Premessa

L'idea di approfondire le conoscenze sugli antenati dei Saracchi, cognome poco diffuso, è venuta a me, Sergio Saracchi, alcuni anni fa.

Ho quindi iniziato delle ricerche bibliografiche e di altro tipo ed avendo saputo da mio padre, nato a Milano nel 1900, che mio nonno era di Corbetta, ho esteso lì le mie ricerche.

Ho così incontrato Marco Saracchi, di Corbetta, il quale ha potuto consultare alcuni registri parrocchiali, risalendo sino alla fine del 1500/inizio del 1600.

La formula nome e cognome, come oggi è usata, risale al Concilio di Trento (1563), quando fu stabilito l'obbligo di tenere presso le chiese i registri di battesimo ove annotare il nome e cognome della persona battezzata.

La tenuta di tali registri anagrafici era, però, affidata alla buona volontà e, talvolta, alla fantasia dei parroci o religiosi preposti alla stesura degli atti.
E' quindi possibile trovare frequentemente nei documenti del passato diverse  trascrizioni dello stesso cognome:

 - al plurale (nel caso di più figli, dal secondo in poi): Saracco ---> Saracchi
 
 - in base al genere maschile o femminile: Saracco <---> Saracca
 
 - con forma grafica modificata: Saracchi ---> Sarachi.


Indagini genealogiche

Le ricerche di Marco Saracchi nei registri parrocchiali di Corbetta hanno permesso di risalire ad un Agostino (ca. 1580/1590), dal quale sono derivati vari rami; in particolare, siamo riusciti a ricostruire quasi completamente il "nostro ramo" (ritrovando circa 600 nominativi).
Dunque, tra gli ultimi decenni del 1500 e l'inizio del 1600, nel territorio milanese (Corbetta, ad ovest di Milano) vi era una famiglia Saracchi
Contemporaneamente, nel XVI secolo, a Milano si diffuse, tra le altre, l'arte della lavorazione dei metalli e delle pietre preziose e nella seconda metà del secolo fu famosa la bottega dei Saracchi (o Sarachi), ".....orafi ed intagliatori di cristallo di rocca e pietre dure.....".
Sull'attività e sulle opere di tale famiglia di artisti/artigiani ho trovato notizie sino ai primi decenni del 1600, dopo di che le notizie si diradano, sino a scomparire: si ha qualche accenno della presenza, o del passaggio, di un Saracchi alla corte di Vienna ed in quella di Praga verso il 1690 circa e niente più.
Da tenere presente che la crisi sociale ed economica milanese degli anni venti del XVII secolo ed, in particolare, lo scatenarsi dell’epidemia di peste del 1630 (di manzoniana memoria) possono avere influenzato la  richiesta di oggetti, sì raffinati, ma superflui per la vita del comune cittadino.
Solo recentemente, a seguito della rivalutazione delle cosiddette "arti minori", vi è stato un rinnovato interesse verso diversi orafi famosi quali appunto i Saracchi, Miseroni e Fontana, che nel 1587 sposò una Saracchi, Isabella.
A questo punto, la curiosità di vedere se ci fossero altre presenze di Saracchi mi ha spinto ad approfondire le ricerche bibliografiche. Ho così trovato che nello Stemmario Trivulziano, risalente alla seconda metà del XV secolo e nel quale sono riportati 2000 stemmi di famiglie e comunità dell'antico Ducato di Milano, viene riprodotto uno stemma appartenente alla famiglia "di Sarachi".
Immagini di stemmi simili
, appartenenti alla famiglia Sarachi, si ritrovano anche nello Stemmario del Cremosano, compilato nel 1673.
L’esistenza di uno stemma non è sufficiente indice di nobiltà; bisogna tenere presente, infatti, che nel medioevo quasi tutte le famiglie di ceto borghese, così come le corporazioni di arti e mestieri, avevano uno stemma: era un “cognome illustrato”.
Interessante è l'indicazione della presenza di una famiglia astigiana Sarrachus, o Sarraco, già dalla metà del XIII secolo ed, in particolare, di un suo appartenente, Iacobus Sarrachus, notaio del Vicario Vescovile di Asti, già attivo sicuramente nel 1274.
Un Garberino Sarachi da Corniglia (La Spezia) viene nominato nel "Codice diplomatico delle relazioni fra la Liguria, la Toscana e la Lunigiana ai tempi di Dante (1265-1321)".

Nel 1516  Andreas Assaracus Sarracus, storico, da Vespolate (Novara), pubblica il  libro "Sarracus Assaracus Andreas Trivultias Historiae novae ac veteres".

A metà del 1600  un certo Camillo Sarachi è autore di un madrigale: "Il primo libro de madrigali a cinque voci".
Nel 1738 un certo Carolus Antonius Sarachi da Moretta (Cuneo) pubblica la sua tesi in medicina.
Nel 1862 vengono pubblicate le tesi in Farmacia (discusse presso l'Università di Pavia) di Antonio Saracchi e Paolo Saracchi di Milano.

Recentemente ho ricevuto ulteriori informazioni su di un ramo dei Saracchi presente nella provincia di Novara da uno studioso di genealogia che mi ha scritto:

"..... mi sono imbattuto casualmente nel suo sito che raccoglie notizie sui Saracchi - Saracco e dato che mi interesso di ricerche  genealogiche ho pensato di passarle alcune notizie in mio possesso sul ramo presente nel novarese che, per la vicinanza, è molto probabilmente collegato a quello di Corbetta.

Il cognome Saracchi o Saracco è ancora presente nella provincia di Novara in entrambe le forme già usate indifferentemente per la stessa famiglia negli atti notarili dal 1500 al 1700 che ho potuto consultare.

Paese d'origine della famiglia era Vespolate dove la famiglia è presente con diversi rami già all'inizio del XVI secolo. Era una famiglia benestante, appartenente al patriziato locale; molti Saracchi esercitavano il mestiere di sarto (all'epoca molto quotato e che garantiva uno status sociale elevato ed una buona rendita economica); un Michele era agrimensore nel 1608.

Un Giovanni Cristoforo trasferitosi a Borgolavezzaro da Vespolate alla fine del cinquecento, viene definito "Nobile" in un rogito notarile del 1589 e viene sempre qualificato come "Dominus".

Fra i Saracchi ci furono Consoli e Consiglieri comunali sia di Vespolate che di Borgolavezzaro e le segnalo anche che lo storiografo settecentesco Frasconi indicava un Ing. Gian Maria Saracchi fra i costruttori della chiesa dell'Assunta a Ghemme ".

Ovviamente non posso pensare di avere legami con tali ascendenze, ma, data la scarsa diffusione del mio patronimico, si può supporre che sia un cognome unifamiliare, cioè appartenente in origine ad un'unica famiglia. Sto raccogliendo comunque notizie su cognomi simili al mio.
Quasi tutti gli avi ritrovati nei registi parrocchiali di Corbetta svolgevano attività legate alla vita rurale. Le ultime generazioni del "nostro ramo" si sono però affrancate dalla terra; infatti ora vi sono artigiani, commercianti, fotografi, un pittore, un art director, assistenti universitari, qualche architetto, un ingegnere, dei dentisti, ..... e chissà chi altri ancora.