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GLI
ANNI
SESSANTA
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Il
mod e il vespista
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I Mods |
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Rissa a Margate |
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The Who |
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"Un
aforisma per vivere elegantemente in circostanze
difficili": è questa, del giovane inglese
Peter Meaden, la più famosa formulazione che sia mai
stata data della nuova "tribù". Ma, aldilà
delle semplificazioni, il "Mod" è soprattutto
la prima moda giovanile a darsi delle regole
straordinariamente precise, da cui non si può
"sgarrare", pena l'allontanamento dal gruppo.
E'
in Inghilterra, e più precisamente a Londra, nuovo
punto di riferimento dell'immaginario giovanile, che
intorno al 1962 nascono i primi gruppi di teenagers che
si autodefiniscono "Mods":
si tratta di ragazzi della piccola borghesia e della
classe lavoratrice, la cui ribellione nei confronti
della società adulta si fonda su concetti nuovi,
"moderni" (ed è dalla contrazione inglese di
questa parola che deriva il nome del nuovo culto).
Infatti, a differenza delle precedenti rozze generazioni
di ribelli, i Mods curano in modo ossessivo il loro
vestiario, aspirando a dare un immagine di sè pulita e
impeccabile. Portano capigliature corte e ordinate (il
cosiddetto "taglio
francese"); giacche "con
aperture laterali lunghe cinque pollici";
cravatte; mocassini italiani a punta possibilmente di
marca; e il tocco finale spetta a un giaccone verde
militare, il cosiddetto "parka".
Quanto al mezzo di locomozione, ogni vero Mod disprezza
motociclette e chopper, considerati volgari, per
affidarsi a Vespe e Lambrette, che vengono
opportunamente superaccessoriate con specchietti e
ammennicoli vari. Spingere l'eleganza fino a un punto
così eccessivo, in realtà, non è altro che una
provocazione, un modo per sottolineare il significato
convenzionale dello stile "giacca e cravatta";
i Mod, infatti, pur avendo un aspetto da bancari in
carriera, sono dei ribelli, che hanno eletto come
cardine della loro vita la "brillantezza".
Proprio per essere brillanti, non esitano a ingerire
quantità industriali di pillole di anfetamina, che gli
consentono di poter ballare a ritmo frenetico ai
cosiddetti "all-nighters", parties della
durata di una notte intera, tenuti in locali o case
private, in cui vengono suonati esclusivamente vecchi
oscuri dischi di rhythm'n'blues e di ska giamaicano:
oscuri e sconosciuti, perchè questi teenager odiano
tutto ciò che viene propagandato dalla società dei
consumi. Il giovane Mod, a causa delle droghe prese, è
arrogante e anche maschilista: le ragazze, altrimenti
dette "modettes",
se le porta volentieri dietro alla Lambretta, ma non le
considera più di un accessorio, un mero complemento
estetico, nè più nè meno di uno degli specchietti del
suo scooter.
I
Mods, così autodefinitisi, non possono non avere dei
nemici: li trovano nei Rockers, la banda rivale, diversi
in tutto e per tutto, a partire dai mezzi di locomozione
scelti fino alla musica preferita. Il grande scontro, i
cui resoconti arrivano in tutto il mondo, avviene il 26
marzo 1964 sulla spiaggia di Clacton, una località di
mare non distante da Londra: un migliaio di ragazzi, tra
Mods e Rockers, se le danno di santa ragione dando vita
ad una
rissa-monstre fatta di calci, pugni e anche di
qualche coltellata; senza contare gli atti vandalici e
le vetrine dei negozi distrutte.
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Pubblicità
della "Lambretta" |
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"Vacanze
romane" |
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Ricky Shayne |
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Gli
echi della battaglia di Clacton, e di altre che seguono
a breve distanza di tempo a Brighton e in altre città
costiere, arrivano anche in Italia coinvolgendo molti
teenagers grazie al loro alone di epicità. Tanto più
che i ragazzi del Belpaese si sentono naturalmente
vicini allo stile dei Mods, fatto di abiti di fattura
italiana e di scooter i cui luoghi di fabbricazione sono
Genova e Lambrate. Si formano così in varie città
italiane sparuti gruppetti di ragazzi che seguono
fedelmente i precetti dei loro coetanei britannici: i
vestiti, gli scooter e gli atteggiamenti sono gli
stessi, come da regola. Con pacifici raduni in quel di
Rimini al posto dei disordini di Clacton: dopotutto, in
Italia non è che in giro si incontrino tanti Rockers
con cui ingaggiare degli incontri di boxe.
Vespe
e Lambrette, i due mezzi di locomozione preferiti dai
Mods, erano state create dopo la fine della guerra da
due ditte concorrenti, la Piaggio e l'Innocenti: se in
precedenza se le potevano permettere solo i rampolli di
famiglie facoltose, ora, a seguito del "boom"
economico" e della possibilità di acquistare a
rate o in cambiali, colpiscono la fantasia dei teenagers,
non solo Mods. I due scooter diventano il mezzo
"giovane" per eccellenza, tanto che le case
produttrici iniziano a pubblicizzarle strizzando
appositamente l'occhio ai teenagers, con slogan del
tipo: "Chi va
in Lambretta è giovane". Ma in questi primi
anni sessanta la Vespa ha conseguito ormai un ampio
vantaggio sulla storica rivale: un aiuto determinante le
era stato dato da film visti da milioni di spettatori:
è il caso di "Vacanze
romane" del 1953, in cui Gregory Peck e Audrey
Hepburn si aggiravano di notte per le vie di Roma a
bordo di una Vespa. Ed era sempre firmato Piaggio lo
scooter usato da Walter Chiari in "Bellissima"
di Luchino Visconti, per portare Anna Magnani tra i
canneti del lungotevere.
Nel
1962, una legge che introduce l'uso della targa (e,
quindi, dei diciott'anni) per i veicoli con cilindrata
superiore ai 50 cc. provoca un momento di sgomento in
casa Piaggio: subito superato, però, con l'introduzione
sul mercato della nuova Vespa 50, a cui viene affiancata
una campagna promozionale mirata ai giovanissimi, sul
tono: "Bastano
quattordici anni per guidarla - senza targa - senza
patente". E di conseguenza vengono scelti dei
testimonial che possano colpire la fantasia dei
teenagers: Catherine Spaak appare nel calendario Piaggio
del 1963 in posa accanto a una Vespa, e il
"ragazzino" Gianni Morandi è chiamato nel
1966 a realizzare una lunga serie di Caroselli
televisivi, che affiancano gli scooter Piaggio ai suoi
grandi successi strappalacrime.
La
gioventù non si fa pregare per rispondere a questi
appelli pubblicitari dei propri idoli; e si arriva a
vedere in varie città d'Italia che gruppi di ragazzi
letteralmente innamorati dei loro scooter danno vita a
"Vespa Club" e a raduni di
"lambrettisti"; non sono tanto lontani dalla
mania e dalla dedizione dei Mods, anche se questi, oltre
agli scooter, hanno anche tante altre fisime.
Infatti,
mentre tutto il mondo intorno a lui incomincia ad
impazzire per i Beatles, il Mod italiano li disprezza
(sono troppo famosi) e si fa in quattro per recuperare
introvabili dischi di importazione di gruppi inglesi che
nel frattempo sono divenuti interpreti del nuovo "Mod-sound",
una miscela di rhythm'n'blues e "beat": sono
gli Small Faces, gli Yardbirds, i Kinks, lo Spencer
Davies Group, gli Who. Dopo l'uscita del singolo-inno
"My
Generation" verso la fine del '65, proprio il
chitarrista degli Who, Pete Townshend, un ragazzo alto,
magro e nasuto, diventa il grande idolo di tutti i Mods
del mondo: un affetto che Townshend terrà sempre
presente e ricambierà, a distanza di anni, scrivendo un
opera rock a loro dedicata, "Quadrophenia".
Anche
se a causa di una pessima amplificazione i suoni escono
stridenti e la voce è soffocata dal marasma, i concerti
italiani degli Who rappresentano l'apogeo dei Mods della
penisola, e contemporaneamente l'inizio della loro
parabola discendente. Qualcuno, testardo, continua a
scorrazzare in Lambretta, accontentandosi dei suoni
"alla Mod" di gruppi italici come il Patrick
Samson Set, gli Uragani e i Jaguars; altri, la
maggioranza, preferiscono abbandonare questo culto in
cui la ricerca della perfezione è ormai diventata
troppo stressante e maniacale. E forse è meglio così,
perchè il momento del distacco avviene proprio nel
momento in cui il mondo "ufficiale",
consumista, così tanto disprezzato, si accorge
finalmente del fenomeno: è il 1966 quando il cantante
di origine libanese (ma in realtà, pare, pugliese)
Ricky Shayne incide la sua canzone-omaggio al culto
declinante, già esplicito fin dal titolo: "Uno
dei Mods". Per quanti in tutti questi anni
avevano fatto carte false per essere precisi fino ai
minimi dettagli, è l'ultimo sberleffo: a giudicare
dalla sua criniera leonina e dal suo abbigliamento di
motociclista, lo pseudo-libanese non possiede che una
vaghissima idea della filosofia Mod. Eppure il
personaggio sembra funzionare, perchè di lì a poco
esce anche un film, "La battaglia dei Mods", per la regia di Franco Montemurro e con
sceneggiatura di Ennio De Concini, di cui il
"fasullo" Shayne è il protagonista.
Gli
ultimi irriducibili e veri Mods si fanno da parte,
disgustati, capendo che un'era è giunta al capolinea:
è già arrivato il beat con i suoi
"capelloni", e il sessantotto è alle porte:
insomma, nuove mode adolescenziali sono in agguato, e
attendono proseliti.
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