Next: Il terzo settore e
Up: Opportunità e problemi nell'uso
Previous: Opportunità
  Indice
Vogliamo ora cercare di capire, una volta messo in evidenza
come le tecnologie informatiche siano uno strumento utile e sempre
più necessario per cercare di colmare il divario tra nord e sud,
quali siano le possibili difficoltà che si presentano
nel loro utilizzo, in particolare
quelle legate allo sviluppo che ha
avuto internet negli ultimi anni. Tale
sviluppo se da un lato ha permesso
un'enorme diffusione delle
comunicazioni elettroniche, ne ha
contemporaneamente accentuato i lati
commerciali e consumistici a scapito di
utilizzi forse più socialmente
vantaggiosi.
Parlando di tecnologie di rete viene spontaneo pensare ad
internet. Quello che non sempre è chiaro è però come
l'enorme diffusione che questa ha avuto ha portato con sé mutamenti radicali sia nella struttura
che nei contenuti, modificandone l'utilità sociale. Agli inizi le organizzazioni presenti su
internet erano quasi esclusivamente organizzazioni senza fini di lucro ( in particolare istituzioni
accademiche e governative) e anche analizzando i dettagli tecnici dei protocolli utilizzati si nota
una particolare attenzione alla velocità, all'interoperabilità tra sistemi diversi,
all'affidabilità. I bit che passavano sulla rete erano quasi esclusivamente testuali e
ipertestuali, la multimedialità non aveva ancora fatto la sua comparsa. La difficoltà iniziale di
utilizzo era abbastanza alta e i software poco intuitivi, ma anche molto potenti. I programmi
utilizzati erano quasi tutti free (nell'accezione particolare di questo termine che non significa
solo gratis, ma anche liberi, cioè possibilità per chiunque di modificarli). Le connessioni
internazionali non avevano molta ampiezza di banda, ma giusto quella necessaria per il traffico
corrente. Con la diffusione della rete, la comparsa di nuove opportunità di profitto per le
imprese e l'intuizione delle possibilità di nuovi modelli organizzativi partendo dal commercio
elettronico per arrivare al telelavoro, all'utilizzo del modello di internet in ambito pubblico e privato attraverso le extranet e le intranet (le intranet sono reti private che utilizzano, si è determinato un contesto
nuovo anche per le ONG, le organizzazioni non profit e le associazioni di volontariato. Queste
possono approfittare di nuove opportunità come le imprese a fine di lucro, ma devono anche prestare
attenzione ad un ambiente che per forza di cose è plasmato sulle esigenze di quest'ultime.
Oggi il numero di persone che si calcola (in modi più o meno
affidabili) siano presenti su internet è dell'ordine delle
centinaia di milioni. Questi utenti sono quasi tutti al nord e
buona parte di lingua inglese. La rete è intasata da suoni,
immagini e video che hanno più o meno lo stesso contenuto
informativo di poche righe di testo pur impiegando centinaia di
migliaia di bit in più, i protocolli di trasmissione vengono
modificati per garantire la sicurezza necessaria per il commercio
elettronico e i diversi livelli di priorità per il traffico
multimediale. Le varie dorsali (connessioni in fibra ottica a larga banda che costituiscono la struttura portante della rete) hanno centuplicato le loro capacità
ma il traffico è sempre lento. I software diventano commerciali
per poter garantire il supporto adeguato a chi lo può pagare,
diventano più intuitivi ma richiedono computer sempre più potenti.
In questo modo si offrono sempre nuovi servizi ai ricchi (in
questo caso coloro che hanno a disposizione più bit) e si tagliano
fuori i poveri.
La fruizione della telematica tende a diventare sempre più
passiva e meno collaborativa, assomigliando sempre più a quella di
un media tradizionale come la televisione: le pagine web si
trasformano in vetrine luccicanti piene di immagini ma che possono
essere viste nella loro interezza solo su computer dell'ultima
generazione. I siti aziendali assomigliano sempre di più a spot
dallo scarso contenuto informativo. Coloro che si fronteggiano
nella comunicazione non sono più in rapporto di parità (entrambe
le parti sono allo stesso tempo produttrici e fruitrici
dell'informazione) ma abbiamo una parte predominante che emette le
informazioni (comunicazione broadcast) e moltissimi riceventi che
non possono replicare. I fornitori di servizi telematici allo
stesso tempo si ingrandiscono e perdono la loro dinamicità ed
indipendenza, spesso vengono assorbiti da multinazionali
dell'informazione e del software, questo comporta una diminuzione
della libertà di espressione, del pluralismo e spesso anche della
qualità del servizio.
Tre grossi problemi di carattere organizzativo ostacolano un
efficace utilizzo sociale delle comunicazioni elettroniche
- Abbiamo pochi esempi di utilizzo socialmente
rilevante. O meglio tali tipi di utilizzi sono poco evidenti.
Questa tecnologia sin dalla sua nascita è sempre stata utilizzata
in tal modo ( ad esempio l'utilizzo nella ricerca scientifica e
nei servizi di assistenza ai disabili) ma l'esplosione è avvenuta
solo con la nascita di possibilità di utilizzo da parte del
settore privato. Ciò ha portato ad una minore attenzione e
consapevolezza per un uso più rispettoso delle esigenze della
collettività invece che dei singoli. Offrire tale immagine della
rete mondiale, come un immenso shopping center, può indurre chi non
ha i mezzi per partecipare oppure non è interessato a tale tipo di
utilizzo a persuadersi di una sostanziale inutilità di questo tipo
di comunicazioni.
Riuscire ad offrire la prova e l'esempio di utilizzi efficaci
dal punto di vista sociale delle tecnologie di rete dovrebbe
essere un obbiettivo primario per le ONG, soprattutto per essere
in grado di dare una risposta suffragata da elementi concreti
quando, sempre più spesso, qualcuno pone l'inevitabile domanda " Ma
a che cosa serve?"
- La sovrabbondanza di contenuto : questo
deriva dall'intersecarsi di tre diversi fattori: la
riproducibilità a costo nullo dei bit, il basso costo di
pubblicazione in rete e l'accesso paritetico (almeno dal punto di
vista teorico) alla rete da qualunque parte del mondo. Effettuare
copie digitali di un documento è semplicissimo una volta che si
abbia a disposizione una versione digitale del documento stesso
libero da eventuali vincoli di copyright per cui avendo accesso
alla rete si ha la possibilità di copiare localmente grandi
quantità di informazioni. Una volta preparata una pubblicazione
renderla disponibile ad un vasto pubblico con i media tradizionali
(tipicamente la stampa) richiedeva uno sforzo finanziario
notevole, con le comunicazioni elettroniche, una volta sostenuti
dei costi fissi iniziali ( che possono anche avere dimensioni
considerevoli) le cui fonti principali sono l'hardware, il
software e l'addestramento tecnico del personale, i costi per
pubblicare digitalmente le informazioni sono praticamente nulli,
anche se è molto dubbio che l'effetto complessivo possa essere lo
stesso, visto che si rischia di escludere una parte del proprio
target non ancora informatizzato. L'accesso alla rete apre
immediatamente una miniera di informazioni a cui chiunque può
attingere nello stesso modo, non importo in quale località si
trovi. Questo è indubbiamente un notevole vantaggio per ogni
organizzazione ma può portare con sé anche problemi non
indifferenti, sotto elencati:
- Trovare esattamente ciò che serve può implicare
una ricerca molto lunga e difficile, il costo in termini monetari
e di denaro di tale ricerca può essere tale da vanificare gli
effetti positivi altrimenti ottenuti.
- Avere la sicurezza della validità delle informazioni
ottenute. Nel campo della stampa e degli altri media ci sono delle
tradizioni di autorevolezza e fiducia ormai consolidate per cui
alcune fonti sono ( o perlomeno sono così reputate ) di per sé
stesse garanti delle informazioni che forniscono, mentre in altri
casi si sa che le notizie vanno prese con maggiore cautela; nel
caso delle comunicazioni elettroniche spesso non sappiamo bene chi
sia l'interlocutore che abbiamo di fronte, non siamo in grado di
giurare nemmeno sulla sua esistenza fisica e tantomeno sul grado
di attendibilità delle informazioni che ci fornisce; certamente
col tempo anche in questo settore ci sarà un processo che porterà
alla selezioni di fonti autorevoli ed affidabili, ma la natura
stessa delle reti con la loro facilità d'accesso favorisce il
sorgere di soggetti sempre nuovi e dinamici e rifiutare a priori
le informazioni provenienti da questi potrebbe non essere sempre
la cosa più intelligente da fare.
- Dal lato opposto queste considerazioni si traducono nel
problema per l'organizzazione di far accettare e diffondere le
proprie pubblicazioni. Avere delle informazioni on-line non
significa necessariamente che ci sia qualcuno che le legge, ma
solo dare a molte persone la possibilità di leggerle. Occorre
preparare delle strategie perché i destinatari delle informazioni:
- Leggano le informazioni.
- Ritornino spesso sul sito della organizzazione e maturino una fedeltà ad esso per la qualità del contenuto.
- Siano incoraggiati a stabilire un rapporto con
l'organizzazione (generazione di feed-back).
Quanto detto finora ci porta a concludere che la quantità enorme
di informazioni presenti in rete può essere uno svantaggio
altrettanto spesso che un vantaggio. Per i fornitori di
informazione sorge il problema di attirare l'attenzione dei
fruitori sulla loro attività. Per i fruitori sorge parallelamente
la difficoltà di concentrare la propria attenzione su ciò che può
essere di qualche utilità senza sprecare il proprio tempo e le
proprie limitate capacità di connessione alla rete. Quindi da un
lato aumento della quantità di informazioni disponibili dall'altro
aumento del tempo e delle risorse dedicate al reperimento dei dati
che interessano, della gestione locale di grandi quantità di
informazioni. Ciò richiede mezzi tecnici e abilità umane maggiori
che in passato nonché un analisi ed un aggiornamento dei dati più
frequenti.
- Compaiono nuovi soggetti che si incaricano di
organizzare, selezionare, analizzare e sintetizzare le connessioni
in base ai destinatari. Si creano così delle comunità virtuali di
persone e organizzazioni interessate a particolari argomenti, si
ripristina un certo controllo sul flusso di comunicazioni, senza
perdere i vantaggi dell'immediatezza e dell'economicità. Tali
servizi sono difatti quasi sempre gratuiti. Rimane comunque una
certa contrapposizione tra il bisogno di espressione libera e una
tendenza all'anarchia, alla confusione e alla litigiosità che tale
libertà genera. Queste nuove entità, in cui abbiamo spesso anche i
primi esempi largamente visibili di utilizzo sociale delle
intelligenze artificiali (anche se con una presenza ancora
largamente predominante del lavoro umano), funzionano da mediatori
e hanno il compito di permettere il superamento di tale dualismo
tra tendenza al controllo e all'ordine e libertà di espressione.
Motori di ricerca, mailing-list, gruppi di discussione moderati
sono luoghi nello spazio virtuale, dove l'intelligenza artificiale
(necessaria per trattare le quantità di dati in circolazione e per
gestirli efficacemente ed in modo economico) e l'intelligenza
umana (indispensabile per prendere le decisioni in questioni
ambigue e dal contenuto etico che coinvolgono necessariamente le
comunità umane) cooperano per permettere un'inedita forma di
aggregazione sociale.
- Oltre ad essere sovrabbondante, il
contenuto informativo delle reti non è neppure distribuito in modo
equo. Per quanto la situazione sia molto fluida ed in continua
evoluzione la predominanza numerica è degli utenti nord-americani
di lingua e cultura anglosassone. Questa distribuzione ineguale
delle risorse, tipica anche dei beni materiali per cui abbiamo una
sovrabbondanza nei paesi del Nord e carenza al Sud, si sta
replicando anche nel campo dell'informazione. L'informazione è a
disposizione di chi ne ha già in abbondanza e di conseguenza il
rendimento che se ne trae è lungi dall'essere ottimale. La
conseguenza pratica di questo fenomeno è che il contenuto è
prevalentemente rivolto agli utenti del Nord e in molti casi non è
rilevante per quelli del Sud. Mentre l'informazione di tipo
tecnico (ad esempio documentazione di software e hardware) può
essere condivisa abbastanza facilmente una volta definita una
piattaforma base di conoscenze comuni, altre forme di conoscenza
richiedono particolari processi di creazione e diffusione che
devono adattarsi alla lingua e alla cultura locale per acquisire
un'effettiva utilità. Si stima attualmente (per quanto le
statistiche in tale ambito siano destinate ad essere inaffidabile
e non aggiornate) che il 90 % del contenuto della rete sia in
lingua inglese. Se il problema linguistico porta con sé lo
svantaggio di non permettere
l'accesso alle informazioni a chi non conosce l'inglese, ma anche il vantaggio di fondare una base comune di comprensione nella babele linguistica, più grave appare il problema della prevalenza di contenuto del Nord.
Uno dei rischi maggiori, anche se poco evidente è che la diffusione delle nuove tecnologie possa provocare un fenomeno che è stato definito come imperialismo tecnologico. Vi è un'analogia con l'imperialismo armato delle grandi potenze in questo secolo, con la differenza che le armi non sono più i cannoni ma l'informazione. La minaccia in questo caso è la distruzione della varietà di culture con l'appiattimento ad un denominatore comune determinato non solo dalla cultura americana, ma da un modo di pensare che potremmo chiamare scientifico e digitale che a noi ormai appare scontato ma i cui effetti su realtà diverse dalla nostra non sono ancora chiari. E' un processo che non coinvolge solo i PVS ma anche l' Europa. La diffusione di una cultura tecnologica (la potremmo chiamare la cultura di internet) rischia di eliminare le diversità portando ad un livellamento e ad un'incapacità di difesa nei confronti dell'occidente. Questo è un processo che può avvenire in tempi rapidissimi e con modalità poco evidenti: viene presentato come un miglioramento delle condizioni di vita e vengono messi in luce solo gli aspetti positivi, dimenticando (in genere in buona fede) di mostrarne i possibili rischi.
Non tutti sono d'accordo con questa interpretazione, ad esempio Negroponte dice [18]:
E' diffusa l'idea che la rete sia un'ennesima forma di americanizzazione e una minaccia alle culture locali. Tale convinzione è completamente sbagliata e non comprende le straordinarie opportunità culturali del mondo digitale.
Evidenzia tre ragioni per cui la rete (sta naturalmente riferendosi ad internet) sarà libera da tale forma di imperialismo:
- I bassi costi di entrata, che permettono anche a piccole comunità di pubblicare contenuti nel proprio linguaggio.
- Le informazioni possono essere prodotte in piccole quantità, destinate a comunità geograficamente disperse che altrimenti non attirerebbero l'attenzione dei mass-media.
- Il web rovescia il concetto di distribuzione delle informazioni. Si passa dal modello push (le informazioni mi sono fornite da agenti esterni in base ad una loro scelta) al modello pull (scelgo io le informazioni che voglio nel linguaggio che preferisco).
Queste argomentazioni non sono molto convincenti, in quanto a mio parere, esaminano tale aspetto della questione in modo troppo tecnico anzichè culturale. L'autore sembra ridurre il fenomeno di cui stiamo parlando ad una questione di linguaggio. Si può avere tale colonizzazione in qualsiasi lingua: le nuove tecnologie sono state concepite dalla cultura occidentale e sono immerse dei valori del mercato e della scienza. Si impongono schemi di pensiero, tempi, ragionamenti, metodi di risoluzione dei problemi che sono adatti alla nostra realtà. Ciò è assolutamente indipendente dal linguaggio.
L'autore ragiona in termini essenzialmente quantitativi, e sembra assumere che una maggiore quantità di informazioni a disposizione sia automaticamente un fatto positivo. Trascura l'aspetto della qualità: rispetto al periodo in cui scriveva (1996) è diventato evidente a tutti come l'evoluzione delle comunicazioni abbia portato sì ad un aumento delle quantità di informazioni scambiate, ma spesso ad un peggioramento della qualità. Definire la qualità delle informazioni può non sembrare un cosa facile. La qualità a cui mi riferisco è la loro apprezzabilità sociale, secondo altri punti di vista (ad esempio quello di chi opera sul mercato e deve vendere dei prodotti) tale qualità, vista ad esempio come la capacità di generare profitto potrebbe anche essere aumentata.
Negroponte sembra non considerare il fatto che qualcuno potrebbe anche non avere nessun bisogno delle informazioni che le nostre reti possono dargli. Dice Talbott [27]: "il cambiamento tecnologico dovrebbe essere introdotto solo finché serve l'evoluzione naturale di un popolo e non imposto dall'esterno". Quando questo cambiamento è imposto solamente da esigenze economiche senza tener conto del possibile impatto sociale, i risultati possono essere diversi dalle previsioni.
Con le informazioni si rischia di ripetere ciò che si è fatto negli anni passati con le automobili e la televisione, che hanno provocato cambiamenti non sempre positivi, improvvisi e di grande portata nelle culture tradizionali.
Le informazioni non sono viste come strumento per migliorare una società dall'interno, ma come un qualsiasi bene di consumo, suscettibile di essere adattato ad una teoria economica.
"In una società sana la tecnologia emerge da una base culturale, non distrugge arbitrariamente tale cultura", "il reale significato della connessione integrale del mondo è poco più dello sfruttamento delle opportunità commerciali che ne derivano"[27]. E' altresì improbabile che la situazione attuale dei rapporti tra sud e nord del mondo possa cambiare semplicemente con la stesura di cavi senza un radicale cambiamento del modo di pensare e di gestire i rapporti tra le nazioni.
Quindi la società civile ed in particolare le ONG si
trovano nella situazione di dover agire in modo che la voce della
gente comune ed in particolare dei più deboli non sia esclusa
dalla comunicazione globale del nuovo secolo. Le principali aree
d'azione su cui si potrà intervenire sono:
- L'accesso. La partecipazione alla vita sociale presuppone
l'accesso ai mass-media, alle fonti di informazioni ed in
particolare alle reti digitali. Le azioni da intraprendere sono:
- Fare pressione per facilitare l'accesso ai media anche a
chi ne è attualmente escluso ( collegamenti di comunità rurali,
centri telematici, ecc...).
- Utilizzare tecnologie moderne e
sostenibili dove le infrastrutture non esistono (energia solare,
comunicazioni via radio e satellite).
- Il
diritto di comunicare. Nuove forme di censura sia statale che da
parte di imprese private stanno espandendosi in tutto il mondo.
Queste minacciano non solo l'indipendenza dei mass media
tradizionali, ma anche di quelli innovativi, come internet. Avere
un accesso universale ai media ed alle reti non è di molta
importanza, se non è presente uno spazio di discussione libero e
pubblico, dove poter scambiare informazioni, opinioni ed idee.
- Facilitare la distribuzione di materiale
censurato.
- Sviluppare sistemi di distribuzione delle
informazioni sicuri per la società civile.
- Promuovere
l'integrazione dei media analogici con quelli digitali.
- Supportare le campagne contro la censura in tutto il mondo.
- Pubblicizzare i casi di censura volontaria da parte del
settore privato.
- Salvaguardare la diversità.
La privatizzazione e la commercializzazione dei media sta sempre
più facendo venire meno la loro utilità pubblica. Si assiste anche
ad un fallimento nella capacità di soddisfare i bisogni culturali
ed informativi. La molteciplità delle opinioni e la diversità
nelle culture e nei linguaggi sono fondamentali per la democrazia.
Questo non accade solo nei media tradizionali ma sta anche
cominciando in internet.
- Promuovere la
costruzione di media indipendenti e canali di comunicazione per la
società civile.
- Creare un mercato per questi media in modo
che si possano finanziare autonomamente.
- Fare proposte
concrete per interventi anti-monopolistici.
- Mobilitare
l'opinione pubblica contro la concentrazione dei media.
- Tutelare la privacy e la sicurezza. Le
comunicazioni elettroniche sono spesso diventate un bersaglio per
l'azione repressiva dei governi senza pensare alle conseguenze
sociali che questa provoca. C'è in tutto il mondo un'espansione
continua della sorveglianza elettronica, del controllo dei
lavoratori, dell'utilizzo commerciale dei dati personali. Spesso i
fornitori di accesso ad internet sono resi responsabili per i
contenuti presenti nei propri sistemi, e alcuni fra i maggiori
hanno cominciato a collaborare con la polizia. Questo costringe i
provider a forme di autocensura e rende internet un posto poco
sicuro per quanti vivono sotto governi dittatoriali o in
condizioni di oppressione politica.
- Costruire sistemi sicuri per i movimenti civili e difenderli
quando vengano minacciati.
- Fare proposte legislative dal
contenuto liberale.
- Progettare misure di protezione contro
la violazione della privacy.
- Diffondere una
cultura diversa. La cultura diffusa dai media globali è portatrice
di valori di violenza, discriminazione, esclusione e consumismo.
Le ONG lavorano invece per i valori della pace, della solidarietà
e della tutela dell'ambiente.
- Promuovere
campagne per un miglioramento della qualità dei media.
- Creare mezzi di comunicazione alternativi che offrano un
esempio positivo.
- Promuovere azioni di protesta come il
boicottaggio di prodotti o di media, denunce e campagne di
protesta.
Next: Il terzo settore e
Up: Opportunità e problemi nell'uso
Previous: Opportunità
  Indice
root
1999-10-19