Commento a F.W. DEICHMANN, "Il materiale di spoglio nell'architettura tardoantica",
Corsi di cultura sull'arte ravennate e bizantina, Ravenna 1976, 131-146.
Viene esaminato il tema del reimpiego negli edifici di Roma e di tutte le provincie. Si analizza la disponibilità degli edifici più antichi da cui prelevare il materiale e si tratta delle leggi di protezione che tentano di impedire o limitare questo spoglio. Una facilitazione per la diffusione di quest'uso è data dall'utilizzo in molti edifici di materiali "intercambiabili", prodotti in serie nelle cave con misure standard e non progettati specificatamente per l'edificio in cui sono impiegati. Nel reimpiego inoltre si attribuisce spesso maggiore importanza alla conformità volumetrica e spaziale, piuttosto che alla coerenza decorativa. Spesso il reimpiego non è motivato altro che dalla volontà di utilizzare il materiale disponibile: ce lo conferma la sua grande diffusione e la presenza negli stessi edifici in cui troviamo materiale reimpiegato di partiti anticlassici, che escludono un'intenzionale ripresa classicistica. Tuttavia influisce in certi casi su quest'uso il desiderio di riappropriarsi delle testimonianze della passata grandezza o anche l'affermazione del trionfo della chiesa cristiana sul tempio pagano. |
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