Offline Riflessioni a modem spento


Gratis o non?
Un falso problema

maggio 2002

also available in English



  Giancarlo Livraghi

gian@gandalf.it
 
Per altre osservazioni vedi
il mercante in rete
e altre rubriche online
e due libri:
  La coltivazione dell’internet  
e L’umanità dell’internet
 
 

 



Un’antica filastrocca cominciava così: Passa un giorno, passa l’altro, ma non torna il prode Anselmo. Si scopriva che lo sventurato cavaliere, partito per qualche crociata, non era morto in battaglia ma si era perso per strada. Sembra che spesso abbiano uguale destino le avventure di chi cerca una fonte di guadagno con l’internet.

È difficile fare qualcosa in rete da cui trarre un “onesto guadagno”? Non molto. Comunque non più di quanto lo sia in ogni altro genere d’impresa. E allora perché continuano gli insuccessi, gli esiti stentati o deludenti, gli investimenti sballati, i conti che non tornano? Perché nonostante tante conferme dell’esperienza sembra che il buon senso, alla maniera del prode Anselmo, si sia perso per strada.

Una delle faccende più strampalate è l’insistente ripetizione di un concetto privo di senso. “L’internet gratis non può più esistere”.

Possiamo affermare (secondo il criterio e la definizione) che l’internet gratis non è mai esistita. Oppure che esiste e continuerà a crescere.

Se non ragioniamo in termini strettamente monetari, sappiamo che nulla è completamente “gratis”. Anche ciò che non ha un prezzo richiede un impegno – di tempo, di attenzione, di attività. La struttura portante dell’internet è nata più di trent’anni fa come aperta, trasparente, liberamente accessibile – ma non totalmente “gratuita”. Si basa su uno scambio di servizi. Per essere in rete bisogna “dare“ qualcosa – risorse tecniche e umane, contenuti e valori – quindi anche ciò che non ha un prezzo in denaro non è “gratis”.

Da questo punto di vista l’internet non è mai stata “gratis” e, in un modo o nell’altro, continueremo a pagarla: il meno possibile in termini di denaro, ma con un significativo costo di tempo, energie e lavoro per “essere in rete”.

Ma se pensiamo solo al costo in denaro per ciò che otteniamo (dialogo, informazioni, interattività, rapporti umani) scopriamo che è nella natura della rete essere “gratis”. È nata così, in quel modo continua a crescere e nulla fa pensare che possa diventare qualcosa di diverso. Se fosse “tutto a pagamento” non sarebbe più l’internet, ma una squallida e deprimente “brutta copia” di altri sistemi – e non ci resterebbe che piangere sulla sua tomba o farla rinascere in qualche altro modo.

L’esperienza quotidiana dimostra che (nonostante la “congestione” di cose inutili che affollano la rete) l’internet “gratis” continua a crescere e a migliorare, mentre quella “commerciale” (con poche gradevoli eccezioni) è sempre più involuta, faticosa, fastidiosa e inefficiente.

La forza della rete sta nel fatto che ci sono persone interessate a scambiarsi idee, opinioni e informazioni. Cercare di soffocare questa libertà di scambio umano per sostituirla con un sistema esclusivamente “a pagamento” non è solo perverso. È profondamente stupido.

La crociata contro la libertà e la molteplicità dell’internet, per fortuna, è una causa persa. E nella malaugurata ipotesi che qualcuno la potesse vincere non sarebbero gli infiniti azzeccagarbugli che tentano di infarcirla di trappole appiccicose con la speranza che ci rimanga attaccato qualche dollaro o qualche euro. Sarebbero poche, mostruose concentrazioni (di cui nessuna italiana) che spazzerebbero via gli speculatori prima ancora di impadronirsi delle loro vittime.

La soluzione è non perdersi, come fece il prode Anselmo, in territori poco conosciuti con borracce bucherellate. Non promettere l’impossibile, non investire troppi soldi (magari altrui) prima di aver capito che cosa si sta facendo. Procedere gradualmente, imparare passo per passo, offrire senza impicci e senza ostacoli ciò che deve essere gratuito (ma non avventurarsi nel falso percorso di offrire “contenuti” generici o non attinenti). Soprattutto, per tutto ciò che ha un prezzo, offrire reale valore e adeguato servizio.

L’importante è buttare nella pattumiera le strategie sballate e fallimentari – e concentrarsi con pazienza sulla realtà. Che (come non mi stancherò mai di ripetere) non è fatta di tecnologie, apparenze, “effetti speciali” o formulette imitative. È fatta di persone e di rapporti umani.

 



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