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Rispetto alla questione del DeNOx, poi, non può, a
riguardo, non esserci concessa la mancanza di stima politica nei
confronti di Marco Amagliani, senza che essa si traduca necessariamente
anche in una disistima del Partito della Rifondazione Comunista e di
coloro con i quali abbiamo lealmente lavorato e collaborato - e che
ancora ringraziamo - per la tutela dei diritti dei falconaresi e dei
residenti dei due quartieri limitrofi alla raffineria, in particolare!
E’ stato proprio l’enorme errore politico commesso
(secondo il nostro parere) da Marco Amagliani sulla questione
dell’abbattitore degli Ossidi di Azoto ad Ammoniaca (DeNOx) che ha
generato la nostra disistima.
L’errore, ripetiamo secondo noi, di non aver voluto
ascoltare una Petizione Popolare di 6.500 firme i cui contenuti
si basavano su documentazione di aziende statunitensi e della stessa ABB
Alstom Power (consocia della Società API nella costruzione della
centrale IGCC) che già nel 1998 mettevano in guardia sugli effetti
secondari, niente affatto trascurabili, dell’uso dei DeNOx ad
Ammoniaca.
Una petizione che chiedeva un atteggiamento precauzionale
rispetto al DeNOx, un atteggiamento che dicesse all’API che l’onere
della prova sulla non criticità di quel sistema nella zona di Falconara
toccava proprio a lei come azienda.
Ma Prioritariamente all’installazione!
Non si dovrebbe mai dimenticare che quel sistema non era
previsto nel progetto della centrale IGCC e che, successivamente ed alla
“chetichella”, fu introdotto dall’API a centrale terminata con una
ulteriore autorizzazione del Ministero dell’Industria di cui non era a
conoscenza neanche la Regione Marche il giorno che deliberò l’Area ad
Alto Rischio!
Oggi i risultati sono sotto gli occhi di tutti:
-
protocolli di intesa tra la Regione Marche e l’API in
cui l’efficienza del DeNOx viene spinta oltre il 50% (con conseguente
maggiore slip di Ammoniaca), mentre ai cittadini si è detto (e nei
verbali delle Commissioni Paritetiche è scritto) di efficienze di
abbattimento dal 15 al 30%;
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assenza di dati sulle effettive ore di funzionamento
del DeNOx (nota ARPAM del 05/07/03 Prot. N. 5 450/SAR/1420) e, dunque,
incapacità di definire la vetustà del catalizzatore che proprio in
base a tale parametro diventa pericoloso per il rilascio di polveri di
metalli pesanti nonché per il maggior slip di Ammoniaca;
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mancanza di rilevatori in continuo di Ammoniaca nelle
centraline di Villanova, Fiumesino e Falconara Alta;
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mancanza di rilevatori ed analizzatori in continuo di
Polveri fini PM2.5 (Solfati, Bisolfati e Nitrati di Ammonio) che si
formano dalla combinazione di Ammoniaca con gli inquinanti già
presenti per l’attività di raffinazione del petrolio.
In merito al Piano Energetico Regionale, inoltre, ci
limitiamo a trascriverVi significativi brani del testo della Mozione che
presentarono al Presidente del Consiglio regionale delle Marche i
Consiglieri Andrea Ricci e Pietro D’Angelo il 21 Settembre 1995:
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<<
Considerato che la Regione Marche è a tutt’oggi inadempiente rispetto
alle previsioni della Legge 10/91
(ndr.:
predisposizione, tra l’altro, del Piano Energetico Regionale) >>;
-
<< Considerato che nella Mozione programmatica n.
2/95, approvata dal Consiglio regionale in data 20/06/1995, è prevista
tra le priorità più significative la definizione del piano energetico
regionale. Considerato altresì che nella mozione programmatica si
afferma testualmente “… sulle questioni energetiche e sui problemi
della compatibilità tra energia, ambiente e sviluppo deve essere
avviato un confronto approfondito tra i vari livelli istituzionali
preposti, per la definizione e l’attuazione del Piano Energetico
Regionale… non è più possibile utilizzare in modo strumentale questa
emergenza per accelerare programmi e scelte discutibili come, per
esempio, la disordinata privatizzazione di una parte consistente
delle produzioni energetiche e come il ricorso a procedure
autorizzative per i nuovi impianti, che non tengono nella dovuta
considerazione, il quadro di compatibilità ambientale. E’ pertanto
necessario che la creazione di nuovi centri di produzione energetica
sia preceduta dalla definizione di un piano energetico regionale,
che, pur prevedendo l’apporto di privati, riconosca l’ENEL come
interlocutore privilegiato dei vari livelli istituzionali ed eviti la
concentrazione degli impianti di produzione di energia in ambiti
territoriali ristretti, anteponendo le esigenze primarie della
sicurezza, della tutela dell’ambiente agli interessi privati…”>>;
-
<< Accertato che la quantità e qualità di dati, studi e
ricerche già disponibili costituiscono un’avanzata base
tecnico-scientifica per la rapida definizione del piano energetico
regionale
>> (…)
-
<< Il Consiglio Regionale impegna la Giunta Regionale a
(…) presentare al Consiglio Regionale il piano energetico regionale
entro il mese di marzo 1996 (…) a chiedere per quanto detto, in
coerenza con la mozione programmatica regionale, al Ministero
dell’Industria, del commercio e dell’Artigianato, la sospensione di
tutte le autorizzazioni concesse per la realizzazione delle centrali
termoelettriche fino all’approvazione del piano energetico regionale
(…)
>>.
Ci sembra che la filosofia che emerge dalla Mozione ed ha
ispirato, in questi anni, il Vostro operato rispetto al problema
energetico (e, dunque, anche dell’API) sia molto chiara e condivisibile.
Ragione per cui, fino ad inizio 2002, ritenevamo di avere
in Rifondazione un prezioso alleato.
Poi qualcosa è cambiato nella Vostra strategia. E ce lo
avete detto.
Ma dal nostro punto di vista è evidente che non potevamo
accettare e non accettiamo assolutamente un rinnovo della concessione
all’API così come attuato e soprattutto in assenza di uno strumento
fondamentale come il Piano Energetico Regionale la cui mancanza, PRIMA
DI QUALSIASI ATTO CHE RIGUARDASSE LA SFERA ENERGETICA, espone ed ha
esposto la Regione Marche ed i cittadini al ricatto delle strategie dei
poteri che traggono la loro forza proprio nel business dell’energia!
La mancanza di un Piano Energetico Regionale ci fa dire
che la Regione Marche si è legata, mani e piedi, alla strategia
energetica della Società API.
Ciò è tanto più vero se il tutto viene inquadrato nel
contesto internazionale petrolifero che secondo molti osservatori del
settore, tra cui Emir Sader ( Sociologo, coordinatore del Laboratorio di
politiche pubbliche dell’Università di Rio De Janeiro) << (…) ora che
si sono installati in Iraq, gli Stati Uniti si approprieranno della
seconda riserva mondiale di idrocarburi e saranno in grado di incidere
significativamente sul mercato mondiale del petrolio, potranno
raddoppiare rapidamente la produzione, facendo diminuire i prezzi (…)
>>.
Allora l’abbraccio della Regione Marche con l’API si
prefigura, strategicamente per il futuro, come un abbraccio
soffocante
della città
di falconara
con il petrolio che, a buon mercato, resterà il faro della
immodificabile strategia energetica anche dell’API (oltre che delle
società petrolifere in genere) relegando il risparmio energetico e lo
sviluppo delle energie pulite e rinnovabili a mera testimonianza
sperimentale e MAI concorrenziale con il petrolio.
Anzi, mettiamo in evidenza che Il prof. Giorgio Cortellessa ha fatto
notare, in occasione del suddetto incontro con Amagliani e
successivamente in una manifestazione pubblica, che l’intera vicenda,
inclusa la cambiale quasi in bianco data all’API con il prolungamento
della concessione appare contrastare con le buone pratiche gestionali
che imporrebbero alla Regione di far eseguire anche una analisi,
da consulenti non di parte, della reale consistenza economica dell’API
(che ha presentato, come è noto due bilanci in rosso) e della eventuale
cessione dell’azienda a terzi. Il tutto per stroncare sul nascere la
illazione secondo la quale il rinnovo della concessione potrebbe
apparire come una necessaria condizione per rendere possibile proprio la
cessione dell’API.
Il primo vincolo
è che tutta la dismissione e il riutilizzo dell’area attualmente
occupata dalla raffineria API deve avvenire senza che l’attuale livello
di occupazione dei lavoratori dipendenti dalla impresa API e di tutti i
lavoratori dell’indotto residenti nel Comune di Falconara Marittima o
nei Comuni vicini venga in alcun modo alterato. In altri termini non
deve essere operato alcun licenziamento, né utilizzo di “ammortizzatori
sociali”; né deve essere prevista alcuna azione per incentivare esodi.
Il secondo vincolo
è che non si dia luogo a alcuna riconversione dei lavoratori attualmente
occupati nella raffineria o anche presso altri datori di lavoro
collegati che abbiano più di 30 anni di attività lavorativa e che ai
lavoratori con meno di 30 anni di attività lavorativa siano offerte
attività in mansioni analoghe a quelle finora esercitate. Per altro i
lavoratori attualmente occupati, sono i più idonei a procedere allo
smontaggio della raffineria e alla bonifica dell’area, e per essi
dovranno essere mantenute le qualifiche, le retribuzioni e gli istituti
contrattuali vigenti oggi. Inoltre i lavoratori che abbiano già maturato
30 anni di attività lavorativa raggiungeranno l’età pensionabile entro
la fine del procedimento, quelli con minore anzianità avranno comunque
di fronte un'occupazione nelle attività non siano a rischio ambientale
che ivi si svilupperanno.
Il terzo vincolo
è che si dia luogo al rapido inizio dello smontaggio della raffineria e
della bonifica dell’area; lo smontaggio deve avere inizio immediato per
le aree che attualmente sono già inutilizzate o fortemente
sottoutilizzate.
Vale la pena di evidenziare che anche per i lavoratori dell’indotto non
vi saranno conseguenze negative:
-
coloro che prestano servizi vari nella raffineria in corrispondenza a
appalti che vanno da quelli per le pulizie fino alla progettazione ed
esecuzione di sistemi informatici troveranno piena occupazione, ed
anzi è prevedibile una notevole espansione di occupazione, nelle
attività che si sostituiranno a quella della raffineria;
-
coloro che svolgono attività di autotrasporto non avranno particolari
problemi occupazionali vuoi per l’impiego nel dirottamento delle
correnti di traffico dalla raffineria API in chiusura a altre
raffinerie, vuoi per l’impiego in altre tipologie di trasporto.
Come si vede, il piano, che sviluppa ordinatamente questi concetti
iniziali non è una piccola esercitazione che l’assessore Marco Amagliani
ha qualificato come del tutto privo di valore durante l’aspro ultimo
confronto con i Comitati e con lo stesso prof. Giorgio Cortellessa, ma
è, invece, una base molto seria per costruire il cammino verso lo
smantellamento dell’insediamento API senza produrre sconvolgimenti
sociali ed anzi aprendo la strada per un grande sviluppo,
anche occupazionale, dell’area.
Secondo Voi cosa c’è ancora da capire con questo
sconvolgimento, delle carte e della situazione faticosamente conquistati
anche insieme a Voi, sconvolgimento che oggi inaspettatamente Vi vede
complici?
COMITATO CITTADINO “25 AGOSTO”
COMITATO DEL QUARTIERE VILLANOVA
COMITATO DEL QUARTIERE FIUMESINO
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