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39 anni, operaio
E'
un ex operaio licenziato nel 1951 dalle Officine Meccaniche Reggiane, dove
era entrato all'età di 14 anni. Era stato garibaldino nella 144a Brigata
dislocata nella zona della Val d'Enza (commissario politico nel
distaccamento Amendola).
Nativo di Cavriago, abita a Reggio nelle case operaie oltre Crostolo con
la moglie e i due figli. Viene brutalmente freddato a 39 anni, sotto i
portici dell'Isolato San Rocco, in piazza Cavour.
Reggio
Emilia 7 luglio 1960
I partiti e le forze antifasciste organizzano una imponente manifestazione
popolare contro il governo Tambroni. La città si riempie di poliziotti
che, schierati e montati su camion, perlustrano tutte le strade fin dal
primo pomeriggio.
Per le 17 viene annunciato un comizio del segretario della Camera del
Lavoro. La questura, provocatoriamente, ha autorizzato il Comizio solo
all'interno della sala Verdi che contiene al massimo 600 persone.
I manifestanti che affluiscono sono invece più di 20.000.
Si richiede allora che venga consentita l'installazione di altoparlanti
esterni alla sala, ma la richiesta viene respinta.
A questo punto il dialogo finisce. Sono le ore 16.45. Le forze di polizia,
al comando del vice questore Giulio Cafari Panico, caricano furiosamente
con i caroselli delle camionette, con le bombe a gas e i candelotti
fumogeni, con gli idranti.
Anche i carabinieri, guidati dal tenente colonnello Giudici, si scagliano
contro i manifestanti.
I poliziotti vengono energicamente respinti da un fitta sassaiola dopo di
che essi imbracciano le armi e cominciano a fare fuoco sulla folla.
Lauro Farioli di 22 anni, padre di un figlio, no ha esitazione. Ai primi
spari si lancia incredulo verso i poliziotti come per fermarli.
Gli agenti sono a cento metri da lui: lo fucilano in pieno petto.
Dirà un ragazzo testimone dell'eccidio: "... Ha fatto un passo o due, non
di più, e subito è partita la raffica di mitra, Io mi trovavo proprio alle
sue spalle e l'ho visto voltarsi, girarsi su se stesso con tutto il sangue
che gli usciva dalla bocca. Mi è caduto addosso con tutto il sangue [...]"
Intanto l'operaio Marino Serri che piangeva di rabbia si è affacciato
oltre l'angolo della strada gridando "Assassini!". Un'altra raffica lo ha
subito colpito e anche lui è caduto. Marino Serri aveva 40 anni.
La terza vittima è Ovidio Franchi, un ragazzo operaio di 19 anni. Viene
colpito da un proiettile che gli si conficca all'addome "Ferito cercava di
tenersi su, aggrappandosi a una serranda". "Un altro, ferito lievemente,
lo voleva aiutare, Poi è arrivato uno in divisa e ha sparato a tutti e
due".
Franchi morirà poco dopo a causa delle ferite riportate.
Emilio Reverberi, 39 anni, operaio, ex partigiano, viene assassinato con
una raffica di mitra; morirò in sala operatoria.
La quinta vittima è Afro Tondelli, operaio di 35 anni. Si trova isolato al
centro di piazza della Libertà. L'agente di PS Orlando Celani estrae la
pistola, s'inginocchia, prende la mira in accurata posizione di tiro e
spara a colpo sicuro su un bersagl
reverberi.htm
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emilio reverberi
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39 anni, operaio
E'
un ex operaio licenziato nel 1951 dalle Officine Meccaniche Reggiane, dove
era entrato all'età di 14 anni. Era stato garibaldino nella 144a Brigata
dislocata nella zona della Val d'Enza (commissario politico nel
distaccamento Amendola).
Nativo di Cavriago, abita a Reggio nelle case operaie oltre Crostolo con
la moglie e i due figli. Viene brutalmente freddato a 39 anni, sotto i
portici dell'Isolato San Rocco, in piazza Cavour.
Reggio
Emilia 7 luglio 1960
I partiti e le forze antifasciste organizzano una imponente manifestazione
popolare contro il governo Tambroni. La città si riempie di poliziotti
che, schierati e montati su camion, perlustrano tutte le strade fin dal
primo pomeriggio.
Per le 17 viene annunciato un comizio del segretario della Camera del
Lavoro. La questura, provocatoriamente, ha autorizzato il Comizio solo
all'interno della sala Verdi che contiene al massimo 600 persone.
I manifestanti che affluiscono sono invece più di 20.000.
Si richiede allora che venga consentita l'installazione di altoparlanti
esterni alla sala, ma la richiesta viene respinta.
A questo punto il dialogo finisce. Sono le ore 16.45. Le forze di polizia,
al comando del vice questore Giulio Cafari Panico, caricano furiosamente
con i caroselli delle camionette, con le bombe a gas e i candelotti
fumogeni, con gli idranti.
reverberi.htm
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emilio reverberi
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39 anni, operaio
E'
un ex operaio licenziato nel 1951 dalle Officine Meccaniche Reggiane, dove
era entrato all'età di 14 anni. Era stato garibaldino nella 144a Brigata
dislocata nella zona della Val d'Enza (commissario politico nel
distaccamento Amendola).
Nativo di Cavriago, abita a Reggio nelle case operaie oltre Crostolo con
la moglie e i due figli. Viene brutalmente freddato a 39 anni, sotto i
portici dell'Isolato San Rocco, in piazza Cavour.
Reggio
Emilia 7 luglio 1960
I partiti e le forze antifasciste organizzano una imponente manifestazione
popolare contro il governo Tambroni. La città si riempie di poliziotti
che, schierati e montati su camion, perlustrano tutte le strade fin dal
primo pomeriggio.
Per le 17 viene annunciato un comizio del segretario della Camera del
Lavoro. La questura, provocatoriamente, ha autorizzato il Comizio solo
all'interno della sala Verdi che contiene al massimo 600 persone.
I manifestanti che affluiscono sono invece più di 20.000.
Si richiede allora che venga consentita l'installazione di altoparlanti
esterni alla sala, ma la richiesta viene respinta.
A questo punto il dialogo finisce. Sono le ore 16.45. Le forze di poliziaio fermo.
Prima di spirare Tondelli dice: "Mi hanno voluto ammazzare, mi sparavano
addosso come alla caccia".
Il fuoco dei moschetti e dei mitra dura quasi ininterrottamente per
quaranta minuti. Almeno 500 colpi vengono sparati da poliziotti e
carabinieri contro cittadini inermi.
Il risultato della strage è di 5 morti e diverse decine di feriti, di cui
molti in modo grave.
Quattro anni dopo "la giustizia" ha fatto il suo corso.
Il 14 luglio 1964 la Corte
d'Assise di Milano, presidente Curatolo, assolve i responsabili della
strage.
Il vice questore Cafari Panico
viene assolto con formula piena per non aver commesso il fatto mentre
l'agente Celani per insufficienza di prove, nonostante che queste fossero
molte e circostanziate.
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un
racconto
le foto
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