Breve storia della relativita'
Partendo dalle trasformazioni di Lorentz e dalle nuove concezioni sullo spazio e sul tempo egli elaborò una nuova cinematica ed una nuova dinamica, stavolta covarianti secondo Lorentz. Recuperò così l'unità della fisica, sia pure al costo dell'abbandono di alcuni concetti familiari della fisica classica. A fondamento della sua elaborazione egli pose due postulati: il principio di relatività e il principio della costanza della velocità della luce. Il primo afferma che le leggi della fisica devono risultare invarianti in forma per cambiamenti di sistemi di riferimento inerziali ed è una estensione di un analogo principio enunciato da Galileo. Il secondo afferma che la luce si propaga con la stessa velocità in tutti i sistemi di riferimento inerziali. E' quest'ultimo che rappresenta la più appariscente rottura con la fisica classica, essendo in netto contrasto con la formula di addizione delle velocità stabilita da Galileo. Nella nuova cinematica tale formula non vale e viene sostituita da una nuova, di cui rappresenta il caso limite. Si tenga presente che tale radicale assunzione fu resa necessaria dalla necessità di spiegare alcuni fatti sperimentali, quale il già citato esperimento di Michelson e Morley, senza contraddirne altri già noti da tempo, come l'aberrazione stellare o l'esperimento di Fizeau, proprio quei fatti per cui le teorie dell'etere classiche entrarono irreversibilmente in crisi. Contemporaneamente ad Einstein altri scienziati, in particolare H.A.Lorentz e H.Poincarè, stavano lavorando a questi problemi ed erano riusciti ad ottenere alcuni risultati parziali. Il loro pensiero, però, restava in parte legato alle concezioni classiche della meccanica e mancava di quello slancio rivoluzionario che fu invece tipico di tutto il pensiero scientifico di Einstein.