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ALLUCINOGENI, ANTROLOGIA, AUTOBIOGRAFIA


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Non mi ricordo quasi nient'altro di quella serata, e quel poco mi rincresce dirlo. In ogni caso ne uscimmo sani e salvi, e ci addormentammo esausti in un piccolo appartamento a due passi dal mare. Da allora ho imparato, nel mio piccolo, a gestire e a godermi un po' meglio i viaggi, facendo ogni volta attenzione al Set e al Setting, cioè, rispettivamente, al mio stato psicofisico e all'ambiente. Tant'è che una delle esperienze più significative che ricordo fu un super viaggio fatto in un casolare abbandonato tra le colline dell'Umbria in una meravigliosa giornata di primavera.... Ma non è qui la sede per continuare a descrivere le mie modeste avventure da 'psiconauta'. Piuttosto, le domande. E, magari, le risposte. Nei day after di questi viaggi, mi trovai regolarmente nell'imbarazzante situazione di voler spiegare a me stesso e ad occasionali interlocutori che cosa avessi provato, cosa avessi 'visto'. La cosa era manifesta quando qualcuno mi poneva la domanda: "Ma le allucinazioni ce le hai avute?".
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Ma le allucinazioni, ce le avevo avute o no? Era difficile da spiegare: "Ma, sai, guarda, più o meno, sì stavo allucinato però la cosa bella era quello che sentivi quello che vedevi ma non con gli occhi cioè sì però anche con le orecchie e poi i colori sui pensieri, che poi vedi, i funghi non sono come l'acido, perché cioè, è diverso..." Risposta standard da pischello occidentale. Nel frattempo all'università andavo appassionandomi all'antropologia, e naturalmente presi una sbandata per lo sciamanesimo, soprattutto quello centroamericano. Peyote, funghi, liane, radici, resine, pareva il regno di un re Mida sui generis: tutto quello che toccavi diventava allucinogeno. La domanda, direbbe Gene Gnocchi, sorse spontanea: perché loro (gli sciamani) mangiano i funghetti psylocibe e vanno nel mondo degli spiriti, tornano, descrivono tutto chiaramente, prescrivono rimedi, chiamano gli antenati per nome e quelli rispondono e si capiscono benissimo; e io invece, mangiando gli stessi identici funghetti psylocibe, non capisco più una mazza e vado cantando e ridendo felice come un bambino o atterrito sempre come un bambino, e poi non mi ricordo più quasi nulla e quel poco non riesco a spiegarlo nemmeno a me stesso? Che differenza c'è tra il mio viaggio e quello di uno sciamano Huichol? Testimonia senz'altro una profonda alterità culturale. Ma si tratta di un abisso incolmabile? Con tutte le sostanze naturali psicotrope che crescono allegramente dalla Siberia all'Asia minore, dall'Irlanda all'Europa meridionale, dall'Africa continentale al Perù fino al Texas meridionale, in tutte le loro variopinte forme, soltanto poche tribù disperse possiedono il segreto del viaggio psichedelico?
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APPUNTI DI ANTROPOLOGIA
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