RASSEGNA STAMPA 20.04.2003

 

MESSAGGERO
Margherita critica «Amagliani sull’Api sta con tutti e nessuno»

FALCONARA - «Sulla vicenda del rinnovo della concessione all’Api, stiamo assistendo ad un balletto di posizioni, che toccano gli organi istituzionali ai vari livelli e singoli amministratori che sconcertano per il modo in cui vengono esternate e per l’incoerenza rispetto a posizioni assunte in passato». Lo afferma la Margherita di Falconara. «Prendiamo il caso - affermano in una norta - dell’assessore regionale Amagliani, che da quando ha assunto tale incarico ha cambiato pelle: fa il possibilista, il moderato, sta con tutti: comprende le esigenze della raffineria, si fa carico dei problemi dei lavoratori, tutela gli interessi di Falconara, è per la politica di risanamento ambientale. Si spinge fino a dichiarare la impossibilità allo stato attuale di negare il rinnovo della concessione e che non c’è da chiedere alcuna contropartita all’Api. Tali affermazioni hanno superato ogni limite di decenza e buon gusto. Invitiamo l’assessore Amagliani a rileggersi quanto dichiarato da lui stesso nell’agosto del 1999 quando era segretario provinciale di Rifondazione Comunista e quanto sentenziato nel mensile di Rc “Il Falco Rosso" del maggio 2001, in occasione delle elezioni amministrative a Falconara, sul problema della dismissione della raffineria». Continua la Margherita: «L’invito che facciamo alla serietà e alla coerenza politica è perché abbiamo la netta sensazione che si tenti di affrontare un problema complesso e dai molteplici riflessi con procedure semplicistiche, quasi scontate. Premettiamo subito che sul problema della convivenza tra raffineria e città noi della Margherita abbiamo sempre tenuto una posizione equilibrata e ragionata. Non abbiamo mai urlato e semplificato, consapevoli della rilevanza della questione. Condividiamo totalmente le posizioni del Sindaco e della Giunta di Falconara, perché sono posizioni che si basano su un progetto serio di sviluppo della città, preparato e maturato nel corso degli anni che guarda agli interessi complessivi della città e non di una sola parte. Si tratta di un progetto di medio-lungo periodo che deve coniugare un nuovo sviluppo eco-compatibile del territorio con la presenza dell’Api fino alla definizione di progetti di riconversione possibili. Non è corretto porre scadenze ravvicinate come il 2008, ma nemmeno parlare di raffineria per l’eternità».

il comunicato integrale

 
RESTO DEL CARLINO
«Sulla raffineria un balletto di posizioni che sconcerta»

FALCONARA — «Sulla vicenda del rinnovo della concessione all'Api, stiamo assistendo ad un balletto di posizioni, che toccano gli organi istituzionali ai vari livelli e singoli amministratori che sconcertano per il modo in cui vengono esternate e per l'incoerenza rispetto a posizioni assunte in passato». E' questo il duro attacco della Margherita che nelle sue 'accuse' non omette di fare nomi. «Prendiamo il caso dell'assessore regionale Amagliani — scrive la Margherita — che da quando ha assunto tale incarico ha cambiato pelle: fa il possibilista, il moderato, sta con tutti: comprende le esigenze della raffineria, si fa carico dei problemi dei lavoratori, tutela gli interessi di Falconara, è per la politica di risanamento ambientale. Si spinge fino a dichiarare la impossibilità allo stato attuale di negare il rinnovo della concessione e che non c'è da chiedere alcuna contropartita all'Api. Tale affermazioni — sottolinea — hanno superato ogni limite di decenza e buon gusto. Invitiamo quindi l'assessore Amagliani a rileggersi quanto dichiarato da lui stesso nell'agosto del '99 quando era segretario provinciale di Rifondazione comunista e quanto sentenziato nel mensile di Rifondazione nel maggio 2001.

E' morto precipitando in mare

di Sandro Galli

SENIGALLIA — Muore tradito dalla sua più grande passione, l'aereo. Armante Massaccesi, 69 anni, generale pilota in pensione, è precipitato ieri in mare e si è inabissato con il suo nuovo ultraleggero. «La sua era una passione grandissima. Ne aveva fatto una ragione di vita» dice Lucio Massaccesi, consigliere comunale, accorso sul luogo della tragedia, nel tratto di spiaggia davanti all'hotel Bologna, sul lungomare Mameli. Armante Massaccesi era un pilota esperto con migliaia di ore di volo al suo attivo. Proprio ieri aveva acquistato un ultraleggero usato, modello Yuma, appena revisionato. Entusiasta, Massaccesi aveva voluto provare l'aereo effettuando un primo volo con a fianco Marco Mazzufferi, giovane pilota dell'«Associazione volo Senigallia». Dopo l'atterraggio all'aviosuperficie di Cesano, mentre Mazzufferi era sceso, Armante aveva deciso di levarsi ancora in volo per un secondo giro, che purtroppo gli è risultato fatale. Giunto all'altezza dell' hotel Bologna, il pilota si stava apprestando ad effettuare una virata, probabilmente per rientrare alla piccola pista, dove Mazzufferi lo stava attendendo. Improvvisamente un'ala del velivolo pare si sia piegata, forse spezzata. Senza più controlli, l'ultraleggero in pochi istanti è precipitato in mare, avvitandosi su se stesso. La cabina e la carlinga hanno galleggiato per un paio di minuti prima di inabissarsi. Immediatamente è stato dato l'allarme. Un'imbarcazione ha raggiunto il tratto di mare, segnalando ai soccorritori una chiazza d'olio ed alcuni pezzi del velivolo. Subito sono iniziate le ricerche in mare effettuate da natanti della Capitaneria e dei vigili del fuoco, coadiuvati da elicotteri, per localizzare il relitto dell'aereo. Ricerche che sono state affidate anche ad un peschereccio dotato di scandaglio. Le operazioni, coordinate dall'Ufficio locale marittimo e che hanno visto impegnati polizia e carabinieri, si sono protratte fino a tarda sera. Verso le 22 il ritrovamento dell'ultraleggero e della salma del pilota rimasto intrappolato nella cabina. Non appena si è sparsa la notizia dell'incidente, tanti amici e conoscenti dell'ex pilota militare sono accorsi sulla spiaggia con la speranza, sempre più flebile con il passare delle ore, che Massaccesi potesse essersi salvato. Nelle foto, da sinistra Armante Massacesi e il suo amico Marco Mazzufferi

Quelle tragedie tra cielo e mare

SENIGALLIA — Questione di attimi. Attimi quelli in cui ieri lo sfortunato pilota senigalliese è precipitato in mare con il suo ultaleggero appena acquistato. Attimi, in cui la tragica notizia è rimbalzata subito in redazione. Attimi, in cui la memoria è corsa immediatamente al 25 giugno '95. Otto anni fa, a pochi chilometri di distanza, un'altra tragedia tra aria e mare. Quella domenica a precipitare in acqua rigirandosi su se stesso come un vortice, fu un aeroplanino da quattro posti. Un P 66, partito dall'aeroporto di Falconara. Stava volteggiando sopra la raffineria Api quando cadde in picchiata. Anche in quel caso l'apparecchio finì sui fondali e le operazioni di recupero non furono facili. Alla guida c'era Alessio Pasquali, falconarese, 17 anni, brevetto di pilota da tre mesi. Al suo fianco un 'veterano', Giacomo Rossi, 72 anni, direttore di banca di Montalto (Ascoli Piceno) tra i più anziani piloti civili dell'Aeroclub di Falconara. Nell'aereo c'era anche la mamma del giovane pilota, Alessandra Casaccia Pasquali, nota per i suoi passati canori negli anni '70. Infine Francesco Rossi, 16enne, fabrianese, nipote di Giacomo Rossi. Tutti morti. Attimi. Attimi e la memoria rimbalza a 5 anni più tardi. Il 31 gennaio del 2000 un'altra tragedia dell'aria sopra la nostra costa. Ancora una volta a Falconara, quando un Piper bimotore precipita prima dell'atterraggio all'aeroporto di Falconara, a poca distanza dalla raffineria. Erano in quattro: uno dei passeggeri muore.

 
IL GAZZETTINO
Ambiente, la lobby dei comitati

Un'esperienza pilota a livello nazionale. Sotto un'unica sigla le associazioni che difendono la salute dei cittadini Nasce il coordinamento regionale che unisce tutti i movimenti della "qualità della vita"

di Rossano Cattivello

Unire le forze per contare di più e diventare un interlocutore forte nei confronti delle istituzioni. I comitati spontanei di cittadini operanti in Friuli, nati sull'onda della protesta contro insediamenti produttivi e infrastrutture che danneggiano la vivibilità dei centri abitati, hanno deciso di costituire un proprio Coordinamento regionale con tanto di statuto e propri rappresentanti. Per ora hanno deciso di darsi una veste organizzata ma non riconosciuta, proprio per mantenere lo spirito volontaristico dell'inizio. Non per questo pensano di rimanere semplice movimento di opinione, ma puntano a entrare nella "stanza dei bottoni" delle decisioni, come tengono a sottolineare i rappresentanti, in modo da prevenire ogni minaccia alla salute dei residenti. «Non temiamo di snaturare la logica del "comitato" - spiega il portavoce regionale Luciano Zorzenone - ma intendiamo muoverci in maniera organizzata pur evitando ogni forma di burocratizzazione. Vogliamo cioè essere riconosciuti quale interlocutore nelle questioni ambientali che coinvolgono il territorio della Regione, delle Province e dei Comuni, mantenendo però la nostra spontaneità. Stiamo inventando qualcosa di assolutamente nuovo sulla scena nazionale». L'attività delle organizzazioni ambientaliste che già esistono, Legambiente e Wwf in particolare, non contrasta con l'iniziativa del Coordinamento dei comitati. «Saremo autonomi ma collaboreremo insieme - continua Zorzenone - fin tanto per lo meno che gli obiettivi coincideranno. Per esempio noi rimaniamo fermamente contrari a ogni progetto di centrale elettrica a biomasse, proposta prima nella Bassa, poi a Udine e ora nel comune di Arzene. Con Legambiente e Wwf studieremo un rapporto che nasca sulle caratteristiche del singolo problema: se siamo d'accordo lavoreremo insieme, altrimenti ognuno per la propria strada. Noi non intendiamo risolvere i problemi del mondo, ma quelli dei nostri paesi e del nostro orto». Il Coordinamento nasce senza uffici e senza fondi, le risorse economiche sono quelle infatti dei singoli esponenti. Proprio per questo la comunicazione è affidata alle poste elettroniche (comitatifvg@libero.it), con l'obiettivo di raccogliere l'adesione di altri comitati attivi. In pieno clima elettorale, il ruolo dei comitati vorrebbe pesare anche sulle proposte politiche. «Vorremmo realizzare una sorta di confronto "all'americana" con tutti i candidati alla presidenza della Regione che dovranno rispondere alle nostre domande», aggiunge Zorzenone. «Qualche componente dei comitati sta valutando l'idea di candidarsi in Comune o in Regione - ammette il coordinatore - ma soltanto per diventare la quinta colonna del movimento. Infatti soltanto entrando nella stanza dei bottoni potremo prevenire i problemi anzichè inseguirli quando sono già esplosi».

 
GAZZETTA DEL SUD
I sindacati: l'azienda provveda a rimediare

di A. R.

SIRACUSA – «Rileviamo gravi responsabilità dei vertici aziendali Agip a cui auspichiamo ponga rimedio Erg Med». I sindacati, all'indomani del sequestro operato dalla magistratura siracusana, continuano a puntare al Piano di risanamento ambientale e all'Accordo di programma per innovare i cicli produttivi. «A fronte di un'indagine iniziata da più di un anno, i vertici Agip in tutti questi mesi hanno sottovalutato le dimensioni del problema, non fornendo alla magistratura sufficienti elementi di garanzia sulla capacità di individuare la fonte dell'inquinamento della falda ed eliminarla prontamente. La magistratura – si legge in una nota firmata dai segretari provinciali Cgil, Cisl e Uil, rispettivamente Zappulla, Scatà e Munafò, e dai tre segretari di categoria Zappulla, Spagna e Sorrentino –, nell'assumere una decisione così drastica, la cui portata rischiava di compromettere il normale esercizio degli impianti, con grande senso di responsabilità ha voluto concedere una flessibilità tale da consentire che le operazioni di svuotamento e di verifica dei serbatoi sequestrati fossero eseguite senza provocare limitazioni al normale esercizio della raffineria e senza quindi provocare disagi agli oltre mille lavoratori impiegati nello stabilimento tra diretti e indotto. Confermando – continua il documento – anche in questa circostanza, la linea di condotta adottata per la vicenda Enichem». Le organizzazioni sindacali, evidenziando la delicata situazione che vive il polo industriale dal punto di vista ambientale, una situazione che non coinvolge solo un'azienda, ha sottolineato la necessità di puntare «sulla realizzazione del Piano di risanamento ambientale e sull'Accordo di programma che consenta di innovare i cicli produttivi e di renderli ecocompatibili. Per la vicenda Ergmed, il sindacato si adopererà affinché nell'ambito del confronto sul piano industriale dell'azienda vengano forniti tutti gli elementi utili a garantire il totale rispetto delle prescrizioni previste dalla magistratura».

Falda profonda non a rischio

L'inchiesta della magistratura sulle infiltrazioni di greggio nel sottosuolo

di S. C.

SIRACUSA – Le perdite di greggio che sarebbero avvenute all'ex raffineria Agip, oggi gestita dalla società Erg-Med, non costituirebbero un immediato pericolo per la falda da cui viene prelevata l'acqua che arriva nelle case degli abitanti di Priolo. Di questo parere si dice il sindaco di Priolo Massimo Toppi all'indomani della decisione della magistratura di sequestrare i 208 serbatoi della raffineria, che adesso saranno a turno svuotati per verificarne la tenuta. Toppi, ad ogni modo, plaude all'iniziativa dei magistrati, perché consentirà di scoprire la causa dell'inquinamento e di eliminarla: «Altrimenti – commenta – corriamo il rischio di ritrovarci non so tra quanti anni con un'emergenza ancora più grave di quella che oggi stiamo affrontando». A fare esplodere il caso fu, circa un anno fa, la denuncia dell'agricoltore Sebastiano Cannamela, proprietario di un terreno a pochi chilometri da Priolo, che scoprì che dal pozzo che utilizzava per irrigare la campagna, veniva fuori non più acqua ma greggio. Da tale denuncia prese spunto l'inchiesta della magistratura sfociata adesso nei clamorosi provvedimenti di sequestro. «La falda che si è scoperto essere inquinata – ha detto Toppi – è quella di superficie, che si trova a una profondità di circa 14 metri, e non quella che si trova a una profondità di circa cento metri dalla quale viene attinta l'acqua che arriva nelle case dei priolesi. Va anche detto che i pozzi che alimentano l'acquedotto si trovano a monte e non a valle per cui è impossibile che le perdite di greggio possano arrivarvi. Ad ogni modo l'allarme lanciato da Sebastiano Cannamela ha avuto il merito di fare esplodere il caso e attivare tutte le necessarie misure per impedire all'inquinamento di progredire. Oggi la situazione è indubbiamente migliore di un anno fa. Gli interventi a valle cominciati dall'Agip e oggi proseguiti da Erg-Med, con lo scavo di trecento pozzi per intercettare e aspirare le infiltrazioni di greggio nel terreno, rendono il quadro meno critico. Resta il fatto che bisogna stabilire l'origine dell'inquinamento. I provvedimenti adottati dalla magistratura in questi giorni mi pare che tendano a fare luce proprio in questa direzione». Avvelenamento di acqua è il reato ipotizzato dal sostituto procuratore della Repubblica Maurizio Musco. Le persone indagate sarebbero due. Ma a questa inchiesta ne è collegata un'altra sulla qualità dell'acqua prelevata dalla falda priolese. Riguarderebbe, in particolare, i risultati di alcuni esami degli organi sanitari, che contrasterebbero con quelli disposti dalla magistratura.

Sono tre i progetti

L'installazione in provincia di impianti di energia eolica

È prevista una spesa di 800 milioni di euro

di Giuseppe Puglisi

SANTA TERESA DI RIVA – Ottocento milioni di euro saranno spesi in Sicilia per trasformare l'energia eolica in energia elettrica e raggiungere il 2% di energia da fonti rinnovabili imposta alla Regione dal decreto Bersani. Tra i progetti finanziati figura quello denominato "Alcantara - Peloritani" che comprende i territori dei comuni di Fondachelli Fantina e Antillo da Ovest a Est e lungo la dorsale dei Peloritani da Francavilla a Roccalumera, da Sud a Nord. Tra gli otto progetti previsti in Sicilia (nella nostra provincia c'è anche il “Nebrodi” che comprende i comuni da Montalbano a Floresta), è il più vasto. Il piano d'investimento usa la formula del “ project financing” privato ed è sostenuto dalla Api Holding di Roma, società della compagnia petrolifera Api di Falconara, che si occupa di energia “verde” e di ambiente. L'iter amministrativo, legale e tecnico viene seguito da una società collegata, la “Ser”, con sede a Palermo, che ha tenuto da due anni a questa parte, i contatti con gli enti locali. In pratica ci sono quasi tutte le autorizzazioni per avviare gli impianti (pronti in 12 - 18 mesi) ma tutto è bloccato all'assessorato regionale al Territorio ed Ambiente che non ha dato ancora la propria valutazione di impatto ambientale degli impianti eolici. Nonostante le assicurazioni di tutela ambientale, infatti, da più di un anno si dibatte sui danni che questo torri eoliche, alte tra i 60 ed i 100 metri, produrranno sul paesaggio. Gli esteti del paesaggio hanno espresso forti remore. Carlo Ripa di Meana, presidente del “Comitato nazionale del paesaggio” ritiene che il gioco non valga la candela, mentre il ministro dei beni culturali, Giuliano Urbani, ha detto che «ci vuole una riflessione critica» e il ministro per l'ambiente, Altero Matteoli, ha definito le centrali (formate da almeno trenta torri) delle vere «mostruosità». Sono favorevoli, invece, gli ambientalisti. Legambiente non ha perso l'occasione per denunciare i ritardi del governo «che frena una delle forme di energia più pulite ed economiche e tollera devastazioni che distruggono il paesaggio». Anche Greenpeace è a favore delle energia eolica «in grado di combattere l'effetto serra». Insomma, nonostante l'elettricità prodotta con la forza del vento sia la meno inquinante al mondo, anche in questo caso si sono creati due fronti, quello dei favorevoli e quello dei contrari. I privati, ovviamente, non investono soltanto per migliorare l'ambiente: dietro l'energia eolica ci sono i “certificati verdi” che servono a chiunque voglia entrare nel mercato della produzione di energia elettrica che una quota sia pur minima dell'energia da lui prodotta è da fonte rinnovabile. Ad Antillo, comunque, il consiglio comunale ha già dato via libera a questo tipo di impianto e aspetta soltanto di conoscere la quantità di energia elettrica che potrà essere prodotta con questo progetto per averne una ricaduta economica che secondo le previsioni potrebbe impinguare notevolmente le casse del comune e rilanciare l'economia della zona sfruttando produttivamente aree che allo stato risultano abbandonate e incolte.

 
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