Il potere della stupidità
Kali


Stupidità:
un film e una laurea?

 
“Notizie” per confonderci le idee


Giancarlo Livraghi – ottobre 2009


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(migliore come testo stampabile)


È diffusa la notizia che sta andando in distribuzione un film sulla stupidità. Ma non è così. È vero che un nuovo film si chiama The Age of Stupid (regia di Franny Armstrong – in italiano “L’era degli stupidi”). Ma non è sulla stupidità. È sui problemi del clima – una catastrofica rappresentazione di un ipotetico futuro che ne ha subito le conseguenze.

Di film (e di libri) “catastrofistici” su vari immaginari “futuri” c’è una grande abbondanza. Alcuni sono ben fatti, ma ciò non significa che siano profezie attendibili. La varietà di scenari ci induce a considerarli come puro spettacolo, opere di fantasia.
Speriamo che questo (come altri ispirati da “buone intenzioni”) possa contribuire a una percezione diversa, perché se è vero che ogni ipotesi sul futuro è incerta, il problema dell’ambiente è terribilmente reale e siamo già molto in ritardo nella ricerca e applicazione di soluzioni “sostenibili”.

Di libri, commedie o tragedie, poesie, fiabe e folclore, opere d’arte e di cultura in cui si riflette in qualche modo la stupidità, ce ne sono fin dalle origini dell’umanità. Ma sono molto scarsi gli studi dedicati specificamente all’argomento.

Nella sommaria bibliografia che ho raccolto sono citati i pochi esempi che conosco – insieme molte opere, antiche e moderne, che si limitano a deridere gli stupidi, a raccogliere aneddoti o a trattare da scemo chi non è d’accordo con l’autore.

L’unico film che si occupa davvero della stupidità è quello canadese del 2004, Stupidity the Documentary (regia di Albert Nerenberg) in cui sono uno degli intervistati.

Quel film è poco diffuso e non molto noto. Nelle mie note bibliografiche l’ho descritto così. «È una mescolanza un po’ disordinata di cose eterogenee, con alcune osservazioni interessanti e una varietà di esempi più o meno banali. Ha il merito, comunque, di essere “unico nel suo genere”, con un insolito impegno nell’affrontare un argomento spesso trascurato».

*   *   *

Si parla anche di una “laurea in stupidità”. Se così fosse, sarebbe venuto il momento di cambiare un paragrafo nel primo articolo si questo problema che avevo scritto nel 1996 – e anche nel primo capitolo di Il potere della stupidità.

«Una cosa che mi sorprende (o forse no?) è quanto poco studio si dedichi a un argomento così importante. Ci sono dipartimenti universitari che si occupano delle complessità matematiche dei movimenti delle formiche in Amazzonia o della storia medievale dell’isola di Perim. Ma non mi risulta che ci siano cattedre di stupidologia».

La situazione non è cambiata. Non si tratta di una facoltà, di un “dipartimento” o di un corso di laurea. È solo una delle materie indicate dall’Occidental College per l’anno accademico 2009-2010 nel corso Critical Theory and Social Justice.

Anche così, è un fatto nuovo – non risulta che sia mai stato fatto prima in alcuna parte del mondo. Ma ci vorranno anni, o decenni, per capire se dall’infanzia di questo “piccolo inizio” si svilupperà una disciplina che possa avere un reale valore didattico.

Sto ancora cercando di raccogliere informazioni su come si sta realizzando quell’insolito progetto. Ma intanto vediamo come si è diffusa la notizia.

L’Occidental College di Los Angeles è una piccola università privata. Ora è diventata famosa perché ci ha studiato Barack Obama. Del “corso di stupidità” ha scritto Richard Newbury in un articolo che è stato tradotto in italiano e pubblicato da La Stampa il 26 agosto 2009. L’errore non sta nel testo, che parla correttamente di “corso sulla stupidità”, ma della distrazione di un titolista italiano che l’ha fatto diventare “laurea in stupidità”.

L’articolo di Newbury dice poco sulla natura e sui contenuti di quel corso e sui motivi per cui sta nascendo. Probabilmente perché le informazioni disponibili sono ancora scarse. Osserva che «è pericoloso sembrare intelligenti». «Gli anglosassoni, che hanno sempre avuto un grande rispetto per la stupidità, potrebbero pensare che non sia una cattiva idea studiare questo grande aiuto per il dominio imperiale; bisogna sempre apparire stupidi per disarmare le aspettative».

Non è chiaro quale ironia politica si nasconda in questa osservazione. Ma un lettore disattento (sembra, stranamente, che a quacuno sia accaduto) ne può dedurre che si si tratti di un corso universitario per insegnare a essere (o sembrare) stupidi. È probabile (o almeno spero) in quella neonata classe si parli di tutt’altro: cioè di come capire la stupidità umana e i suoi effetti nel tessuto sociale.

Non so quanti altri giornali, o diverse fonti di informazione, abbiano diffuso la “notizia”. Per quanto ho potuto vedere, pochi – in Italia e nel mondo. Alcuni la considerano comica (è la solita difesa di chi ha paura di affrontare il problema imbarazzante della stupidità).

Una signora che conosco mi ha detto di aver letto dal parrucchiere un numero di Anna (24 settembre 2009) in cui l’argomento è ripreso da Marco Travaglio (nella sua rubrica il guastafeste). Il titolo è In America si studia la stupidità – da noi ci si laurea in ignoranza.

È piuttosto esagerato affermare che tutta l’America stia studiando la stupidità, quando si tratta solo di una materia e in solo una piccola università – e comunque la cosa è appena agli inizi. Ma è vero che la stupidità è (dovunque) largamente praticata e pochissimo studiata. Sono molti di più i diffusori del malanno (anche dall’alto di cattedre universitarie o altri “pulpiti” presunti autorevoli) di quanti siano i tentativi di curarlo.

Anche Travaglio cade nell’errore di credere che in America esista una immaginaria “laurea in stupidità”. Ma ha ragione quando osserva che «la nostra scuola, che fino a qualche anno fa il il mondo ci invidiava, almeno fino alle medie, è pronta a sfornare diplomati e laureati in ignoranza».

Però poi si perde in un elenco dei tanti e noti esempi di studenti alle soglie dell’università che commettono grotteschi errori in italiano (e in altre materie di base). Trascurando il fatto che oltre all’ignoranza è imperversante anche la stupidità, che non è la stessa cosa – ed è diffusa con uguale, preoccupante abbondanza a tutti i livelli di condizione sociale e di cultura, compresi i vertici degli apparati intellettuali e di potere.

Insomma della stupidità ogni tanto si parla o si scrive, spesso ci si scherza, quasi sempre si pensa o si dice che lo stupido è qualcun altro. Rimane scarsa la voglia di capire, prevale la paura di affrontare il problema nella sua sgradevole realtà. Occorre rovesciare la prospettiva, come osservato alla fine del capitolo 28 di Il potere della stupidità.

«La stupidità non è bella da vedere, ma non è la gorgone Medusa. Non ci annichilisce se la guardiamo. Al contrario, ha paura di essere vista. Preferisce annidarsi alle nostre spalle che rischiare la chiarezza, per lei innaturale, di starci davanti. Ama l’oscurità e gli angoli bui, teme la luce e teme il nostro sguardo. Affrontarla, conoscerla, capirla è il primo e fondamentale passo per ridurre il suo insidioso potere».

C’è una cosa su cui sono d’accordo quasi tutti i lettori di Il potere della stupidità (vedi opinioni e recensioni). All’inizio è preoccupante affrontare la realtà del problema. Ma più si va avanti a conoscerlo, più diventa confortante capire che la stupidità non è invincibile.

La ninna nanna del “tutto va bene” o “ci deve pensare qualcun altro” può forse servire ad addormentarci, ma se ci lasciamo cullare da quelle litanie il risveglio ci può riservare uno sgradevole incontro con la realtà. Capire i problemi e accorgerci della stupidità (nostra e altrui) può aiutarci a prevenire le conseguenze. O almeno a non essere colti totalmente di sorpresa.

Uno dei fatti che contribuiscono a renderci stupidi è la diffusione di “notizie” o affermazioni che sono sbagliate – o che, come nei due esempi qui citati, sono interpretate male.

È sempre stato così. Ma oggi, con l’ampiezza e velocità della comunicazione, inganni ed errori si diffondono con fretta spesso incontrollata (mescolandosi con vecchi pregiudizi, luoghi comuni e pigre abitudini).

Perciò abbiamo bisogno, se non vogliamo essere continuamente confusi, di un migliore allenamento nel dubbio, di maggiore prontezza della verifica, di una più ricca varietà di prospettive. Insomma dobbiamo essere meglio addestrati a contrastare il perverso potere della stupidità.

*   *   *

La stupidità sta crescendo?. Questa domanda non ha risposta, perché non esiste alcun metodo attendibile che permetta di “misurare” il livello di stupidità (o di intelligenza) e ancora meno di confrontarlo con un passato vicino o remoto. Ma è ragionevole presumere che sia una costante, cioè che dalle origini dell’umanità ai nostri giorni la sua presenza nei comportamenti umani sia essenzialmente la stessa – e sempre maggiore di ciò che sembra o che possiamo immaginare.

Quello che sta crescendo è il numero di persone che affollano il pianeta – e la capacità del genere umano di influire sull’ambiente. Cosa che, se avessimo un po’ di sale in zucca, potremmo fare in modo positivo. Ma è sempre più preoccupante constatare che stiamo facendo il contrario.

Nessuno può sapere se e quali previsioni catastrofiche si avvereranno – o se lo faranno nel modo che oggi possiamo immaginare. Ma è sufficiente constatare ciò che è già successo, e che continua a succedere, per capire quanto sia preoccupante il potere della stupidità. È pericoloso continuare a essere troppo indulgenti con le nostre perseveranti idiozie.




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