Da la Premessa: | |||||||||||
Questi scritti, sia quelli firmati da me che quelli firmati collettivamente (*), segnano le tappe della mia presa di coscienza dalla primavera del 1970 ai primi del 72, stimolata dalla scoperta dell'esistenza del femminismo nel mondo e dai rapporti con le donne di Rivolta Femminile. Il rischio di questi scritti e' che vengano presi come punti fermi teorici mentre riflettono solo un modo iniziale per me di uscire allo scoperto, quello in cui prevaleva lo sdegno per essermi accorta che la cultura maschie in ogni suo aspetto aveva teorizzato l'inferiorita' della donna. Per questo la sua inferiorizzazione appare del tutto naturale. Le donne stesse accettano di considerarsi "seconde" se chi le convince sembra loro meritare la stima del genere umano: Marx, Lenin, Freud e tutti gli altri. Mi sono sentita stimolata a confutare alcuni tra i principi fondamentali del patriarcato, non solo di quello passato o presente ma di quello prospettato dalle ideologie rivoluzionarie. Il nostro Manifesto contiene le frasi piu' significative che l'idea generale di femminismo ci aveva portato alla coscienza durante i primi approcci tra di noi. La chiave femminista operava come una rivelazione. Il bisogno di esprimersi e' stato da noi accolto come sinonimo stesso di liberazione. "Sputiamo su Hegel" l'ho scritto perche' ero rimasta molto turbata constatando che quasi la totalita' delle femministe italiane dava piu' credito alla lotta di classe che alla loro stessa oppressione. Quando ne' rivoluzione, ne' filosofia, ne' arte, ne' religione godevano piu' della nostra incondizionata fiducia, abbiamo affrontato il punto centrale della nostra inferiorizzazione, quello sessuale. (...) (...) Prendendo coscienza dei condizionamenti culturali, di quelli che non sappiamo, non immaginiamo neppure di avere, potremmo scoprire qualcosa di essenziale, qualcosa che cambia tutto, il senso di noi, dei rapporti, della vita. Via via che si andava al fondo dell'oppressione il senso della liberazione diventava piu' interiore. Per questo la presa di coscienza e' l'unica via, altrimenti si rischia di lottare per una liberazione che poi si rivela esteriore, apparente, per una strada illusoria. Per esempio, lottare per il domai, un domani senza condizionamenti per la donna, un domani cosi' lontano che neppure noi ci saremo. L'uomo ha sempre rimandato ogni soluzione a un futuro ideale dell'umanita', ma non esiste, possiamo pero' rivelare l'umanita' presente, cioe' noi stesse. Nessuno a priori e' condizionato al punto da non potersi liberare, nessuno a priori sara' cosi' non condizionato da essere libero. Noi donne non siamo condizionate in modo irrimediabile, solo che non esiste nei secoli un'esperienza di liberazione espressa da noi. |
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(*) Alcuni punti di coscienza venivano fatti proprio dai gruppi di Rivolta Femminile e percio' lo scritto che li enunciava veniva firmato collettivamente. A mio nome resta l'elaborazione dei temi negli scritti piu' ampi. | |||||||||||
Da MANIFESTO DI RIVOLTA FEMMINILE: | |||||||||||
La donna e' l'altro rispetto all'uomo. L'uomo e' l'altro rispetto alla donna. L'uguaglianza e' un tentativo ideologico per asservire la donna a piu' alti livelli. Il femminismo e' stato il primo momento politico di critica storica alla famiglia e alla societa'. Unifichiamo le situazioni e gli episodi dell'esperienza storica femminista: in essa la donna si e' manifestata interrompendo per la prima volta il monologo della civilta' patriarcale. La civilta' ci ha considerate inferiori, la Chiesa ci ha chiamate sesso, la psicanalisi ci ha tradite, il marxismo ci ha vendute alla rivoluzione ipotetica. La dialettica servo-padrone e' una regolazione di conti tra collettivi di uomini: essa non prevede la liberazione della donna, il grande oppresso della civilta' patriarcale. La lotta di classe, come teoria rivoluzionaria sviluppata della dialettica servo-padrone, ugualmente esclude la donna. Noi rimettiamo in discussione il socialismo e la dittatura del proletariato. Non riconoscendosi nella cultura maschile, la donna le toglie l'illusione dell'universalita'. L'uomo ha sempre parlato a nome del genere umano, ma meta' della popolazione terrestre lo accusa ora di aver sublimato una mutilazione. La forza dell'uomo e' nell'identificarsi con la cultura, la nostra nel rifiutarla. Non saltera' il mondo se l'uomo non avra' piu' l'equilibrio psicologico basato sulla nostra sottomissione. |
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Da LA DONNA CLITORIDEA E LA DONNA VAGINALE | |||||||||||
Il sesso femminile e' la clitoride, il sesso maschile e' il pene. Nell'uomo il meccanismo del piacere e' strettamente connesso al meccanismo della riproduzione, nella donna meccanismo di piacere e meccanismo della riproduzione sono comunicanti, ma non coincidono. Avere imposto alla donna una coincidenza che non esisteva come dato di fatto nella sua fisiologia e' stato un gesto di violenza culturale che non ha riscontro in nessun altro tipo di colonizzazione. La cultura sessuale patriarcale, essendo rigorosamente procreativa, ha creato per la donna un modello di piacere vaginale. La donna clitoridea non ha da offrire all'uomo niente di essenziale, e non si aspetta niente di essenziale da lui. Non soffre della dualita' e non vuole diventare uno. Non aspira al matriarcato che e' una mitica epoca di donne vaginali glorificate. La donna non e' la grande-madre, la vagina del mondo, ma la piccola clitoride per la sua liberazione. |
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