Offline Riflessioni a modem spento


La stupidità
delle tecnologie

 
(si va di male in peggio)

dicembre 2006



  Giancarlo Livraghi

gian@gandalf.it
 
Su questo argomento vedi anche
Il potere della stupidità
e altri articoli online
 
 

 

Disponibile anche in pdf
(migliore come testo stampabile)




Lo so, è noioso. È deprimente, sgradevole, fastidiosamente ripetitivo ritornare sul tema delle tecnologie che non funzionano – o che, invece di risolvere i problemi, li rendono sempre più difficili e complicati. Ma il fatto è che la situazione continua a peggiorare.

Non ho smesso di credere nel valore dello sviluppo tecnologico, della ricerca scientifica, dell’innovazione (quando è nuova davvero – e quando è utile) e delle tante risorse che ci offrono le tecniche già oggi disponibili, oltre a quelle che dai laboratori arriveranno, un giorno o l’altro, a offrirci qualcosa di inaspettato – o, comunque, interessante.

Non ho smesso di credere che, in particolare, le tecnologie della comunicazione abbiano già portato cambiamenti straordinari – e ci possano dare molto di più non solo con nuove risorse, ma anche con una crescente maturazione della nostra capacità di usare quelle che abbiamo.

Non ho smesso di pensare che la turbolenza e il disordine in questi sviluppi sono non solo inevitabili, ma anche utili, perché sappiamo che i veri progressi nascono più spesso dal “caos” che da processi coerenti e lineari. (Vedi Pensieri semplici sulla complessità).

Non credo che sia “scandaloso” l’uso di risorse per ogni sorta di motivi, compresi giochi e scherzi, perché divertirsi fa bene – e la vita sarebbe noiosa se ci si occupasse sempre e solo di cose “serie”.

Ma anche l’umorismo ci insegna che un problema c’è – e continua ad aggravarsi. Infatti un’occasione per ritornare, ancora una volta, sull’argomento è offerta da una serie di vignette satiriche pubblicate, in circostanze “natalizie”, da un autore che ho già citato varie volte: J.D. Frazer (“Illiad”). Sono cinque, dal 26 al 30 dicembre 2006.

vignetta 1
vignetta 2
vignetta 3
vignetta 4
vignetta 5
Copyright © J.D. Frazer “Illiad” – 2006

Un riassunto per chi non sa l’inglese: la storia comincia con un tecnico informatico che riceve in regalo una “chiave usb”, ma non riesce ad aprire il contenitore di plastica. Anche la sua collega ha ricevuto un regalo di natale: un aggeggio “multifunzione” per aprire ogni sorta di cose. Ma anche quello è chiuso in una confezione inapribile. Lei osserva: «è ancora peggio della storia dell’uovo e della gallina». Dopo varie vicende, in cui il protagonista si ferisce, finalmente riesce ad aprire – e il dispositivo tecnico non funziona. Lei gli chiede se ha bisogno di garza e filo di sutura. Lui risponde: «io no, ma il fabbricante si».

Che molti contenitori, di ogni sorta di cose, siano di difficile apertura è una constatazione frequente (e dimostra come i produttori badino più alle proprie esigenze che a quelle dei loro clienti). Ma ovviamente l’ironia sta in una metafora più generale: il malfunzionamento delle tecnologie.

La storia non è nuova. Per esempio era l’argomento di un racconto di Isaac Asimov del 1957 Insert Knob A in Hole B che avevo già citato nel 1999 (vedi incontro con Arno Penzias).

Un gruppo di scienziati, su un lontano pianeta, riceve periodicamente dalla terra nuove attrezzature – smontate per risparmiare spazio e accompagnate da manuali incomprensibili. Dopo mesi di disperazione nel tentativo di “assemblare” macchine e strumenti, finalmente dalla terra comunicano che il problema è risolto, perché con la successiva spedizione manderanno un robot montatore. Che puntualmente arriva – smontato e con un manuale incomprensibile.

C’è anche un romanzo di Isaac Asimov, del 1972, con il titolo diviso in tre parti: Against Stupidity... The Gods Themselves ... Contend in Vain? (È ispirato da una frase di Friedrich Schiller Mit der Dummheit kämpfen Götter selbst vergebens – “Perfino gli dei non riescono a combattere la stupidità”). Nell’interpretazione di Asimov non si tratta di divinità, ma di esseri pensanti, con tecnologie avanzate, che vivono in un universo diverso dal nostro. Oltre a osservazioni interessanti sul problema della stupidità umana (e anche “aliena”) quel libro contiene un’acuta analisi delle discontinuità e contraddizioni dello sviluppo scientifico – che talvolta portano a scoperte inaspettate per vie apparentemente incoerenti, ma possono anche distorcere pericolosamente il processo di ricerca e i metodi di applicazione dei suoi risultati.

Sono passati cinquant’anni da quando Asimov aveva “messo il dito nella piaga”. Il problema era diffuso allora, ma non abbiamo imparato la lezione. I pasticci e le disfunzioni continuano a moltiplicarsi.

Non si tratta solo del sempre pericoloso potere della stupidità. Ma anche di un più specifico deterioramento culturale. La specializzazione è diventata isolamento, incapacità di capire. Ci sono situazioni in cui arriva alla paranoia. Ognuno sembra sempre più chiuso in un mondo isolato, incomprensibile per chi non ne fa parte – e incapace di capire ogni umanità “esterna” che non ne condivide le prospettive e le manie. Nella cosiddetta “era dell’informazione”, si moltiplicano i fenomeni di incomprensione e di incapacità di comunicare (soprattutto di ascoltare e capire).

Le conseguenze di questo “circolo vizioso” sono sempre più allarmanti. La soluzione, come concetto, è semplice: mettere al centro di ogni cosa (non solo delle tecnologie) la cultura e le esigenze umane. Ma le cose semplici sono (o sembrano) le più faticose per chi non sa allargare la mente, guardare oltre i limiti di culture egocentriche e di prospettive ristrette. (Vedi L’arte difficile della semplicità e Il fascino della semplicità).

 




indice
indice della rubrica


Homepage 
Gandalf
home