Il fregio-architrave, in parte incurvato a formare l'incorniciatura dell'arco all'interno del frontone (8), presenta un fregio convesso, decorato da girali d'acanto e coronato da uno spesso listello e da un kyma ionico. Il coronamento dell'architrave è costituito da un kyma lesbio trilobato, una piccola fascia liscia, un kyma ionico e un astragalo a fusarole e perline, simile, quest'ultimo, a quello della cornice; l'architrave è articolato in tre fasce, distinte da un altro astragalo a fusarole e perline e da un astragalo a sole perline sferiche.
Sia nella cornice, sia nel fregio-architrave, la successione delle modanature rispecchia abbastanza fedelmente quella dei modelli di età imperiale romana di ambiente microasiatico (9), ma con influssi forse anche di origine occidentale, per la presenza del kyma lesbio trilobato nel coronamento dell'architrave (10) e soprattutto per la ripresa del modello di mensola ad S nella cornice. La ripresa della tradizione più antica è, in ogni caso, limitata alla riproposizione di motivi decorativi, la cui struttura organica non è più pienamente compresa e che, come già osservato dal Deichmann (11), sono giustapposti senza tener conto delle reciproche relazioni. Nella cornice, infatti, le dimensioni delle modanature l'una rispetto all'altra e la riduzione della corona, indicano una scarsa attenzione per la costruzione tettonica dell'elemento. Ugualmente nel fregio-architrave si notano le proporzioni eccessive dei coronamenti del fregio e dell'architrave rispetto al fregio stesso e alle fasce; inoltre il coronamento dell'architrave sembra non sporgere rispetto al piano del fregio, in quanto il kyma lesbio trilobato è intagliato su una gola rovescia poco accentuata, ad andamento quasi verticale. L'impressione è insomma quella di una successione di modanature decorate, tutte considerate all'incirca della stessa importanza, separate da spessi listelli. In particolare è significativo che il listello che divide kyma ionico e kyma lesbio nel coronamento dell'architrave sembri quasi, per le sue proporzioni eccessive, un'ulteriore fascia dell'architrave: quello che era considerato importante, evidentemente, non era sottolineare con la decorazione la funzione portante dell'elemento, ma creare invece una successione paratattica di fasce lisce e decorate.
Nella trabeazione dei portici laterali (12) questo disinteresse per la coerenza strutturale degli elementi architettonici sembra ancora accentuarsi: la cornice è ridotta alla sola sima, decorata con palmette (13) e, sotto il fregio con baccellature, il coronamento dell'architrave è limitato al solo astragalo a fusarole e perline; l'architrave stesso è suddiviso in due sole fasce, separate da un motivo a corda.
Anche il fregio-architrave che decora il muro di fondo del portico, con una processione di agnelli, presenta l'architrave ridotto ad un'unica fascia, sormontata da un astragalo a fusarole e perline (14).
La ripresa di motivi della tradizione decorativo architettonica romana, con il medesimo disinteresse per il loro significato strutturale, è già visibile anche nei frammenti rinvenuti nell'area del Forum Tauri,il grande complesso monumentale inaugurato da Teodosio I nel 393 d.C. (15), conservati nel giardino all'esterno del Museo Archeologico di Istanbul.
La cornice presenta a partire dall'alto una grande sima decorata a palmette alternativamente aperte e chiuse (16), a cui seguono inferiormente una serie di modanature (astragalo a fusarole e perline, kyma ionico, altro astragalo, piccoli dentelli quadrati e ben distanziati) separate da listelli e tutte di proporzioni abbastanza simili, indipendentemente dall'originaria "importanza" dei diversi motivi decorativi.
Il fregio-architrave presenta un fregio convesso, decorato con uno stelo ondulato ricoperto da foglie d'acanto, ed è coronato da uno spesso listello e da un kyma ionico, secondo modalità comuni nell'Asia Minore romana; l'architrave è a due sottili fasce separate da un astragalo a fusarole e perline, coronato con uno spesso listello, un kyma lesbio trilobato e un astragalo a fusarole e perline (17).
Nuovamente sono presenti motivi derivanti dalla tradizione microasiatica, come il coronamento del fregio convesso con un kyma ionico e la decorazione a palmette della sima (18). Le proporzioni reciproche delle modanature, tuttavia, indicano anche in questo caso una mancanza di interesse per l'articolazione tettonica degli elementi: nella cornice mancano del tutto la corona e il soffitto, nel fregio il listello sovrapposto al coronamento è sovradimensionato e infine eccessive sono anche le proporzioni del coronamento dell'architrave, che occupa quasi metà dell'altezza dell'elemento.
Nel corso del V secolo molte componenti della tradizione classica vanno progressivamente eliminandosi e si tende verso una sintassi sempre più puramente decorativa, in cui i singoli motivi sembrano perdere la loro individualità (19). Tale tendenza è visibile ad esempio; nella trabeazione del nartece e della navata centrale della basilica di S.Giovanni di Studio (20). La cornice è costituita da una sima decorata con baccellature, ad andamento quasi verticale, sormontata da uno spesso listello e limitata inferiormente da un listellino e da un astragalo a sole perline sferiche; manca la corona, visivamente rimpiazzata dal grande kyma ionico che incornicia le mensole del soffitto, queste molto ridotte in altezza ed espanse in larghezza. La sottocornice è limitata ad una fila di dentelli, simili a quelli della S.Sofia teodosiana, inquadrati da listelli.
Il coronamento del fregio è costituito da un kyma di foglie lisce (21) intagliato su una gola quasi verticale, inquadrato da due spessi listelli posti sullo stesso piano. Il fregio, accentuatamente convesso, è decorato da girali d'acanto finemente dentellato (22), con fogliette aguzze che si toccano formando zone d'ombra triangolari fortemente ombreggiate.
L'architrave è coronato dal solo kyma ionico, sormontato da uno spesso listello da cui è diviso per mezzo di un solco, ed è articolato in tre fasce, separate da un astragalo a fusarole e perline e da un astragalo a sole perline: la fascia inferiore è impropriamente alta quasi quanto le due superiori messe insieme.
Se nuovamente la successione delle modanature richiama la tradizione decorativa romana di ambito orientale, per il fregio convesso coronato da kyma ionico e l'architrave pure coronato da kyma ionico, la mancanza di articolazione tettonica degli elementi architettonici indica che i motivi sono ormai considerati semplici sequenze decorative, facenti parte di un piatto e unitario rivestimento (23).
La tendenza ad una perdita del collegamento organico tra i singoli elementi, a favore di una successione paratattica ed indistinta di motivi, già delineata nell'articolazione degli elementi che compongono la trabeazione, può essere seguita anche nelle trasformazioni delle stesse modanature decorate, in particolare del kyma lesbio trilobato e del kyma ionico.
CONTINUA
Note
1
A.M.SCHNEIDER, "Die vorjustinianische Sophienkirche", in BZ ,36, 1936, pp.77-85. F.W.DEICHMANN, Studien zur Architektur Kostantinopels im 5. und 6. Jahrhundert nach Christus, Baden-Baden 1956, pp.56, 63 e ss., fig.5. W.MÜLLER-WIENER, Bildlexikon zur Topographie Istanbuls, Tübingen 1977, p.84, fig.68. R.KRAUTHEIMER, Three Christian Capitals, Berkeley - Los Angeles - London 1983 (ed.italiana Tre capitali cristiane,Torino 1987), pp.52 ss. Ch.STRUBE, Polyeuctoskirche und Haghia Sophia (Bayerische Akademie der Wissenschaften, Phil.-hist. Klasse, Abh. N.F. 92), München 1984, pp.22 ss.
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2
La disposizione sembra riprendere quella dei propilei di edifici pubblici o di templi, aperti sulle vie colonnate delle città romane della Siria e dell'Asia Minore meridionale, che spesso sono evidenziati dall'altezza maggiore delle colonne rispetto a quelle dei portici della strada: le trabeazioni di questi ultimi talvolta si appoggiano alle colonne più alte del propileo mediante mensole intagliate insieme ai rocchi (cfr. la ricostruzione dei propilei della S.Sofia pubblicata in DEICHEMANN 1956, cit., fig.5; MÜLLER-WIENER 1977, cit., fig.68). Esempi sono: a Gerasa i propilei del tempio di Artemide (I.BROWNING, Jerash and the Decapolis, London 1982, fig.31), o il tratto meridionale della via colonnata, dove la differenza di livello del colonnato è dovuta alla necessità di superare una lieve pendenza (ibidem, p.136, fig.707); a Palmira, su un tratto della via colonnata tra il Tetrapilo e il c.d. Tempio funerario (I.BROWNING, Palmyra, London 1979, figg.113, 115) o nei propilei delle Terme di Diocleziano, dove tuttavia le colonne del portico si appoggiano ai pilastri laterali dietro le colonne del propileo, le quali sporgono sulla strada (ibidem, fig.81).
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3
DEICHMANN 1956, figg.12-14, 16.
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4
Gli archetti sono distinti dall'ampio spazio intermedio, riempito, solo mediante un leggero gradino, e il loro rilievo poco evidente è appena accentuato dalla leggera obliquità delle superfici, che mette in risalto l'elemento interno a foglia lanceolata.
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5
L'astragalo è costituito da perline allungate con estremità triangolari di forma più prismatica che cilindrica (nel culmine del frontone), oppure ovali con estremità appuntite (nella cornice angolare), alternate a coppie di fusarole romboidali.
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6
Cfr. M.LYTTELTON, Baroque Architecture in Classical Antiquity, London 1974, p.202.
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7
Per la formazione del tipo di mensola con profilo ad S v. D.E.STRONG, "Some observations on Early Roman Corinthian", in JRS, 53, 1963, pp.73-84; H. v. HESBERG, Konsolengeisa des Hellenismus und der primer KaiserzeitI, Mainz 1980. Nella tradizione decorativa della parte orientale dell'impero, le mensole, più rare, sono invece generalmente a forma di parallelepipedo, a volte con foglie d'acanto sulla faccia inferiore, ma senza ulteriore decorazione sui fianchi e sul lato anteriore, come nella trabeazione dell'arco di Pessinunte, datato al primo quarto del III secolo d.C. (J.DEVRECKER, M.WAELKENS, Les fouilles de la Rijksuniversiteit te Gent à Pessinonte, Brugge 1984, pp.85, 91-93, fig.126); in Siria si trovano mensole parallelepipede con decorazioni varie, ad esempio a Gerasa e a Palmira (LYTTELTON 1974, cit., pp.247, 253, tavv.149-150).
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8
Il motivo (arco siriaco) è particolarmente diffuso in Siria e in genre in ambito orientale, soprattutto a partire dal II secolo d.C., ma va distinto dalla trabeazione spezzata sormontata da un arco, che si trova anche in precedenza (LYTTELTON 1974, cit., pp.260-261; F.K.YEGÜL, The Bath-Gymnasium Complex at Sardis (Archeological Exploration of Sardis. Report 3), Cambridge 1986, p.134, n.3; cfr., per una possibile origine nell'architettura ellenistica di Alessandria, H.LAUTER, "Ptolemais in Libyen. Beitrag zur Baukunst Alexandrias", in JdI, 86, 1971, pp.149-178; v.anche P.PENSABENE, Elementi architettonici di Alessandria e di altri siti egiziani (Repertorio dell'arte dell'Egitto Greco-romano. Serie C - III), Roma 1993, p.131.
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9
Sui precedenti microasiatici della decorazione della S.Sofia teodosiana v. DEICHMANN 1956, Studien,cit., p.61, nota 223; IDEM, "L'architettura bizantina a Costantinopoli", in CARB, 2, 1956, II, p.35; IDEM, "Nochmals zur Architectur Konstantinopels im 5. und 6. Jahrhundert", in BZ, 54, 1961, pp.98-115. Più precisamente sembra che i modelli siano però da ricercare nella parte meridionale dell'Asia Minore e in Siria.
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10
La tradizione decorativa sviluppatasi nella città di Roma a partire dall'età augustea, prevede architravi suddivisi in tre fasce e coronati da kyma lesbio trilobato e astragalo, sormontati da un listello. Nell'Asia Minore di II-III secolo d.C. il coronamento dell'architrave, suddiviso talora in due sole fasce, è invece generalmente costituito da un kyma ionico, per lo più sormontato da un anthemion o da una serie di palmette, mentre il kyma lesbio trilobato è presente sui capitelli o sulle incorniciature dei lacunari o dei pannelli dei pilastri decorati. Esistono comunque diversi elementi di architrave coronati da un kyma lesbio trilobato, ad esempio a Side (M.WEGNER, "Bauschmuck von Side", in Festschrift für Jale Inan, Istanbul 1989, pp.161-162), nonché nella stessa Bisanzio (C.BARSANTI, "Note archeologiche su Bisanzio romana", in F.DE MAFFEI, C.BARSANTI, A.GUIGLIA GUIDOBALDI (a cura di), Costantinopoli e l'arte delle province orientali (Milion 2), Roma 1990, p.37, tav.XIII, figg.29-30). Per coronamenti di architrave costituiti, come in questo caso, da un kyma ionico sormontato da un kyma lesbio trilobato, v. ad esempio i frammenti reimpiegati nella Panaghìa di Antalya (G.GRASSI, "Scultura architettonica e spoliae marmoree della Panaghìa di Antalya nel quadro della produzione artistica dell'Asia Minore meridionale in epoca paleobizantina", ibidem, p.75, figg.5, 13, 37). L'accoppiamento invertito delle due modanature si trova anche in Siria (adyton nord della cella del temipio di Bel a Palmira: BROWNING 1979, cit., figg.60-61). Per architravi d'Asia Minore il cui coronamento è costituito da ben quattro modanature decorate, tra cui il kyma lesbio trilobato, v.LYTTELTON 1974, cit., p.92.
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11
DEICHMANN 1956, Studien, cit., p.66; DEICHMANN 1956, L'architettura bizantina, cit., p.35.
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12
DEICHMANN 1956, Studien, cit., p.56, fig.15.
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13
C.BARSANTI, "Scultura e architettura, ovvero alcuni aspetti del decoro scolpito negli edifici costantinopolitani del V-VI secolo", in Akten XVI Internationaler Byzantinisten-kongress, (Wien, 1981), II,4, (JÖB 32,4), Wien 1982, pp.419-428, in particolare p.421 e nota 6.
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14
DEICHMANN 1956, Studien, cit., p.63, fig.6.
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15
BARSANTI1982, cit., pp.421-422. Per il Forum Tauri, e l'arco facente parte del complesso, v. P. VERZONE, "Il tetrapilo aureo. Contributo alla topografia dell'antica Costantinopoli", Monumenti Antichi, 53, 1956, pp.128-203; R.DUYURAN, "Archaeological Researches in Bayazit and Some Observations", Ayasofya Müzesi Yilligi, 8, 1958, pp.71-73; J. LAFONTAINE, "Fouilles et découvertes byzantines à Istanbul de 1952 à 1960", Byzantion, 29-30, 1959-60, p.370 (con bibliografia precedente); G.BECATTI, La colonna coclide istoriata, Roma 1960, p.102 (per la somiglianza del complesso con il Foro di Traiano a Roma); L.KOSSWIG, "Zum botanischen Vorbild der Säulen des Theodosius-bogens", IM, 18, 1968, p.259 ss.; R. NAUMANN, "Neue Beobachtungen am Theodosiusbogen und Forum Tauri in Istanbul, IM, 26, 1976, 117-141; MÜLLER-WIENER 1977, cit., p.258 ss.
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16
Per la presenza del motivo della palmetta nella decorazione architettonica bizantina di V-VI secolo v. BARSANTI 1982, cit., p.420, note 4 e 5.
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17
Per l'architrave v. DUYURAN 1958, cit., p.72, fig.5; BARSANTI 1982, cit., n.4, fig.4; MÜLLER-WIENER 1977, cit., fig.293. Altri architravi, attribuiti ugualmente al complesso, sono pubblicati in NAUMANN 1976, cit.: il tipo "c" (p.137, fig.12, tav.35,1 e 3; v.infra) sembra una copia più tarda di quelli già citati, con la medesima successione di modanature, ad eccezione della presenza di un motivo a corda, invece di un astragalo, a dividere le due fasce; il tipo "a" (p.136, fig.10, tav.34,1-3), incurvato perché collocato probabilmente sul muro di un abside, presenta invece l'architrave diviso in tre fasce, separate rispettivamente da un astragalo a fusarole e perline e da un motivo a corda, mentre il fregio presenta un doppio tralcio ondulato con foglie d'acanto, intrecciato ad otto.
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18
Per la diffusione del motivo nell'Asia Minore di età romana v. C.BASARAN, "Anadolu Roma Çagi lotus-palmet örgesinde tip gelisimi", TürkArkDerg, 28, 1989, pp.53-72.
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19
DEICHMANN 1956, L'architettura bizantina,cit., p.35; KRAUTHEIMER 1983, cit., p.78.
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20
La chiesa fu edificata tra il 450 e il 454 e dedicata nel 463: DEICHMANN 1956, Studien, cit., p.69 ss., figg.17-18. U. PESCHLOW, "Die Johanneskirche des Stoudios in Istanbul", in Akten XVI Internationaler Byzantinisten-kongress, (Wien, 1981), II,4, (JÖB 32,4), Wien 1982, p.429 ss.; STRUBE 1984, cit., p.20 ss.; Th. THIEME, "Metrology and Planning in the Basilica of Johannes Stoudios", in Le dessin d'architecture dans les sociétés antiques, (Actes colloque, Strasbourg, 1984), (Travaux du Centre de Recherches sur le Proche Orient et la Gré Antique. Université des Sciences Humaines de Strasbourg, 8), Strasbourg 1985, pp.291-308 con bibliografia precedente.
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21
Le foglie, collegate alla base, presentano lo spazio intermedio articolato in un forellino di trapano inferiormente e in uno spazio quasi trilobato superiormente; al centro delle foglie, sottili linee con sezione a Y segnano la costolatura centrale; questi particolari rivelano la parentela del motivo con un kyma lesbio continuo rovesciato, in cui lo spazio tra gli archetti è reso mediante una semplice incisione lungo il contorno esterno. Mancano tuttavia le foglie in secondo piano, ovvero gli elementi interni agli archetti.
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22
DEICHMANN 1956, Studien, cit., p.71. La cima delle foglie si biforca per riempire tutti gli spazi vuoti, dando origine alla foglia successiva della girale, mentre non è più visibile il tralcio che dovrebbe costituirne l'ossatura: ciò indica l'intento esclusivamente decorativo del motivo, che ha perso ogni connessione con la realtà naturale.
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23
Nel secolo successivo la tendenza sarà spinta ancora oltre, come è visibile nelle trabeazioni di S.Polieucto (524-527 d.C.: F.W. DEICHMANN, "I pilastri acritani", RendPARA, 50, 1977-78, pp.85-88; STRUBE 1984, cit., p.61 ss.; R.M. HARRISON, A temple for Byzantium. The Discovery and Excavation of Anicia Juliana's Palace-Church in Istanbul, London 1989; v. in particolare le cornici con mensole, in cui le decorazioni canoniche sono sostituite da una successione di elementi vegetali stilizzati: R.M. HARRISON, "The Marble Carving", Excavations at Saraçhane in Istanbul, I, Princeton 1986, p.121, tipo 2.a, figg.111-113), della S.Sofia giustinianea (v. in particolare le cornici di coronamento delle arcate nelle navate, il cui soffitto con mensole e cassettoni è ribaltato quasi in verticale: L.BLUTER, "The Nave Cornices of Haghia Sophia: Preliminary Results of a Study undertaken in 1983", Ayasofya Müzesi Ylligi, 10, 1985, pp.27-33) e dei SS.Sergio e Bacco (DEICHMANN 1956, Studien, cit., pp.72-83), con la scomparsa definitiva della struttura e degli elementi della tradizione antica: DEICHMANN 1956, L'architettura bizantina, cit., p.36.
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