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L'ancora della memoria
di Pietro Bondanini  

Non ci sono tre tempi, il passato, il presente e il futuro ma soltanto tre presenti: il presente del passato, il presente del presente e il presente del futuro (S.Agostino).

Ognuno ha una sua personale visione del tempo.

Si è soliti pensare che la felicità duri un attimo ed il dolore un'eternità.
E' vero: ma solo quando il tempo così percepito sia inteso come un valore soggettivo.

Obiettivamente questo tempo non esiste perché mancano riferimenti sui quali fondare qualsiasi valutazione.

L'emozione non ha una dimensione temporale perché è costituita da una miscela confusa di sentimenti in ebollizione, in cui nello stesso istante, deflagrano con tanta intensità sensazioni contrastanti.

Al limite, si arriva a ridere e piangere provando insieme felicità e dolore.
Supponiamo che s'individui, nella propria esistenza, un attimo di felicità: ecco che dalla memoria riaffiorano i ricordi che ci permettono di mettere qualche paletto.

Chi mi legge faccia l'esperimento di tuffarsi nel proprio passato.
Affiora un ricordo; lentamente le dimensioni si realizzano; gli avvenimenti sono rivissuti al punto che, nel loro succedersi, formano una serie temporale sulla quale il presente e l'immediato futuro si trasformano in riferimenti logici: questa è la memoria di lungo momento nella quale si raccoglie l'insieme dei momenti-attimi di vita che dà una dimensione all'emozione del presente.

Perché un avvenimento diventa un fatto di cronaca?
Per spiegarlo ricordo una commedia di Georges Feydeau. Forse si tratta di "La pulce nell'orecchio".
Un personaggio di questa commedia, in un monologo, per ridimensionare il clamore che avrebbe suscitato l'infedeltà commessa dalla propria amante nei confronti del marito, sostiene che la notizia non sarebbe uscita dalle quattro pareti della stanza e porta ad esempio quali sono i fatti che interessano la cronaca che parla di corna solo quando si concludono con l'omicidio.

La cronaca non s'interessa del decesso di un concittadino per morte naturale ma solo quando più persone muoiono contemporaneamente, per esempio, in un incendio. A questo punto, Feydeau dà lustro alla sua bravura partendo da cinque e arrivando ai mille morti nel deragliamento di un treno passeggeri e in altre parole quando finalmente la risonanza dell'avvenimento raggiunge l'Australia!

La cronaca consiste nella scrittura degli avvenimenti anomali che si succedono in una comunità e pertanto, rovesciando il monologo di Feydeau, l'anomalia non consiste nel fatto che, nel mondo, in ventiquattro ore, avvengono più o meno trecentomila decessi, ma quando la loro concentrazione è circoscritta alla zona operativa del cronista e le circostanze che li hanno determinati sono così singolari da essere oggetto d'interesse locale.

In taluni casi la notizia locale fa, addirittura, il giro del mondo.
Quanto dura un fatto di cronaca? Solo e non più degli attimi che si succedono in tutta la durata del fatto: quindi, la cronaca è cosa viva.
Dice del passato quel tanto che basta per la comprensione e il futuro è scritto come in un'agenda.

La cronaca nel passato? Cosa succede quando, rovistando in qualche vecchia scatola dove si ritrova un ritaglio di giornale che avvolge un oggetto riposto qualche anno prima? Vi si leggono fatti allora giudicati importantissimi caduti nel nulla ed altri, insignificanti, divenuti avvenimenti storici; ma leggere oggi il giornale di allora ci fa solo sorridere: è come si vedesse una realtà deformata nella quale non ci si ritrova più.

Nemmeno i settimanali sono immuni dall'effetto cronaca! I più importanti escono il venerdì. Sabato sono già vecchi! Leggere quelli della settimana prima, fa ridere.

Perché compro i giornali? Io compro i giornali, gli ebdomadari, i mensili, l'almanacco di Barbanera ed il calendario di Frate Indovino e, al dire di mia moglie, potrei far parte del gotha dei consumatori di carta giornale ... li compro per abitudine, così come quando fumavo sigarette qualche anno fa, prima di aver perso il vizio del fumo!

In cosa consiste la mia lettura del giornale? Scorro i titoli e, per esempio, ne riporto due a caso tratti da un giornale di ieri per rendere l'idea di come leggo: "Lo scandalo delle novità" e "Non si passa: una donna prende a calci un vigile".

Del testo sottostante i titoli, leggo quel tanto che basta per capire quali sono queste novità che destano scandalo e per gratificarmi nell'assumermi il ruolo di giudice tra la donna ed il vigile.

Ma il giornale non è vizio come il fumo. E' la rappresentazione dello scorrere della nostra stessa vita con tutto il suo carico d'emozioni che, tuttavia, per assumere una dimensione devono uscire dalla cronaca ed essere afferrati all'ancora dei fatti antecedenti.

Perché leggo il giornale? Perché il giornale è la vita nel suo attimo di tempo, è l'emozione del prossimo che si fa mia; sono le passioni degli altri che si confondono nel mio essere! Tutto ciò cade nel dimenticatoio un istante dopo la lettura e l'indomani ricomincio daccapo.

Questa routine si ripete giorno per giorno sino a quando un avvenimento davvero importante accade: un avvenimento che colpisce me, i miei conoscenti, la comunità d'appartenenza ed anche l'umanità intera.

Ecco un'ancora alla quale la memoria di tutti s'aggrappa e dalla quale nasce un processo di elaborazione degli antefatti che l'hanno preceduto.
Il processo dura sino a ritrovare le ancore originarie da dove il succedersi degli eventi trascorsi, dimenticati o ritenuti insignificanti sino ieri, prendono forma e dimensione nella memoria sino saldarsi col presente.

L'ancora iniziale può risalire ad origini antichissime, ma il ricercarla ai tempi del diluvio universale è banale.

 

Roma, 22 settembre 2003

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In questa sottosezione:
   
Introduzione
Storia
L'ancora della memoria
Il rasoio di Ockham
Uno sfondo per capire
Una nazione per i popoli
Manuale di storia
Ma quanti poteri?
Libertà e lavoro
Tavola rotonda
  Parla il Rabbino
  Parla il Prete
  Parla il Dottore in filosofia islamica
  Secondo giro e conclusione
Le regole del gioco
  Specialismo
  Antispecialismo
  Generalismo
  Il gioco di Pibond©
 
 


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