Ognuno ha una sua personale visione del tempo.
Si è soliti pensare che la felicità duri un attimo
ed il dolore un'eternità.
E' vero: ma solo quando il tempo così percepito sia inteso come
un valore soggettivo.
Obiettivamente questo tempo non esiste perché mancano
riferimenti sui quali fondare qualsiasi valutazione.
L'emozione non ha una dimensione temporale perché è costituita
da una miscela confusa di sentimenti in ebollizione, in cui nello
stesso istante, deflagrano con tanta intensità sensazioni
contrastanti.
Al limite, si arriva a ridere e piangere provando insieme felicità e
dolore.
Supponiamo che s'individui, nella propria esistenza, un attimo di felicità:
ecco che dalla memoria riaffiorano i ricordi che ci permettono di mettere
qualche paletto.
Chi mi legge faccia l'esperimento di tuffarsi nel proprio passato.
Affiora un ricordo; lentamente le dimensioni si realizzano; gli avvenimenti
sono rivissuti al punto che, nel loro succedersi, formano una serie temporale
sulla quale il presente e l'immediato futuro si trasformano in riferimenti
logici: questa è la memoria di lungo momento nella quale si raccoglie
l'insieme dei momenti-attimi di vita che dà una dimensione all'emozione
del presente.
Perché un avvenimento diventa un fatto di cronaca?
Per spiegarlo ricordo una commedia di Georges Feydeau. Forse si tratta
di "La pulce nell'orecchio".
Un personaggio di questa commedia, in un monologo, per ridimensionare il
clamore che avrebbe suscitato l'infedeltà commessa dalla propria
amante nei confronti del marito, sostiene che la notizia non sarebbe uscita
dalle quattro pareti della stanza e porta ad esempio quali sono i fatti
che interessano la cronaca che parla di corna solo quando si concludono
con l'omicidio.
La cronaca non s'interessa del decesso di un concittadino per
morte naturale ma solo quando più persone muoiono contemporaneamente,
per esempio, in un incendio. A questo punto, Feydeau dà lustro
alla sua bravura partendo da cinque e arrivando ai mille morti
nel deragliamento di un treno passeggeri e in altre parole quando
finalmente la risonanza dell'avvenimento raggiunge l'Australia!
La cronaca consiste nella scrittura degli avvenimenti anomali
che si succedono in una comunità e pertanto, rovesciando
il monologo di Feydeau, l'anomalia non consiste nel fatto che,
nel mondo, in ventiquattro ore, avvengono più o meno trecentomila
decessi, ma quando la loro concentrazione è circoscritta
alla zona operativa del cronista e le circostanze che li hanno
determinati sono così singolari da essere oggetto d'interesse
locale.
In taluni casi la notizia locale fa, addirittura, il giro del
mondo.
Quanto dura un fatto di cronaca? Solo e non più degli attimi che
si succedono in tutta la durata del fatto: quindi, la cronaca è cosa
viva.
Dice del passato quel tanto che basta per la comprensione e il futuro è scritto
come in un'agenda.
La cronaca nel passato? Cosa succede quando, rovistando in qualche
vecchia scatola dove si ritrova un ritaglio di giornale che avvolge
un oggetto riposto qualche anno prima? Vi si leggono fatti allora
giudicati importantissimi caduti nel nulla ed altri, insignificanti,
divenuti avvenimenti storici; ma leggere oggi il giornale di
allora ci fa solo sorridere: è come si vedesse una realtà deformata
nella quale non ci si ritrova più.
Nemmeno i settimanali sono immuni dall'effetto cronaca! I più importanti
escono il venerdì. Sabato sono già vecchi! Leggere
quelli della settimana prima, fa ridere.
Perché compro i giornali? Io compro i giornali, gli ebdomadari,
i mensili, l'almanacco di Barbanera ed il calendario di Frate
Indovino e, al dire di mia moglie, potrei far parte del gotha
dei consumatori di carta giornale ... li compro per abitudine,
così come quando fumavo sigarette qualche anno fa, prima
di aver perso il vizio del fumo!
In cosa consiste la mia lettura del giornale? Scorro i titoli
e, per esempio, ne riporto due a caso tratti da un giornale di
ieri per rendere l'idea di come leggo: "Lo scandalo delle
novità" e "Non si passa: una donna prende a
calci un vigile".
Del testo sottostante i titoli, leggo quel tanto che basta per
capire quali sono queste novità che destano scandalo e
per gratificarmi nell'assumermi il ruolo di giudice tra la donna
ed il vigile.
Ma il giornale non è vizio come il fumo. E' la rappresentazione
dello scorrere della nostra stessa vita con tutto il suo carico
d'emozioni che, tuttavia, per assumere una dimensione devono
uscire dalla cronaca ed essere afferrati all'ancora dei fatti
antecedenti.
Perché leggo il giornale? Perché il giornale è la
vita nel suo attimo di tempo, è l'emozione del prossimo
che si fa mia; sono le passioni degli altri che si confondono
nel mio essere! Tutto ciò cade nel dimenticatoio un istante
dopo la lettura e l'indomani ricomincio daccapo.
Questa routine si ripete giorno per giorno sino a quando un
avvenimento davvero importante accade: un avvenimento che colpisce
me, i miei conoscenti, la comunità d'appartenenza ed anche
l'umanità intera.
Ecco un'ancora alla quale la memoria di tutti s'aggrappa e dalla
quale nasce un processo di elaborazione degli antefatti che l'hanno
preceduto.
Il processo dura sino a ritrovare le ancore originarie da dove il succedersi
degli eventi trascorsi, dimenticati o ritenuti insignificanti sino ieri,
prendono forma e dimensione nella memoria sino saldarsi col presente.
L'ancora iniziale può risalire ad origini antichissime,
ma il ricercarla ai tempi del diluvio universale è banale.
Roma, 22 settembre 2003
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