Breve storia della relativita'
Dal punto di vista concettuale egli rivede e critica i concetti di spazio e tempo assoluti, tipici della fisica newtoniana. Egli rileva che tali concetti risultano altamente metafisici e inoltre non sono direttamente osservabili. Egli esamina a fondo anche il concetto di misura, analizzandolo criticamente e mostrando come esso sia, in parte, una questione di convenzione. Analogamente egli rigetta il concetto di etere che, al pari dello spazio e del tempo assoluti, risulta non osservabile e quindi inutile dal punto di vista concettuale. La sua critica è supportata dai risultati sperimentali che alla fine dell'ottocento avevano messo in crisi la fisica classica. Einstein cita esplicitamente [1] alcune asimmetrie che si verificano nei fenomeni elettrodinamici ed i falliti tentativi di determinazione del moto della Terra rispetto all'etere (esperimento di Michelson e Morley). Altro cardine dei ragionamenti di Einstein è un fatto prettamente tecnico, già affrontato da Lorentz: il problema della covarianza delle leggi dell'elettrodinamica. Al contrario delle leggi della meccanica, che risultavano covarianti rispetto alle trasformazioni di Galileo, le leggi dell'elettrodinamica risultavano invarianti rispetto alle trasformazioni di Lorentz. Si veniva a creare così una situazione di conflitto, per cui una parte della fisica era invariante secondo Galileo ed un'altra secondo Lorentz. Ad Einstein apparve subito chiaro che si sarebbe dovuto porre rimedio alla situazione, o apportando delle modifiche all'elettrodinamica o alla meccanica. La sua scelta fu quella di affidarsi alle leggi dell'elettrodinamica, che avevano una solida base sperimentale alle spalle, e correggere le equazioni della meccanica, che pure avevano ottenuto tantissimi successi fino ad allora in tutti i campi.