labirinto
Il filo di Arianna


giugno 2002


Giancarlo Livraghi     gian@gandalf.it


L’internet
non è un “club”

Non è un’idea nuova quella di inventare un “club” per cercare di vendere qualcosa – o di “fedelizzare”, come dice un ambiguo termine gergale.

Uno dei tanti esempi “storici” è quello delle linee aeree che offrono vari benefici ai viaggiatori abituali (fra cui una raccolta di “punti” per avere voli gratis). Ci sono anche infinite iniziative intese a “creare traffico”. Come le cosiddette “porte aperte” automobilistiche, destinate a fare in modo che persone e famiglie sappiano dov’è il concessionario più vicino e così si ricordino di passarci quando avranno in mente di cambiare automobile.

Quelle cose funzionano? Si, se sono ben concepite e gestite come si deve. Ma non sarebbe ragionevole far pagare a chi vola la partecipazione a un “club”, né assoggettarlo a vincoli fastidiosi. E neppure importunare i passeggeri ossessionandoli con messaggi promozionali. Né chiedere a chi visita un concessionario di pagare il caffè, le brochure o i biglietti delle lotterie.

Quando si tratta dell’internet... sembra che le lezioni dell’esperienza e del buon senso siano dimenticate. Visto che molti tentativi di “fare soldi con la rete” sono miseramente falliti, si va alla ricerca di marchingegni per far pagare ciò che tutti hanno il diritto di aspettarsi gratis – o per vendere cose di cui nessuno, in realtà, ha bisogno.

Spesso si usano sistemi tortuosi – come richieste (o imposizioni) di “iscrizione” a qualcosa. Che suscitano (specialmente nelle persone più esperte) una crescente e giustificata diffidenza. Perché mai, per avere un’informazione o accedere a un sito, dovrei arruolarmi in qualche congrega che promette “esperienze meravigliose” e che ha una preoccupante somiglianza o con il paese dei balocchi nelle avventure di Pinocchio?  (Per non parlare di Alice e dell’infido “paese delle meraviglie”).

Il risultato di queste fastidiose trappole è che molti se ne vanno senza accettare l’ambiguo invito. E se qualcuno ingenuamente ci casca... spesso si trova a mal partito perché si perde in meandri fastosamente decorati e privi di contenuto, si accorge poi (troppo tardi) di aver consegnato i suoi dati personali a qualche furbastro che ne fa commercio, di aver aperto una porta a un’invasione di spam, di aver installato nel suo computer qualche insidioso software con funzioni nascoste... o di essere rimasto vittima di qualche altra oscura diavoleria.

Anche se qualcuna di queste manipolazioni avesse, malauguratamente, successo – il guadagno di pochi sarebbe un danno per molti, perché in questo modo si distrugge il valore più importante in qualsiasi transazione o relazione: la fiducia.

Il problema sta in un errore concettuale. Si pensa che sia necessario trovare fonti di guadagno dentro l’internet. Mentre sono quasi sempre fuori.

Solo chi vende specifici servizi online ha motivo di cercare nella rete una fonte di guadagno. Per la maggior parte delle imprese si tratta di beni e servizi che non stanno nell’internet, ma cui può servire un uso intelligente della rete – che non è solo, né necessariamente, un appoggio alle vendite, ma può offrire rilevanti “valori aggiunti” in termini di informazione, assistenza e servizio.

Elementare? Si. Ma basta una breve esplorazione della rete (o un occasionale ascolto degli infiniti dibattiti sull’argomento) per constatare che questa semplice verità è spesso dimenticata in favore di arrischiati tentativi di “far pagare” cose che nessuno desidera o che sarebbe doveroso offrire gratuitamente.

Inoltre... ci sono le smisurate dissertazioni sulle “comunità online” che quasi sempre perdono di vista i fatti essenziali. Una comunità è viva e vitale solo se rispecchia le intenzioni e i desideri dei partecipanti. Molte delle più interessanti non nascono da iniziative commerciali. Se un “club promozionale” si traveste da “comunità” la confusione risultante produce intrugli indigeribili. Questo è uno dei tanti casi in cui definire il significato delle parole può essere molto utile per intendersi meglio e per sviluppare attività concrete più efficienti e funzionali.



Su questo tema vedi anche
Gratis o non? Un falso problema.



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