Commento a G.G. BELLONI, I capitelli romani di Milano, Padova 1958
Lo studio si inserisce in un progetto di schedatura sistematica di capitelli in Italia e si affrontano una serie di problematiche metodologiche, che restano tuttora valide. Sebbene a Milano gli esemplari conservati non siano in numero sufficiente per permettere di descrivere la storia locale del capitello, si può tuttavia notare una certa unità stilistica con l'ambiente dell'Italia settentrionale, e nel Basso Impero un collegamento diretto con Roma e a Spalato piuttosto che con Ravenna. Sembrano invece mancare i contatti con le zone transalpine e con il mondo orientale. Nei capitelli è importante notare i particolari, nei quali si mostra con maggiore evidenza il modo di porsi dell'artista di fronte al problema formale. La persistenza dello schema corinzio comporta anche difficoltà di arrivare ad una datazione precisa: solo in pochi momenti si sono verificati mutamenti artistici importanti, che coinvolgano la tipologia, ma con maggiori dati sarebbe forse possibile individuare maestri e botteghe. Non bastano i confronti, in quanto sono presenti attardamenti e innovazioni precorritrici e bisogna distinguere tra collocazione cronologica e collocazione in una fase culturale, non sempre coeva nelle diverse regioni. Le tipologie non devono essere irrigidite, in quanto la libertà dell'artista continua a giocare il suo ruolo. Esiste infine il problema della produzione: se gli esemplari siano di produzione locale o di importazione, e se le maestranze siano indigene o immigrate. Stesse caratteristiche presenti in luoghi diversi fanno pensare a maestranze specializzate itineranti. |
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