Accademia di Fitomedicina e Scienze Naturali - Associazione No Profit Fondata nel 1996

 

Accademia di Fitomedicina e Scienze Naturali

 

REQUISITI E CONTROLLO CHIMICO DI QUALITA' DELLE PIANTE

Prof. Fedele Manna ***

La fitoterapia affonda le sue radici in epoche remote durante le quali l'esperienza pratica sopperiva alla conoscenza del mondo farmaceutico nelle forme che sono oggi note a tutti noi, e tuttora rappresenta l'unica base terapeutica per intere popolazioni che vivono in zone remote del globo o poco a contatto con il mondo evoluto.

Dopo gli enormi progressi della chimica farmaceutica negli ultimi 40 anni che hanno offuscato l'immagine della medicina tradizionale e posto nel dimenticatoio buona parte delle applicazioni di tipo fitoterapico, si assiste già da qualche anno ad un ritorno di interesse per la terapia di disturbi lievi e passeggeri mediante preparazioni semplici ottenute da droghe vegetali. A questo aumento di interesse ha corrisposto, nelle farmacie, una crescente richiesta di preparazioni officinali che ha rivitalizzato il settore della produzione di fitoterapici oggi in netta espansione. Analogo andamento si riscontra anche in altri paesi europei quali la Svizzera, la Germania o la Francia nei quali però la tradizione erboristica ha sempre trovato un più largo impiego rispetto all'Italia.

Avendo recepito tale interesse, la Commissione per la Farmacopea Ufficiale ha incrementato notevolmente il numero di monografie raccogliendole in un unico volume che, allegato alla Farmacopea Ufficiale IX edizione, ne fa parte integrante. Le droghe vegetali sia di produzione italiana che di importazione, sono soggette pertanto a norme ben definite che riguardano il contenuto di principi attivi ed eventuali inquinanti di tipo microbiologico o chimico quali fumiganti, aflatossine, metalli pesanti, radioattività o residui di pesticidi, che ne garantiscono la qualità.

Notevolmente maggiore è però il numero di piante che vengono vendute nelle erbosisterie e che, per buona parte, non vengono sottoposte ad alcun tipo di controllo di qualità con possibili rischi per i consumatori.

Tutte le erbe contengono principi attivi e quindi una loroassunzione diretta o indiretta attraverso loro estratti comporta comunque l'esplicarsi di un'azione farmacologica più o meno evidente in funzione del tipo e della quantità di principi attivi. Inoltre la coltivazione può comportare l'utilizzo di sostanze tossiche quali antiparassitari o metalli che possono rimanere nelle erbe con possibili conseguenze negative sull'utilizzatore. Sarebbe pertanto necessario che tutte le erbe utilizzate in terapia fossero sottoposte a controlli di qualità rigorosi.

Nelle piante sono presenti numerosissimi costituenti primari necessari alla loro vita ed al loro sviluppo ed alcuni costituenti secondari, prodotti dalle piante per una serie di motivi diversi, che rappresentano i principi attivi utilizzati in terapia. Essi sono costituiti in genere da mucillagini, gomme, oli essenziali, antrachinoni, tannini e saponine. Esiste quindi una distinzione fra le Piante Officinali, riportate nella Farmacopea Ufficiale (F.U.), per le quali sono specificate le caratteristiche della droga, i controlli di qualità e le condizioni di conservazione in funzione delle caratteristiche di stabilità dei principi attivi presenti, e le Piante Medicinali che, non iscritte nelle F.U., possono essere vendute nelle erboristerie e per le quali non sono prescritte caratteristiche e controlli.

Tutte le piante dovrebbero essere raccolte nel loro periodo balsamico in cui massima è la produzione di principi attivi e dovrebbero essere sottoposte a controlli botanici e fitochimici, tenendo presente che si possono verificare notevoli modificazioni del contenuto e del tipo di principi attivi presenti in funzione di una serie di fattori. Essi possono essere distinti in endogeni o genetici e artificiali (ossidazione, polimerizzazione, racemizzazione, alterazioni enzimatiche), oltre all'imbrunimento, l'irrangidimento acido, chetonico o aldeidico.

Tutte queste alterazioni possono derivare anche dalle modalità di trattamento della pianta per l'estrazione dei principi attivi, oltre che per la sua conservazione in forma essiccata e pertanto è necessario seguire procedure ben definite in funzione dei principi attivi presenti che sono specificati nella F.U. per le piante officinali, e che dovrebbero essere ugualmente definite anche per le piante medicinali. Le singole monografie relative alle droghe riportano inoltre i loro caratteri generali, le modalità di identificazione dei principi attivi, i saggi relativi alle caratteristiche della droga oltre alla metodica per la determinazione dei principi attivi.

L'estrazione può essere effettuata mediante opportuni solventi costituiti in genere da acqua, acqua/alcol etilico, alcoli, etere etilico e segue modalità diverse. La macerazione avviene in solvente a temperatura ambiente, la digestione a 35-65 °C, l'infusione con solvente bollente e lasciando raffreddare, la decozione con solvente all'ebollizione e successiva filtrazione, infine la percolazione o lisciviazione mediante passaggi di solvente sulla droga fino a completa estrazione del principio attivo.

Gli estratti ottenuti possono avere caratteristiche fisiche diverse e vengono distinti in fluidi per i quali 1 ml di estratto contiene i principi attivi di 1 g. di droga, molli costituiti da residui che non bagnano la carta e secchi ottenuti per completa evaporazione del solvente a pressione ridotta per evitare alterazioni della droga derivanti dal suo riscaldamento a temperature elevate necessarie per portare a ebillizione il solvente.

Da quanto fin qui esposto, risulta evidente che qualsiasi tipo di pianta, sia essa medicinale o officinale, viene sottoposta, in genere, a una serie di trattamenti che, se applicata correttamente, può provocare la drastica modificazione dei principi attivi presenti e pertanto bisogna sottoporre l'estratto a un controllo di qualità relativo ai principi attivi qualitativo e quantitativo.

Le piante medicinali e officinali vengono spesso coltivate e non raccolte in natura e quindi è necessario che il controllo di qualità preveda anche la verifica della presenza di eventuali elementi tossici derivanti dal tipo di coltivazione. Nelle parti di pianta utilizzate e negli estratti vanno quindi ricercati e determinati metalli pesanti, inquinanti organici, pesticidi ed erbicidi che potrebbero risultare tossici per l'utilizzatore.

Un aspetto importante del controllo analitico è costituito dalle metodiche utilizzate che, come acquisito ormai dall'industria farmaceutica, dovrebbero essere validate, sottoposte cioè a verifiche che consentono di ottenere la certezza del risultato analitico. Bisogna sottolineare che, purtroppo oggi, salvo rare eccezioni, le piante medicinali e i relativi estratti non vengono sottoposti a controlli di qualità, non essendo previsti dalla legislazione e ciò può portare all'uso di prodotti di qualità a causa delle bassissime concentrazioni di principi attivi presenti.

E' senz'altro auspicabile che venga colmata tale carenza legislativa al fine di garantire la salute degli utenti che, fra l'altro, quando fanno ricorso a tali piante sono affetti in genere da patologie, anche se non importanti, che potrebbero subire incrementi di entità o modificazioni a causa di eventuali inquinanti presenti.

 

*** Prof. Fedele Manna - Facoltà di Farmacia - Università di Roma "La Sapienza".

 

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