GLI ANNI CINQUANTA

Il ragazzo della parrocchia

 

Sordi "compagnuccio della parrocchietta"
Gianni Rivera
Adriano Celentano

Negli stessi anni si afferma un modello di adolescente italiano a prima vista più interessato a questioni di natura spirituale che non alle vetrine dei negozi o alle classifiche della hit- parade. A farlo conoscere a tutto il mondo è il comico romano Alberto Sordi che, dapprima in una serie di programmi radiofonici, poi nel film "Mamma mia che impressione!" del 1951, fornisce un saggio delle doti di questo adolescente: è il "compagnuccio della parrocchietta", che deve il suo nome al punto di aggregazione da lui prediletto. E Sordi lo prende bonariamente in giro, interpretando il ruolo di un giovane parrocchiano goffo e insistente, che riesce puntualmente a far perdere le staffe a tutte i malcapitati con cui entra in contatto.

Le abitudini di questo ragazzo tutto casa e chiesa sono semplici: dopo la quotidiana preparazione dei canti religiosi, il ragazzo della parrocchia vive, fa amicizia e si diverte all'oratorio, dove può giocare a pallone, a pallavolo o a ping-pong in completa libertà. La domenica, poi, è un giorno speciale: e alla fine della Santa Messa, l'adolescente parrocchiale se ne va fuori città con i suoi simili per una scampagnata a base di preghiere e panini. Senza dimenticare di tentare imbarazzati approcci con la ragazza di cui è innamorato cotto: sempre, però, sotto lo sguardo severo del parroco.

Il giovane cattolico italiano degli anni cinquanta e sessanta è figlio dello spirito del Concilio Vaticano Secondo, che si aprirà nel 1962 per volontà di papa Roncalli, Giovanni XXIII, e conferirà ai ragazzi un ruolo importante nella Chiesa del futuro. Prima del Concilio, in chiesa si andava solo per assistere alla Messa; dopo il Concilio, la parola d'ordine sarà "partecipare". E che in chiesa i ragazzi potessero trovare un ruolo importante lo dicevano da qualche anno anche in America: tra la gente di colore che si dedicava alla religione c'erano, infatti, alcuni giovani cantanti dilettanti che si esibivano la domenica e un paio di sere alla settimana, e molti (Mahalia Jackson e Aretha Franklin sono gli esempi più eclatanti) erano, e sarebbero diventati, molto famosi.

Ma già nell'Italia degli anni cinquanta i ragazzi cominciano a farsi parte attiva per l'organizzazione di messe e altre attività parrocchiali. Il ragazzo della parrocchia italiano, spesso, ha un passato da boy-scout, solitamente è obbediente ai propri genitori, senza troppi grilli per la testa, e cede raramente alle lusinghe delle invitanti mode d'Oltreoceano. E' per questi motivi, forse, che il suo stile di vita si presta facilmente alle prese in giro di quegli adolescenti che in chiesa vanno soltanto quando i genitori ce li tirano per i capelli. Crescendo, questo tipo di teenager tutto italiano si distacca di rado dall'ambiente in cui è diventato adulto: se pochi entrano in seminario, molti si sposano con la ragazza conosciuta sui gradini della chiesa. E qualcuno comincia a preparare alla comunione e alla cresima una nuova generazione di "ragazzi della parrocchia", salendo di grado fino ad arrivare agli ambiti ruoli di capogruppo, catechista e animatore.

Il bravo catechista deve saper fare tutto: organizzare giochi sportivi, specialmente calcio, pallavolo e pallacanestro, mettere insieme gruppi di animazione musicale e teatrale, preparare campi di lavoro estivi o passeggiate in montagna. Ma, soprattutto, l'importante è che faccia sentire i ragazzi che gravitano intorno alla parrocchia "tanti e insieme": nel gruppo parrocchiale ognuno ha un suo ruolo, si sente responsabile e ascoltato. E, in questo senso, non sono da sottovalutare le mille piccole "attenzioni" che contribuiscono a creare il clima del centro giovanile parrocchiale: dal tono che viene scelto per addobbare i piccoli locali della parrocchia ai "cartelloni", che illustrano alcuni concetti sociali e religiosi ritenuti fondamentali, dal modo con cui si prega tutti insieme al tipo di attività sportiva che viene praticata (pallavolo, calcio e ping-pong sono le più in voga).

Il ragazzo della parrocchia si tiene prudentemente alla larga dal rock'n'roll, che molti adulti hanno già cominciato a stigmatizzare come "musica del diavolo"; nel 1964, però, avviene un singolare aggancio tra i due mondi. Tanto più singolare se si pensa che il fatto inaspettato avviene tramite nientemeno che il re del rock'n'roll italiano, Adriano Celentano. Il molleggiato, infatti, in quell'anno cade preda di una crisi mistica e cerca conforto nelle sapienti parole di un consigliere spirituale, tale Padre Ugolino. Fatto sta che rinnega Elvis e scopre Gesù Cristo (in anticipo di 15 anni su Bob Dylan!); dichiara di leggere solo la Bibbia e inizia a incidere canzoni che sono sincere dichiarazioni di fede, dai titoli "Pregherò", "Pasticcio in Paradiso" e "Chi era Lui". La musica è sempre la stessa (rock, twist, surf), ma le parole non lasciano spazio a dubbi, Celentano è cambiato: "...nel nome di Gesù / voi non piangerete più / è lui il Re dei Re / un bimbo come voi.../"  I suoi fan della prima ora sono sbigottiti e anche un pò delusi; gli unici a prendere a cuore quelle canzoni e a strimpellarle con la chitarra durante le loro gite sono proprio i ragazzi della parrocchia di tutta Italia. Presi in giro e sbeffeggiati dai loro coetanei "di mondo", possono prendersi la loro rivincita, adesso che sono riusciti a soffiare l'idolo ai teenagers "americani".


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