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GLI
ANNI
SESSANTA
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Il
surfista
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"Beach
Party" |
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Annette
Funicello |
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The Beach Boys |
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Sole,
mare e belle ragazze: sono questi gli elementi che
inevitabilmente fanno parte dei sogni estivi degli
adolescenti di tutto il mondo. E questi sogni non
possono fare a meno di portare molti ragazzi a
immaginare le spiagge dorate della California, dove la
parola "estate" è scritta con la
"e" maiuscola: il cosiddetto "golden
state" viene visto da molti adolescenti come
simbolo di un clima costantemente primaverile, spiagge
dorate, ragazzi e ragazze mozzafiato, in cui si può
passare il tempo a fare interminabili corse su
autostrade che conducono al selvaggio Messico e
partecipare a feste scatenate a base di tequila. E poi,
naturalmente, la California è la patria del Surf, una
tavola di legno dalla forma obliqua con cui è possibile
cavalcare le altissime onde dell'Oceano Pacifico.
I
nostri ragazzi imparano a conoscere questo sport, che
appare allo stesso tempo strambo ed esotico, nei primi
anni sessanta, grazie alla diffusione di alcuni film
hollywoodiani diretti da William Asher: "Vacanze sulla spiaggia", "Muscoli, amore e fantasia" e "Bikini Beach" sono innocenti commediole da spiaggia intrise di
musica e storielle sentimentali, e contribuiscono a
lanciare, anche nel nostro Paese, gli attori-cantanti
Frankie Avalon e Annette Funicello.
A
un certo punto, il "surf" diventa anche un
vero e proprio genere musicale, un pò una via di mezzo
tra il doo-wop dei Platters e il rock'n'roll. A dare il
"la" alla nuova mania è un gruppo
californiano al cento per cento: i Beach Boys
("ragazzi da spiaggia"). Composto dai tre
fratelli Wilson (Brian, Carl e Dennis), dal cugino Mike
Love e dall'amico Al Jardine, il quintetto a conduzione
familiare ottiene il primo successo nel 1961, con un
singolo dall'inequivocabile titolo di "Surfin'". Per la verità, l'unico della banda ad essere salito
su una tavola da surf è Dennis, un tipico esempio di
ragazzotto californiano biondo, sportivo e in buona
salute; Dennis è anche il centro propulsore dei Beach
Boys, ed è lui a convincere il fratello Brian
(compositore di estremo talento) a scrivere canzoni in
lode dei divertimenti preferiti dalla gioventù
californiana: le macchine decappottate, le belle
ragazze, i giochi da spiaggia nonchè, naturalmente, il
"surf". E' così che nasce il "surf
sound", brioso, energetico e pieno di ottimismo;
oltre alle canzoni "Surfin'
USA", "Fun
fun fun", e "California
Girls", che l'introverso Brian Wilson scrive
basandosi sulle avventure raccontategli dallo scatenato
Dennis, fanno faville sui juke-box dellle nostre coste
anche gli hits di altre star, come per esempio il duo
Jan & Dean, che nella loro canzone "Surf
City" raccontano di una città in cui "ci
sono due ragazze per ogni ragazzo": tutti
grandi inni adolescenziali del periodo, che
contribuiscono in modo determinante al successo del
"surf" e al mito di una California paradiso
dei teenagers.
Ovviamente
in Italia il "surf", intendendo in questo caso
lo sport, non decolla: non può decollare, in un paese
in cui le onde sono notoriamente basse e risicate. Gli
adolescenti nostrani devono rinunciare al brivido di
sfidare la natura, e continuare ad arrangiarsi con i
loro pedalò e canotti gonfiabili dalle fogge più
varie; e così, più che di surfisti da noi si può al
massimo parlare di "tipi da spiaggia", come il
titolo di una famosa canzone di Johnny Dorelli del 1959.
Il vero corrispondente della surf-mania in Italia è
l'amore degli adolescenti per la vita da spiaggia.
Ovviamente il mare è sinonimo di vacanze, il periodo più
amato dalla quasi totalità dei giovani. Per citare lo
storico della canzone italiana Gianni Borgna, "qualcuno
ha scritto che la vacanza è il corrispettivo
strutturale della notte, perchè per un giovane l'una e
l'altra sono 'tempo senza scuola'. La notte invita alla
trasgressione; la vacanza, in quanto interruzione del
tempo, mette in crisi le sicurezze esistenziali. E'
durante la vacanza che si infrangono vecchi rapporti e
ne nascono di nuovi. E' allora che si è più esposti al
calore della comitiva come al tarlo della solitudine".
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"ll
peperone" di Edoardo Vianello |
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"Sapore di
sale" di Gino Paoli |
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Catherine Spaak |
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Tanto
più che il potere di acquisto delle famiglie italiane
sta salendo vertiginosamente, e la "vacanza al
mare" non è più vista come una chimera
irraggiungibile: la conseguenza è che le spiagge
italiane iniziano a popolarsi sempre di più. E' per
questo che tutto ciò che accade sul bagnasciuga attira
così tanta attenzione. I ragazzi italiani al mare si
trovano una meraviglia: spiaggia, amori, giochi,
vacanze, pallone, beach, volley, gelati, passeggiate,
locali da ballo, sono tutti termini tra loro collegati.
Le spiagge liguri, romagnole o versiliane o romane
diventano altrettante cartoline: ombrelloni, costumi da
bagno e tanti, tanti teenagers. Il cinema è il primo ad
accorgersi del fenomeno: i ragazzi "tipi da
spiaggia" la fanno da padroni in molte commedie
all’italiana di quegli anni, da “Poveri ma belli” a “Il
sorpasso”, da “L’ombrellone”
a “Il giovedì”.
A breve distanza di tempo, anche il mondo della canzone
capisce che questo folto esercito di teenagers balneari
potrebbe aver bisogno di una colonna sonora che
accompagni i suoi frizzi e lazzi sotto il solleone, e
potrebbe spendere dei bei soldini per questo: nasce così
l'epopea dei cosiddetti "dischi per l'estate",
canzoni spensierate, orecchiabili e destinate ad essere
gettonate sul juke-box della propria "rotonda sul
mare". Il primo successo creato appositamente per
l'estate è il languido "Legata a un granello di sabbia" di Nico Fidenco, che delizia
gli adolescenti dell'estate 1961 vendendo, nel contempo,
più di un milione di copie. Da lì in poi, le canzoni
destinate ai nostri ragazzi da spiaggia si moltiplicano:
"Pinne fucile
ed occhiali" e "Guarda
come dondolo" di Edoardo Vianello, "Stessa spiaggia stesso mare" di Piero Focaccia, "Sapore
di sale" di Gino Paoli, "Una
rotonda sul mare" di Fred Bongusto, "Sei
diventata nera" dei Marcellos Ferial, solo per
citare alcune tra le più famose. Nel 1962, poi,
l'esistenza di una categoria di canzoni create
appositamente per l'estate viene addirittura
istituzionalizzata con il varo di un festival "ad
hoc", il Festivalbar, seguito nel 1964 dal
"Disco per l'estate". In questo contesto
vacanzier-festivaliero svolge, naturalmente, una parte
da leone il "surf-sound" reso popolare dai
Beach Boys, anche se viene presentato più che altro
come un nuovo ballo, da contrapporre al twist e alle
tante altre variazioni sul tema che lo avevano seguito.
Si convertono ai ritmi "surf" vecchi volponi
della "canzone per l'estate", come Edoardo
Vianello, e anche nuovi idoli degli adolescenti come
Gianni Morandi, Rita Pavone e Gianni Meccia si dedicano
con successo al nuovo genere. E la "lolita"
Catherine Spaak mette addirittura il sigillo alla nuova
moda: i ragazzi che amano il surf in Italia sono tanti.
Anzi, canta la sexy Catherine, sono addirittura "un
esercito".
Poco
dopo la metà degli anni sessanta lo stile di vita da
spiaggia comincia a perdere colpi di fronte all'arrivo
dei Beatles e a tutto ciò che ne segue in termini di
moda e di costume. Si girano sempre meno film del
"filone balneare", e i giovani sembrano essere
un pò meno interessati alle competizioni canore estive:
è palese che la spiaggia sta perdendo lentamente
l'alone mitico che l'aveva circondata per un breve
periodo.
Il
mutamento nei gusti del pubblico coincide con il declino
degli alfieri del "surf sound", quei Beach
Boys che avevano fatto sognare la California a un'intera
generazione: Brian Wilson, leader del gruppo e figura
cardine del movimento, nel 1966 dà alle stampe un LP
intitolato "Pet Sounds", con cui spera di superare in termini di
innovatività musicale quelli che sente come i suoi
acerrimi rivali, i Beatles: ma "Pet Sounds",
benchè salutato dalla critica come un capolavoro, vende
poco e non arriva nemmeno al disco d'oro; e, come smacco
finale, dopo poco i Beatles fanno uscire "Sgt.
Pepper's Lonely Hearts Club Band", considerato
l'album più rivoluzionario di tutti i tempi. Insomma,
la competizione è irrimediabilmente persa, i
"beat" hanno vinto, e Wilson, preda di un
esaurimento nervoso, si chiude in casa per condurre una
vita da recluso (collaborerà solo occasionalmente con i
Beach Boys e riapparirà in pubblico solo più di venti
anni dopo). Sembra proprio che il "surf" sia
destinato all'estinzione, colpito a morte dalla follia
di Brian Wilson e dall'apparire di nuove mode più
legate all'impegno sociale, come gli hippies e la
psichedelia.
E
invece, all'insaputa della maggior parte dei teenagers
italiani, i ragazzi californiani continuano a cavalcare
le onde e a passare il tempo secondo l'etica "fun
fun fun" propagandata dai Beach Boys; ma di surf,
dalle nostre parti, non si sentirà praticamente più
parlare fino al 1978, l'anno in cui uscirà il film
"Un mercoledì da leoni", e in cui esploderà
fragorosamente un nuovo sport, a cui finalmente potranno
aderire anche i ragazzi italiani: il wind-surf.
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