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La decorazione architettonica romana




Continuità e trasformazione nella decorazione architettonica
costantinopolitana del V secolo

(seconda parte)


di Marina Milella

Il testo, con piccole modifiche, è quello pubblicato come articolo nel volume Bisanzio e l'Occidente: arte, archeologia, storia. Studi in onore di Fernanda de'Maffei,, Roma 1996, pp.61-73. Le immagini sono in parte diverse da quelle pubblicate.



Il kyma lesbio trilobato dei propilei della Santa Sofia teodosiana conserva ancora ben distinti i diversi elementi costitutivi (archetto trilobato, elemento interno, fiore a tulipano tra gli archetti). Nel coronamento dell'architrave dell'ingresso, il fiore a tulipano è tuttavia privo di stelo e presenta un'unica superficie piuttosto piatta, dalla quale emergono sul contorno superiore dei piccoli triangoli, che rappresentano le cime dei tradizionali due petali laterali e del terzo petalo ridotto centrale (24); inoltre i due tratti di nastro aggiuntivi all'interno dell'archetto, tipici della decorazione architettonica microasiatica romana (25), sono accostati inferiormente e coprono la punta della foglia lanceolata che costituisce l'elemento interno: quest'ultimo si trova quasi isolato entro un'incorniciatura scanalata. Sembra dunque, in questo caso, che gli elementi strutturali della modanatura abbiano iniziato a perdere di consistenza a favore delle esigenze di un astratto disegno decorativo basato sui forti contrasti chiaroscurali.


Propilei della S.Sofia teodosiana, kyma lesbio trilobato

Particolare del kyma lesbio trilobato sull'archivolto dei Propilei della Santa Sofia teodosiana

La disomogeneità nella resa di singole modanature, anche in elementi appartenenti allo stesso monumento, fa pensare che gli scalpellini dovessero godere di grande libertà, disponendo probabilmente di indicazioni solo sommarie sul disegno dei motivi. La perdita di significato dei legami organici tra gli elementi di una stessa modanatura deve infatti aver permesso di modificare secondo un gusto anche individuale i particolari del disegno (26).

Negli architravi attribuiti al Forum Tauri (27), il kyma lesbio trilobato del coronamento presentava archetti tendenti ad assumere una forma semicircolare, alternati a con fiori a tulipano dai petali rigonfi, non distinti dallo spesso stelo; all'interno degli archetti è presente una piccola foglia liscia, ridotta al rigonfiamento superiore e con la punta nascosta dai nastri aggiuntivi interni all'archetto, che hanno qui già assunto un ampio sviluppo.
In un secondo gruppo di architravi attribuiti al complesso, ora nel primo cortile del Topkapi (28), l'archetto è completamente semicircolare, essendo sparita ogni traccia del lobo superiore: la principale figura decorativa all'interno è divenuta un triangolo rovesciato, costituito dai nastri aggiuntivi interni e dal culmine dell'archetto stesso, interamente occupato da un piccolo triangolo che rappresenta i resti della foglia interna. La perdita di significato organico degli elementi costituenti il motivo risulta già evidente dalla resa, con i solchi che dovrebbero indicare la concavità dei nastri dell'archetto o dei petali del fiore a tulipano non più nettamente distinguibili dai solchi che separano gli elementi l'uno dall'altro (29).


Antiochia di Pisidia, trabeazione

Trabeazione nel museo di Yalvaç, da Antiochia di Pisidia

Un motivo simile a quello del kyma lesbico degli architravi del secondo gruppo, ma meno nettamente delineato, è presente in una piccola trabeazione di Antiochia di Pisidia, conservata nel giardino del museo di Yalvaç, che potrebbe quindi essere datata nella prima metà del V secolo d.C. La trabeazione, intagliata in un unico blocco, comprende una cornice con mensole, un fregio decorato a girali e un architrave a tre fasce coronato da un kyma lesbio trilobato. Il kyma è ridotto, come nel Forum Tauri, ad una successione di archetti semicircolari, privi del lobo superiore: in questo caso, tuttavia, mancano inoltre i fiori a tulipano tra gli archetti. La superficie interna agli archetti, infine, è segnata da due leggere solcature, che richiamano il motivo dei nastri aggiuntivi: sembra significativo, per l'importanza attribuita ai valori decorativi, che sia rimasta traccia di questi elementi secondari, piuttosto che di altri di ben altra importanza nell'articolazione canonica del motivo, come il lobo superiore dell'archetto e il fiore a tulipano.


Afrodisia di Caria, capitello

Particolare del kyma lesbio trilobato sul'abaco di un capitello ionico del tempio di Afrodite ad Afrodisia di Caria

In un capitello ionico della basilica edificata nel tempio di Afrodite ad Afrodisia, datata alla metà del V secolo (30), il kyma lesbio trilobato che decora l'abaco presenta un triplice motivo di semicerchi concentrici a sezione tubolare: il semicerchio più esterno deriva dalla semplificazione del contorno esterno del fiore a tulipano, dallo stello alla cima del petalo laterale, i due semicerchi interni dai margini rilevati del nastro nella parte inferiore dell'archetto; il petalo centrale del fiore è trasformato in un piccolo rombo inciso, riempitivo dello spazio superiore tra i semicerchi. Il lobo superiore non manca del tutto, in questo caso, ma è inciso oltre il margine superiore della modanatura, sul listello soprastante. Lo spazio interno degli archetti è occupato da un elemento a spigolo, rappresentante la consueta foglia lanceolata; l'assottigliamento della punta, troncata dal bordo inferiore, è tuttavia reso mediante due fori di trapano, che costituiscono l'unico approfondimento del rilievo, altrimenti piuttosto piatto, e sembrano inoltre evocare lo spazio fortemente ombreggiato che in origine era determinato dai nastri aggiuntivi all'interno dell'archetto.

Si manifesta chiaramente in questi esempi un certo disinteresse per la struttura organica del motivo, che determina in particolare la riduzione o la scomparsa del lobo superiore dell'archetto, e, soprattutto, la tendenza alla scomposizione del motivo in elementi separati, privi di collegamenti riconoscibili.


Hierapolis di Frigia, pilastro decorato

Particolare del kyma lesbio trilobato di incorniciatura su un pilastro decorato nel lapidario delle terme a Hierapolis di Frigia

Il kyma lesbio trilobato dell'incorniciatura di un pilastro decorato nel lapidario delle terme di Hierapolis presenta ancora più accentuata questa tendenza, pur conservando una certa plasticità (31). L'archetto, nuovamente privo di lobo superiore, è separato in due motivi indipendenti (32), formati dalla metà del nastro dell'archetto stesso e dal nastro aggiuntivo interno che da questo si diparte. Il fiore a tulipano, a forma di Y, è inoltre affiancato da due elementi che duplicano l'elemento interno agli archetti, trasformato qui in una foglia lanceolata diritta, anziché rovescia, priva di collegamento con l'archetto stesso.

Anche nei kymatia ionici, non uniformi, delle trabeazioni della S.Sofia teodosiana (33) e in quelli, simili, della cornice e del primo gruppo di architravi del Forum Tauri (34), è ugualmente evidente la tendenza, ancora solo agli inizi, a disarticolare i legami organici che collegano sgusci, ovuli ed elementi intermedi, in modo da ottenere una successione paratattica di figure decorative: gli ovuli tendono a restringersi anche superiormente e gli sgusci, ben distanziati, a seguirne il profilo, senza chiudersi al di sotto dell'ovulo stesso. Tra gli sgusci sono presenti freccette con punta a V e asta a forma di triangolo(35). Anche il secondo gruppo degli architravi del Forum Tauri (36) presenta una forma simile del motivo, ma, come nel caso del kyma lesbio trilobato, gli sgusci e le freccette intermedie sono segnati da solchi che dovrebbero renderne la concavità e realizzano invece un effetto grafico di particolare effetto decorativo.

Laodicea, ninfeo, cornice di III secolo
Laodicea, ninfeo, cornice di V secolo
Laodicea al Lykos, cornice con mensole della fase dell'epoca di Caracalla del ninfeo
Laodicea al Lykos, cornice della fase di V secolo del ninfeo.
I resti architettonici del ninfeo di Laodicea, databile all'età di Caracalla, ma trasformato nella prima metà del V secolo in un edificio probabilmente cristiano (37), permettono di rendere evidente l'incomprensione diffusa in quest'epoca dei motivi architettonici ereditati dalla tradizione romana. Alcuni elementi del III secolo furono infatti reimpiegati nella ristrutturazione dell'edificio e integrati da copie realizzate ex-novocon la medesima successione di modanature e le medesime misure, ma con rese molto diverse dei singoli motivi. Alcune cornici senza mensole (38) sono ad esempo copie di quelle pertinenti probabilmente in origine al primo ordine del ninfeo (39): in esse è evidente un interesse rivolto esclusivamente al valore decorativo dei singoli elementi e non alla coerenza dell'insieme. Nelle cornici più recenti, la decorazione a palmette della sima si presenta disarticolata in una successione di sbarre verticali, collegate da altre sbarre orizzontali alla base: i lobi delle palmette sono infatti trasformati in singoli elementi allungati, allineati paratatticamente. L'anthemion sotto il soffitto si è ugualmente scomposto in una serie di motivi ad arco con contorno inorganicamente frastagliato, alternativamente diritti e rovesci, che ripropongono senza comprenderlo, il disegno generale dei tralci intermittenti ricoperti dalle foglie d'acanto.
Il kyma ionico ha ora completato la sua trasformazione ed è costitutito da ovuli "a mandorla", contenuti in sgusci "a parentesi" (40).
Simili trasformazioni si ritrovano anche in un altro gruppo di cornici, con mensole, dello stesso edificio, decorate inferiormente da un kyma lesbio trilobato (41). Nelle copie di V secolo, l'archetto del kyma, di forma quasi semicircolare, con lobo superiore poco distinto, è scomposto in due metà comprendenti il nastro aggiuntivo interno e gli spazi incavati ogivali così delimitati: tali elementi ad arco sono nettamente separti per mezzo di sochi di trapano sia dal semplice fiore a tulipano a Y, sia dalla parte inferiore dell'elemento interno, a foglia lanceolata; all'estremità superiore di quest'ultimo è presente un'incisione circolare che richiama l'originario rigonfiamento dell'estremità che trovava posto entro il lobo speriore dell'archetto.

La decorazione architettonica costantinopolitana del V sec.d.C., e quella delle provincie orientali, che ne deriva, sembra dunque caratterizzata da un disinteresse che va man mano accentuandosi per l'articolazione tettonica delle trebeazioni, ridotte ad una semplice sovrapposizione di decorazioni, senza la funzione di sottolineare le partizioni architettoniche secondo una ben precisa gerarchia. Inoltre la struttura dei singoli motivi decorativi, ripresi dal tradizionale repertorio di età romana, non è più compresa e si tende sempre più a disarticolarli e ricomporli come sequenze di elementi paratatticamente accostati, privi di qualsiasi coerenza interna.
Il gusto per l'accentuazione decorativa dei dettagli è già presente in età romana, in particolare nella decorazione delle province orientali: la differenza sta nel fatto che la funzione del singolo elemento nell'insieme della decorazione non viene mai dimenticata. Sono eventualmente aggiunti minuti particolari decorativi, sottolineati dalla nitidezza dell'intaglio, e la resa perde spesso di rilievo per sottolineare appunto la minuzia del disegno giocato in superficie; tuttavia i particolari aggiunti non rendono mai meno comprensibile lo schema logico che è alla base del motivo.
Le radici della decorazione costantinopolitana rimangono nella tradizione romana di ambito orientale, ma il carattere ne viene sostanzialmente mutato (42): in base a nuove esigenze estetiche la decorazione tende a ricoprire come un tappeto le pareti, con motivi sempre variati e con superfici prive di profondità disegnate per mezzo di netti contrasti chiaroscurali.

Link a tematiche attinenti in DecArch:
Osservazioni su un elemento architettonico di Resafa, in Siria, che riguardano le trasformazioni delle modanature decorate.


Note

24
La tendenza a rendere uguali i tre petali e a moltiplicarli si trova anche a Roma, soprattutto a partire dall'età severiana: S.NEU, Römisches Ornament. Stadtrömische Marmorgebälke aus der Zeit von Septimius Severus bis Konstantin, Cösfeld 1972, p.55, n.27, tav.15.
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25
C.WEICKERT, Das lesbische "Kymation", Leipzig 1913, p.5. I tratti di nastro aggiuntivi all'interno dell'archetto rappresentano l'isolamento, quale motivo a sé stante, dei margini rilevati dell'elemento interno a foglia lanceolata.
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26
Per le differenze, anche di proporzioni, tra le diverse parti della trabeazione, v. DEICHMANN 1956, Studien, cit., p.67: secondo l'A. il passaggio da forme naturalistiche ad un disegno decorativo astratto, visibile in particolare nei fregi d'acanto, implica una trascuratezza verso i dettagli, e dunque una maggiore facilità di variazioni nei motivi, considerati meno importante della generale trama decorativa.
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27
DUYURAN 1958, cit., fig.5; MÜLLER-WIENER 1977, cit., fig.293; BARSANTI 1982, cit., fig.4.
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28
NAUMANN 1976, cit., figg.10-12, tavv.34,1-3, 35 (vedi nota 17).
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29
La medesima resa è visibile anche negli sgusci e sulle freccette del kyma ionico, mentre l'astragalo compare con perline esageratamente allungate. Le particolarità osservate sembrano indicare una certa distanza, probabilmente anche cronologica, dagli architravi del primo gruppo e da quelli dei propilei della S.Sofia teodosiana: a questi ultimi invece il Naumann (1976, cit., p.138) collega i frammenti rinvenuti.
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30
R.CORMACK, "The Temple as the Cathedral", in Aphrodisia's Papers. Recent Work on Architecture and Sculpture, (JRA, suppl. 1), Ann Arbor 1990, pp.75-88 (e in particolare p.84 per la datazione.
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31
La maggiore disarticolazione della struttura organica del motivo potrebbe suggerire di datare il pezzo, sporadico, forse alla fine del V secolo d.C.
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32
L'avvio di tale processo di scomponimento è avvertibile già nella decorazione di età romana, sia in Asia Minore (v. ad esempio il kyma lesbio trilobato che incornicia il lacunare negli architravi del teatro di Hierapolis, di età severiana, dove spesso il lobo superiore degli archetti viene troncato in luogo di chiudersi regolarmente, favorendo la scomposizione dell'elemento in due separati motivi, disposti quasi a parentesi: T.RITTI, Hierapolis. Scavi e ricerche, I, Roma 1985, tav.12,c), sia in Palestina (J.TURNHEIM, "The 'Cyma reversa': a Classical Ornament in Northern Israel, Later Roman Period", Gerion, 7, 1989, pp.121-136: in particolare cfr. il kyma lesbio trilobato del tempio romano di Kedesh, p.128, tav.5) che a Gerasa, ad esempio nell'ordine superiore del ninfeo, o nei propilei del santuario di Artemide sulla via colonnata (LYTTELTON 1974, cit., pp.244-246, figg.141, 143, 148), dove il fiore a tulipano è scomposto in due elementi arcuati, appena rigonfi superiormente a differenziare i petali dallo stelo.
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33
DEICHMANN 1956, Studien, cit., pp.67-68, figg.9-16.
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34
DUYURAN 1958, cit., fig.5; NAUMANN 1976, cit., tav.35,1-3.
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35
La forma della freccetta, con grande punta triangolare ed asta ridotta, si ritrova nelle trabeazioni di III secolo dell'Asia Minore, come ad esempio a Hierapolis, nel coronamento degli architravi del teatro (RITTI 1985, cit., tavv.14-16) o nel portico esterno ad arcate della Basilica dell'agorà (F. D'ANDRIA, L'agorà. Hierapolis di Frigia 1957-1988, Milano 1988, pp.53-54).
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36
NAUMANN 1976, cit., tav.35,1-3.
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37
R.GINOUVÉS, J.DE GAGNIERS, P.DEVAMBREZ, L.KAHIL, Laodicée du Lykos. Le nimphée. Campagne 1961-1963, Quèbec-Paris 1969, pp.116-135. La trasformazione dell'edificio consiste principalmente in una sopraelevazione del pavimento, che oblitera interamente la vasca della fontana e permette dunque di supporre una diversa destinazione; il nuovo livello era raggiungibile per mezzo di una scala.
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38
GINOUVÉS et al. 1969, cit., pp.108-110, nn.643, 648, 1739, tavv.55,3-4, 56,1-4.
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39
GINOUVÉS et al. 1969, cit., pp.106-107, nn.649, 651, 660, 760, 1740, 1744, 1744a, 1776, 1777, 1782, 1788, tavv.53-54.
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40
Il kyma ionico con ovuli "a mandorla" e sgusci "a parentesi" sembra particolarmente diffuso anche in ambiente microasiatico: cfr. ad esempio l'echino dei capitelli ionici della fase "cristiana" del ninfeo di Laodicea (GINOUVÉS et al. 1969, cit., p.77, nn.318, 938, 1003, 1628 e 1628bis, tavv.33,4, 34,2-3, 35,3-4) o di quelli del lato sud del "portico di Tiberio ad Afrodisia (ricostruito nel V secolo d.C.: cfr. N. DE CHAISEMARTIN, "Le 'portique de Tibére' à Aphrodisias: problémes d'identification et de function", REA, 91, 1989, 3-4, p.32), dove inoltre il kyma ionico presenta le freccette rovesciate, o poste al centro al posto dell'ovulo, oppure ancora è sostituito da altra decorazione.
Nella trabeazione della chiesa di S.Giovanni di Studio, l'ovulo è ancora appena tronco superiormente (DEICHMANN 1956, Studien, cit., figg.17-18; vedi nota 20), mentre in S.Polyeucto (vedi nota 23 e C.MANGO, I.SEVCENKO, "Remains of the church of St.Polyeuktos at Constantinople", DOP, 15, 1961, figg.5-14) il motivo arriverà ad essere radicalmente trasformato, con la vegetalizzazione di alcuni degli elementi costitutivi (cfr.DEICHMANN 1977-78, cit., p.87 per la trasformazione del kyma ionico, influenzata da motivi sasanidi).
La vegetalizzazione del motivo si ritrova anche a Roma, già in epoca flavia, come ad esempio lo sguscio, trasformato in una foglia concava che contiene l'ovulo nel tempio del Divo Vespasiano (S.DE ANGELI, Templum Divi Vespasiani, Roma 1992, p.97, fig.100). Lo stesso avviene, più tardi anche in Africa (la cornice della palestra nelle Grandi Terme di Sud-Est, di età severiana, a Mactaris: M.MILELLA, "La decorazione architettonica di Mactaris", in L'Africa Romana, (Atti del VI Convegno di Studio, Sassari, 1988), Sassari 1989, p.423, tav.II,2). In Siria, ad esempio a Palmira o a Baalbeck, si trovano invece kymatia ionici con l'elemento intermedio costituito da decorazioni vegetali diverse e variate (LYTTELTON 1974, p.70, tavv.77-78), ma anche da una lancetta a doppia punta (IDEM, tavv.165, 169), che prefigura la tendenza della decorazione ad assumere una forma "simmetrica", senza più distinzione tra alto e basso.
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41
GINOUVÉS et al. 1969, cit., p.120 ss., nn.1251, 1743 B, 1790bis, tavv.59,4, 60,1-3. Le cornici appartengono ai tipi identificati come "7" e "7 bis", di cui, secondo l'autore, il secondo, privo della sima, rappresenterebbe la copia somma