MESSAGGERO |
Margherita critica «Amagliani sull’Api sta con tutti e
nessuno»
FALCONARA - «Sulla vicenda del rinnovo della concessione
all’Api, stiamo assistendo ad un balletto di posizioni, che
toccano gli organi istituzionali ai vari livelli e singoli
amministratori che sconcertano per il modo in cui vengono
esternate e per l’incoerenza rispetto a posizioni assunte in
passato». Lo afferma la Margherita di Falconara. «Prendiamo
il caso - affermano in una norta - dell’assessore regionale
Amagliani, che da quando ha assunto tale incarico ha
cambiato pelle: fa il possibilista, il moderato, sta con
tutti: comprende le esigenze della raffineria, si fa carico
dei problemi dei lavoratori, tutela gli interessi di
Falconara, è per la politica di risanamento ambientale. Si
spinge fino a dichiarare la impossibilità allo stato attuale
di negare il rinnovo della concessione e che non c’è da
chiedere alcuna contropartita all’Api. Tali affermazioni
hanno superato ogni limite di decenza e buon gusto.
Invitiamo l’assessore Amagliani a rileggersi quanto
dichiarato da lui stesso nell’agosto del 1999 quando era
segretario provinciale di Rifondazione Comunista e quanto
sentenziato nel mensile di Rc “Il Falco Rosso" del maggio
2001, in occasione delle elezioni amministrative a
Falconara, sul problema della dismissione della raffineria».
Continua la Margherita: «L’invito che facciamo alla serietà
e alla coerenza politica è perché abbiamo la netta
sensazione che si tenti di affrontare un problema complesso
e dai molteplici riflessi con procedure semplicistiche,
quasi scontate. Premettiamo subito che sul problema della
convivenza tra raffineria e città noi della Margherita
abbiamo sempre tenuto una posizione equilibrata e ragionata.
Non abbiamo mai urlato e semplificato, consapevoli della
rilevanza della questione. Condividiamo totalmente le
posizioni del Sindaco e della Giunta di Falconara, perché
sono posizioni che si basano su un progetto serio di
sviluppo della città, preparato e maturato nel corso degli
anni che guarda agli interessi complessivi della città e non
di una sola parte. Si tratta di un progetto di medio-lungo
periodo che deve coniugare un nuovo sviluppo eco-compatibile
del territorio con la presenza dell’Api fino alla
definizione di progetti di riconversione possibili. Non è
corretto porre scadenze ravvicinate come il 2008, ma nemmeno
parlare di raffineria per l’eternità».
il comunicato integrale
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RESTO DEL CARLINO |
«Sulla raffineria un balletto di posizioni che sconcerta»
FALCONARA — «Sulla vicenda del rinnovo della concessione
all'Api, stiamo assistendo ad un balletto di posizioni, che
toccano gli organi istituzionali ai vari livelli e singoli
amministratori che sconcertano per il modo in cui vengono
esternate e per l'incoerenza rispetto a posizioni assunte in
passato». E' questo il duro attacco della Margherita che
nelle sue 'accuse' non omette di fare nomi. «Prendiamo il
caso dell'assessore regionale Amagliani — scrive la
Margherita — che da quando ha assunto tale incarico ha
cambiato pelle: fa il possibilista, il moderato, sta con
tutti: comprende le esigenze della raffineria, si fa carico
dei problemi dei lavoratori, tutela gli interessi di
Falconara, è per la politica di risanamento ambientale. Si
spinge fino a dichiarare la impossibilità allo stato attuale
di negare il rinnovo della concessione e che non c'è da
chiedere alcuna contropartita all'Api. Tale affermazioni —
sottolinea — hanno superato ogni limite di decenza e buon
gusto. Invitiamo quindi l'assessore Amagliani a rileggersi
quanto dichiarato da lui stesso nell'agosto del '99 quando
era segretario provinciale di Rifondazione comunista e
quanto sentenziato nel mensile di Rifondazione nel maggio
2001.
E' morto precipitando in mare
di Sandro Galli
SENIGALLIA — Muore tradito dalla sua più grande passione,
l'aereo. Armante Massaccesi, 69 anni, generale pilota in
pensione, è precipitato ieri in mare e si è inabissato con
il suo nuovo ultraleggero. «La sua era una passione
grandissima. Ne aveva fatto una ragione di vita» dice Lucio
Massaccesi, consigliere comunale, accorso sul luogo della
tragedia, nel tratto di spiaggia davanti all'hotel Bologna,
sul lungomare Mameli. Armante Massaccesi era un pilota
esperto con migliaia di ore di volo al suo attivo. Proprio
ieri aveva acquistato un ultraleggero usato, modello Yuma,
appena revisionato. Entusiasta, Massaccesi aveva voluto
provare l'aereo effettuando un primo volo con a fianco Marco
Mazzufferi, giovane pilota dell'«Associazione volo
Senigallia». Dopo l'atterraggio all'aviosuperficie di Cesano,
mentre Mazzufferi era sceso, Armante aveva deciso di levarsi
ancora in volo per un secondo giro, che purtroppo gli è
risultato fatale. Giunto all'altezza dell' hotel Bologna, il
pilota si stava apprestando ad effettuare una virata,
probabilmente per rientrare alla piccola pista, dove
Mazzufferi lo stava attendendo. Improvvisamente un'ala del
velivolo pare si sia piegata, forse spezzata. Senza più
controlli, l'ultraleggero in pochi istanti è precipitato in
mare, avvitandosi su se stesso. La cabina e la carlinga
hanno galleggiato per un paio di minuti prima di
inabissarsi. Immediatamente è stato dato l'allarme.
Un'imbarcazione ha raggiunto il tratto di mare, segnalando
ai soccorritori una chiazza d'olio ed alcuni pezzi del
velivolo. Subito sono iniziate le ricerche in mare
effettuate da natanti della Capitaneria e dei vigili del
fuoco, coadiuvati da elicotteri, per localizzare il relitto
dell'aereo. Ricerche che sono state affidate anche ad un
peschereccio dotato di scandaglio. Le operazioni, coordinate
dall'Ufficio locale marittimo e che hanno visto impegnati
polizia e carabinieri, si sono protratte fino a tarda sera.
Verso le 22 il ritrovamento dell'ultraleggero e della salma
del pilota rimasto intrappolato nella cabina. Non appena si
è sparsa la notizia dell'incidente, tanti amici e conoscenti
dell'ex pilota militare sono accorsi sulla spiaggia con la
speranza, sempre più flebile con il passare delle ore, che
Massaccesi potesse essersi salvato. Nelle foto, da sinistra
Armante Massacesi e il suo amico Marco Mazzufferi
Quelle tragedie tra cielo e mare
SENIGALLIA — Questione di attimi. Attimi quelli in cui
ieri lo sfortunato pilota senigalliese è precipitato in mare
con il suo ultaleggero appena acquistato. Attimi, in cui la
tragica notizia è rimbalzata subito in redazione. Attimi, in
cui la memoria è corsa immediatamente al 25 giugno '95. Otto
anni fa, a pochi chilometri di distanza, un'altra tragedia
tra aria e mare. Quella domenica a precipitare in acqua
rigirandosi su se stesso come un vortice, fu un aeroplanino
da quattro posti. Un P 66, partito dall'aeroporto di
Falconara. Stava volteggiando sopra la raffineria Api quando
cadde in picchiata. Anche in quel caso l'apparecchio finì
sui fondali e le operazioni di recupero non furono facili.
Alla guida c'era Alessio Pasquali, falconarese, 17 anni,
brevetto di pilota da tre mesi. Al suo fianco un 'veterano',
Giacomo Rossi, 72 anni, direttore di banca di Montalto
(Ascoli Piceno) tra i più anziani piloti civili dell'Aeroclub
di Falconara. Nell'aereo c'era anche la mamma del giovane
pilota, Alessandra Casaccia Pasquali, nota per i suoi
passati canori negli anni '70. Infine Francesco Rossi,
16enne, fabrianese, nipote di Giacomo Rossi. Tutti morti.
Attimi. Attimi e la memoria rimbalza a 5 anni più tardi. Il
31 gennaio del 2000 un'altra tragedia dell'aria sopra la
nostra costa. Ancora una volta a Falconara, quando un Piper
bimotore precipita prima dell'atterraggio all'aeroporto di
Falconara, a poca distanza dalla raffineria. Erano in
quattro: uno dei passeggeri muore. |
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IL GAZZETTINO |
Ambiente, la lobby dei comitati
Un'esperienza pilota a livello nazionale. Sotto un'unica
sigla le associazioni che difendono la salute dei cittadini
Nasce il coordinamento regionale che unisce tutti i
movimenti della "qualità della vita"
di Rossano Cattivello
Unire le forze per contare di più e diventare un
interlocutore forte nei confronti delle istituzioni. I
comitati spontanei di cittadini operanti in Friuli, nati
sull'onda della protesta contro insediamenti produttivi e
infrastrutture che danneggiano la vivibilità dei centri
abitati, hanno deciso di costituire un proprio Coordinamento
regionale con tanto di statuto e propri rappresentanti. Per
ora hanno deciso di darsi una veste organizzata ma non
riconosciuta, proprio per mantenere lo spirito
volontaristico dell'inizio. Non per questo pensano di
rimanere semplice movimento di opinione, ma puntano a
entrare nella "stanza dei bottoni" delle decisioni, come
tengono a sottolineare i rappresentanti, in modo da
prevenire ogni minaccia alla salute dei residenti. «Non
temiamo di snaturare la logica del "comitato" - spiega il
portavoce regionale Luciano Zorzenone - ma intendiamo
muoverci in maniera organizzata pur evitando ogni forma di
burocratizzazione. Vogliamo cioè essere riconosciuti quale
interlocutore nelle questioni ambientali che coinvolgono il
territorio della Regione, delle Province e dei Comuni,
mantenendo però la nostra spontaneità. Stiamo inventando
qualcosa di assolutamente nuovo sulla scena nazionale».
L'attività delle organizzazioni ambientaliste che già
esistono, Legambiente e Wwf in particolare, non contrasta
con l'iniziativa del Coordinamento dei comitati. «Saremo
autonomi ma collaboreremo insieme - continua Zorzenone - fin
tanto per lo meno che gli obiettivi coincideranno. Per
esempio noi rimaniamo fermamente contrari a ogni progetto di
centrale elettrica a biomasse, proposta prima nella Bassa,
poi a Udine e ora nel comune di Arzene. Con Legambiente e
Wwf studieremo un rapporto che nasca sulle caratteristiche
del singolo problema: se siamo d'accordo lavoreremo insieme,
altrimenti ognuno per la propria strada. Noi non intendiamo
risolvere i problemi del mondo, ma quelli dei nostri paesi e
del nostro orto». Il Coordinamento nasce senza uffici e
senza fondi, le risorse economiche sono quelle infatti dei
singoli esponenti. Proprio per questo la comunicazione è
affidata alle poste elettroniche (comitatifvg@libero.it),
con l'obiettivo di raccogliere l'adesione di altri comitati
attivi. In pieno clima elettorale, il ruolo dei comitati
vorrebbe pesare anche sulle proposte politiche. «Vorremmo
realizzare una sorta di confronto "all'americana" con tutti
i candidati alla presidenza della Regione che dovranno
rispondere alle nostre domande», aggiunge Zorzenone.
«Qualche componente dei comitati sta valutando l'idea di
candidarsi in Comune o in Regione - ammette il coordinatore
- ma soltanto per diventare la quinta colonna del movimento.
Infatti soltanto entrando nella stanza dei bottoni potremo
prevenire i problemi anzichè inseguirli quando sono già
esplosi».
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GAZZETTA DEL SUD |
I sindacati: l'azienda provveda a rimediare
di A. R.
SIRACUSA – «Rileviamo gravi responsabilità dei vertici
aziendali Agip a cui auspichiamo ponga rimedio Erg Med». I
sindacati, all'indomani del sequestro operato dalla
magistratura siracusana, continuano a puntare al Piano di
risanamento ambientale e all'Accordo di programma per
innovare i cicli produttivi. «A fronte di un'indagine
iniziata da più di un anno, i vertici Agip in tutti questi
mesi hanno sottovalutato le dimensioni del problema, non
fornendo alla magistratura sufficienti elementi di garanzia
sulla capacità di individuare la fonte dell'inquinamento
della falda ed eliminarla prontamente. La magistratura – si
legge in una nota firmata dai segretari provinciali Cgil,
Cisl e Uil, rispettivamente Zappulla, Scatà e Munafò, e dai
tre segretari di categoria Zappulla, Spagna e Sorrentino –,
nell'assumere una decisione così drastica, la cui portata
rischiava di compromettere il normale esercizio degli
impianti, con grande senso di responsabilità ha voluto
concedere una flessibilità tale da consentire che le
operazioni di svuotamento e di verifica dei serbatoi
sequestrati fossero eseguite senza provocare limitazioni al
normale esercizio della raffineria e senza quindi provocare
disagi agli oltre mille lavoratori impiegati nello
stabilimento tra diretti e indotto. Confermando – continua
il documento – anche in questa circostanza, la linea di
condotta adottata per la vicenda Enichem». Le organizzazioni
sindacali, evidenziando la delicata situazione che vive il
polo industriale dal punto di vista ambientale, una
situazione che non coinvolge solo un'azienda, ha
sottolineato la necessità di puntare «sulla realizzazione
del Piano di risanamento ambientale e sull'Accordo di
programma che consenta di innovare i cicli produttivi e di
renderli ecocompatibili. Per la vicenda Ergmed, il sindacato
si adopererà affinché nell'ambito del confronto sul piano
industriale dell'azienda vengano forniti tutti gli elementi
utili a garantire il totale rispetto delle prescrizioni
previste dalla magistratura».
Falda profonda non a rischio
L'inchiesta della magistratura sulle infiltrazioni di
greggio nel sottosuolo
di S. C.
SIRACUSA – Le perdite di greggio che sarebbero avvenute
all'ex raffineria Agip, oggi gestita dalla società Erg-Med,
non costituirebbero un immediato pericolo per la falda da
cui viene prelevata l'acqua che arriva nelle case degli
abitanti di Priolo. Di questo parere si dice il sindaco di
Priolo Massimo Toppi all'indomani della decisione della
magistratura di sequestrare i 208 serbatoi della raffineria,
che adesso saranno a turno svuotati per verificarne la
tenuta. Toppi, ad ogni modo, plaude all'iniziativa dei
magistrati, perché consentirà di scoprire la causa
dell'inquinamento e di eliminarla: «Altrimenti – commenta –
corriamo il rischio di ritrovarci non so tra quanti anni con
un'emergenza ancora più grave di quella che oggi stiamo
affrontando». A fare esplodere il caso fu, circa un anno fa,
la denuncia dell'agricoltore Sebastiano Cannamela,
proprietario di un terreno a pochi chilometri da Priolo, che
scoprì che dal pozzo che utilizzava per irrigare la
campagna, veniva fuori non più acqua ma greggio. Da tale
denuncia prese spunto l'inchiesta della magistratura
sfociata adesso nei clamorosi provvedimenti di sequestro.
«La falda che si è scoperto essere inquinata – ha detto
Toppi – è quella di superficie, che si trova a una
profondità di circa 14 metri, e non quella che si trova a
una profondità di circa cento metri dalla quale viene
attinta l'acqua che arriva nelle case dei priolesi. Va anche
detto che i pozzi che alimentano l'acquedotto si trovano a
monte e non a valle per cui è impossibile che le perdite di
greggio possano arrivarvi. Ad ogni modo l'allarme lanciato
da Sebastiano Cannamela ha avuto il merito di fare esplodere
il caso e attivare tutte le necessarie misure per impedire
all'inquinamento di progredire. Oggi la situazione è
indubbiamente migliore di un anno fa. Gli interventi a valle
cominciati dall'Agip e oggi proseguiti da Erg-Med, con lo
scavo di trecento pozzi per intercettare e aspirare le
infiltrazioni di greggio nel terreno, rendono il quadro meno
critico. Resta il fatto che bisogna stabilire l'origine
dell'inquinamento. I provvedimenti adottati dalla
magistratura in questi giorni mi pare che tendano a fare
luce proprio in questa direzione». Avvelenamento di acqua è
il reato ipotizzato dal sostituto procuratore della
Repubblica Maurizio Musco. Le persone indagate sarebbero
due. Ma a questa inchiesta ne è collegata un'altra sulla
qualità dell'acqua prelevata dalla falda priolese.
Riguarderebbe, in particolare, i risultati di alcuni esami
degli organi sanitari, che contrasterebbero con quelli
disposti dalla magistratura.
Sono tre i progetti
L'installazione in provincia di impianti di energia
eolica
È prevista una spesa di 800 milioni di euro
di Giuseppe Puglisi
SANTA TERESA DI RIVA – Ottocento milioni di euro saranno
spesi in Sicilia per trasformare l'energia eolica in energia
elettrica e raggiungere il 2% di energia da fonti
rinnovabili imposta alla Regione dal decreto Bersani. Tra i
progetti finanziati figura quello denominato "Alcantara -
Peloritani" che comprende i territori dei comuni di
Fondachelli Fantina e Antillo da Ovest a Est e lungo la
dorsale dei Peloritani da Francavilla a Roccalumera, da Sud
a Nord. Tra gli otto progetti previsti in Sicilia (nella
nostra provincia c'è anche il “Nebrodi” che comprende i
comuni da Montalbano a Floresta), è il più vasto. Il piano
d'investimento usa la formula del “ project financing”
privato ed è sostenuto dalla Api Holding di Roma, società
della compagnia petrolifera Api di Falconara, che si occupa
di energia “verde” e di ambiente. L'iter amministrativo,
legale e tecnico viene seguito da una società collegata, la
“Ser”, con sede a Palermo, che ha tenuto da due anni a
questa parte, i contatti con gli enti locali. In pratica ci
sono quasi tutte le autorizzazioni per avviare gli impianti
(pronti in 12 - 18 mesi) ma tutto è bloccato all'assessorato
regionale al Territorio ed Ambiente che non ha dato ancora
la propria valutazione di impatto ambientale degli impianti
eolici. Nonostante le assicurazioni di tutela ambientale,
infatti, da più di un anno si dibatte sui danni che questo
torri eoliche, alte tra i 60 ed i 100 metri, produrranno sul
paesaggio. Gli esteti del paesaggio hanno espresso forti
remore. Carlo Ripa di Meana, presidente del “Comitato
nazionale del paesaggio” ritiene che il gioco non valga la
candela, mentre il ministro dei beni culturali, Giuliano
Urbani, ha detto che «ci vuole una riflessione critica» e il
ministro per l'ambiente, Altero Matteoli, ha definito le
centrali (formate da almeno trenta torri) delle vere
«mostruosità». Sono favorevoli, invece, gli ambientalisti.
Legambiente non ha perso l'occasione per denunciare i
ritardi del governo «che frena una delle forme di energia
più pulite ed economiche e tollera devastazioni che
distruggono il paesaggio». Anche Greenpeace è a favore delle
energia eolica «in grado di combattere l'effetto serra».
Insomma, nonostante l'elettricità prodotta con la forza del
vento sia la meno inquinante al mondo, anche in questo caso
si sono creati due fronti, quello dei favorevoli e quello
dei contrari. I privati, ovviamente, non investono soltanto
per migliorare l'ambiente: dietro l'energia eolica ci sono i
“certificati verdi” che servono a chiunque voglia entrare
nel mercato della produzione di energia elettrica che una
quota sia pur minima dell'energia da lui prodotta è da fonte
rinnovabile. Ad Antillo, comunque, il consiglio comunale ha
già dato via libera a questo tipo di impianto e aspetta
soltanto di conoscere la quantità di energia elettrica che
potrà essere prodotta con questo progetto per averne una
ricaduta economica che secondo le previsioni potrebbe
impinguare notevolmente le casse del comune e rilanciare
l'economia della zona sfruttando produttivamente aree che
allo stato risultano abbandonate e incolte. |
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