GLI ANNI SESSANTA

Il teddy-boy

 

Peccatori in blue-jeans

Improvvisamente tra i genitori italiani inizia a diffondersi una forte e inedita ansia per i loro figli in età adolescenziale. Il motivo è la grande esplosione di teppismo giovanile che si  verifica fin dalla fine degli anni cinquanta. Di giorno in giorno, aprendo i giornali, è facile imbattersi in notizie come quella di diciannovenni romani "di buona famiglia" sorpresi a scassinare un distributore di benzina per rubare poche centinaia di lire; o come quelle di un'infinità di scippi di borsette compiuti da teenagers a bordo di una moto. Cosa succede? I giornali appioppano a questi giovani criminali nostrani l'appellativo l'appellativo, in parte erroneo, di "Teddy Boys"; questo, infatti, in origine era il nome dato in Inghilterra ad alcune bande di adolescenti, la cui caratteristica era di vestirsi in stile pseudo-ottocentesco, con ciuffi di capelli a spiovere sul viso e lunghi basettoni: il cosiddetto stile "edoardiano", da cui derivava il diminutivo "Ted" e di conseguenza "Teddy". Le divise dei giovani delinquenti nostrani sono invece molto più semplici: blue-jeans e camicia aperta sul davanti in modo da mostrare il torace nudo. Ma i crimini sono perlopiù gli stessi: risse, molestie ai passanti e attacchi alle coppie in automobile, fino ai furti e alle rapine. Sulla "Domenica del Corriere" del 23 agosto 1959 appare un editoriale a metà tra l'ironico e l'indignato: "Crediamo di poter dire, a nome di tutto il pubblico, che dispensiamo gli agenti dell'ordine, nel caso dei Teddy Boys, da quel rispetto della personalità umana che esigiamo nei confronti di tutti gli altri. Raccomandiamo soltanto una certa tecnica. Questi ragazzi non meritano la tortura che, per quanto esecranda, implica sempre una certa considerazione di colui che vi si sottopone, o almeno della sua forza, della sua resistenza, della sua pervicacia. No, no, giù i blue jeans, e vergate, pedagogiche vergate, sulla parte più rispettabile del loro corpo: le natiche. Eppoi un bagno che rappresenterà, per questi sudicioni, un castigo terribile. Eppoi le forbici del barbiere, perchè facciano piazza pulita di ciocche e ricciolini".

Il problema della nuova "gioventù bruciata" crea grandi dibattiti, nei discorsi tra genitori e sui giornali, anche perchè si tratta di un fenomeno interclassista, che vede coinvolti in egual misura adolescenti ricchi e poveri. C'è anche chi arriva a proporre di punire i genitori per le colpe dei propri figli; e chi vorrebbe bandire dalle sale cinematografiche del nostro Paese i film di James Dean e del regista francese Marcel Carnè. Quest'ultimo sarebbe colpevole di aizzare i giovani verso pratiche violente, con pellicole come "Gioventù nuda" (titolo orig. "Terrain Vague") e "Peccatori in blue-jeans" (tit.orig. "Le Tricheurs"); in esse sono descritte le bande di teenager violenti delle periferie parigine, i cosiddetti "blousons noir", non molto diverse da quelle che stanno provocando scompiglio in tutta Italia. Queste pellicole, tra i loro meriti, hanno anche quello di aggiungere una nuova stella al firmamento degli idoli adolescenziali: la giovanissima attrice francese Danielle Gaubert, che in "Gioventù nuda" ricopre il ruolo della spietata Danielle, capo di una banda di giovani delinquenti. A creare polemiche ci pensano anche alcuni nuovi film americani, che non hanno niente a che vedere con le romantiche commedie hollywoodiane benvolute da grandi e piccini: "Il cerchio della violenza" (titolo originale "Key Witness") è la storia di una spietata banda di motociclisti capeggiata da un giovanissimo Dennis Hopper: i ragazzi, per difendere un loro compagno, non esitano a schierarsi nientemeno che contro magistrati e polizia.

 

Teddy Reno
Mina
Vince Taylor

Il cinema italiano dello stesso periodo, invece, non trova di meglio che utilizzare il fenomeno per lanciare i nuovi ribelli della musica: è del 1960 "I Teddy Boys della canzone" di D. Paolella, in cui recitano e cantano gli "urlatori" Mina, Teddy Reno e Tony Dallara: una storiella in cui si racconta il tentativo di un gruppo di ragazzi di fare una trasmissione televisiva senza rispettare la legge; bloccati dalla polizia, i giovani riescono ugualmente a realizzare il loro sogno facendosi assumere dalla televisione di Stato.

Sotto accusa, oltre al nuovo cinema che celebra i cosiddetti "juvenile delinquents", è anche il rock'n'roll, la nuova musica che molti ritengono contribuisca ad attirare gli adolescenti dalla parte sbagliata. Si ha paura che possa verificarsi anche in Italia ciò che sta accadendo in Francia: nel 1961 i concerti del gruppo delle Chaussettes Noir e del rocker Vince Taylor al Palazzetto della Porte de Versailles si concludono con una sommossa e con una selvaggia devastazione della sala da parte di Teddy Boys e "blousons noirs"; il che induce la prefettura di Parigi a vietare, per qualche settimana, i concerti rock nella capitale francese.

Gli opinionisti sono però concordi sulla vera origine del male: come al solito, ripetono le solite cose e imputano alla noia, alla cattiva educazione e alla mancanza di una vera famiglia le colpe della violenza giovanile. Le opinioni divergono invece su come affrontare queste intemperanze adolescenziali. Comprensione o polso duro? Il 24 luglio 1962 avviene un episodio che sembrerebbe asserire la superiorità della seconda soluzione: quella notte il quartiere di Baggio, alla periferia di Milano, viene destato dal fragoroso carosello di una decina di motociclette, cavalcate da altrettanti ragazzi male intenzionati; alle moto sono state tolte le marmitte, il che rende il rumore davvero insopportabile. Un signore, Angelo Marini, esasperato dal frastuono, si veste, scende deciso in strada e, al passaggio della banda, costringe tre Teddy Boys a fermarsi; i ragazzi cominciano a minacciarlo, ma Marini non perde tempo in chiacchiere: come si faceva ai tempi di Gian Burrasca, si sfila la cintura dei pantaloni e comincia a colpire i ragazzacci sul sedere, come fosse un padre che rimprovera un figlio riottoso; finchè i teppistelli, pressati da altre persone accorse a dare manforte al signor Marini, decidono di darsi alla fuga sulle loro moto; raggiunti da una camionetta della polizia, i giovani vengono scortati in questura. In fin dei conti, commenta gongolante il mondo degli adulti e degli adolescenti "buoni", per fermare i Teddy Boys ci vuole solo un pò di coraggio e di determinazione...

Con l'assestarsi del "boom" economico, il fenomeno si stempera, fino a scomparire quasi del tutto; ed è così che il "Teddy Boy" si riduce al rango di una macchietta, usata tuttalpiù dai comici di avanspettacolo per ridicolizzare i "ribelli senza causa" del tempo. Anche Ugo Tognazzi, all'inizio di una fortunata carriera di attore comico, appare in tv vestito in "maglietta a strisce e pantaloni americani", e si chiede, in una canzone eseguita in coppia con Gianni Agus, "perchè ciò che viene qui da Kansas City / piace tanto alla moderna gioventù...?"


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