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- Domanda 1
- La maggior parte dei soggetti intervistati ha dichiarato di lavorare nel campo della difesa delle minoranze (40%) e dell'educazione (40%). Erano possibili risposte multiple. L'attività principale di un altro 25% è la comunicazione e l'informazione (d'altronde è facile che chi svolge un'attività del genere abbia una forte presenza in rete ed un'inclinazione a fornire feed-back). Poche (il 5%) hanno dichiarato di lavorare nella difesa dell'ambiente e nessuna nell'agricoltura(questo è un dato che fa pensare come la diffusione di internet al di fuori dei centri urbani ed in particolare nelle zone rurali sia limitata). Per il campo di attività secondario i dati sono più o meno gli stessi.
Diverse risposte hanno specificato settori e attività non previste tra cui:
- Cultura (citato 2 volte).
- Progetti di professionalizzazione per adolescenti in situazioni sociali a rischio.
- Uso costruttivo e utile all'emancipazione dei computer.
- Salute.
- Assistenza ai senza tetto.
- Assistenza alla popolazione di colore.
- Sviluppo della comunità.
- Aiuto alle famiglie.
Le risposte marcate come altro hanno costituito il 30% del totale come attività principale ed il 15% come attività secondaria.
- Domanda 2
- La grande maggioranza delle organizzazioni (58%) opera da più di 10 anni (una ha risposto di operare da più di quaranta), il 26% da un periodo compreso tra 5 e 10 anni e il 16 da meno di 5. Nessuna ha risposto di essere in attività da meno di un anno.
Si tratta quindi di ONG che hanno una notevole esperienza nella attività svolta.
- Domanda 3
- Il numero di persone coinvolte nell'attività sia a titolo volontario che nell'ambito di un rapporto di lavoro retribuito.
Per quanto riguarda i volontari, quasi la metà si avvale dell'opera di più di 10 persone, con il
21% che ne ha un numero compreso tra 1 e 5 e il 16% tra 5 e 10. Il 16% delle ONG non si avvale
dell'operato di volontari, che è uno degli aspetti fondamentali della loro attività, va considerato
che in questi ambiti anche il lavoro dipendente ha alcune caratteristiche di volontarietà, in
quanto le condizioni retributive sono spesso inferiori al settore for-profit. Riguardo ai
lavoratori dipendenti il 35% ne ha più di 10, il 40% tra 1 e 5, mentre il 25% non ne ha,
basandosi quindi interamente sul lavoro volontario. Il terzo punto della terza domanda, che
chiedeva il totale delle ore settimanali lavorate da tutti i dipendenti e i volontari, ha posto
molti problemi agli intervistati. Probabilmente la domanda era formulata in modo poco chiaro, forse anche per effetto delle traduzioni. Qualche ONG ha dichiarato espressamente
di non essere in grado di fornire una risposta non tenendo una contabilità di questo tipo. Il 32%
ha quindi risposto di non sapere. Il 42% meno di 100 ore a settimana, il 5% tra 100 e 500, il
21% più di 500. Tra le risposte pervenute molte si riferiscono esplicitamente al numero di ore
lavorate da ciascuna persona per settimana, con valori generalmente compresi tra 20 e 80 ore
settimanali. Non avendo a disposizione il dato esatto del totale dei lavoratori ma solo un
indicazione generale ( per esempio più di 10) non è possibile ricavare indirettamente il dato
richiesto. Quindi l'attendibilità e la comparabilità dei dati risultanti da questa domanda sono
seriamente compromessi.
- Domanda 4
- Si chiedevano informazioni sull'ambito geografico di attività, sia principale che secondario. La grande maggioranza delle organizzazioni lavora localmente (80% come principale e 30% come secondario). Per quanto riguarda l'ambito principale poche lavorano in un'area più ampia (10% statale e 10% internazionale), mentre tali percentuali sono maggiori se consideriamo l'ambito secondario (30% statale, 30% federale e 10% internazionale). Quindi l'organizzazione tipica che ha risposto svolge il proprio lavoro principalmente nella ristretta zona di appartenenza ( e ciò rispecchia quanto risposto alla prima domanda che vede le attività principali essere l'educazione e la difesa delle minoranze, che richiedono uno stretto contatto con la realtà sociale) e secondariamente spazia in una zona più ampia.
- Domanda 5
- Le prime tre risposte a questa domanda sono abbastanza scontate in rapporto alla modalità di diffusione del questionario, ma devono essere viste, come già ricordato, in rapporto a possibili modalità alternative( cioè diffusione via posta normale).
Il 95% degli interpellati ha accesso ad internet, naturalmente la totalità utilizza la posta elettronica, il 90% ha un sito web.
Più interessanti le risposte alla domanda 5.4: il 72% gestisce internamente il proprio sito web,
mentre il 28% lo da in gestione ad un fornitore esterno. Quindi il livello di padronanza delle
tecnologie informatiche è buono, anche se bisogna considerare ( vedi il capitolo 5.1) che il
livello qualitativo di questi siti spesso non è eccelso evidenziando lacune di progettazione e di
gestione.
Il periodo di utilizzo di internet è per la maggior parte compreso tra 1 e 3 anni (cioè tra il 96 e
il 98) che coincide col tempo in cui la stragrande maggioranza delle organizzazioni (anche in altri
settori) hanno preso coscienza dell'esistenza di questo mezzo ed hanno cominciato ad utilizzarlo.
Il 22% utilizza la rete da meno di un anno e la stessa percentuale da più di tre anni (avendo già
maturato una notevole esperienza).
- Domanda 6
- Particolarmente interessanti sono state le risposte a questa domanda, che chiedeva se fossero utilizzati strumenti telematici alternativi. Il 95% ha risposto di no, solo una organizzazione ha detto di servirsi di una rete telematica locale. Le spiegazioni a questa quasi totale unanimità possono, a mio parere, essere di due tipi, complementari e non alternative tra di loro:
- Chi utilizza questi mezzi lo fa in modo esclusivo, non potendo permettersi una connessione internet per ragioni economiche o tecniche(più probabilmente quest'ultimo caso visto la costante tendenza al ribasso dei costi di connessione). Cioè non ha fisicamente la possibilità di collegarsi ad internet perché abita in zone rurali isolate o poco sviluppate come sistema telefonico.
- internet sta cannibalizzando i sistemi tradizionali, provocandone una veloce estinzione laddove essi non siano in grado di offrire un valore aggiunto in termini di contenuto.
- Domanda 7
- Passiamo alla terza parte del questionario relativa ai vantaggi attesi e ottenuti.
Per quanto riguarda le donazioni ottenute on-line (domanda 7.1) appare evidente come le ONG siano
rimaste in qualche misura deluse da questo aspetto. Mentre le attese erano alte (il 38% importante
e 1l 19% essenziale) i risultati ottenuti sono stati abbastanza scarsi. Il 28% lo ha trovato poco
utile, il 50% solamente utile e solo il 6% e il 17% rispettivamente importante ed essenziale.
Anche tra quanti hanno risposto essenziale va notato che probabilmente non ci si trova davanti ad
un sistema integrato di donazioni on-line, ma solo alla situazione in cui i donatori riescono ad
avere maggiori informazioni sulla possibilità e sulle modalità di effettuare versamenti attraverso
le pagine web o la posta elettronica. La ricerca sui siti web (vedi cap. 5.1) non ha difatti messo
in evidenza alcun sistema di donazione totalmente on-line.
Nella domanda 7.2 riguardo all'incremento dei volontari le aspettative erano minori e sono state sostanzialmente confermate dalla situazione reale. La maggior parte ha ritenuto questa prospettiva poco utile (37% atteso, 41% ottenuto), alcuni utile o importante (in entrambi i casi 24% ottenuto) e pochi essenziale (12% ottenuto). In questo caso i valori attesi e ottenuti sono effettivamente molto simili.
Il terzo punto considerato (domanda 7.3) cioè la facilità di accesso alle informazioni è stato quello da cui le organizzazioni hanno ricavato le maggiori soddisfazioni. Anche le aspettative sono state confermate in larga parte con valori attesi e ottenuti molto simili. Il 33% ha ritenuto questo aspetto essenziale, il 39% importante, il rimanente 28% utile. Nessuno lo ha ritenuto poco utile, neanche in previsione.
L'ultima domanda (la 7.4), riguardo alla possibilità di coordinamento e collaborazione con altre organizzazioni, ha visto una prevalenza di coloro che hanno ottenuto un risultato importante, anche se la percentuale di delusi non è bassa(28%).
La differenza tra risultati ottenuti e attesi è nulla per quanti considerano questo punto utile e importante, mentre chi si proponeva di ricavarne un vantaggio essenziale è rimasto deluso (28% contro 17%). Parallelamente è aumentata la percentuale di chi lo ha trovato poco utile (17% contro 28%). Il 50% ha comunque ritenuto questo aspetto importante od essenziale.
Gli intervistati avevano la possibilità di indicare altri eventuali vantaggi in una domanda apposita (7.5), le risposte citate sono state:
- Riconoscimento da parte della comunità dell'attività della ONG: in questo caso il web serve come una vetrina per mostrare alla comunità di appartenenza, e non solo, l'attività sociale dell'organizzazione.
- Divulgazione della filosofia di lavoro delle ONG. Anche in questo caso, che potrebbe rientrare nella domanda 7.4, si ha l'utilizzo come strumento di comunicazione, sia verso il pubblico in generale, sia verso altre organizzazioni.
- Mezzo di divulgazione generale: rientra sostanzialmente nel caso precedente.
- Miglior coordinamento dei volontari che possiedono un e-mail: aspetto più tecnico e relativo alla gestione interna ma da non sottovalutare in termini di risparmio sui costi di ufficio (critici per molte piccole organizzazioni) e di maggior velocità di reazione ai problemi.
L'ultima questione riguardava il ruolo della persona che aveva risposto al sondaggio all'interno dell'organizzazione. Le risposte più comuni sono state:
- Il webmaster: è colui che gestisce il server web e crea le pagine HTML.
- Il mailmaster: gestisce la posta elettronica curando i contatti e rispondendo alle lettere ricevute.
- Altri ruoli più tradizionali, come il direttore, il coordinatore, il responsabile per le comunicazioni, un volontario.
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1999-10-19