GLI ANNI CINQUANTA

Il pappagallo

 

Rimini
Kim Novak
Porfirio Rubirosa

"Le più belle ragazze d'Europa sono sulle spiagge di Romagna": così recita uno slogan pubblicitario lanciato negli anni cinquanta dall'agenzia di soggiorno di Rimini. Sono gli anni in cui, per la verità, un pò tutta la Penisola è invasa da turiste tedesche, svedesi e inglesi, attratte dal clima, dai monumenti e dal fatto che da noi si spende poco (una buona pensione non costa più di 1.200 lire al giorno); e, dulcis in fundo, dal fascino dei "latin lover" italici, spavaldi ragazzotti di cui al Nord Europa si favoleggia sul loro irresistibile romanticismo e sul fatto che trattino le donne come fossero dee. Solo una ristretta minoranza di questa pattuglia di turiste appare infastidita dall'eccessiva insistenza degli aspiranti "don giovanni", e ne rifiutano le avances apostrofandoli con l'offensivo epiteto di "pappagalli": ed è proprio con questo appellativo che viene chiamato il playboy adolescente degli anni cinquanta. 

Vittime dell'intensa attività dei propri ormoni, questi teenager provengono perlopiù dalla piccola e media borghesia e le ragazze sono la loro unica, grande fissazione. Il problema è che il tempo in cui si trovano a vivere non offre loro grandi prospettive: la maggior parte delle coetanee cercano di conservare la verginità fino al matrimonio, e hanno come massima ambizione quella di diventare ottime madri, mogli e casalinghe. Nel 1958, con l'adozione della legge Merlin, viene meno anche l'ultimo rifugio, le case di piacere, che avevano costituito il luogo di iniziazione di intere generazioni di diciottenni. Il cinema nel frattempo propone un nuovo tipo di donna, diversa dalle "maggiorate" italiane di qualche anno prima. I nuovi modelli hanno corpi più snelli e folte chiome bionde e si chiamano Marylin Monroe, Kim Novak, Brigitte Bardot: niente a che vedere con le coetanee che si incontrano a scuola o sul tram, dagli occhi e capelli scuri e il sedere basso.

Nasce così il mito della straniera, bella, bionda e disponibile a concedersi, e l'adolescente "pappagallo" inizia a mettere a punto un vestiario e una tattica che lo assecondi nelle sue conquiste. Abiti eleganti, innanzitutto, per dare l'impressione di quell'"italian look" di cui già si parla tanto nel mondo; e quindi giacche e cravatte non firmate "ma che importa, tanto come vuoi che se ne accorgano..." Se per molti il pappagallismo è solo un hobby, per il "pappagallo d.o.c." è una cosa seria, anzi serissima, per la quale è necessario prepararsi adeguatamente: e allora, si fanno rapidi corsi di inglese e tedesco, e si cura il fisico con rudimentali esercizi ginnici, per far risaltare i muscoli. Oppure si mandano a memoria i consigli di vari libretti, decaloghi e vademecum per il perfetto "pappagallo", pubblicati da alcune case editrici in cerca di facili guadagni: non è fondamentale essere belli, piuttosto mettersi in testa di piacere alle ragazze. Lo schema base dell'adolescente vitellone consiste di 5 punti chiave: scelta della preda; pedinamento a scopo preparatorio; abbordaggio; attacco verbale; conclusione. Seguono una serie di frasi di sicuro effetto, in più lingue: non c'è bisogno di conoscere perfettamente l'inglese e il tedesco, bastano pochi vocaboli utili a portare la conversazione verso il giusto binario.

Grande cura viene messa anche nella scelta degli appostamenti: nei luoghi strategici delle grandi città (Fontana di Trevi a Roma, Piazza del Duomo a Milano), mete di turiste ormai affaticate da massacranti tour quotidiani e, quindi, meglio disposte a fermarsi per scambiare quattro chiacchiere con la gioventù del luogo; poi sulle spiagge più rinomate dei luoghi di villeggiatura (Rimini, Riccione, Taormina).

Al termine della "caccia", è di rito per i "pappagalli" ritrovarsi ad un bar o un locale prestabilito per raccontarsi le proprie avventure giornaliere: molti si divertono a stilare delle classifiche, che tengono conto del numero e della bellezza delle ragazze "rimorchiate". Di pari passo con i suoi successi, aumenta anche la sfrontatezza e l'arroganza del teenager "pappagallo": sfumata, però, da teneri atteggiamenti "mammoni" alla Vittorio Gassman: è proprio l'attore romano ad essere preso a modello dagli adolescenti per aver incarnato in svariati film l'ideale del vitellone bugiardo e donnaiolo, che riesce a farsi perdonare tutto: specialmente in "Se permettete parliamo di donne" e ne "Il sorpasso", il "mattatore" offre alcune dimostrazioni del miglior atteggiamento da seguire nei confronti dell'altro sesso.

L'ideale da raggiungere è invece incarnato dal playboy Porfirio Rubirosa, detto "Ruby" dalle sue ammiratrici, che a cavallo tra i decenni invade le cronache mondane con le sue conquiste tra Parigi e la Costa Azzurra. I teenager "pappagalli" invidiano il suo stile di vita, fatto di automobili sgargianti, crociere principesche e donne belle e danarose allo stesso tempo; e per molti di loro l'obiettivo dichiarato diventa far innamorare una straniera ricca, per potersi sistemarsi e poter condurre una esistenza brillante e oziosa come quella del mitico "Ruby".

Alla lunga, però, se in Italia i pappagalli continuano ad imperversare, all'estero l'insistenza sempre maggiore dei play-boy italiani comincia a dare a noia: all'inizio degli anni sessanta, in Inghilterra i nostri giovani connazionali vengono duramente definiti "lupi", e una insegnante di un liceo, al ritorno dall'Italia, dove aveva scortato 18 alunne in gita scolastica, denuncia: "Non accompagnerò mai più un gruppo di studentesse in Italia. Le nostre vacanze sono state un continuo incubo". E spiega che, ovunque, si trovassero, erano circondate da ragazzi che fischiavano, scherzavano, e rivolgevano parole incomprensibili (anche se sospette) alle candide inglesi. Nello stesso periodo si diffonde addirittura la voce che molte ragazze francesi, per potersi godere indisturbate i loro soggiorni in Italia, hanno adottato una "sirena" tascabile della foggia di un portacipria, da portare in borsetta: si preme un pulsante, si scatena l'urlo e arrivano i gendarmi.

A parte questi eccessi, è evidente che il mito del fascino italico sta entrando in crisi: nell'estate 1964 la stampa di costume afferma che le ragazze svedesi e tedesche, arrivate da noi in treno o in autostop, quando si trovano nei camping e nei night-clubs preferiscono fraternizzare con i coetanei francesi (pensosi e discreti), con i connazionali e addirittura con i riservatissimi inglesi, mentre sempre più difficilmente gradiscono le lenguide avances dei bruni playboy locali.

L'ennesimo duro colpo arriva una calda mattina del luglio 1965: Porfirio Rubirosa si schianta a Parigi, al Bois De Boulogne, con la sua Ferrari contro una BMW, e va a finire addosso a un platano. Il più ammirato playboy degli anni sessanta muore sul colpo lasciando i pappagallini italiani orfani del loro grande idolo.


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