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La decorazione architettonica romana



Appunti da visite archeologiche: Preaeneste:elementi di decorazione
architettonica e altre sculture del Museo.


di Marina Milella



Avvertenza: il testo qui pubblicato non ha le caratteristiche di uno studio scientifico: si tratta solo di impressioni e appunti su possibili spunti di ricerca.
(articolo in rete dal 31 agosto 2004; visita del 29 agosto 2004)


Come è noto, il Museo è ospitato nel palazzo Barberini, che sorge sopra i resti della parte superiore del santuario. Nelle sale sono visibili i pochi resti murari della tholos superiore e, al primo piano (piano di ingresso) tracce delle colonne scanalate, delle basi e della pavimentazione del doppio portico semicircolare corinzio che coronava la cavea teatrale. La facciata del palazzo, che ricalca la fronte di questo portico, conserva ancora gli elementi in travertino dello zoccolo e del coronamento del podio su cui questo si elevava, con semplici modanature lisce. La cavea tetrale svolge ora le funzioni di scenografica gradinata di accesso al palazzo.

Immagine del plastico del santuario.

La strada moderna, al livello del criptoportico, attraversa la grande terrazza superiore lungo il suo lato di fondo, che in origine era costituito da un settore centrale con arcate inquadrate da semicolonne ioniche, affiancato da doppi portici corinzi, con un ordine di maggiore altezza rispetto a quello delle semicolonne. All'interno del "criptoportico", che era stato trasformato in cisterna ed è ora stato sistemato come ambiente espositivo del museo, si sono già descritte le colonne e la trabeazione ancora in situ, che appartenevano alla fila di colonne interna, con capitelli corinzi "normali".
Sulla facciata si conservano ancora settori della trabeazione e capitelli di semicolonne, sia ionico-talici, che corinzio-italici, oltre che fusti e basi.

Dal lato opposto della strada si accede alla parte restante della terrazza superiore (con lo stesso biglietto di ingresso del Museo), dove il doppio portico corinzio proseguiva anche sui lati: restano pochi resti murari ed elementi di basi.

Da qui, per mezzo dei resti della scalinata centrale, si scende ad una stretta terrazza su cui prospetta il muro di contenimento della terrazza superiore, in origine decorato da arcate alternate con nicchie ad edicola, inquadrate da semicolonne ioniche.

Scendendo ancora si raggiunge la terrazza degli emicicli, di cui restano cospicui resti in particolare di quello di destra (guardando la facciata), che doveva essere il vero "antro delle sorti".
Gli emicicli erano costituiti da un portico semianulare, con colonne ioniche (capitelli ionico-italici), coperto da una volta a botte e avevano un sedile lungo il muro di fondo. Gli altri tratti del lato di fondo avevano invece un portico dorico rettilineo.
Nell'emiciclo di sinistra si conservano, inserite nella muratura che doveva fare da base al sedile, delle mensole in travertino a forma di S, decorate sui lati da nastri che si avvolgono in volute e da rosette, molto simili a quelle che decorano le metope del fregio dorico.

Dal centro della terrazza degli emicicli si dipartono le due rampe che permettevano di salire al santuario, suddivise in una strada scoperta e in un portico dorico, di cui rimangono visibili solo alcuni tratti dello stilobate, inclinato ma con settori circolari dal piano orizzontale dove poggiavano le colonne. Si riporta che i capitelli dorici del portico presentavano l'abaco inclinato per accordarsi la trabeazione, il cui andamento doveva accompagnare la pendenza della rampa.

Sulla terrazza ai piedi della rampa si conservano un elemento di architrave con lacunare a ghirlanda di foglie di quercia e un elemento di cornice (?) con un kyma di foglie, che sono probabilmente attribuibili al III sec.d.C., e inoltre un elemento di fregio-architrave dorico in travertino, probabilmente pertinente alla decorazione del santuario.



Nella città, sul fianco della cattedrale, c'è l'accesso all'area archeologia dell' "Antro delle sorti", che veniva tradizionalmente considerata ancora parte del santuario, il suo settore inferiore, dove si svolgevano le funzioni oracolari. Si tratta invece probabilmente di un'area pubblica cittadina, forse la basilica forense. Le due aule absidate alle estremità una delle quali (a sinistra entrando), parzialmente scavata nella roccia, era stata identificata con il vero e proprio antro delle sorti, e conserva un mosaico con pesci. L'altra era decorata in origine con il mosaico nilotico oggi nel Museo. Entrambi i mosaici, come l'intera struttura, sono databili al II sec. a.C., nell'ambito della grande ristrutturazione urbana di cui fa parte anche la costruzione del santuario. Le due aule sono state riferite al culto di Iside e Serapide.

Nello spazio si conservano diversi elementi architettonici, tra cui diversi esemplari di capitelli corinzio-italici (altri sono in situ sulle semicolonne applicate sulla parete di fondo, e altri ancora sono tuttora visibili sulla facciata del palazzo del Seminario, che aveva occupato l'edificio antico (all'epoca della visita in restauro).
Esiste inoltre anche un capitello corinzio "normale", simile a quelli visti in opera nel criptoportico del museo, con grandi caulicoli scanalati e foglie d'acanto dalle nervature convesse, con zone d'ombra quasi circolari.

Capitello corinzio normale, Palestrina

Capitello corinzio "normale" di colonna, in travertino,
esemplare conservato nella Basilica (area archeologica dell' "Antro delle Sorti", presso la cattedrale).



Sempre alla stessa epoca dovrebbero appartenere gli elementi di fregio-architrave dorico, sempre in travertino, con metope decorate da rosette di vario tipo, e gli elementi di coronamento, forse pertinente ad un'edicola (è conservato almeno un elemento con modanature decorate su due lati adiacenti). Il coronamento presenta modanature con caratteri ancora ellenistici: il kyma ionico ha sgusci che si incavano a contenere l'ovulo, dal nastro sottile che gira anche nella parte inferiore e separati da lancette, pure molto sottili, strette tra gli sgusci. I dentelli sono stretti e allungati, separati da spazi ridotti, e il kyma lesbio trilobato presenta il fiore intermedio non completamente distinto dagli archetti, il cui nastro ne costituisce ancora in parte il contorno esterno.

Coronamento, Palestrina

Coronamento in travertino,
esemplare conservato nella Basilica (area archeologica dell' "Antro delle Sorti", presso la cattedrale).



Si segnala, infine, tra gli altri elementi architettonici presenti nell'area, un blocco di fregio-architrave in marmo, probabilmente databile nella seconda metà del II secolo, con fregio a girali (non ben conservato) e architrave a due fasce, separate da un piccolo kyma lesbio trilobato), coronato da un motivo a rosette incorniciate, kyma ionico e astragalo a fusarole e perline.



Links
Notizie su Palestrina. Immagini dei resti archeologici della città e del santuario.
Notizie sul Museo archeologico nazionale prenestino.

Altre notizie sul Museo Archeologico Prenestino
Immagini di oggetti esposti nel museo.

Ancora altre immagini degli oggetti esposti.
Bibliografia
Sulla datazione e l'interpretazione del santuario:
F.Coarelli, I santuari del Lazio in età repubblicana,Roma 1987, 35-84.
Sulla datazione degli elementi architettonici del santuario all'ultimo quarto del II sec. a.C.:
H.Lauter, "Bemerkungen zur späthelllenistischen Baukunst in Mittelitalien", JdI, 94, 1979, 390-459.
Nella primavera del 2004 si è tenuto, presso la sede del Museo, un convegno sui risultati delle recenti indagini nella parte bassa della città. Si possono trovare resoconti giornalistici delle ultime scoperte qui e (file in .pdf, da scaricare e leggere con Acrobat Reader) qui.





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