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I vecchi, l’informazione
e la comunicazione



La stampa – quotidiani e periodici

Un problema noto, e ancora irrisolto, è una scarsa diffusione della lettura in Italia.

Che riguarda, come è noto, i libri – ma anche i giornali Secondo i dati dell’Economist siamo al 29° posto nel mondo, e al 22° in Europa, per diffusione della stampa quotidiana.


Quotidiani in 30 paesi
copie per 1000 abitanti

20 paesi


La situazione non sta migliorando. Secondo i dati Audipress negli ultimi dieci anni c’è una leggera diminuzione nella lettura dei quotidiani in Italia – e un più forte declino dei settimanali (nonostante la proliferazione di testate).

Dai dati del Censis risulta che i lettori di quotidiani sono un po’ meno della metà della popolazione italiana. La percentuale, scarsa fra gli adolescenti (20 %), cresce progressivamente nelle età adulte. È il 43 % dai 18 ai 29 anni; sale al 55 % dai 30 ai 44 e al 59 % dai 45 ai 64. È relativamente più bassa (44 %) fra le persone dai 65 anni in su.

Sembra probabile che, come per altri comportamenti, gli adolescenti di oggi assumano fra qualche anno le abitudini di lettura dei giovani adulti. Al contrario, molte delle persone che oggi sono fra i 45 e i 65 anni tenderanno probabilmente a conservare il loro livello di uso dei quotidiani quando diventeranno più vecchie – specialmente quelle che non leggono i giornali solo per esigenze di lavoro.

Questa è la situazione per frequenza di lettura.


Frequenza di lettura di quotidiani
per fasce di età
percentuali sul totale in ciascuna categoria

quotidiani


La frequenza di lettura, molto scarsa fra gli adolescenti, tende a crescere con l’età. Se teniamo conto della maggiore incidenza, fra le persone con 65 anni e oltre, di bassa “alfabetizzazione” (cioè di persone che leggevano poco anche da giovani) possiamo ragionevolmente ritenere che non ci sia una diminuzione della lettura neppure nelle età più avanzate. La percentuale (fra i lettori) delle persone che leggono un giornale “tutti i giorni o quasi” è più alta dai 65 anni in su che in tutte le altre fasce di età.

Come vedremo anche a proposito di libri, c’è una categoria di vecchi con una forte propensione alla lettura. Sono una minoranza, ma non piccola (secondo i criteri di valutazione può variare fra il 15 e il 25 %) e la percentuale è più alta che nella media della popolazione italiana.

L’uso dei giornali come fonte di approfondimento “per le questioni che mi interessano” cresce progressivamente con il livello di età, dal 12 % fra gli adolescenti al 31 % fra le persone dai 65 anni in su. La lettura del quotidiano “come passatempo” è presente fra gli adolescenti (12 %), molto più bassa nelle età fra i 18 e i 44 anni, non molto diffusa fra i 45 e i 64 anni (9 %) e dai 65 in su (14 %). Le persone che descrivono la lettura dei quotidiani come “un’abitudine di cui non posso fare a meno” non compaiono fra gli adolescenti, sono il 18-19 % fra i 18 e i 45 anni, il 25 % fra i 45 e o 64, il 26 % a 65 anni e oltre.

La lettura dei settimanali è più alta di quella dei quotidiani fra gli adolescenti (42 %) e fra i giovani dai 18 ai 29 anni (51 %). È più bassa fra i 30 e i 44 anni (47 %) e fra i 45 e i 64 (49 %). I settimanali hanno una lettura di poco superiore a quella dei quotidiani fra le persone dai 65 anni in su (45 %).

Questa è la situazione per frequenza di lettura.


Frequenza di lettura di settimanali
per fasce di età
percentuali sul totale in ciascuna categoria

settimanali


Solo gli adolescenti si distinguono per una minore, e meno frequente, lettura di settimanali (ma li trascurano meno dei quotidiani). Il quadro nelle età adulte non mostra grandi differenze nell’uso generale dei settimanali, ma la lettura frequente è più diffusa fra le persone dai 45 anni in su.

La fedeltà (acquisto abituale della stessa testata) sembra essere un po’ più alta fra le persone dai 45 anni in su. Per il resto la scelta di temi e contenuti non sembra avere forti differenze in base all’età. Ma questo aspetto è meglio definito dalle risposte che riguardano complessivamente i periodici.


Frequenza di lettura di mensili
per fasce di età
percentuali sul totale in ciascuna categoria

mensili


La lettura dei mensili è comunque meno diffusa, nelle età adulte, di quella dei settimanali. Una diminuzione del totale fra le persone con 65 anni e oltre può essere, almeno in parte, spiegata dal fatto che molte testate mensili sono specialistiche e legate a particolari attività di lavoro. Ma, se si osserva la lettura più frequente, non ci sono differenze rilevanti dai 18 anni in su.

Per i periodici in generale (compresi settimanali e mensili) sembra diffuso in tutte le fasce di età il desiderio di approfondimento, di capire meglio un argomento, di conoscere notizie che non compaiono in televisione. Ci sono differenze nel modo in cui sono formulate le risposte, ma il quadro complessivo appare analogo, da questo punto di vista, indipendentemente dall’età.

L’attenzione alle immagini (“vedere belle foto”) è relativamente più alta fra gli adolescenti (quasi il 20 %) mentre diminuisce nelle età adulte (è meno del 13 % dai 65 anni in poi). L’uso della stampa periodica per “imparare a fare delle cose” è curiosamente (ma non sorprendentemente) rilevabile fra i più giovani (18 %) e fra i più vecchi (20 %) mentre è meno accentuato nelle età intermedie.

I pettegolezzi più “futili” non sembrano avere grande rilievo – ma interessano un po’ di più alle persone più avanti con l’età. Questo genere di interessi è abitualmente meno dichiarato di quanto sia in realtà, ma la ricerca di “dettagli e retroscena sulla vita di personaggi pubblici”, cui è dedicata una parte esorbitante dei contenuti anche in testate non specializzate in questo genere di argomenti, è considerata un motivo di “soddisfazione” solo dal 12 % dei lettori. Poco dai 14 ai 44 anni (fra 8 e 10 %), un po’ di più dai 45 ai 64 (13 %) e dai 65 in su (18 %).

I livelli dichiarati di “insoddisfazione” e delusione sono più alti fra i giovani che fra i vecchi. È difficile capire quanto questo dipenda da una scelta più consapevole delle testate – e quanto, invece, da una minore capacità critica. Certo non tutti i vecchi hanno un comportamento di assuefazione passiva, ma è più facile che si arrendano alla “omogeneizzazione” del sistema informativo quelle persone (anche indipendentemente dall’età) che hanno una vita meno attiva, una minore curiosità e una più abitudinaria assuefazione alla cultura dominante.





Vedi anche le analisi sulla diffusione della stampa
e sull’evoluzione dei quotidiani e dei periodici in
Cenni di storia dei sistemi di informazione e comunicazione




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