Variante difficile: passaggio dalle rovine del castello di Rocchetta con guado del torrente.

Dopo circa 70 metri dalla Cascina Lazano (in direzione Lapenna) (a 3600 metri dall'inizio del percorso) sulla destra si prende  un sentiero che scende in un altro noccioleto che si estende su di un falsopiano ricavato sul crinale che divide due canaloni. Poco prima di arrivare al fondo della coltivazione (che termina sull'orlo di un precipizio di un centinaio di metri) sul lato sinistro della stessa, si deve imboccare un sentiero non immediatamente riconoscibile dal piano del noccioleto. Occorre esplorare con attenzione il bordo sinistro del prato, ad una trentina di metri dal fondo. Tra gli arbusti e gli alberi che fanno da confine e da riparo naturale si rintraccia il sentiero. La segnaletica qui è non è molto visibile in quanto non si sono grossi alberi o pietre su cui lasciare traccia. Occorre fare molta attenzione a non scivolare imboccando il sentiero, in quanto al di sotto di questo ci stanno alcune decine di metri di strapiombo.  Si scende quindi passando su un costone molto pericoloso; il sentiero passa sulla sinistra di un cucuzzolo ( 3900 metri dall'Avrama); adiacente al lato destro della collinetta si trova  una costruzione semi diroccata, una volta (non troppi anni fa) adibita a pollaio, ma anticamente un avamposto del castello.

16260021.jpg (59356 byte) Appena dopo alla collinetta ci si trova di fronte i resti dell'antico maniero, non grande, ma suggestivo per la posizione e per lo stato di abbandono. La torre si nota subito. Si notano le mura attorno, costruite a ridosso degli strapiombi sui calanchi, in parte già franate insieme alla roccia sottostante, erosa dagli agenti atmosferici. Avvicinandosi, la sorpresa: il sentiero, l'unica strada di accesso passa dentro il castello, attraverso una galleria di una decina di metri, ormai in parte franata e pericolante.

 

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A questo punto gli scriventi, avvertono del pericolo di crolli improvvisi o di caduta di pietre dalla torre pericolante, declinando perciò ogni responsabilità per i possibili incidenti che possono capitare agli escursionisti che vogliono rischiare l'avventura del passaggio tra le rovine.

La galleria nel mezzo presenta una grossa apertura a cielo aperto, è crollata a causa delle infiltrazioni dell'acqua piovana e soprattutto a cause delle radici delle piante che, nate e cresciute sulla torre e sugli spalti della fortificazione, hanno smosso le pietre infilandosi con le radici tra l'una e l'altra.
Il passaggio perciò risulta difficoltoso proprio per i detriti che hanno fatto crescere il livello del pavimento.
Occorre camminare quasi a carponi per non urtare le pietre pericolanti con la testa e per non rischiare di innescare nuovi crolli che sarebbero fatali.

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Gli altri pericoli sono costituiti dalle buche nel terreno adiacenti al sentiero, prima e dopo la torre e la galleria; si tratta di crolli di volte di stanze sotterranee del castello. Occorre stare molto attenti a dove si mettono i piedi in quanto la vegetazione spesso ricopre e mimetizza tali aperture.

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Usciti dalla galleria si procede sugli antichi spalti, si attraversano le mura, in gran parte crollate e ormai avvolte dalla vegetazione e si prosegue per un sentiero poco identificabile a causa degli arbusti e del sottoborco, che qui regna in quanto non passa più nessuno. Evitando le buche nel terreno e i rovi, si esce dalle rovine e ci si trova su di un crinale lungo il quale, in ripida discesa,  l'antico sentiero o quello che resta si snoda con vari tornanti fin quasi in fondo valle, dove si confonde con gli sbalzi delle stratificazioni rocciose. L'ultimo tratto, per fortuna breve, è proprio sul tufo, scivoloso in caso di pioggia o rugiada, e ci si ritrova .... a bagno... sul greto del Rio Rocchetta, proprio alla confluenza con un ruscello che scende dal canalone alla sinistra del castello.

Dall'altra parte del torrente, sulla riva destra, tra la vedetazione si intrevede un sentiero che risale la collina e che porta alla Frazione Rocchetta. (Lo tralasciamo non avendolo esplorato).

Si prosegue quindi lungo il letto del torrente, che  in certi punti sembra una strada, con il fondo di tufo largo e piatto, con l'acqua che scorre bassa allargandosi sulla roccia; ma dove le sponde sono più strette, l'acqua è più profonda e crea meandri e laghetti impraticabili anche con gli stivali; occorre quindi aggirare gli ostacoli risalendo sulle rive del ruscello e ripercorreno tratti di un antico sentiero, in gran parte scomparso per l'erosione delle piene, ormai rimboschito. Sono circa 500 metri di avventura, un po' lungo il greto del torrente, sguazzando nell'acqua bassa ed evitanto la più profonda (cercando di non scivolare e finire a bagno), un po' nella boscaglia adiacente cercando il percorso più praticabile fra gli alberi e i cespugli (cercando di non pungersi con i rovi e le spine delle acacie). E' un tratto da fare con molta prudenza e senza fretta, badando a dove si mettono i piedi e le mani quando si cercano gli appigli. Non è da tutti.  Ad un certo punto il ruscello esce dalle pareti ripide e dalla boscaglia che lo avvolge ed prosegue in un largo canyon. Ai lati del ruscello si può camminare sulle sponde. Poco dopo sulla sinistra si trova la strada che sale alla cascina Sanato. Il tratto difficile ed avvenuroso è concluso.

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Raccomandazioni. In questo tratto ( il passaggio tra le rovine del castello, la ripida discesa dal crinale del calanco, il percorso lungo il torrente ) è sconsigliabile avventurarsi da soli o anche solo in due. Ritrovarsi in fondo ad un canyon, con i piedi nell'acqua e la vegetazione che ostacola il cammino, può innescare crisi di panico. In fondo valle i telefonini non funzionano, se dovesse malauguratamente capitare un incidente o un malore a qualcuno, i soccorsi avrebbero difficoltà ad arrivare. Pertanto si raccomanda massima prudenza e si sconsiglia il percorso a chi non è in buona forma fisica e non è abituato a questo genere di esplorazioni. Gli autori della guida declinano ogni responsabilità per eventuali incidenti.

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