GLI ANNI SESSANTA

Le lolite

 

"Lolita"
Xavier Cugat
Perez Prado

Il 1962 è l'anno in cui, dal giorno alla notte, molte ragazzine in fiore, tra i quindici e i sedici anni, scoprono di poter essere un oggetto del desiderio, non solo dei loro coetanei, ma anche di uomini più o meno maturi. Fa molto discutere, sulle pagine dei quotidiani e dei rotocalchi, il nuovo film del regista inglese Stanley Kubrick, dal titolo "Lolita", tratto dall'omonimo romanzo di Vladimir Nabokov, in cui si narra l'amore impossibile tra una maliziosa dodicenne e un maturo signor Humbert. Fra l'altro, alla protagonista femminile, la quindicenne Sue Lyon, viene negato l'accesso alla proiezione della prima, poichè il film è vietato ai minori di sedici anni; i giornali scandalistici narrano che allora la mamma l'abbia condotta a un bar nei pressi del cinema, dove l'adolescente si è potuta consolare con un ricco gelato al lampone. Chissà se è vero.

Lo stesso anno, all'inizio dell'estate, fa sensazione il caso di quella che viene definita "la sposa bambina", Carolina Ellacheff, quindicenne parigina che convola a nozze con l'attore e regista Robert Hossein, di vent'anni più vecchio di lei.

In qualche modo, questi episodi contribuiscono a cambiare la percezione che gli adulti hanno delle teenagers. Le hanno sempre viste come ragazze morigerate, con golfini sempre ben tesi sul petto e capelli riuniti in coda di cavallo, dirette verso i traguardi obbligati del matrimonio e della maternità; e invece si rendono conto sempre più nettamente che dietro quell'apparenza così innocente può covare un'inaspettata sensualità. I genitori, dal canto loro, sono messi in ansia da quella che sembra essere una sempre più accelerata precocità delle loro figlie; anche se alcune cifre messe a disposizione dall'ISTAT arrivano a loro conforto e smentiscono quella che si rivela essere solo un'impressione: se nel 1910 l'età media nazionale delle ragazze che si sposavano era di 23 anni, questa si è via via elevata fino ad arrivare a circa 25 anni nel 1962. Inoltre, sono anche andate calando le "spose bambine": nel 1962 nessuna tredicenne è arrivata al matrimonio e solo 83 quattordicenni, 710 quindicenni e 2000 sedicenni sono andate all'altare. Cifre che se oggi possono lasciare sbalorditi, per la mentalità dell'epoca sono ritenute tranquillizzanti: la deduzione che tutti fanno è che la storia di Lolita non deve trarre in inganno, poichè la vasta maggioranza delle adolescenti della penisola preferisce ancora aspettare prima di dedicarsi a bucati e pannolini.

E' certo, però, che qualcosa è cambiato e, da ora in poi, il mondo dello spettacolo non si fa pregare per proporre agli adolescenti (nonchè ai grandi) sempre più nuovi idoli femminili con un fascino oscillante tra l'innocente e il conturbante. E' il caso della giovanissima Catherine Spaak, parente dello statista belga Paul Henri Spaak, che viene lanciata nel film "La voglia matta", in cui incarna il simbolo di una certa gioventù un pò inquieta, con un viso in cui si combinano il peccato e la purezza, l'ingenuità e una precoce sapienza. Gli adolescenti italiani la notano però solo nel 1962, quando appare nel film "Diciottenni al sole" diretto da Camillo Mastrocinque, una pellicola del cosiddetto filone "balneare" in cui sono raccontati gli svaghi e gli amoretti di un gruppo di adolescenti sulla spiaggia di Ischia. La Spaak è un personaggio rivoluzionario nel saper essere una femminista "ante-litteram", e nell'affermare un tipo di ragazza libera, sveglia e intraprendente: è solo l'inizio di una luminosa carriera, che nel giro di pochi mesi la porta a cercare fortuna anche nel rutilante mondo delle sette note: il cantautore Gino Paoli, infatti, dopo averla vista recitare sul set de "La voglia matta" in una scena in cui Catherine strimpellava una chitarra e canticchiava, decide di lanciarla. Alla fine dell'anno i due appaiono insieme in una puntata de "L'amico del giaguaro" in cui la bella Spaak canta una versione francese della celebre "Perdono" del cantautore genovese.

Un'altra "lolita" che stimola l'immaginazione del pubblico è la sedicenne soubrette Claudia Mori, che nel 1964 il comico Carlo Dapporto porta a esibirsi sul palco del Teatro Lirico di Milano nel musical "Il tiranno"; per la Mori, un condensato di freschezza e ingenuità adolescenziale, dopo alcune apparizioni cinematografiche arriverà il colpo di fulmine con Adriano Celentano e una serie di successi come cantante. "Lolita", ma in modo più sensuale e conturbante, è anche la giovanissima Stefania Sandrelli, che esordisce nel cinema nel 1962 in "Divorzio all'italiana" di Pietro Germi, in cui interpreta la parte di Angela, un'adolescente che fa innamorare perdutamente il rispettato (nonchè sposato) barone Cefalù (Marcello Mastroianni). E' l'inizio di una carriera di tutto rispetto, che porterà la Sandrelli a prendere parte a film quasi tutti di qualità, diretta da registi del calibro di Luigi Comencini, Antonio Pietrangeli, Ettore Scola e Bernardo Bertolucci. Tra un film e l'altro, troverà il tempo di imbastire una storia d'amore con il cantante Gino Paoli (uno che a giudicare dai fatti ha proprio un debole per le "lolite"), che si coronerà nel 1965 con la nascita della figlia Amanda.

Più di tutte, però, al canone di teenager audace e smaliziata lanciata dal film di Kubrick si attaglia la quattordicenne Romina Power, figlia di Tyrone Power e Linda Christian, che fin dal 1964 entra nel mondo della celluloide e degli scandali da rotocalchi. A dispetto della giovane età, di Romina si dice che abbia "occhi e malizia da donna", a citare un critico di Novella 2000. La disinvoltura della teenager fa discutere nell'estate del 1966, quando i giornali pubblicano una foto scattata sul set del film "Come imparai ad amare le donne", in cui Romina appare sdraiata bocconi sul pavimento, le forme acerbe coperte unicamente da una lunga treccia-toupè color corvino. Ai critici, che si chiedono perchè la Power abbia accettato di girare una scena così scabrosa, risponde piccato l'addetto stampa della produzione Sancro Film: "Nel nostro cinema, oggi, una quindicenne che voglia affermarsi non ha, a sua disposizione, che un personaggio, quello della ninfetta. E le ninfette, si sa, non devono essere molto vestite". Nel giro di qualche anno, Romina uscirà completamente dal ruolo che la stampa le ha cucito addosso: dopo aver girato qualche altro film, incontrerà il cantante Al Bano, e darà vita con lui a un sodalizio musical-sentimentale che la farà diventare tra i personaggi più amati delle mamme e dei bambini.

Buddy Holly
Fun in Acapulco
Johnny Dorelli

Se i ritmi afrocubani la fanno da padroni, il rock'n'roll sembra, invece, avviato verso un irreversibile declino: Buddy Holly, il famoso rocker con gli occhiali, è morto in un incidente aereo, è morto anche Eddie Cochran, e sia Chuck Berry che Jerry Lee Lewis sono bloccati da problemi con la legge. Elvis, dal canto suo, è tornato dal servizio militare ma sembra aver perduto la sua carica ribelle. La principale occupazione del "re del rock'n'roll" ora è recitare a Hollywood, e anche lui si getta nei set esotici di pellicole quali "L'idolo di Acapulco" (tit. orig. "Fun in Acapulco"), in cui offre la sua versione dei nuovi ritmi afrocubani cantando testi del tipo "non c'è spazio per ballare la rumba in una macchina sportiva" (da "There's no room to rhumba in a sports car") e canzoni come "Bossa nova baby". I rock'n'rollers della prima ora storcono la bocca, mentre i bailadores accettano di buon grado il nuovo Elvis nella galleria dei loro idoli. E anche il "vecchio" Bill Haley si converte alla nuova moda, incidendo un ruffiano "Mambo rock".

Tra un cha.cha-cha, un mambo e una rumba, si arriva all'estate del 1963, che, secondo i residenti dei piani alti dell'industria discografica, dovrebbe essere quella della "bossa nova" (o "il" bossa nova, come dicono i puristi), ritmo brasiliano ottenuto incrociando il samba e il jazz, in grado, si dice, di mandare in cantina il cha-cha-cha. Al lancio, sempre secondo i piani alti, dovrebbe provvedere l'arrivo in Italia di Joao Gilberto, "re della bossa nova", che viene nel nostro Paese per partecipare al varietà tv "Johnny Sette", condotto dal giovane cantante swing Johnny Dorelli. Ma gli adolescenti che si appassionano al nuovo stile formano una pattuglia alquanto sparuta: Joao Gilberto, trasferitosi in Italia con la famiglia, si esibisce quasi ogni sera in Versilia senza riuscire a richiamare troppa gente, benchè l'impresario abbia fatto carte false per averlo. A tenere desto l'interesse dei giovani per i ritmi afrocubani ci deve pensare la "senora", come tutti chiamano Abbe Lane, che dopo anni di esilio viene riaccettata alla tv italiana per uno show musicale con il marito. I suoi ancheggiamenti, per un pò, riescono a tenere accese le focosità sudamericane dei teenagers ballerini, che pure si stanno accostando a una rivoluzionaria concezione di danza: l'americano "twist". L'anno successivo, però, arriva la notizia della separazione del mitico due Lane-Cugat: il 26 agosto 1964 l'anziano direttore d'orchestra si presenta di fronte al tiratissimo pubblico di un locale di Broadway (il "Latin Quarter") con la sua nuova partner, la diciottenne cantante-ballerina Charo De Bru. Benchè Charo sia una bellissima fanciulla dai lunghi capelli biondi, i "bailadores" restano freddini, e non solo a causa della loro nuova passione per il twist, ma perchè, a loro parere, la "mossa" di Abbe Lane era tutta un'altra faccenda.


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