Accademia di Fitomedicina e Scienze Naturali

 

Accademia di Fitomedicina e Scienze Naturali

 

 Le erbe della "Salute"

 

Fino a qualche tempo fa circa il 14% della superficie terrestre era ricoperta dalle foreste piovose ma, in meno di cinquanta anni, più della metà di queste è andata distrutta e, con essa, un gran numero di animali, insetti e piante. Secondo gli esperti, che hanno stimato la perdita quotidiana di 130 specie di animali, insetti e piante, ciò che rimane delle foreste umide potrebbe scomparire nel giro di quaranta anni, con un danno incalcolabile per l’intera umanità. Tra le foreste piovose, quella più importante è la foresta Amazzonica che rappresenta il più ricco "laboratorio naturale" con la sua biodiversità d'animali, d'insetti e piante, ma anche per le culture dei popoli che ancora ci vivono. Non a caso, oltre cento aziende farmaceutiche, nonché lo stesso governo americano, sono impegnati in diversi progetti di studio, e di ricerca, sull’uso medicinale delle piante amazzoniche da parte delle popolazioni indigene. Chinino, steroidi, curari, piante ad azione antivirale, anticancro sono solo alcune "scoperte" che provengono dall’Amazzonia; e WWF, Greenpeace, "Amici della terra" lanciano un nuovo allarme sulla scomparsa della foresta amazzonica che, nell’ultimo anno, è arretrata di 17.000 chilometri quadrati. Queste foreste rappresentano anche un importante "archivio" per l’uso terapeutico di molte piante medicinali che possono essere utilizzate così come sono, o servire per l’estrazione di nuovi ed efficaci principi attivi per combattere le malattie. Tra le piante medicinali presenti nelle foreste umide vi è la Samambaia (Polypodium lepidopteris e decumanum; Fam.: Polypodiaceee), una felce che cresce nelle foreste piovose del sud America la cui par-te terapeutica è rappresentata dal rizoma e dalle radici. Nell’Amazzonia, il popolo Boras usa le foglie per curare la tosse, mentre altri adoperano il macerato del rizoma contro la febbre, la radice invece viene adoperata in infuso per alcuni problemi renali. Sudorifera, antireumatica, tonica, espettorante, adoperata nella cura di bronchiti, tosse ed altre affezioni delle vie respiratorie, così viene considerata dalla medicina tradizionale brasiliana la Samambaia, mentre in Perù viene anche utilizzata nella cura delle infezioni urinarie e in numerosi problemi cutanei quali dermatiti, psoriasi, ascessi, ulcere, foruncoli. Diversi studi clinici hanno confermato il possibile impiego di questa pianta, in particolare il Polypodium decumanum, nelle affezioni cutanee soprattutto nelle dermatiti e nella psoriasi. Un altro popolo amazzononico, i Guaranì, ma anche i Tupi, chiamano "Tajy", che significa "avere forza e vigore", una pianta conosciuta con il nome di Pau d’Arco che adoperano per curare malaria, anemia, malattie respiratorie, febbre, infezioni, artrite e reumatismi, morsi di serpente. Il Pau d’Arco è un grosso albero delle foreste piovose sudamericane che botanicamente corrisponde alla Tabebuia heptaphyilla, impetiginosa e avellaanedae, e appartiene alla famiglia delle Bignoniacee. Il Pau d’arco, di cui si adopera la corteccia, è conosciuto per le sue proprietà antivirali, antinfiammatorie, antidiabetiche, costituisce una importante risorsa delle foreste umide. Ma centinaia sono le piante "sconosciute" che sono state perdute, o potrebbero esserlo in futuro; così come viene distrutto l'insegnamento della medicina tradizionale che, aggiornata e studiata scientificamente, potrebbe costituire un importante punto di partenza per nuove ricerche mediche e farmacologiche.

 

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