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Problemi

Vogliamo ora cercare di capire, una volta messo in evidenza come le tecnologie informatiche siano uno strumento utile e sempre più necessario per cercare di colmare il divario tra nord e sud, quali siano le possibili difficoltà che si presentano nel loro utilizzo, in particolare quelle legate allo sviluppo che ha avuto internet negli ultimi anni. Tale sviluppo se da un lato ha permesso un'enorme diffusione delle comunicazioni elettroniche, ne ha contemporaneamente accentuato i lati commerciali e consumistici a scapito di utilizzi forse più socialmente vantaggiosi.

Parlando di tecnologie di rete viene spontaneo pensare ad internet. Quello che non sempre è chiaro è però come l'enorme diffusione che questa ha avuto ha portato con sé mutamenti radicali sia nella struttura che nei contenuti, modificandone l'utilità sociale. Agli inizi le organizzazioni presenti su internet erano quasi esclusivamente organizzazioni senza fini di lucro ( in particolare istituzioni accademiche e governative) e anche analizzando i dettagli tecnici dei protocolli utilizzati si nota una particolare attenzione alla velocità, all'interoperabilità tra sistemi diversi, all'affidabilità. I bit che passavano sulla rete erano quasi esclusivamente testuali e ipertestuali, la multimedialità non aveva ancora fatto la sua comparsa. La difficoltà iniziale di utilizzo era abbastanza alta e i software poco intuitivi, ma anche molto potenti. I programmi utilizzati erano quasi tutti free (nell'accezione particolare di questo termine che non significa solo gratis, ma anche liberi, cioè possibilità per chiunque di modificarli). Le connessioni internazionali non avevano molta ampiezza di banda, ma giusto quella necessaria per il traffico corrente. Con la diffusione della rete, la comparsa di nuove opportunità di profitto per le imprese e l'intuizione delle possibilità di nuovi modelli organizzativi partendo dal commercio elettronico per arrivare al telelavoro, all'utilizzo del modello di internet in ambito pubblico e privato attraverso le extranet e le intranet (le intranet sono reti private che utilizzano, si è determinato un contesto nuovo anche per le ONG, le organizzazioni non profit e le associazioni di volontariato. Queste possono approfittare di nuove opportunità come le imprese a fine di lucro, ma devono anche prestare attenzione ad un ambiente che per forza di cose è plasmato sulle esigenze di quest'ultime.

Oggi il numero di persone che si calcola (in modi più o meno affidabili) siano presenti su internet è dell'ordine delle centinaia di milioni. Questi utenti sono quasi tutti al nord e buona parte di lingua inglese. La rete è intasata da suoni, immagini e video che hanno più o meno lo stesso contenuto informativo di poche righe di testo pur impiegando centinaia di migliaia di bit in più, i protocolli di trasmissione vengono modificati per garantire la sicurezza necessaria per il commercio elettronico e i diversi livelli di priorità per il traffico multimediale. Le varie dorsali (connessioni in fibra ottica a larga banda che costituiscono la struttura portante della rete) hanno centuplicato le loro capacità ma il traffico è sempre lento. I software diventano commerciali per poter garantire il supporto adeguato a chi lo può pagare, diventano più intuitivi ma richiedono computer sempre più potenti. In questo modo si offrono sempre nuovi servizi ai ricchi (in questo caso coloro che hanno a disposizione più bit) e si tagliano fuori i poveri.

La fruizione della telematica tende a diventare sempre più passiva e meno collaborativa, assomigliando sempre più a quella di un media tradizionale come la televisione: le pagine web si trasformano in vetrine luccicanti piene di immagini ma che possono essere viste nella loro interezza solo su computer dell'ultima generazione. I siti aziendali assomigliano sempre di più a spot dallo scarso contenuto informativo. Coloro che si fronteggiano nella comunicazione non sono più in rapporto di parità (entrambe le parti sono allo stesso tempo produttrici e fruitrici dell'informazione) ma abbiamo una parte predominante che emette le informazioni (comunicazione broadcast) e moltissimi riceventi che non possono replicare. I fornitori di servizi telematici allo stesso tempo si ingrandiscono e perdono la loro dinamicità ed indipendenza, spesso vengono assorbiti da multinazionali dell'informazione e del software, questo comporta una diminuzione della libertà di espressione, del pluralismo e spesso anche della qualità del servizio.

Tre grossi problemi di carattere organizzativo ostacolano un efficace utilizzo sociale delle comunicazioni elettroniche

Uno dei rischi maggiori, anche se poco evidente è che la diffusione delle nuove tecnologie possa provocare un fenomeno che è stato definito come imperialismo tecnologico. Vi è un'analogia con l'imperialismo armato delle grandi potenze in questo secolo, con la differenza che le armi non sono più i cannoni ma l'informazione. La minaccia in questo caso è la distruzione della varietà di culture con l'appiattimento ad un denominatore comune determinato non solo dalla cultura americana, ma da un modo di pensare che potremmo chiamare scientifico e digitale che a noi ormai appare scontato ma i cui effetti su realtà diverse dalla nostra non sono ancora chiari. E' un processo che non coinvolge solo i PVS ma anche l' Europa. La diffusione di una cultura tecnologica (la potremmo chiamare la cultura di internet) rischia di eliminare le diversità portando ad un livellamento e ad un'incapacità di difesa nei confronti dell'occidente. Questo è un processo che può avvenire in tempi rapidissimi e con modalità poco evidenti: viene presentato come un miglioramento delle condizioni di vita e vengono messi in luce solo gli aspetti positivi, dimenticando (in genere in buona fede) di mostrarne i possibili rischi. Non tutti sono d'accordo con questa interpretazione, ad esempio Negroponte dice [18]:
E' diffusa l'idea che la rete sia un'ennesima forma di americanizzazione e una minaccia alle culture locali. Tale convinzione è completamente sbagliata e non comprende le straordinarie opportunità culturali del mondo digitale.
Evidenzia tre ragioni per cui la rete (sta naturalmente riferendosi ad internet) sarà libera da tale forma di imperialismo: Queste argomentazioni non sono molto convincenti, in quanto a mio parere, esaminano tale aspetto della questione in modo troppo tecnico anzichè culturale. L'autore sembra ridurre il fenomeno di cui stiamo parlando ad una questione di linguaggio. Si può avere tale colonizzazione in qualsiasi lingua: le nuove tecnologie sono state concepite dalla cultura occidentale e sono immerse dei valori del mercato e della scienza. Si impongono schemi di pensiero, tempi, ragionamenti, metodi di risoluzione dei problemi che sono adatti alla nostra realtà. Ciò è assolutamente indipendente dal linguaggio. L'autore ragiona in termini essenzialmente quantitativi, e sembra assumere che una maggiore quantità di informazioni a disposizione sia automaticamente un fatto positivo. Trascura l'aspetto della qualità: rispetto al periodo in cui scriveva (1996) è diventato evidente a tutti come l'evoluzione delle comunicazioni abbia portato sì ad un aumento delle quantità di informazioni scambiate, ma spesso ad un peggioramento della qualità. Definire la qualità delle informazioni può non sembrare un cosa facile. La qualità a cui mi riferisco è la loro apprezzabilità sociale, secondo altri punti di vista (ad esempio quello di chi opera sul mercato e deve vendere dei prodotti) tale qualità, vista ad esempio come la capacità di generare profitto potrebbe anche essere aumentata. Negroponte sembra non considerare il fatto che qualcuno potrebbe anche non avere nessun bisogno delle informazioni che le nostre reti possono dargli. Dice Talbott [27]: "il cambiamento tecnologico dovrebbe essere introdotto solo finché serve l'evoluzione naturale di un popolo e non imposto dall'esterno". Quando questo cambiamento è imposto solamente da esigenze economiche senza tener conto del possibile impatto sociale, i risultati possono essere diversi dalle previsioni. Con le informazioni si rischia di ripetere ciò che si è fatto negli anni passati con le automobili e la televisione, che hanno provocato cambiamenti non sempre positivi, improvvisi e di grande portata nelle culture tradizionali. Le informazioni non sono viste come strumento per migliorare una società dall'interno, ma come un qualsiasi bene di consumo, suscettibile di essere adattato ad una teoria economica. "In una società sana la tecnologia emerge da una base culturale, non distrugge arbitrariamente tale cultura", "il reale significato della connessione integrale del mondo è poco più dello sfruttamento delle opportunità commerciali che ne derivano"[27]. E' altresì improbabile che la situazione attuale dei rapporti tra sud e nord del mondo possa cambiare semplicemente con la stesura di cavi senza un radicale cambiamento del modo di pensare e di gestire i rapporti tra le nazioni. Quindi la società civile ed in particolare le ONG si trovano nella situazione di dover agire in modo che la voce della gente comune ed in particolare dei più deboli non sia esclusa dalla comunicazione globale del nuovo secolo. Le principali aree d'azione su cui si potrà intervenire sono:
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1999-10-19