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La decorazione architettonica romana




Note sullo stile decorativo del Foro di Traiano


di Marina Milella

Il testo, con piccole modifiche, è quello pubblicato all'interno dell'intervento "La decorazione architettonica del Foro di Traiano a Roma" negli atti del convegno internazionale su La decóracion arquitectónica en las ciudades romanas de Occidente, tenutosi a Cartagena, Spagna, nell'ottobre 2003 (atti pubblicati nell'ottobre del 2004). Le immagini sono per lo più diverse da quelle pubblicate.



È noto che alcuni elementi dell'impianto architettonico e decorativo del Foro di Traiano vengono programmaticamente ripresi dal modello del Foro di Augusto (1): l'esempio più lampante è la ripresa della struttura decorativa dell'attico dei portici della piazza, decorato con clipei e statue che sorreggono un coronamento sporgente, coperto da un soffitto cassettonato: gli elementi del coronamento e del soffitto si ripetono identici nella successione delle modanature decorate.
Proprio questo esempio, nella sua fedeltà al modello dal punto di vista decorativo, evidenzia le differenze sia nella scelta e nel significato delle decorazioni, su cui non ci si sofferma in questa sede, sia sulle modalità di lavorazione e montaggio dei blocchi.
Nel caso del Foro di Augusto un unico grande blocco di marmo è intagliato con un elemento sporgente e uno rettilineo del coronamento e comprende anche il relativo soffitto cassettonato, mentre solo la sima con i gocciolatoi è scolpita in un blocco separato. Nel Foro di Traiano, invece, sono scolpiti separatamente il blocco sporgente e quello rettilineo del coronamento, e, ancora a parte, il soffitto cassettonato, compresa la sima.
Questa soluzione che razionalizza il taglio dei blocchi da ordinare in cava e consente probabilmente un risparmio di materiale, rivela una migliore organizzazione cantieristica e una maggiore esperienza delle maestranze (2).
Questa maggiore esperienza e organizzazione delle officine si rivela anche da un altro particolare: nel Foro di Augusto la resa delle modanature decorate non è uniforme, ma cambia a seconda del singolo esecutore. L'esempio più evidente si trova in un blocco di soffitto cassettonato dell'attico dei portici, dove le modanature di incorniciatura dei cassettoni (kyma ionico e kyma lesbio trilobato) hanno non solo una resa, ma anche un disegno leggermente diverso alle due estremità del blocco, ed è addirittura possibile cogliere il punto in cui uno scalpellino ha interrotto il lavoro, ripreso poi da un altro operaio.(3).
La mancanza di uniformità nel disegno, che ben si coglie anche in altri casi, rivela che il modello scelto, che pure esisteva, doveva essere abbastanza generico da consentire un certo grado di interpretazione personale.
Nel Foro di Traiano invece le officine hanno acquisito un livello di esperienza e un'abilità che consentono una quasi assoluta uguaglianza, non solo nel disegno, ma anche nella resa degli elementi decorativi, che si ripetono nei diversi ordini del complesso, con solo piccole variazioni di ritmo negli elementi delle modanature decorate, più allargati, o appena più stretti.
Solo le modanature minori possono ancora mostrare disegni differenziati per le modanature canoniche, spesso caratterizzati da una maggiore vicinanza ai precedenti flavi: ad esempio, un kyma ionico con freccette nell'incorniciatura dei cassettoni delle cornici con mensole (4), o un kyma lesbio trilobato con nastri degli archetti più larghi e una foglietta dai margini frastagliati come elemento interno vegetalizzato (nell'incorniciatura dei lacunari sugli architravi del primo ordine della Basilica Ulpia) (5).
Da notare ancora che alcuni elementi pertinenti alla decorazione interna delle Biblioteche mostrano anche scelte decorative leggermente diverse dalla marcata uniformità di tutta la decorazione del complesso (6), con rese degli elementi decorativi meno lontane, inoltre, dai modelli flavi (7). Queste differenze sembrano indicare un gruppo separato di scalpellini, incaricato della decorazione delle Biblioteche, che interpreta differentemente la prescrizione di rifarsi al modello augusteo (8).
La ripresa dal Foro di Augusto non si limita ai partiti architettonici, ma è voluta ed evidente anche nello stile decorativo e si manifesta chiaramente nella successione delle modanature e nelle loro reciproche proporzioni. Gli esempi degli architravi del Foro di Augusto (probabilmente dai portici della piazza), delle "Colonnacce" del Foro di Nerva e della peristasi del tempio di Venere Genitrice nel Foro di Cesare (nel suo rifacimento traianeo, contemporaneo al Foro di Traiano), mostrano con evidenza questa programmatica ripresa del modello augusteo.
L'architrave del Foro di Nerva è pienamente inserito nello stile decorativo flavio, caratterizzato dal gusto per una ricca decorazione vegetale e per un chiaroscuro accentuato, che determina da un lato la scelta dei motivi decorativi (quali l'anthemion del coronamento al posto del kyma lesbio trilobato dell'esempio augusteo, e il kyma lesbio continuo vegetalizzato, che divide le due fasce superiori,) e dall'altro le proporzioni accresciute delle modanature di separazione rispetto alla superficie liscia delle fasce(9).
L'esempio del tempio di Venere Genitrice, opera probabilmente della medesima officina che aveva lavorato nel Foro di Nerva, mostra già una spontanea tendenza a ritornare a forme più stilizzate, come mostra il particolare del kyma lesbio continuo, non più vegetalizzato, tra prima e seconda fascia dell'architrave; inoltre le fasce stesse sono di nuovo proporzionalmente di maggiore ampiezza, e la struttura tettonica dell'architrave ritorna visibile in tal modo con maggiore evidenza.
Nel Foro di Traiano, a questa spontanea tendenza stilistica, si sovrappone la scelta dell'architetto, secondo le probabili indicazioni del committente (10): la successione delle modanature e le loro reciproche proporzioni sono di nuovo le stesse che nel Foro di Augusto. Persino il disegno degli elementi delle modanature decorate, che di nuovo non dipende dalle scelte dei singoli scalpellini, come dimostra la sua uniformità in tutto il complesso, è copiato dal modello augusteo.
Tuttavia un esame più ravvicinato mostra che la resa di questi stessi motivi decorativi è invece prodotto degli stessi scalpellini, e che la linea evolutiva non si è affatto interrotta. Così nel Foro di Traiano gli archetti del kyma lesbio trilobato, come quelli del Foro di Augusto, sono di forma più stretta e con il nastro più sottile che nel tempio di Venere Genitrice, ma, come invece in quest'ultimo, gli elementi sono accuratamente sottolavorati per un maggior effetto chiaroscurale, e il nastro degli archetti è raffinatamente concavo, invece che intagliato in modo più sbrigativo con una sezione a V; il fiore a tulipano che si trova tra gli archetti ha la superficie dei petali percorsa da impalpabili nervature sporgenti e la foglietta lanceolata, che di nuovo compare come elemento interno agli archetti, presenta superfici delicatamente modulate, che quasi naturalmente si incontrano in una nervatura centrale a spigolo appena percettibile.




Attico FT e FA

L'attico dei portici nel Foro di Traiano (a sinistra)
e nel Foro di Augusto (a destra).







Coronamento dell'attico del Foro di Augusto

Differenze di resa su un blocco di coronamento
dell'attico dei portici nel Foro di Augusto



Uniformitˆ modanature FT e FA

Diversa uniformità delle modanature nel Foro di Augusto (sopra) e nel Foro di Traiano (sotto).


Kyma lesbio trilobato FT variante

Dall'alto in basso il kyma lesbio trilobato dell'architrave pertinente
al primo ordine interno delle Biblioteche e quello dell'incorniciatura del lacunare sui fregi-architrave del primo ordine della Basilica Ulpia (Foro di Traiano), a confronto con il kyma lesbio trilobato della cornice del tempio di Venere Genitrice nel Foro di Cesare.





Architravi dei Fori

Confronto tra gli architravi dei Fori di Augusto (sopra a sinistra), Nerva (sopra a destra), Cesare (fase traianea, sotto a sinistra) e Traiano (sotto a destra).





Kyma lesbio trilobato nei Fori

Dall'alto in basso il kyma lesbio trilobato dell'architrave nel Foro di Augusto, nel Foro di Cesare (fase traianea) e nel Foro di Traiano.


Rosette dei cassettoni

Rosette dei cassettoni dal Foro di Augusto (soffitto della
peristasi del tempio di Marte Ultore, a sinistra) e dal Foro di
Traiano (soffitto del portico del cortile meridionale, a destra).

Le notevoli capacità tecniche acquisite nel corso di un secolo dagli scalpellini, permettono di corrispondere nel modo migliore alle esigenze del committente, proprio perché queste vanno nella medesima direzione della spontanea evoluzione stilistica, come si evidenzia dal confronto tra gli anthemia di coronamento degli architravi nel Foro di Nerva e nel tempio di Venere Genitrice.
Siamo al culmine di un'evoluzione che ha visto, in età flavia, il chiaro e razionale disegno dei motivi e dei loro elementi costitutivi perdere la rigidità che ancora resta nelle realizzazioni augustee, scomparendo però sotto un confuso ammasso di forme naturalistiche. Nel Foro di Traiano emerge di nuovo una chiara definizione delle linee del disegno, senza che si perda la ricca e chiaroscurata articolazione plastica delle superfici, che lo vivificano in un perfetto equilibrio, a rappresentare forse il punto più alto dell'arte decorativa urbana di Roma.


Note

1 - L'epoca augustea rappresenta infatti l'inizio della vasta diffusione della lavorazione del marmo a Roma e dello sfruttamento in grande scala delle cave del marmo lunense (P.Pensabene, "L'uso del marmo a Roma tra la fine della repubblica e l'età imperiale", I marmi colorati della Roma imperiale, (Catalogo della mostra, Roma 2002), Venezia 2002, p.15): le maestranze dovevano probabilmente ancora collettivamente acquisire esperienza nel maneggiare questo nuovo materiale, più pesante e compatto rispetto al tradizionale travertino o peperino. In generale si preferiva dunque lavorare blocchi di minori dimensioni, più facili da montare in opera, come rivela la pratica di intagliare in due blocchi sovrapposti i grandi capitelli dei templi: nel tempio di Marte Ultore nel Foro di Augusto anche la cornice della peristasi è intagliata in ben tre blocchi (sima con gocciolatoi, corona e soffitto con mensole, sottocornice con dentelli), mentre l'architrave e il fregio, intagliati a loro volta separatamente, sono suddivisi verticalmente in un blocco interno e uno esterno.
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2 - Un fenomeno simile, ma molto più accentuato, si ripeterà in epoca tardo-antica (M.Milella, "La decorazione architettonica di età costantiniana sull'arco di Costantino: l'archivolto del fornice centrale", Arco di Costantino tra archeologia e archeometria, Roma 1999, pp.101-115.
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3 - C.F.Leon, Die Bauornamentik des Trajansforums und ihre Stellung in der früh- und mittelkaiserzeitlichen Architekturdekoration Roms, Wien-Köln-Graz 1971, figg.17,2, 18,1-2, 19,2, 21,1.
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4 - J.E.Packer, The Forum of Trajan in Rome. A Study of the Monuments, Berkeley-Los Angeles-Oxford 1997, fig.147.
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5 - La cornice ionica del secondo ordine presenta, per esempio, un astragalo a fusarole e perline tra sima e corona, invece del consueto kyma lesbio continuo, e termina inferiormente con un kyma lesbio continuo invece che trilobato (M.Milella, "Marmi del Foro di Traiano. Elementi architettonici", I luoghi del consenso imperiale. Il Foro di Augusto. Il Foro di Traiano - catalogo, (catalogo mostra Roma 1995), Roma 1995, p.232, n.108.
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6 - Gli sgusci del kyma ionico della cornice del secondo ordine (v,nota precedente) e gli archetti del kyma lesbio trilobato del coronamento dell'architrave del primo ordine (Milella 1995, cit., p.226, n.106) sono più allargati e presentano un nastro più largo.
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7 - Leon (1971, cit., p.85) aveva individuato due gruppi di scalpellini che lavorarono contemporaneamente su edifici diversi del Foro, e inoltre un terzo gruppo che dovette lavorare in particolare sulla Colonna Traiana. In particolare le tipologie dei capitelli permetterebbero di individuare equipes di scalpellini "progressisti" e "conservatori" che lavorarono in contemporanea.
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8 - Com'è noto, l'esempio del Foro di Nerva rappresenta l'opera di un'officina distinta rispetto a quella operante nello stesso periodo sul Palatino e all'arco di Tito, come evidenziato nell'accurata analisi del Leon (1971, cit., pp.137-141). Cfr. anche P.H. v.Blanckenhagen, Flavische Architektur und ihre Dekoration. Untersucht am Nervaforum, Berlin 1940.
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9 - Questa ripresa augustea in campo artistico corrisponde alla propagandata ripresa da parte di Traiano della politica di Augusto in opposizione alla "tirannide" di Domiziano (per la contrapposizione a Domiziano nel Panegirico di Plinio, con un parallelo nei ritratti imperiali, cfr. W.Trillmich, "El Optimus Princeps, retratado por Plinio y el retrato de Trajano", Trajano emperador de Roma, Roma 2000, pp.501-502).
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10 - L'officina che aveva lavorato nel Foro di Traiano opererà ancora nella decorazione della Basilica di Nettuno e del Pantheon (Leon, 1971, cit., p.139).
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