Riferimento Interno
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DOP olio Irpinia – Colline dellUfita
In data 11.03.2010 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Europea il regolamento comunitario n. 203 del
10 marzo 2010 con il quale è stata ratificata la registrazione della denominazione
“Irpinia Colline dell’Ufita DOP” tra i marchi comunitari di protezione delle produzioni
agroalimentari tipiche, ai sensi del Regolamento comunitario CE n. 510/06.
E’ così terminato l’iter per il riconoscimento dell’ambito marchi per tutelare questo prestigio olio extravergine d’oliva.
Quella dall’olio irpino è l’undicesima DOP della Campania (19 sono complessivamente i marchi DOP/IGP,
primato assoluto nel Mezzogiorno), la quarta DOP tra gi oli, dopo quelle del Cilento, della Penisola Sorrentina
e delle Colline Salernitane.
L’olio DOP Irpinia è ottenuto dalle olive della varietà “Ravece”, in misura non inferiore al 60%,
“Ogliarola” ed altri ecotipi locali in misura non superiore al 40%.
E’ proprio la Ravece che conferisce per lo più le pregevoli caratteristiche aromatiche e degustative dell’olio,
in particolare il suo gusto fruttato intenso, con un’armonica presenza della carica piccante ed aroma erbaceo.
L’area geografica di produzione dell’olio Irpinia – Colline dell’Ufita è riferita a 38 comuni dell’avellinese,
la maggior parte dei quali appartenenti all’area Ufita.
La superficie olivetata si aggira intorno ai 3.500 ettari, con oltre 9.000 aziende produttrici.
La produzione dell’olio è pari a circa 25.000 q.li all’anno, che corrispondono a due terzi circa della
produzione provinciale.
Le aziende imbottigliatrici potenzialmente interessate alla produzione dell’olio DOP sono una trentina.
Il fatturato medio annuo è stimato in 2,7 milioni di euro, valutando che la DOP interesserà, in fase di avvio,
il 15% della produzione.
Sarà l’ISMECERT di Napoli ad effettuare i controlli per la certificazione del prodotto,
così come indicato dal Consorzio promotore.
Olivicoltura
La verde Irpinia è una terra ricca di prodotti agricoli di pregio.
La punta di diamante è rappresentata, senza dubbio, dai vini irpini, ormai stabilmente collocati ai vertici della produzione enologica internazionale.
Una parte rilevante del successo dell'enogastronomia irpina è determinata dalla tormentata orografia del paesaggio, attraversato da un capo all'altro dall'Appennino meridionale che, come una barriera, ha favorito la conservazione delle tradizioni e delle varietà locali, selezionatesi nei secoli.
Il resto lo hanno fatto i terreni ricchi di elementi nutritivi, apportati dalle eruzioni dei vicini vulcani, e la capacità, la fierezza delle genti irpine, il popolo che più degli altri si è opposto allo strapotere delle legioni romane. Non caso il lupo è il simbolo della provincia.
Anche se la presenza dell'olivo risale a tempi antichissimi, come è ampiamente documentato da numerosi reperti di epoca romana, esso si diffuse in modo significativo in era angioina, per poi consolidarsi in quella aragonese.
Nella sola “Città di Ariano”, nel 1794, erano presenti “dodici molini da macinar olive, chiamati volgarmente trappeti, a quali sono addetti i cavalli per farli girare”, che diventano, dopo qualche decina di anni, 29.
Questo mix (ambiente, varietà, capacità imprenditoriale, tradizione) è alla base dei sempre più numerosi successi ed apprezzamenti che gli oli irpini stanno conseguendo in questi ultimi anni;
da quando cioè i produttori hanno iniziato, sempre più numerosi, a dare dignità di bottiglia ad un prodotto commercializzato direttamente in azienda, allo stato sfuso.
E su tali basi si stanno costruendo i Disciplinari di produzione degli oli di pregio di una provincia, che oggi conta circa 5.000 ettari di oliveti, per lo più specializzati, con piante allevate in forme tradizionali, anche se non mancano impianti intensivi.
