Le onde dei pensieri
Misfatti e speranze
della pubblicità online
Se avessi tutto il tempo che non ho... chiederei a un archeologo di aiutarmi a trovare una tavoletta di coccio in cui qualche sumero si lamentava di un antico spamming o un mercante babilonese si chiedeva perché non funzionasse la formula, garantita da un famoso mago, con cui avrebbe potuto indovinare i desideri personali di ciascuno dei suoi clienti, compresi molti che non aveva mai visto né conosciuto ma che (grazie a quella magia) avrebbe automaticamente raggiunto con unofferta perfettamente tagliata su misura.
Ma anche senza andare così indietro nel tempo la memoria di chi, come me, ha seguito per qualche decennio levoluzione del marketing e della comunicazione dimpresa trova infiniti esempi dei più svariati e bizzarri tentativi di fare pubblicità o promozione con ogni sorta di strumenti dalla carta igienica ai vespasiani.
Non sono esempi immaginari. Ci sono stati davvero tentativi di stampare storielle umoristiche sulla carta igienica intercalandole con messaggi pubblicitari. Come cerano adesivi negli orinatoi pubblici che offrivano prodotti più o meno attinenti alla situazione compresa una polvere contro le piattole.
E oggi... la tentazione è ovvia. Come usare le nuove tecnologie di comunicazione? Se la telefonia mobile è così diffusa, come trasformarla in un mezzo pubblicitario?
I tentativi abbondano. I fiaschi anche. Vediamo, per esempio, che cosa sta succedendo con linternet. In marzo avevo pubblicato un commento sui dati da cui risultava che le spese in pubblicità online erano enormemente meno ci ciò che gli operatori si aspettavano. Due mesi più tardi... sappiamo già che quelle analisi, apparentemente severe, erano ottimistiche e che cè unulteriore diminuzione. Perché? Semplicemente perché si era promesso ciò che non si poteva mantenere e chi ha usato la pubblicità online lha quasi sempre fatto distrattamente e male.
Da tre anni si parla di permission marketing, ma molti interpretano il concetto alla rovescia, cercando pretesti per forme di comunicazione ancora più fastidiose e invadenti.
Uno di questi giorni la signora Ersilia Bianchi, mentre sta passeggiando, riceverà questo messaggio sul suo cellulare: «Cara Bianca Ersili, a cento metri da lei cè un bellissimo negozio in cui troverà il gioco da regalare alla sua cara Barbara che domani compie 5 anni». Peccato che Barbara sia sua zia e abbia cinquantanni. E che Ersilia abbia tutte le ragioni di irritarsi allidea che qualcuno sappia sempre dovè e possa importunarla quando vuole. Non butterà il cellulare in un tombino, ma imparerà a tenerlo spento in un cassetto e a usarlo solo quando è necessario.
Non sto scherzando. Casi del genere sono ben noti, da tempo immemorabile, a chiunque abbia un po di esperienza di direct marketing. E oggi è peggio. Cè un commercio di dati e profilazioni di qualità molto discutibile. Non solo cè chi diffonde migliaia (se non milioni) di messaggi sparando nel mucchio senza alcuna precisa direzione. Cè anche chi acquista indirizzi accuratamente selezionati (così dice chi li vende) e si trova, senza volerlo, a infastidire uninfinità di gente che non è minimamente interessata alla sua offerta.
Si può uscire da questo marasma? Certo. Ma ci vuole una sana dose di diffidenza e molta prudenza per evitare di farsi odiare. Occorre capire che non ci sono formule magiche né tecnologie miracolose. Ci sono e ci saranno i bidonisti che pur di vendere qualcosa sono disposti a infastidire il prossimo e che non si curano di quanto il cliente sarà irritato e deluso. Ma questa è lantitesi di ogni seria e costruttiva attività di marketing.
I nuovi sistemi di comunicazione offrono molte possibilità di dialogo. Ma prima di parlare occorre imparare ad ascoltare; e poi ci vuole un impegno attento e continuo. Non è un metodo miracoloso, non produce risultati immediati e fantasmagorici né richieste improvvise e ingestibili. Ma può costruire, con pazienza e costanza, relazioni solide e durevoli nel tempo. Come si insegnava nelle buone scuole dimpresa fin dagli albori del concetto di marketing... e come sa ogni buon mercante fin dal tempo dei Fenici.