Accademia di Fitomedicina e Scienze Naturali - Associazione No Profit Fondata nel 1996

 

Accademia di Fitomedicina e Scienze Naturali

 

Sin dalla preistoria i nostri progenitori hanno assimilato dalla natura i mezzi per poter vivere e curarsi. L’arte figurativa, come espressione della realtà, ci lascia innumerevoli testimonianze del rapporto con il mondo vegetale. Nella tradizione occidentale, sin dall’epoca classica, il sunto di arte e scienza è rappresentato dagli erbari. Attraverso di essi è possibile ricostruire la storia del pensiero scientifico e della tradizione medica sino al sopraggiungere della farmacologia "di sintesi".

I primi erbari e la tradizione greca nel mondo ellenistico e medioevale.

Con il termine di erbari devono intendersi quei libri che raccolgono le descrizioni delle piante e delle loro virtù farmacologiche, correlate a notizie sul loro habitat;  per meglio identificare le stesse nel testo, inoltre, veniva affiancata l’immagine, spesso correlata a elementi identificativi quali fiori e radici. Il disegno,  in epoche più antiche, veniva realizzato a matita, o a china; successivamente, in epoca medioevale, lo si colorava ad acquerello.

Sin dal IV secolo a.C. l’erbario ha acquisito una "tipologia" sia descrittiva che figurativa che rimarrà quasi del tutto immutata nel corso dei secoli. Questa "codificazione", in cui si evidenzia sempre la pianta raffigurata per intero con fiori, foglie, radici e frutti, in una visione frontale e bidimensionale molto simmetrica, ha mantenuto una tradizione che sicuramente permetteva allo specialista un immediato riconoscimento.

Il primo erbario di cui sono pervenute notizie è legato alla figura di Diocle di Caristo, medico ateniese vissuto intorno al 350 a.C. Sembra che i suoi scritti abbiano influenzato l’opera naturalistica di Aristotele. Dalla scuola del grande filosofo si formò Teofrasto di Ereso al quale dobbiamo una serie di testi botanici tra cui l’Historia Plantarum che, nel nono libro, si configurava, sempre secondo le fonti, come erbario.

Nicandro di Colofone nei due poemi "Alexipharmaca" e "Theriaca" trattò di veleni vegetali. Altri due personaggi, di cui ci sono pervenute notizie e che ebbero una notevole importanza nell’evoluzione dell’erbario, furono Mitridate VI Eupatore, re del Ponto, e il suo medico Crateva. Secondo Dioscoride, Crateva fu il primo a compilare un erbario correlato da immagini.

Ed è proprio Dioscoride, medico della Cilicia del I secolo d.C., l’autore di quel famoso De Materia Medica soggetto della traduzione di una gran parte degli erbari di epoca medioevale rimastici. Questa opera illustra tutta la farmacologia antica e costituirà un punto cardine della conoscenza scientifica in Occidente e in Oriente per tutto il Medioevo, sino alla comparsa della farmacologia chimica.

L’opera si compone di cinque libri con la descrizione accurata di circa seicento piante e le relative indicazioni terapeutiche; nel primo libro, dopo il proemio, sono trattate le "sostanze aromatiche" (ventisette piante e droghe medicinali, sedici oli, venticinque unguenti, diciannove resine e catrami, trentasette tra alberi e arbusti, trentadue frutti medicinali e commestibili).

Nel secondo libro si descrivono settantasette sostanze fornite dagli animali (alimenti o farmaci) e cento piante alimentari. Nel terzo e nel quarto libro si parla delle rimanenti sostanze medicamentose di origine vegetale (rispettivamente centosettanta nel terzo e centonovantaquattro nel quarto. Nel quinto libro, infine,  c’è una parte dedicata alla vite e ai vini (quarantadue capitoli) e ai minerali (novantasette).

 

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