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Sensei Bakkies Laubscher è maestro di bunkai kata. L’affermazione più sembrare strana ai partecipanti dello stage organizzato dalla IOGKF Italia dal 29 febbraio al 2 marzo 2008. In effetti Sensei Bakkies ha illustrato alcune applicazioni dei kata, ma, delle 10 ore di pratica complessiva, forse una è stata dedicata alla pratica delle applicazioni dei kata.

Ma l’affermazione è corretta se si analizza il significa della parola bunkai, utilizzata di solito per identificare la pratica delle applicazioni dei kata, ma che in realtà significa “separare, suddividere a pezzi”.

Quindi Sensei Bakkies è maestro nella pratica dei kata, “suddivisi in pezzi”, coerenti in una logica di autodifesa.

Abbiamo praticato il kata Gekisai Dai Ichi, kata “di base”, creato dal maestro Chojun Miyagi per facilitare l’insegnamento nelle scuole, in una forma e modalità che ci ha costretto a creare nuove sinapsi, da aggiungere ed a sconvolgere quelle consolidate dalla pratica quotidiana. Prima le singole tecniche, poi le sequenze, ripetute una, due, tre volte, con kime sempre costante. Il maestro Higoanna enfatizza sempre che in questo kata ogni singola tecnica deve essere praticata con la giusta respirazione e concentrazione, e l’insegnamento di sensei Bakkies ha avuto proprio questo scopo.

E il kata Saifa: praticarlo in forma bunkai mi ha consentito di apprezzarne ancora di più alcune caratteristiche, gli spostamenti, gli uchi a corta distanza, i colpi circolari, che rappresentano una enciclopedia di applicazioni e principi applicabili nella difesa personale. Sensei Bakkies è vissuto per tanti anni a Città del Capo, e, purtroppo, ha vissuto innumerevoli situazioni pericolose, che ha potuto raccontarci anche grazie alla sua esperienza come karateka.

E il kata Shisochin, il preferito dal maestro Miyagi negli ultimi anni della sua vita, con le sue tecniche per creare distanza, per la corta distanza, le leve…

Ma come è possibile che gli allievi del maestro Miyagi conoscevano i kata Sanchin, Tensho ed un altro kata, eppure praticavano 4/5 ore al giorno? La risposta, grazie Sensei Bakkies, è bunkai, bunkai, bunkai…

I giorni di pratica sono stati preceduti da una cena nell’hombu dojo Tora Kan, organizzata, come tradizione, dagli allievi della IOGKF Italia. Benchè stanco dal viaggio, era arrivato il giorno stesso, Sensei Bakkies ha apprezzato le qualità della porchetta dei Castelli e del vino.

Ci ha anche raccontato della situazione in Sudafrica, e vorrei qui riportare alcune delle cose di cui abbiamo parlato: credo che l’incontro con i praticanti stranieri, così come il praticare in paesi stranieri, debba essere parte del nostro curriculum, è un’esperienza che non può che accrescerci e va nella stessa direzione di quanto afferma spesso Sensei Paolo, la pratica non si deve limitare al dojo (ed il dojo non deve limitare la nostra visione, aggiungo).

A quasi vent’anni dalla fine dell’apartheid, il Sudafrica vive di nuovo la violenza razzista, ma trasformata. Il “Black Economic Empowerment”, la riforma del 2004 che sostiene con dei risarcimenti e delle agevolazioni le imprese, i lavoratori ed i disoccupati di colore, ha creato una nuova generazione di bianchi poveri ed una fuga di cervelli dalle università e dalla ricerca.

Questo ha generato da una parte un istinto di conservazione da parte dell’elite bianca (mentre la classe media sta avendo parecchie difficoltà), dall’altra parte ha creato una generazione di neri non incentivati a lavorare, con pesanti conseguenze sulla violenza, soprattutto sulle donne.

Inoltre l’Hiv, negato come presente dalle autorità, è diffusissimo: poco meno di sei su quarantotto milioni di abitanti!

Il nuovo leader dell’African National Congress, Jacob Zuma, è un perfetto esempio della situazione: mentre lo processavano per lo stupro di una giovane sieropositiva, ha indicato la terapia anti-aids: “Subito dopo, mi sono fatto una doccia”.

Infine la corruzione, che trova terreno fertile nella costruzione delle opere per i Mondiali di calcio del 2010, con gran parte delle strade e degli stadi che non saranno ultimati.

Mentre ascoltavo Sensei Bakkies ho percepito che le sue erano riflessioni dettate dall’amarezza di veder forse sfuggire per sempre la possibilità di creare la “nazione arcobaleno”, ma devo altresì dire che nei suoi occhi, nel suo sguardo, ho continuato a vedere voglia di lottare, anche con la pratica del karate-do, per la ricostruzione morale del suo paese.