arte. Ancora alla fine del diciannovesimo secolo, Mark Twain non sembra avere un'opinione particolarmente lusinghiera dell'opera di Malory, dal momento che nel suo Connecticut Yankee, che a Malory si rifà molto da vicino, la narrazione o la lettura di alcuni capitoli di Le Morte Darthur fanno letteralmente addormentare l'intera audience (7).
Gli studi su Le Morte Darthur hanno ricevuto un impulso decisivo negli anni Trenta, con la scoperta di un manoscritto dell'opera di Malory che, presentando enormi differenze rispetto alle edizioni fino ad allora conosciute, dava la possibilità di venire a contatto con quella che probabilmente era la versione originale dell'opera stessa. L'edizione di The Works of Sir Thomas Malory, basata sul Manoscritto di Winchester, ad opera di Eugène Vinaver (8), ha definitivamente portato alla ribalta l'argomento 'Le Morte Darthur', segnando la ripresa di studi mirati ad ogni aspetto legato all'opera, dal lessico originale alla biografia dell'autore, dal particolare stile maloriano al rapporto tra opera e fonti. Da quel momento la critica si è divisa tra coloro che, sulla scia della teoria di Vinaver, considerano l'opera di Malory composta di otto romanzi indipendenti uniti in un unico libro dall'editore, e coloro che continuano a riconoscerle un'unità di fondo prevalente rispetto alle considerazioni sulle effettive intenzioni dell'autore e dell'editore. La mole di studi critici prodotti, in particolare gli studi sullo stile di Malory e sul suo approccio verso la materia arturiana (9), ha comunque portato ad un ribaltamento del giudizio critico generale nei confronti di questo autore.
Il ritrovamento del Manoscritto di Winchester ha definitivamente dimostrato che le edizioni dell'opera fino ad allora conosciute, derivanti dall'edizione 1485, risentivano tutte degli interventi massicci di Caxton sul tessuto dell'opera. Come vuole indicare il titolo scelto per questa ricerca, il primo editore di Le Morte Darthur sarebbe in buona parte compartecipe con l'autore nella determinazione del successo di cui ancora oggi gode l'opera, nella misura in cui gli interventi operati da Caxton al momento della stampa e pubblicazione non solo hanno influito in maniera determinante sulla forma finale dell'opera stessa, ma soprattutto hanno influenzato l'accoglienza ad essa riservata dal pubblico.
In questo studio, oltre a proporre una traduzione del primo libro dell'edizione Caxton, si tenterà di compiere un'analisi dell'operazione editoriale effettuata al momento della pubblicazione, nonché delle operazioni di trasposizione del materiale delle fonti intraprese dall'autore, nel tentativo di dimostrare come entrambi questi interventi abbiano fatto di Le Morte Darthur non una semplice rielaborazione della tradizionale materia arturiana, ma un'opera che ha giocato un ruolo fondamentale nella determinazione di una diffusione tanto vasta come quella di cui gode ancora al giorno d'oggi il mito di re Arthur e della società arturiana.
Il punto di partenza della ricerca, nonché la sua parte fondamentale, è rappresentato dalla traduzione, intrapresa per via dell'interesse personale nel campo della traduzione in generale e di quella letteraria in particolare. La traduzione proposta si prefigge di rendere in italiano, in modo quanto più possibile aderente, lo stile dell'autore e quindi l'effetto che egli intendeva raggiungere con la sua prosa (10). Il lavoro di traduzione mi ha portato ad un contatto molto ravvicinato con il tessuto testuale dell'opera; questo mi ha dato la possibilità di basare buona parte della mia analisi dell'operazione editoriale sull'osservazione di elementi desunti direttamente dal testo, guidata anche alcuni spunti di ricerca suggeriti da Lina Unali. Mi sono inoltre avvalsa del contributo critico della letteratura basilare prodotta su Le Morte Darthur e sulla figura di Thomas Malory (11).
La decisione di compiere una ricerca su questo tema è nata dall'intenzione di proseguire il discorso su Le Morte Darthur avviato da Lina Unali durante il corso monografico dedicato tra l'altro a Malory (12), che ha suscitato curiosità e interesse sia intorno all'autore e all'opera in particolare, che, più in generale, intorno al mito del mondo arturiano. Un mito ancora attualissimo a quasi un millennio di distanza dalle prime opere prodotte sulla figura di re Artur, anche solo a giudicare dalla quantità di lavori, letterari, teatrali, musicali, cinematografici, per adulti e per bambini, che ad essa si rifanno (13), nonché ai molti siti e riviste telematiche ispirate al mondo arturiano che sono accessibili in Internet (14).
(1) Autore dell'Historia Regum Britanniae (1136 ca.), la prima cronaca completa e articolata che sia sopravvissuta delle gesta di re Arthur.
(2) Anche il nome che la leggenda ha tramandato per questa figura risente dell'aurea del mito: come nota E. De Felice nel suo saggio Onomastica (in R. Lazzeroni (a c. di) Linguistica Storica, Roma, La Nuova Italia Scientifica, 1987, p.174) "Arthur" sarebbe l'adattamento del nome latino "Artorius", tipico di funzionari e capi militari romani. Questo nome rappresenterebbe pertanto una parte fondamentale del processo di trasfigurazione del personaggio storico in mito: una tale etimologia, oltre a designare questo condottiero come valoroso per eccellenza, ne enfatizza l'origine romana che gli ascrive anche Geoffrey di Monmouth (nota 1), la sua discendenza da Brutus the Trojan, discendente a sua volta di Enea e fondatore della dinastia da cui discende re Uther Pendragon.
(3) D. Daiches, Storia della letteratura inglese, Milano, Garzanti, 1983, v.I, p. 182
(4) L. D. Benson Sir Thomas Malory's Le Morte Darthur, in R. M. Lumiansky (ed. by), Critical Approaches to Six Major English Works, Philadelphia 1968
(5) Mi riferisco in particolare a Sir Walter Scott (The Bridal of Tiermain, 1813), Lord Alfred Tennyson (Idylls of the King, 1885), e Mark Twain (A Connecticut Yankee in King Arthur's Court, 1889), le cui opere di tematica arturiana sono ispirate a Malory direttamente.
(6) Op. Cit p. 82
(7) Mark Twain, A Connecticut Yankee in King Arthur's Court
http://www.literature.org/authors/twain-mark/connecticut/ Cap. 3, 15, 19
(8) Oxford, 1947
(9) Cfr in proposito: P.J.C. Field, Romance and Cronicle: a study of Malory's prose style, London, Berrie & Jenkins, 1971; M. Lambert, Malory. Style and vision in "Le Morte Darthur", New, Haven, Yale U. Press, 1975
(10) Per alcuni commenti alla traduzione vedi il capitolo 4 Nota alla traduzione
(11) Per un elenco particolareggiato si rimanda alla Bibliografia
(12) Anno Accademico 1998/99
(13) Per una bibliografia completa e dettagliata delle opere in lingua inglese ispirate alla letteratura arturiana nel ventesimo secolo, cfr. Mary Wildman, Twentieth Century Arthurian Literature: an annotated bibliography, in Richard Barber (ed. by), Arthurian Literarture, Bury St. Edmunds, D.S. Brewer, 1981, v. II, p. 127-157, che riporta oltre 300 titoli di lavori letterari, teatrali, musicali cinematografici e per ragazzi (fino al 1981). Cfr anche Norris J. Lacy (ed. by) The Arthurian Encyclopedia, New York, London, Garland, 1986, in particolare le voci "English and American Arthurian Literature" (p. 152-171) e "Juvenile Fiction in English" (p.309-311)
(14) Cfr in particolare: http://www.luminarium.org/medlit/malory.htm; http://dc.smu.edu/Arthuriana/; http://www.britannia.com/history/h12.html;
www.lunarace.com/r5arthur.html; csis.pace.edu/grendel/proj4a/arthur.htm.