Falconara, quel Prg che
preoccupa tutti Il
futuro della città. Viventi invita a trasferire i quartieri
della raffineria. I cittadini intanto esultano perché la
palancolata non si farà
Il 10 marzo discussione in
Provincia. Il sindaco chiede a Giancarli di non rinviarlo
di ROBERTA MACCAGNANI
FALCONARA - Perplessità sulla
tempestività dell’iter per l’approvazione del prg. Sarebbe
questa la motivazione, secondo fonti ben informate, di un
blitz-flash in Provincia, ieri, del sindaco di Falconara,
Giancarlo Carletti, accompagnato dall’assessore
all’ambiente, Giancarlo Scortichini. Non trapelano certezze,
ma la questione spinosa, quella del prg, agli sgoccioli,
ancora sembra preoccupare. Lo strumento urbanistico,
infatti, ha quasi ultimato l’esame da parte della
commissione e sta quindi per approdare al consiglio
provinciale, l’ultimo step per l’approvazione definitiva. E’
in programma una seduta il 10 marzo, dove però il punto
sulla discussione del prg falconarese è nelle ultime
posizioni dell’ordine del giorno. Una collocazione che non
faciliterebbe il completamento della discussione col rischio
di farla saltare alla convocazione successiva, del 24 marzo.
Un’eventualità che sicuramente al Comune di Falconara non
piace. Di prg ha anche parlato il consigliere regionale
Luigi Viventi (Udc), intervenuto ieri al dibattito pubblico
sulle iniziative politiche a sostegno della convivenza tra
l’Api e la città, organizzato dai Chiari e coerenti
all’Hotel Touring. «Il prg non può prevedere nell’area
occupata dalla raffineria una destinazione altra – ha detto
– un’amministrazione seria deve comportarsi in altro modo.
Occorre tranquillità ambientale e lavorativa, ma i due
quartieri vanno trasferiti, non si può delocalizzare un
impianto simile, ma solo chiudere». Dello stesso avviso
Francesco Massi (Udc), anche lui presente. «Bisogna chiedere
un consistente investimento per la riqualificazione
ambientale, un cordone di sicurezza viaria attorno allo
stabilimento e sicurezza. Ma la concessione va data, non ci
sono alternative». Tra gli altri, è intervenuto anche il
senatore Alessandro Forlani che ha sottolineato come l’unica
strada sia «un disegno di legge o una modifica della vecchia
finanziaria per far arrivare ai Comuni sedi di impianti di
raffinazione, compreso Falconara, i contributi derivanti
dalle accise versate da queste industrie al governo». Un
modo per incamerare soldi utili a ritagliarsi un lembo di
convivenza. L’iter, però, è lungo perché si tratta di un
provvedimento parlamentare. La Regione, invece, deve
decidere sul futuro dell’Api a giugno, con tempi stretti.
Per Forlani l’unica via di uscita è «un’adeguata proposta
legislativa spinta in modo forte da tutte le forze politiche
della Regione, compresi gli enti». Intanto sul fronte Api
esultano i comitati cittadini sulla questione palancolata,
opera proposta per contenere lo sversamento di idrocarburi.
«Non si farà – dicono - la biciclettata in difesa del Fiume
Esino e le centinaia di fax di protesta inviate agli enti
hanno avuto ragione dei calcoli dei dirigenti dell'Api.
L'Autorità di Bacino regionale ha infatti evidenziato che
«per l'eventuale prosieguo della realizzazione della
palancolata in sponda destra ed alveo del Fiume Esino» è
necessaria «una specifica deroga alla vigente normativa di
salvaguardia» del Piano di Assetto Idrogeologico. Dunque non
si farà eccezione alle norme che impediscono di restringere
la foce del fiume Esino». Naturalmente l’Api può presentare
richiesta di deroga, ma non sembra intenzionata. «Abbiamo
presentato un progetto di risanamento dietro segnalazione
degli enti – spiegano in azienda – Ci siamo rimessi alle
loro decisioni e le rispettiamo. Non accettiamo però di
diventare oggetto di strumentalizzazione».
Ferrovia arretrata,
Giancarli procede
Il grande sogno. La Provincia
decisa a rivoluzionare la mobilità puntando ad un super
metrò di superficie
I parlamentari: «Siamo con
te». Si punta al project financing
Arretrare la ferrovia
Adriatica per utilizzare gli attuali binari per un grande
metrò di superficie che colleghi il capoluogo, in pochi
minuti, con Senigallia a nord, Jesi e Fabriano a ovest,
Osimo e Loreto a sud. E’ il treno la vera arma per
decongestionare le strade dell’hinterland e ridurre la
pressione dei pendolari sul capoluogo. I parlamentari
accolgono la proposta del presidente della Provincia Enzo
Giancarli. L’arretramento della linea ferroviara Fs, nel
tratto da Marina di Montemarciano all’Aspio, da ieri è
qualcosa di più di un semplice sogno. Da ieri è un progetto
che sarà ufficialmente valutato nella sua fattibilità e nei
suoi costi.
L’INCONTRO - Il presidente
della Provincia Enzo Giancarli ieri ha incontrato il
senatore Calvi e i deputati Duca, Abbondanzieri e Lion che
hanno deciso di adottare la prospettiva dell’arretramento
della linea Fs Adriatica nel tratto da Marina di
Montemarciano all’Aspio. I parlamentari, assieme alla
Provincia, si preparano ad incontrare le ferrovie italiane
per intavolare un iter di fattibilità da definire entro
l’anno.
«Carletti, le imprese non
sono criminali»
La replica di Assindustria
di PAOLO LEONARDI (Presidente
Assindustria Ancona)
Il sindaco di Falconara
Giancarlo Carletti, nei suoi continui ondeggiamenti, ha
deciso questa volta di dare una lezione di etica agli
imprenditori con un “trattato" sulle funzioni dell'impresa
sul territorio. Dopo aver osteggiato con ogni mezzo chi
produce la maggior parte della ricchezza nel suo comune e
non solo, dopo aver aperto un dialogo con Assindustria nel
settembre scorso (che per altro non ha avuto alcun seguito),
dopo aver di nuovo aggredito le imprese all'inizio
dell'anno, adesso ha la pretesa di “spiegare" cosa
significhi “investimento sul territorio". Il sindaco in
sostanza elenca una serie di esigenze della società civile
(«il patrimonio culturale, i progetti di maturazione e
sviluppo, le strutture civili, le scuole, i centri
culturali, il disagio sociale») e sostiene di attendere alla
prova le imprese su questi investimenti. Perché, continua,
«l'impresa non può e non deve ignorare il territorio e la
sua vita in tutte le sue manifestazioni. Non deve ferire il
territorio, e non deve vantarsi quando spontaneamente o meno
provvede a curare quelle ferite». In tutta franchezza, è
difficile incontrare un approccio più violentemente
contrario a ciò che le imprese rappresentano nella nostra
società; un rifiuto ideologico totale ed anacronistico in un
mondo che ormai invece, pur con molti distinguo, accetta
l'economia di mercato. In una società libera, ed in
un'economia libera, l'impresa rappresenta lo strumento
principale per la produzione della ricchezza, fondato sulla
capacità di un soggetto di rischiare i propri capitali con
l'obiettivo di ricavarne un reddito; e nessuno, o quasi,
ormai cerca di criminalizzare questa scelta. Il sindaco poi
dice di aspettare alla prova le imprese collocate sul
territorio. A questo proposito basterebbe rispondere al
sindaco che, se avesse partecipato negli anni alle nostre
assemblee, avrebbe già molte delle risposte che cerca.
Saprebbe che il rapporto fra gli imprenditori e la società
che li circonda è molto più intenso di quanto lui non pensi;
che la loro attenzione al territorio è forte che, se da un
lato chiedono attenzione ai loro problemi legittimi,
dall'altro sono pronti a farsi carico delle esigenze di chi
sul territorio vive. Una visione del rapporto fra impresa e
società che ha le sue radici nel tempo, visto il modo in cui
si è sviluppato nelle Marche il sistema produttivo che il
mondo ci invidia. Questo presuppone che fra l'imprenditore e
gli amministratori ci sia collaborazione convinta, e questa
può nascere soprattutto da un sincero rispetto delle
reciproche funzioni e dei reciproci ruoli. Di questa
reciprocità nelle parole del sindaco non vi è il minimo
segno. Si percepisce invece inequivocabilmente che egli
considera l'impresa un «male necessario», dalla quale vuole
spremere il più possibile senza nulla offrire. Quindi, dopo
aver coperto di insulti le imprese, il sindaco presenta il
conto e chiede loro di farsi carico di tutti, ma proprio
tutti, quei problemi che invece dovrebbe affrontare e
risolvere lui come amministratore. Dice infatti con molta
chiarezza che, secondo la sua visione, sono «una risorsa di
un territorio» tutte quelle strutture (e ci mette dentro
tutto, persino il mare!) che si armonizzano con la sua
visione politica, mentre tutto il resto «ferisce il
territorio» e quindi chi l'ha provocato (l'impresa quindi)
deve rifonderlo. Noi pensiamo anche che l'impresa debba fare
tutto il necessario per non danneggiare l'ambiente e per
garantire la sicurezza, lo conferma il fatto che il
dibattito sullo sviluppo compatibile è costantemente al
centro della nostra attenzione. Gli imprenditori hanno
maturato piena coscienza di questo loro ruolo e sanno che è
fondamentale trovare con gli amministratori il giusto
equilibrio fra le loro esigenze specifiche e quelle
generali, ambedue importantissime ma ambedue legittime. Su
questi presupposti, ribadisco al sindaco che gli
imprenditori sono pronti al dialogo come gli ho già
garantito nel settembre scorso; se egli ritiene invece che
le imprese non facciano parte del “modello di sviluppo che
il territorio si dato", mi pare che sia lui a rifiutare
qualunque forma di dialogo, e questo è un problema fra lui e
i suoi elettori, ai quali dovrà spiegare come si potrà
trovare in futuro la ricchezza che fino ad oggi le imprese
(di ogni categoria e dimensione) hanno prodotto sul
territorio di Falconara. Noi non siamo disponibili a farci
criminalizzare e vederci nel contempo presentare un conto
che non crediamo ci competa! |
La Regione
cancella la palancolata
“Serve una
deroga alla normativa”. Il “no” dell’autorità di bacino fa
esultare comitati e Wwf
di Marina
Minnelli
La
palancolata dentro l'Esino non si farà Niente barriera di
acciaio infissa nel letto del fiume. Per l'Autorità di
Bacino della Regione Marche "per il prosieguo della
realizzazione della palanconata in sponda destra ed alveo
del Fiume Esino" è necessaria “una specifica deroga alla
vigente normativa di salvaguardia" del Piano di Assetto
Idrogeologico. Nessuna eccezione alle norme che impediscono
di restringere la foce del fiume Esino e di alterare il
deflusso regolare delle sue acque, così come richiesto dai
comitati dei cittadini residenti a Fiumesino e Villanova e
dal comitato "25 agosto”. “La biciclettata in difesa del
Fiume Esino e le centinaia di fax di protesta inviati agli
Enti preposti hanno avuto ragione dei calcoli dei dirigenti
dell’Api – dicono i portavoce dei comitati - insomma è stata
finalmente respinta al mittente l'aberrazione ambientale di
una barriera di acciaio conficcata per 150 metri dentro
l'Esino, ma rimane la responsabilità del grave inquinamento
da idrocarburi trovato sulla sponda del fiume e nelle acque
di falda: inquinamento di beni pubblici". Insomma un grande
successo secondo i rappresentanti dei comitati i quali però
fanno notare che "segreto assoluto è mantenuto su ciò che
potrebbe essere accaduto ed accade sul mare, sui fondali e
sulle acque di falda". "Come mai le Istituzioni non
informano i cittadini ?”, si chiede Loris Calcina portavoce
dei residenti a Villanova. Intanto Andrea Dignani,
presidente Wwf Marche, parla di "decisione opportuna e
giusta" da parte dell'Autorità di Bacino della
Regione.Marche, in considerazione delle attività dello
stesso organismo che da tempo sta lavorando intensamente per
la mitigazione dei rischio idraulico fluviale". Secondo
Dignani l'opera proposta dalla raffineria Api per il
contenimento dell'inquinamento da idrocarburi in falda
avrebbe accresciuto il pericolo di esondazioni ed alluvioni
in quel tratto finale dell'Esino già ristretto a causa della
presenza dell'impianto. “Il parere negativo dell'Autorità di
Bacino - spiega Dignani - è opportuno e realista ed ha un
saldo fondamento dal punto di vista scientifico, anche gli
altri organismi preposti al controllo ambientale dovrebbero
considerare che il corretto concetto di sostenibilità
ambientale non deve essere mai scorporato dalla presa di
coscienza da parte della collettività sull'accettazione o
meno dei rischi rappresentati dalla presenza di un impianto
industriale".
il comunicato integrale dei comitati
Prg,
rischio slittamento
In
provincia possibile rinvio al 24 Marzo
I tempi per
il piano regolatore rischiano di allungarsi. L’iter prevede
un altro passaggio in commissione, e nel caso in cui non ci
fossero intoppi - l'approdo in consiglio provinciale. Ma
proprio questa tappa sulla tabella di marcia fa tremare
Carletti & C. Presi dal sospetto che nell'assise a palazzo
di vetro del 10 marzo il prg di Falconara possa essere
piazzato tra gli ultimi punti all'ordine del giorno. Che
significherebbe uno slittamento alla seduta successiva,
quella del 24. E un protrarsi dell'approvazione del
fondamentale strumento attorno al quale ruota lo sviluppo
della città, ritardo visto certo non di buon occhio dagli
amministratori falconaresi. Non a caso Carletti ne ha
parlato esprimendo preoccupazione - con il presidente della
Provincia Giancarli. Il quale da parte sua ha assicurato che
l’ordine del giorno del consiglio del 10 è ancora in fase di
gestazione, ed è ancora sui tavoli della Provincia. Il
programma dei lavori non è dunque ancora pronto. E comunque,
ha evidenziato Giancarli al sindaco, bisognerà aspettare
l'esito della commissione di lunedì. Potrebbe infatti non
essere sufficiente una seduta per approfondire i contenuti
dello strumento urbanistico. La città, e soprattutto
l'amministrazione, restano coi fiato sospeso. Al prg è
legato a doppio nodo il destino della raffineria Api e in
generale di Falconara.
“Sì al
rinnovo della concessione ma con sicurezza”
Api, l’Udc
lancia la sua proposta
di Marina
Minnelli
Sì al
rinnovo della concessione, ma a patto che ci siano un
impegno preciso da parte della raffineria Api per quanto
concerne sicurezza interna ed esterna, tutela e
riqualificazione ambientale. L'Udc, rappresentata in
consiglio regionale da Luigi Viventi e Francesco Massi, ha
ufficializzato la sua posizione in merito alla permanenza
dell'azienda petrolifera ieri pomeriggio durante un convegno
organizzato a Falconara dal movimento “Chiari e coerenti"
guidato nel consiglio comunale cittadino da Nunzio Proto.
"L'Api - ha affermato Massi - è una realtà produttiva ed
occupazionale alla quale le Marche non possono rinunciare,
quindi è bene fin da ora cominciare a concordare con la
proprietà interventi per la sicurezza sul lavoro,
l'ambiente, pensando anche ad investimenti per spostare le
abitazioni e creare una sorta di cordone di protezione
intorno allo stabilimento". Contrari alle posizioni
demagogiche, Massi e Viventi hanno parlato anche della
necessità di “affrontare i problemi con meno demagogia".
“Non si tratta di essere pro o contro l'Api - ha
sottolineato Viventi - ma non e possibile sfuggire alle
considerazioni di ordine economico. quanto alle altre forze
politiche mi sembra che tutti navighino nell'incertezza e
che all'assessore Amagliani sia stata passata una patata
bollente scaricata da altri". “Sicurezza, sanità e
occupazione - ha ribadito Proto - sono le nostre parole
d'ordine, ma d'ora in poi bisogna cominciare a parlare anche
di investimenti a favore della città, di opere di natura
sociale e di una fondazione, ma in modo concreto e non come
fatto fino ad ora fra continue dispute e litigi". “Da questo
convegno - ha proseguito Nunzio Proto - dovrà uscire una
piattaforma e speriamo che sia la prima occasione di
dibattito costruttivo perché questa città sta lentamente, ma
inesorabilmente andando alla deriva e perdere i 200 miliardi
all'anno in vecchie lire portati dalla presenza dell'Api e
del suo indotto sarebbe davvero la rovina totale".
All'incontro promosso dall'Udc di ieri hanno preso parte
anche Ettore Bianchi (Lista Chiari e Coerenti), Maria Grazia
Berdini (P.R.I.) e Cesare Giannoni (Nuovo P.S.I.). |