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3.3 Media

La parola medium indica genericamente ciò che "sta in mezzo" a due estremi e li connette, superando in qualche modo il loro isolamento. Essa ha nella sociologia e nella teoria della comunicazione tre accezioni principali:
  1. Media della comunicazione simbolicamente generalizzati come costellazioni tipizzate di imputazioni effettuabili da alter e ego, la cui funzione è rendere probabile l'accettazione di una comunicazione quando ciò, come mera pretesa, è improbabile (riformulazione del problema dell'efficacia di Shannon e Weaver).
  2. Media come insieme di substrato mediale ("supporto") + forma. Sono i media della percezione e della comunicazione, ovvero i canali o mezzi ambientali che connettono sorgente e destinatario. Dipendono dagli apparati di emissione e ricezione coinvolti (sensori e sensi). In questo campo le tecnologie, accoppiandosi con i sensi umani, permettono in pratica un'enorme aumento della varietà di substrati mediali usabili per la comunicazione (dai naturali media ottico e acustico a carta e inchiostro, fili elettrici, fibre ottiche ecc.) alla sola condizione che gli apparati riceventi siano capaci di trasporre il segnale (forma del medium) dal loro medium a uno di quelli del destinatario (ad es. da impulsi elettrici a forme sonore o luminose percepibili dall'uomo).
  3. Media della diffusione o mezzi di comunicazione. Tutto ciò che viene di fatto usato per comunicare (emittenti e riceventi), a prescindere dalla sua funzione originaria o da altre funzioni specifiche [1] . Consistono di apparati la cui funzione è manipolare la forma del substrato mediale (apparati di codifica e decodifica) e presentare il risultato così ottenuto: ad esempio corpo, apparato fonatorio, apparati per la scrittura e la stampa, libri, posta, telegrafo, telefono, radio, tv, fax, computers e reti di computers ecc. [vedi anche Luhmann e De Giorgi 1992, cap. 2].

Della funzione del primo tipo di media abbiamo già parlato sopra (cap. 2). Nel prosieguo ci occuperemo dei media così come intesi nelle ultime due accezioni. Le tecnologie della comunicazione appartengono infatti alle due ultime categorie, poiché da una parte consistono di substrati mediali (ad. es. carta e inchiostro per la stampa o corrente elettrica per le telecomunicazioni) e dall'altra di apparati (ricetrasmittenti) per manipolare nuovi e vecchi substrati (da cui nuove o vecchie tecnologie).

Dove si esplica il loro effetto fondamentale? Rispetto a quanto accade con la comunicazione faccia a faccia, che costringe sia sorgente che destinatario ad essere nello stesso posto nello stesso tempo, le tecnologie danno nuove possibilità di sciogliere e ricombinare tra loro le dimensioni del tempo e dello spazio di comunicazione ed esperienza [2] . Questo in due sensi principali: nel senso di rendere possibile la comunicazione in spazi e tempi prima non usabili da essa (ad es. è così per i telefonini, ma lo era già con i libri e con la posta cartacea) e nel senso di creare nuovi ambienti di comunicazione ed esperienza (e qui i new media, soprattutto la Realtà Virtuale, superano le capacità di coinvolgimento sensorio-comunicativo proprie dei vecchi, sia di quelli orali che della "Galassia Gutenberg", grazie all'accoppiata multimedialità + interattività) [per la RV vedi ad es. Mazzoli e Boccia Artieri 1994].

Tutto ciò non toglie che, come già avevamo accennato sopra, nel succedersi storico dei media, resta una costante, utile per la riflessione teorica: se sono media dell'esperienza o della comunicazione, allora devono essere visti come modi e ambienti alternativi in cui l'esperienza e la comunicazione, operando, si realizzano. Uno di questi casi, oggi tra i più attuali, è costituito dalle reti telematiche di computers.


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[1] Anche qui, come per la specificazione della comunicazione in linguaggio (cap. 2), la comparsa di apparati specializzati per la comunicazione si deve al "valore aggiunto" di attenzione che essi possono dare alla comunicazione, specificandola in media a lei inequivocabilmente dedicati. Torna Su
[2] E lo si esprime talvolta con un'iperbole retorica dicendo che tali tecnologie "liberano" la comunicazione e l'esperienza dallo spazio e dal tempo (il che naturalmente è un po' esagerato). Torna Su