In virtù di
quanto detto sopra, la principale differenza che possiamo stabilire tra i
formati di compressione delle immagini grafiche è data dalla misura della loro
reversibilità. Un formato che è in grado di restituire, al termine della
decompressione, un'immagine esattamente uguale – pixel per pixel – all'originale
com'era prima che venisse compresso, viene normalmente definito con
l'impronunciabile termine inglese lossless
. In italiano potremmo
tradurre con senza perdita
oppure con non distruttivo
.
Viceversa, un formato di compressione che non può assicurare una reversibilità
assoluta, viene definito in inglese lossy
, ovvero, in italiano, con
perdita
o anche distruttivo
. La cosa che si perde o non si perde è
la fedeltà all'originale dell'immagine ripristinata.
I grafici e
gli impaginatori di professione devono conoscere perfettamente le
caratteristiche dei formati di compressione che adoperano, se vogliono ottenere
il meglio dalle manipolazioni che effettuano sui file. Sarebbe infatti un grave
errore salvare e risalvare un file in un formato lossy
come il JPG, per
poi utilizzarlo alla fine in un formato "senza perdita" come il TIF. E' invece
corretto fare il contrario, ovvero salvare quante volte si vuole un lavoro in
corso d'opera in un formato non distruttivo, per poi salvarlo solo alla fine, se
necessario, in un formato distruttivo. La regola (e la logica) vuole, insomma,
che l'archiviazione in un formato lossy
sia sempre l'anello conclusivo
della catena di trasformazioni a cui è sottoposto un file.
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L'efficienza del
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Aggiornato Tuesday, 30-Jul-2002 18:14:20 CEST