Commento a G. CAVALIERI MANASSE, "Architetture romane in museo",
I musei di Aquileia, I (AAAd, 23, 1983), Udine 1983, 127-158.
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Nel museo di Aquileia è presente una grande abbondanza di materiale, ma senza provenienza, ad eccezione dei monumenti funerari o dei materiali del complesso forense. Esistono dunque problemi di datazione, che non possono essere risolti dal mero confronto con i modelli urbani, dato che in ambiente provinciale sono presumibili degli attardamenti stilistici, ben visibili ad esempio nei monumenti funerari, svincolati dalle tematiche ufficiali e che si avvalgono delle esperienze fissate nell'artigianato locale. L'evoluzione della decorazione ad Aquileia mostra dalla seconda metà del II sec. a.C. una coroplastica monumentale di tipo etrusco-italico, il cui gusto sembra permanere per tutto il I sec.a.C., con un attardamento simile a quello della Gallia Narbonese e della Cisalpina. Solo alla fine del secolo compaiono i primi elementi in marmo, forse con l'intervento di maestranze itineranti provenienti da Roma. Le botteghe locali di età augustea e giulio-claudia sono provinciali e poco significative. I materiali di epoca flavia si rifanno ai modelli locali precedenti, senza introdurre nuovi temi ornamentali, né significative evoluzioni stilistiche: si nota solo un generale appesantimento delle forme decorative. Le decorazioni di epoca traianea e adrianea sembrano adeguarsi ad un gusto nuovamente più sobrio. Nell'ambito della seconda metà del II sec. d.C. dovrebbe datarsi la "grande trabeazione del porto", proveniente da un porticato delle Grandi Terme della Braida Murata, che viene ritenuta tuttavia di difficile datazione a causa della disorganicità e la trascuratezza dell'ornamentazione, mentre le decorazioni del Foro e della Basilica sono di epoca severiana e sembrano presentare qualche influsso microasiatico. Solo pochi pezzi testimoniano la presenza di elementi marmorei nel III secolo d.C. Di età sicuramente severiana sono invece la decorazione del Foro e quella della Basilica. |
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