RASSEGNA STAMPA 01.03.2003

 

MESSAGGERO
Falconara, quel Prg che preoccupa tutti

Il futuro della città. Viventi invita a trasferire i quartieri della raffineria. I cittadini intanto esultano perché la palancolata non si farà

Il 10 marzo discussione in Provincia. Il sindaco chiede a Giancarli di non rinviarlo

di ROBERTA MACCAGNANI

FALCONARA - Perplessità sulla tempestività dell’iter per l’approvazione del prg. Sarebbe questa la motivazione, secondo fonti ben informate, di un blitz-flash in Provincia, ieri, del sindaco di Falconara, Giancarlo Carletti, accompagnato dall’assessore all’ambiente, Giancarlo Scortichini. Non trapelano certezze, ma la questione spinosa, quella del prg, agli sgoccioli, ancora sembra preoccupare. Lo strumento urbanistico, infatti, ha quasi ultimato l’esame da parte della commissione e sta quindi per approdare al consiglio provinciale, l’ultimo step per l’approvazione definitiva. E’ in programma una seduta il 10 marzo, dove però il punto sulla discussione del prg falconarese è nelle ultime posizioni dell’ordine del giorno. Una collocazione che non faciliterebbe il completamento della discussione col rischio di farla saltare alla convocazione successiva, del 24 marzo. Un’eventualità che sicuramente al Comune di Falconara non piace. Di prg ha anche parlato il consigliere regionale Luigi Viventi (Udc), intervenuto ieri al dibattito pubblico sulle iniziative politiche a sostegno della convivenza tra l’Api e la città, organizzato dai Chiari e coerenti all’Hotel Touring. «Il prg non può prevedere nell’area occupata dalla raffineria una destinazione altra – ha detto – un’amministrazione seria deve comportarsi in altro modo. Occorre tranquillità ambientale e lavorativa, ma i due quartieri vanno trasferiti, non si può delocalizzare un impianto simile, ma solo chiudere». Dello stesso avviso Francesco Massi (Udc), anche lui presente. «Bisogna chiedere un consistente investimento per la riqualificazione ambientale, un cordone di sicurezza viaria attorno allo stabilimento e sicurezza. Ma la concessione va data, non ci sono alternative». Tra gli altri, è intervenuto anche il senatore Alessandro Forlani che ha sottolineato come l’unica strada sia «un disegno di legge o una modifica della vecchia finanziaria per far arrivare ai Comuni sedi di impianti di raffinazione, compreso Falconara, i contributi derivanti dalle accise versate da queste industrie al governo». Un modo per incamerare soldi utili a ritagliarsi un lembo di convivenza. L’iter, però, è lungo perché si tratta di un provvedimento parlamentare. La Regione, invece, deve decidere sul futuro dell’Api a giugno, con tempi stretti. Per Forlani l’unica via di uscita è «un’adeguata proposta legislativa spinta in modo forte da tutte le forze politiche della Regione, compresi gli enti». Intanto sul fronte Api esultano i comitati cittadini sulla questione palancolata, opera proposta per contenere lo sversamento di idrocarburi. «Non si farà – dicono - la biciclettata in difesa del Fiume Esino e le centinaia di fax di protesta inviate agli enti hanno avuto ragione dei calcoli dei dirigenti dell'Api. L'Autorità di Bacino regionale ha infatti evidenziato che «per l'eventuale prosieguo della realizzazione della palancolata in sponda destra ed alveo del Fiume Esino» è necessaria «una specifica deroga alla vigente normativa di salvaguardia» del Piano di Assetto Idrogeologico. Dunque non si farà eccezione alle norme che impediscono di restringere la foce del fiume Esino». Naturalmente l’Api può presentare richiesta di deroga, ma non sembra intenzionata. «Abbiamo presentato un progetto di risanamento dietro segnalazione degli enti – spiegano in azienda – Ci siamo rimessi alle loro decisioni e le rispettiamo. Non accettiamo però di diventare oggetto di strumentalizzazione».

Ferrovia arretrata, Giancarli procede

Il grande sogno. La Provincia decisa a rivoluzionare la mobilità puntando ad un super metrò di superficie

I parlamentari: «Siamo con te». Si punta al project financing

Arretrare la ferrovia Adriatica per utilizzare gli attuali binari per un grande metrò di superficie che colleghi il capoluogo, in pochi minuti, con Senigallia a nord, Jesi e Fabriano a ovest, Osimo e Loreto a sud. E’ il treno la vera arma per decongestionare le strade dell’hinterland e ridurre la pressione dei pendolari sul capoluogo. I parlamentari accolgono la proposta del presidente della Provincia Enzo Giancarli. L’arretramento della linea ferroviara Fs, nel tratto da Marina di Montemarciano all’Aspio, da ieri è qualcosa di più di un semplice sogno. Da ieri è un progetto che sarà ufficialmente valutato nella sua fattibilità e nei suoi costi.

L’INCONTRO - Il presidente della Provincia Enzo Giancarli ieri ha incontrato il senatore Calvi e i deputati Duca, Abbondanzieri e Lion che hanno deciso di adottare la prospettiva dell’arretramento della linea Fs Adriatica nel tratto da Marina di Montemarciano all’Aspio. I parlamentari, assieme alla Provincia, si preparano ad incontrare le ferrovie italiane per intavolare un iter di fattibilità da definire entro l’anno.

«Carletti, le imprese non sono criminali»

La replica di Assindustria

di PAOLO LEONARDI (Presidente Assindustria Ancona)

Il sindaco di Falconara Giancarlo Carletti, nei suoi continui ondeggiamenti, ha deciso questa volta di dare una lezione di etica agli imprenditori con un “trattato" sulle funzioni dell'impresa sul territorio. Dopo aver osteggiato con ogni mezzo chi produce la maggior parte della ricchezza nel suo comune e non solo, dopo aver aperto un dialogo con Assindustria nel settembre scorso (che per altro non ha avuto alcun seguito), dopo aver di nuovo aggredito le imprese all'inizio dell'anno, adesso ha la pretesa di “spiegare" cosa significhi “investimento sul territorio". Il sindaco in sostanza elenca una serie di esigenze della società civile («il patrimonio culturale, i progetti di maturazione e sviluppo, le strutture civili, le scuole, i centri culturali, il disagio sociale») e sostiene di attendere alla prova le imprese su questi investimenti. Perché, continua, «l'impresa non può e non deve ignorare il territorio e la sua vita in tutte le sue manifestazioni. Non deve ferire il territorio, e non deve vantarsi quando spontaneamente o meno provvede a curare quelle ferite». In tutta franchezza, è difficile incontrare un approccio più violentemente contrario a ciò che le imprese rappresentano nella nostra società; un rifiuto ideologico totale ed anacronistico in un mondo che ormai invece, pur con molti distinguo, accetta l'economia di mercato. In una società libera, ed in un'economia libera, l'impresa rappresenta lo strumento principale per la produzione della ricchezza, fondato sulla capacità di un soggetto di rischiare i propri capitali con l'obiettivo di ricavarne un reddito; e nessuno, o quasi, ormai cerca di criminalizzare questa scelta. Il sindaco poi dice di aspettare alla prova le imprese collocate sul territorio. A questo proposito basterebbe rispondere al sindaco che, se avesse partecipato negli anni alle nostre assemblee, avrebbe già molte delle risposte che cerca. Saprebbe che il rapporto fra gli imprenditori e la società che li circonda è molto più intenso di quanto lui non pensi; che la loro attenzione al territorio è forte che, se da un lato chiedono attenzione ai loro problemi legittimi, dall'altro sono pronti a farsi carico delle esigenze di chi sul territorio vive. Una visione del rapporto fra impresa e società che ha le sue radici nel tempo, visto il modo in cui si è sviluppato nelle Marche il sistema produttivo che il mondo ci invidia. Questo presuppone che fra l'imprenditore e gli amministratori ci sia collaborazione convinta, e questa può nascere soprattutto da un sincero rispetto delle reciproche funzioni e dei reciproci ruoli. Di questa reciprocità nelle parole del sindaco non vi è il minimo segno. Si percepisce invece inequivocabilmente che egli considera l'impresa un «male necessario», dalla quale vuole spremere il più possibile senza nulla offrire. Quindi, dopo aver coperto di insulti le imprese, il sindaco presenta il conto e chiede loro di farsi carico di tutti, ma proprio tutti, quei problemi che invece dovrebbe affrontare e risolvere lui come amministratore. Dice infatti con molta chiarezza che, secondo la sua visione, sono «una risorsa di un territorio» tutte quelle strutture (e ci mette dentro tutto, persino il mare!) che si armonizzano con la sua visione politica, mentre tutto il resto «ferisce il territorio» e quindi chi l'ha provocato (l'impresa quindi) deve rifonderlo. Noi pensiamo anche che l'impresa debba fare tutto il necessario per non danneggiare l'ambiente e per garantire la sicurezza, lo conferma il fatto che il dibattito sullo sviluppo compatibile è costantemente al centro della nostra attenzione. Gli imprenditori hanno maturato piena coscienza di questo loro ruolo e sanno che è fondamentale trovare con gli amministratori il giusto equilibrio fra le loro esigenze specifiche e quelle generali, ambedue importantissime ma ambedue legittime. Su questi presupposti, ribadisco al sindaco che gli imprenditori sono pronti al dialogo come gli ho già garantito nel settembre scorso; se egli ritiene invece che le imprese non facciano parte del “modello di sviluppo che il territorio si dato", mi pare che sia lui a rifiutare qualunque forma di dialogo, e questo è un problema fra lui e i suoi elettori, ai quali dovrà spiegare come si potrà trovare in futuro la ricchezza che fino ad oggi le imprese (di ogni categoria e dimensione) hanno prodotto sul territorio di Falconara. Noi non siamo disponibili a farci criminalizzare e vederci nel contempo presentare un conto che non crediamo ci competa!

 
CORRIERE  ADRIATICO

La Regione cancella la palancolata

“Serve una deroga alla normativa”. Il “no” dell’autorità di bacino fa esultare comitati e Wwf

di Marina Minnelli

La palancolata dentro l'Esino non si farà Niente barriera di acciaio infissa nel letto del fiume. Per l'Autorità di Bacino della Regione Marche "per il prosieguo della realizzazione della palanconata in sponda destra ed alveo del Fiume Esino" è necessaria “una specifica deroga alla vigente normativa di salvaguardia" del Piano di Assetto Idrogeologico. Nessuna eccezione alle norme che impediscono di restringere la foce del fiume Esino e di alterare il deflusso regolare delle sue acque, così come richiesto dai comitati dei cittadini residenti a Fiumesino e Villanova e dal comitato "25 agosto”. “La biciclettata in difesa del Fiume Esino e le centinaia di fax di protesta inviati agli Enti preposti hanno avuto ragione dei calcoli dei dirigenti dell’Api – dicono i portavoce dei comitati - insomma è stata finalmente respinta al mittente l'aberrazione ambientale di una barriera di acciaio conficcata per 150 metri dentro l'Esino, ma rimane la responsabilità del grave inquinamento da idrocarburi trovato sulla sponda del fiume e nelle acque di falda: inquinamento di beni pubblici". Insomma un grande successo secondo i rappresentanti dei comitati i quali però fanno notare che "segreto assoluto è mantenuto su ciò che potrebbe essere accaduto ed accade sul mare, sui fondali e sulle acque di falda". "Come mai le Istituzioni non informano i cittadini ?”, si chiede Loris Calcina portavoce dei residenti a Villanova. Intanto Andrea Dignani, presidente Wwf Marche, parla di "decisione opportuna e giusta" da parte dell'Autorità di Bacino della Regione.Marche, in considerazione delle attività dello stesso organismo che da tempo sta lavorando intensamente per la mitigazione dei rischio idraulico fluviale". Secondo Dignani l'opera proposta dalla raffineria Api per il contenimento dell'inquinamento da idrocarburi in falda avrebbe accresciuto il pericolo di esondazioni ed alluvioni in quel tratto finale dell'Esino già ristretto a causa della presenza dell'impianto. “Il parere negativo dell'Autorità di Bacino - spiega Dignani - è opportuno e realista ed ha un saldo fondamento dal punto di vista scientifico, anche gli altri organismi preposti al controllo ambientale dovrebbero considerare che il corretto concetto di sostenibilità ambientale non deve essere mai scorporato dalla presa di coscienza da parte della collettività sull'accettazione o meno dei rischi rappresentati dalla presenza di un impianto industriale".

il comunicato integrale dei comitati

 

Prg, rischio slittamento

In provincia possibile rinvio al 24 Marzo

I tempi per il piano regolatore rischiano di allungarsi. L’iter prevede un altro passaggio in commissione, e nel caso in cui non ci fossero intoppi - l'approdo in consiglio provinciale. Ma proprio questa tappa sulla tabella di marcia fa tremare Carletti & C. Presi dal sospetto che nell'assise a palazzo di vetro del 10 marzo il prg di Falconara possa essere piazzato tra gli ultimi punti all'ordine del giorno. Che significherebbe uno slittamento alla seduta successiva, quella del 24. E un protrarsi dell'approvazione del fondamentale strumento attorno al quale ruota lo sviluppo della città, ritardo visto certo non di buon occhio dagli amministratori falconaresi. Non a caso Carletti ne ha parlato esprimendo preoccupazione - con il presidente della Provincia Giancarli. Il quale da parte sua ha assicurato che l’ordine del giorno del consiglio del 10 è ancora in fase di gestazione, ed è ancora sui tavoli della Provincia. Il programma dei lavori non è dunque ancora pronto. E comunque, ha evidenziato Giancarli al sindaco, bisognerà aspettare l'esito della commissione di lunedì. Potrebbe infatti non essere sufficiente una seduta per approfondire i contenuti dello strumento urbanistico. La città, e soprattutto l'amministrazione, restano coi fiato sospeso. Al prg è legato a doppio nodo il destino della raffineria Api e in generale di Falconara.

“Sì al rinnovo della concessione ma con sicurezza”

Api, l’Udc lancia la sua proposta

di Marina Minnelli

Sì al rinnovo della concessione, ma a patto che ci siano un impegno preciso da parte della raffineria Api per quanto concerne sicurezza interna ed esterna, tutela e riqualificazione ambientale. L'Udc, rappresentata in consiglio regionale da Luigi Viventi e Francesco Massi, ha ufficializzato la sua posizione in merito alla permanenza dell'azienda petrolifera ieri pomeriggio durante un convegno organizzato a Falconara dal movimento “Chiari e coerenti" guidato nel consiglio comunale cittadino da Nunzio Proto. "L'Api - ha affermato Massi - è una realtà produttiva ed occupazionale alla quale le Marche non possono rinunciare, quindi è bene fin da ora cominciare a concordare con la proprietà interventi per la sicurezza sul lavoro, l'ambiente, pensando anche ad investimenti per spostare le abitazioni e creare una sorta di cordone di protezione intorno allo stabilimento". Contrari alle posizioni demagogiche, Massi e Viventi hanno parlato anche della necessità di “affrontare i problemi con meno demagogia". “Non si tratta di essere pro o contro l'Api - ha sottolineato Viventi - ma non e possibile sfuggire alle considerazioni di ordine economico. quanto alle altre forze politiche mi sembra che tutti navighino nell'incertezza e che all'assessore Amagliani sia stata passata una patata bollente scaricata da altri". “Sicurezza, sanità e occupazione - ha ribadito Proto - sono le nostre parole d'ordine, ma d'ora in poi bisogna cominciare a parlare anche di investimenti a favore della città, di opere di natura sociale e di una fondazione, ma in modo concreto e non come fatto fino ad ora fra continue dispute e litigi". “Da questo convegno - ha proseguito Nunzio Proto - dovrà uscire una piattaforma e speriamo che sia la prima occasione di dibattito costruttivo perché questa città sta lentamente, ma inesorabilmente andando alla deriva e perdere i 200 miliardi all'anno in vecchie lire portati dalla presenza dell'Api e del suo indotto sarebbe davvero la rovina totale". All'incontro promosso dall'Udc di ieri hanno preso parte anche Ettore Bianchi (Lista Chiari e Coerenti), Maria Grazia Berdini (P.R.I.) e Cesare Giannoni (Nuovo P.S.I.).

 
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