Quali perversi meccanismi mentali spingono molti editori italiani a creare opere multimediali del tutto inaccessibili? Si tratta solo di ignoranza delle apposite tecniche di sviluppo, di menefreghismo verso gli utenti che protestano - disabili o no che siano - oppure sono in gioco precisi calcoli commerciali, i quali spingono inesorabilmente gli editori a trascurare le regole dell'accessibilità? Questo e molto altro nell'articolo che segue, contenente:
Quest'estate ho acquistato in edicola il primo CD della Letteratura Italiana Einaudi 2003, in vendita con il settimanale Panorama. Ritorno a casa, tolgo il CD dalla confezione, lo inserisco nel lettore del portatile e faccio partire l'installazione per Windows, che viene completata con successo. Pieno d'interesse e di curiosità, avvio l'apposito programma per navigare tra i contenuti del disco, che è dedicato naturalmente - essendo il primo - al Duecento e a Dante.
Sono un inguaribile ottimista e mi auguro perciò di trovare finalmente, in questo nuovo prodotto della Einaudi, qualcosa di nuovo e di migliore rispetto alle mie precedenti esperienze - quasi tutte estremamente deludenti - con prodotti enciclopedici, o più genericamente culturali, su CD.
Ma dopo l'inevitabile presentazione iniziale con sottofondo musicale, eccomi davanti alla solita, temuta, terrificante "finestrella" da 640 x 480 pixel, che né oscenità verbali né preghiere né una spasmodica ricerca di comandi nascosti mi consente di ridimensionare alla grandezza dello schermo (per inciso: un normalissimo 1024 x 768 pixel): è che proprio non si può, non è stato previsto dagli sviluppatori.
Mi occupo per lavoro di accessibilità e questo primo affronto di Mondadori-Einaudi, coproduttori dell'opera multimediale, all'accessibilità (1) mi mette già di pessimo umore. Perché mai, mentre mi è consentito di ridimensionare senza problemi la finestra di una qualsiasi altra normale applicazione per PC o per MAC, adattandola ai miei gusti, questa qui deve rimanere mummificata ai suoi 640 x 480 pixel predefiniti? È accettabile che qualcun altro decida al posto mio la grandezza della finestra che dovrò usare per consultare i contenuti del CD? Non credo! Eppure...
Per di più tutta la superficie dello schermo, al di fuori della "finestrella" magica, è diventata nera: quindi non posso più vedere le icone dei miei documenti sulla scrivania, non posso avviare altri programmi, non posso leggere l'orario sulla barra delle proprietà né infine controllare, tramite l'apposita icona, lo stato della mia connessione ad Internet (cioè non posso farlo direttamente: per ottenere tali informazioni devo ricorrere all'uso di tasti speciali, che non è detto che tutti conoscano). Gli autori della Letteratura Italiana Einaudi 2003 su CD hanno deciso che, se l'utente installa e avvia il loro programma di consultazione, acconsente anche ipso facto ad essere privato - per tutto il tempo in cui il programma rimane in esecuzione - delle normali possibilità d'uso del proprio computer. Evidentemente il passaggio dalla dittatura alla democrazia, nel campo delle opere multimediali realizzate in Italia, non si è ancora verificato...
Figura 1 - Dopo varie schermate di presentazione ed un filmato, si arriva finalmente alla finestra per avviare la consultazione, visibile nell'immagine qui sopra, che è però vincolata al formato di 640 x 480 pixel e nasconde tutto il resto della scrivania per mezzo di un fastidioso cornicione nero.
Va bene! Armato di santa pazienza, decido di cedere al "ricatto della risoluzione". Vado nelle proprietà dello schermo e modifico le impostazioni, scendendo dagli abituali 1024 x 768 pixel ai famigerati 640 x 480, corrispondenti alla finestra di visualizzazione dei contenuti del CD realizzato da Mondadori-Einaudi. Ma che succede ora? Sì, è vero, adesso le immagini e i testi della Letteratura Italiana del Duecento riempiono l'intero schermo, è quasi una goduria. Però... però... c'è ancora qualcosa che non va! In effetti non riesco a leggere con chiarezza le scritte... Ma qual è il problema?
Ecco qual è il dannatissimo problema! Come qualsiasi portatile con schermo TFT, anche il mio ha una risoluzione "nativa" in cui l'immagine è perfettamente nitida. E questa risoluzione è appunto, nel mio caso, 1024 x 768 pixel. Le altre risoluzioni, e tra queste la 640 x 480 appena impostata, vengono ottenute tramite un'interpolazione (2) che produce un terribile effetto di "impastato". Né le immagini né i testi appaiono chiari e nitidi. Le linee che compongono i singoli caratteri sono ora troppo sottili ora troppo spesse; le immagini invece sembrano una specie di "pappa" senza contrasto. Insomma: navigare il CD in questo modo non è affatto piacevole, anzi è proprio uno schifo!
Così, o mi rassegno a vedere un francobollo centrale, però perfettamente nitido, immerso in un'enorme cornice nera, oppure accetto di vedere questa specie di "brodo primordiale" che riempie tutto lo schermo, ma che stanca ancora di più la vista a causa dell'interpolazione sulla risoluzione.
D'accordo, ci rinuncio. Reimposto il 1024 x 768 di prima, riavvio il
programma di consultazione del CD e mi accingo a vedere se almeno esiste qualche
meccanismo per ingrandire i testi all'interno del "francobollo". Carico una
delle tante schede disponibili - per la cronaca quella sulle Laude
di Iacopone
da Todi - e mi accorgo immediatamente che il testo è troppo piccolo per i miei
occhi miopi e astigmatici, che neppure gli occhiali perennemente inforcati
possono miracolare. Ho assolutamente bisogno di ingrandire lo scritto, se voglio
leggere senza stancare troppo la vista. Ma ho un bel cercare: nessuna voce di
menu appropriata, nessuna lente d'ingrandimento su cui cliccare, niente di
niente nelle schermate d'aiuto, nessun menu contestuale da far comparire con la
pressione del tasto destro del mouse! Per di più la scheda da leggere, che
occupa solo una porzione del "francobollo" al centro della cornice nera, è posta
su uno sfondo piuttosto scuro che abbassa fortemente il contrasto. A
peggiorare, se possibile, le cose, c'è anche l'immagine di un dipinto messo in
trasparenza sotto il testo, sulla destra, che confonde ancora di più la visione.
Un incubo, insomma, per chi è interessato semplicemente alla lettura e neppure
con gli occhiali riesce ad ottenere il dono di una vista da aquila!
Figura 2 - Il testo delle schede su opere e autori è posto su uno sfondo scuro, ulteriormente disturbato da immagini in trasparenza sulla destra. Poiché i caratteri non sono ridimensionabili, la leggibilità su schermi a medie ed alte risoluzioni è davvero pessima
Che fare, penso? Mi incuriosisce leggere la scheda sull'opera di Iacopone, ma
non mi va di procurarmi un mal di testa per lo sforzo di accomodamento della
vista. Provo a vedere, allora, se è possibile copiare il testo della scheda ed
incollarlo in un normale programma di videoscrittura, grazie al quale potrò
vederlo a tutto schermo, ingrandirlo a piacimento e leggerlo contro uno sfondo
bianco nitido e pulito. Bella idea, eh? Ma che illuso sono, però! Cerco
inutilmente un pulsante copia nascosto in qualche angolo di un sottomenu, poi
provo a selezionare il testo trascinando il mouse dall'alto in basso, quindi a
schiacciare in successione CTRL
, ALT
e SHIFT
mentre trascino, ed ancora a
premere il tasto sinistro del mouse e subito dopo quello destro sempre
trascinando, provo infine a schiacciare tutti e due i pulsanti contemporanemente
e a premere uno dopo l'altro i dodici tasti funzione sulla tastiera. Niente,
maledizione: il comando incolla nel programma di scrittura rimane
desolatamente disattivo!
E va bene, ancora una volta pazienza! Vuol dire che non leggerò le schede biografiche sugli autori né la presentazione delle opere. Però il CD di Einaudi contiene per fortuna il testo integrale in formato PDF di molti scritti duecenteschi e, tra questi, anche quello delle Laude di Iacopone, per le quali ora mi è presa la fissa. Non che ami particolarmente il formato PDF, orientato alla stampa più che alla consultazione a video, ma, se non altro, potrò ridimensionare la finestra di Acrobat Reader a tutto schermo, ingrandire il testo e leggerlo comodamente contro un nitido sfondo bianco. Attivo dunque, dall'interno dell'applicazione di consultazione del CD, il pulsante che apre il testo integrale delle Laude di Iacopone in Acrobat Reader. Il "francobollo" centrale diventa bianco e non succede nulla per vari secondi. La cosa mi sembra strana, perché di solito Acrobat si carica rapidamente, inoltre il computer è piuttosto recente ed ha prestazioni più che accettabili. Mah... chissà cosa è successo? Nell'attesa che compaia l'opera di Iacopone vado a prepararmi un caffè...
Ritorno alla scrivania con la mia tazzina di caffè fumante e il "francobollo"
centrale appare ancora tristemente vuoto. Non so cosa fare, perché
l'applicazione Einaudi ha "occupato" il computer e non vedendo più scrivania,
icone e barra di Windows, l'unico messaggio che ricevo è un pallido lampeggiare,
di tanto in tanto, della spia di funzionamento del disco fisso. Dopo essere
rimasto per un altro po' a fissare l'ipnotico riquadro bianco con la cornice
nera, in uno stato psicologico simile allo stupore catatonico nonostante il
caffè, ecco che un lampo di genio mi attraversa la mente. Premo
contemporaneamente i tasti ALT
e TAB
: questa combinazione - come sa qualsiasi
utente di Windows appena un po' smaliziato - mi consente di attivare in sequenza
le applicazioni attualmente in esecuzione (non lo avevo fatto finora, perché
sapevo che non c'era altro in esecuzione se non il CD della Letteratura
italiana). Così facendo scopro invece che è presente - nascosta dal cornicione
nero dell'applicazione di consultazione del CD - una finestra di avviso di
Acrobat Reader.
La finestra dice che si è verificato un problema software, a causa del quale Acrobat non potrà essere avviato dall'interno di una istanza del browser, browser che tra l'altro - in questo momento - né io né il mio angelo custode stiamo utilizzando. Misteri di Windows... Molto gentilmente Acrobat mi chiede anche se voglio che corregga l'errore al posto mio. Naturalmente gli rispondo di sì, ché non saprei su due piedi cosa fare per risolvere il problema da me, se non forse vendere il computer su una bancarella di Porta Portese. Premo il pulsante OK e finalmente la finestra di Acrobat, con l'opera di Iacopone caricata, va ad occupare il "francobollo" centrale, al posto dell'illeggibile scheda di presentazione che non ero riuscito a copiare.
Alcuni campanelli d'allarme cominciano nel frattempo a risuonare nella mia testa: esaminando la barra degli strumenti di Acrobat Reader non vedo, infatti, nessun pulsante per ridimensionare la finestra a tutto schermo. Inoltre il testo delle Laude all'interno del francobollo è talmente piccolo che neppure con un microscopio elettronico sarebbe possibile leggerlo. Infatti, non bastando l'obbligo di visualizzare tutto a 640 x 480, gli autori dell'opera hanno pensato bene di impaginare i PDF lasciando in ogni pagina un enorme margine bianco tutto intorno al testo. Poiché non sto esagerando, ecco qui di seguito l'immagine campionata della schermata appena descritta.
Figura 3 - Ecco come si presenta in dimensione reale (1:1) la finestra di Acrobat Reader, una volta caricato il file con le Laude di Iacopone. Non vi sono pulsanti per ridimensionare l'applicazione a tutto schermo e l'enorme margine bianco intorno al testo della poesia rende del tutto illegibili i caratteri, a meno di non agire numerose volte sul pulsante d'ingrandimento di Acrobat Reader
Così, se voglio finalmente trovare una misura del testo compatibile con la mia miopia e con il mio astigmatismo (difetti, tra l'altro, del tutto nella norma, nulla di paragonabile all'ipovisione vera e propria), devo compiere all'apertura di ogni opera in PDF una serie di operazioni, da ripetere per ogni pagina:
Naturalmente il ricorso ad un simile ingrandimento fa sì che nel "francobollo" utile entri ben poco testo e ciò, costringendomi ad usare continuamente le barre di scorrimento o la funzione "manina", risulta molto poco pratico ai fini della lettura: l'ennesimo disagio inutile procurato da questa sciagurata applicazione su CD!
Però, poiché non amo arrendermi facilmente, penso che - invece di fare lo
stakanovista tra selezioni di brani, nascondimenti, ingrandimenti e
trascinamenti vari - potrei fare una semplice operazione una tantum con il PDF:
attivare sulla barra dei pulsanti di Acrobat l'apposito strumento per la
selezione del testo, far comparire sulla pagina il menu contestuale, scegliere
"seleziona tutto" e quindi "copia", ed infine "incollare" tutto il testo così
copiato nel solito programma di videoscrittura, che nel frattempo ho avviato e
portato in primo piano usando l'altrettanto solita combinazione ALT+TAB
. In
questo modo, una volta importato il testo nel programma di videoscrittura,
potrei ingrandire e formattare le Laude di Iacopone a mio piacimento e leggerle
poi con comodità e sommo diletto... Testardo, ma soprattutto illuso, non è vero?
Purtroppo sì: al comparire del menu contestuale appare evidente che gli autori
del PDF ne hanno bloccato la copia. È possibile soltanto leggere il testo a
schermo nello stramaledetto "francobollo", oppure stamparlo. Ma stamparlo non
m'interessa davvero, ché, se avessi voluto duplicare la Letteratura italiana
Einaudi stampandomela in proprio, mi sarei comprato una tipografia invece che un
CD-ROM!
Questo blocco della copia da PDF appare tanto più insulso, inutile e fastidioso se si riflette sul fatto che le opere di letteratura incluse nella Storia di Einaudi sono per la stragrande maggioranza - cioè dagli autori del Duecento fino a quelli morti non meno di 70 anni fa, ed esclusi gli apparati critici più recenti - tutte nel pubblico dominio, essendo ormai decaduti, in base alla legge italiana, i diritti d'autore su di esse. Del resto la stessa Einaudi ha preso ad esempio da Liber Liber, che viene citata nei crediti, una parte dei testi inclusi nei PDF. Ma Liber Liber mette già da anni questi testi - in forma non protetta - gratuitamente a disposizione di chiunque voglia scaricarli da Internet. E allora? Che senso ha proteggere i PDF, se poi posso recuperare quegli stessi testi, o almeno una loro parte, da un'altra fonte e farne quello che voglio?
Desolato per questi inconvenienti, chiudo Acrobat... e neppure questo è facile, perché non c'è la solita casella con la "X" sulla quale cliccare, ma bisogna far apparire con il mouse un menu a scomparsa posto nella parte bassa del "francobollo" e attivare poi la voce "indietro".
Come sarà ormai chiaro a chiunque abbia letto fin qui, ciò di cui stiamo parlando è il problema dell'accessibilità delle opere su CD, problema analogo per molti versi a quello che si riscontra per i siti Internet. Ma perchè tanta indifferenza da parte dei produttori verso l'accessibilità? Il fatto è che gli sviluppatori dei programmi di consultazione delle opere multimediali sono vittime, secondo me, di un grave pregiudizio, presumibilmente inconscio: l'idea cioè che tutti possano - anzi debbano - fruire l'opera nel modo e nella forma che gli sviluppatori stessi hanno stabilito. Quel che li preoccupa più di ogni cosa è che l'aspetto grafico dell'applicazione di consultazione sia il medesimo su qualsiasi computer. Questo pervicace atteggiamento è con tutta evidenza la conseguenza del fatto che l'impaginazione per lo schermo è una figlia ancora giovane dell'impaginazione per la stampa. Ed in questa - come tutti sanno - ogni elemento viene da secoli posizionato accuratamente sulla pagina e non esiste possibilità di accomodamento da parte del lettore (a parte usare, se è il caso, una lente d'ingrandimento...).
Basta però l'intelligenza di un criceto, neppure troppo sveglio, per capire che un simile atteggiamento - che spinge alla "blindatura" di un'applicazione destinata non alla stampa ma all'uso su un computer - porta ad errori di progettazione dell'interfaccia di consultazione che si rivelano catastrofici dal punto di vista dell'accessibilità. Mi sento persino idiota a dover spiegare qualcosa che mi sembra brillare di evidenza propria. Comunque, visto che tutte le opere su CD che mi capita di esaminare continuano invariabilmente a presentare gli stessi ambienti blindati ed i medesimi problemi di consultazione, sarà bene insistere nella denuncia dei vari problemi di accessibilità che tali ambienti producono, nella speranza che qualcuno "lassù", nell'Olimpo degli editori, si degni di leggere queste righe.
E dunque: allorché si sviluppa un'applicazione blindata come la Letteratura italiana Einaudi su CD, si agisce in modo discriminatorio verso un gran numero di potenziali lettori. Tanto per cominciare, si crea un fastidioso problema di accessibilità a tutti coloro i quali - e sono moltissimi - non usano la risoluzione di 640 x 480 pixel, resa obbligatoria dall'editore. Dalle più recenti statistiche che ho potuto reperire su Internet, ricavo infatti che la percentuale di chi usa abitualmente questa risoluzione è oggi, nel più ottimistico dei casi, pari ad appena il 4% del totale! Un 40% abbondante usa la risoluzione di 800 x 600, un altro 40% lavora gioca o legge a 1024 x 768 (tra cui il sottoscritto, quando usa il portatile), il rimanente 16% adotta altre risoluzioni (3).
Di questo 16%, una parte lavora a risoluzioni intermedie rispetto alle tre precedenti (ad esempio 720 x 576 oppure 832 x 624), la parte restante - sempre più numerosa a mano a mano che aumenta la potenza di monitor e schede grafiche - adotta invece risoluzioni maggiori. Tra queste, giusto per dare un altro po' di numeri, abbiamo: 1152 x 870 (comune sui Macintosh), 1280 x 960, 1400 x 1050 (usata su vari computer portatili di fascia alta), 1600 x 1024, 1920 x 1200, 2048 x 768, 2560 x 1024 (le ultime tipiche di schermi grandi accoppiati con schede grafiche di ultima generazione, in stazioni di lavoro adatte ad applicazioni professionali di grafica).
Ecco qui di seguito, comunque, alcuni grafici e tabelle, ricavati da vari siti di rilevazioni statistiche presenti su Internet. Tutti i dati riportati sono stati acquisiti il 7 ottobre 2002. Rappresentano perciò un campione assolutamente aggiornato dell'attuale situazione, per quanto riguarda le percentuali d'uso delle varie risoluzioni di schermo fin qui citate. Rappresentano anche, come potrete constatare leggendo le percentuali, una prova schiacciante di quanto sia funesto il vincolo di visualizzazione a 640 x 480, imposto dagli editori di opere multimediali.
Figura 4 - Per SuperStats, gli utenti che usano la risoluzione di 640 x 480 pixel sono appena il 3,1% del totale. Fonte: SuperStats
Figura 5 - Per Web Counter, la percentuale degli utenti a 640 x 480 è del 4,15%, la più alta tra tutte quelle trovate. Fonte: Web Counter
Figura 6 - In questa rilevazione, gli utenti che usano la risoluzione di 640 x 480 sono appena l'1,33% del totale! Fonte: trafficFile.com
Figura 7 - Per ShinyStat, probabilmente il più utilizzato fornitore di statistiche web in Italia, gli utenti che usano la risoluzione di 640 x 480 sono soltanto l'1,6% del totale! Fonte: ShinyStat
Figura 8 - Anche dalle rilevazioni di ServuStat.com il numero di utenti con schermo impostato a 640 x 480 appare del tutto trascurabile. Fonte: ServusStats.com
Figura 9 - Per GoStats.com la percentuale di utenti con schermi a 640 x 480 è del 2,45%, su un totale di 456.919 rilevazioni effettuate. Fonte: GoStats.com
Ho trovato addirittura statistiche che hanno registrato accessi provenienti da schermi impostati sulla risoluzione di 3200 x 1200 pixel! Ma avete un'idea di come si veda una finestra di 640 x 480 pixel su uno schermo impostato a 3200 x 1200? Pensate che si possa avere un sia pur minimo appagamento a cercare informazioni letterarie o a leggere poesie all'interno di un rettangolino che occupa un'area corrispondente a meno di un dodicesimo della grandezza dello schermo??
Insomma, a conti fatti, c'è un 96% circa di potenziali lettori che adotta risoluzioni maggiori rispetto ai fatidici 640 x 480 pixel. Che cosa possono fare tutte queste persone "sfortunate", a parte evitare di comprare gli altri 9 CD della Letteratura italiana ed usare quello già acquistato come fermacarte? Se vogliono migliorare un po' l'esperienza di lettura e consultazione, non possono far altro che modificare provvisoriamente le proprie abitudini e ridurre la risoluzione dello schermo, portandola ai 640 x 480 pixel corrispondenti all'impostazione del CD. In questo modo, alcuni perderanno semplicemente del tempo e la disposizione delle icone sulla propria scrivania (quelle che si trovavano, infatti, oltre il 640esimo pixel orizzontale ed oltre il 480esimo pixel verticale verranno automaticamente spostate in una nuova posizione, talvolta nascoste dietro altre icone); altri meno fortunati - usando un portatile non predisposto per una visione ottimale a risoluzioni differenti da quella nativa - si ritroveranno con testi e immagini "impastati" e poco nitidi. Altri ancora, non essendo degli informatici e non sospettando che si può modificare la risoluzione dello schermo, sforzeranno per un po' la vista borbottando maledizioni contro chi li costringe a leggere caratteri grandi quanto cacche di mosca e poi faranno l'unica cosa sensata: toglieranno il CD dal lettore e lo riporranno per sempre su uno scaffale.
E tutto questo perché? Da un lato, perché chi sviluppa tali applicazioni non riesce a comprendere che ogni lettore dovrebbe essere lasciato libero di personalizzare l'esperienza di visione, lettura e ascolto nel modo che preferisce, o che gli è consentito dalle attrezzature di cui dispone e dalla propria eventuale condizione di disabile; dall'altro, perché gli editori - perennemente angosciati dall'incubo di proteggere a tutti i costi dalle acquisizioni indebite anche ciò che è ormai fuori diritti - ricorrono a tutte le possibili forme di limitazione della libertà dell'utente, impedendogli di personalizzare, sia pure per uso personale, i materiali inclusi nei CD che ha acquistato.
Figura 10 - Un'immagine un po' pesante da caricare, ma non c'era altro modo per mostrare come cambia il rapporto tra finestra dell'applicazione e sfondo a mano a mano che aumentiamo la risoluzione. Appare evidente che, con il crescere della risoluzione dello schermo, diventa via via sempre più difficile riuscire a leggere il contenuto di una finestra utile di 640 x 480 pixel
È da notare che questo "protezionismo selvaggio" danneggia maggiormente proprio chi più potrebbe trarre piacere e giovamento dall'uso di simili opere. Tutti i disagi di visualizzazione e di lettura che ho descritto fin qui sono niente davvero di fronte all'impossibilità totale di accedere ai contenuti della Letteratura Italiana Einaudi 2003, in cui incorre un non vedente. Come lo so? Provate ad avviare l'applicazione di consultazione dell'opera, cercando di farvi leggere il contenuto dello schermo da Jaws (4).
È appunto quello che ho provato a fare io, utilizzando la demo della 4.50,
l'ultimissima versione di Jaws, da poco rilasciata dalla casa produttrice
Freedom Scientific. Avvio dunque il programma, imposto l'italiano come lingua
della sintesi vocale e mi lascio guidare da una voce maschile, che legge con
tono metallico, ma del tutto comprensibile, i nomi dei programmi nel menu di
avvio di Windows. Ecco che recita, simile a una cantilena, le voci che a mano a
mano vado selezionando: Start menù, Programmi su menù - Pi, Panorama su menù -
Pi, Letteratura su menù - Elle, Volume 1 su menù - Vi
... Ed ecco che
l'applicazione di consultazione del CD parte, ecco la "finestrella magica" al
centro dello schermo ed il cornicione nero tutto intorno. Ma un cieco cosa può
sapere di ciò che c'è ora sullo schermo? Che informazioni gli sta passando
Jaws?
Figura 11 - La schermata del pannello di controllo di Jaws 4.50
Quali informazioni? Nulla, niente, nada,
silenzio assoluto! Perché? Perché
non c'è alcun testo da leggere nell'applicazione sviluppata, per mezzo di
software Macromedia, da Mondadori-Einaudi. È vero, il programma di consultazione
dà però la possibilità di ascoltare delle poesie lette da un attore
professionista. Ma, a parte il fatto che i brani audio disponibili sono una
minima parte rispetto al totale dei testi digitali presenti sul CD, come
dovrebbe fare il povero non vedente a selezionare i brani audio da ascoltare, se
non può avere nessun aiuto dal proprio programma di sintesi vocale? Ed infatti
non può proprio selezionarli: l'applicazione per consultare l'opera gli rimane
del tutto ignota e inconoscibile, Jaws si ostina a non dare segni di vita. Ma
basta uscire dall'applicazione - usando il mouse, naturalmente, come può fare
solo uno che ci vede - per riascoltare la voce metallica di Jaws,
che, ripresosi dal coma, ci dice: To-move-tro-items-use-te-arrov-chìs
(5).
Ultima speranza del non vedente: sul CD sono presenti i file PDF contenenti i testi integrali delle opere del Duecento. Quindi, visto che abbiamo ormai un desiderio bruciante di ascoltare le Laude di Iacopone lette dal sintetizzatore vocale, forse potremmo usare il programma Esplora risorse di Windows, con il quale per fortuna Jaws parla tranquillamente, per navigare tra i file del CD ed aprire ad uno ad uno i vari PDF, fino a trovare le Laude, che poi il sintetizzatore, molto gentilmente, ci leggerà. Già: per rendere più difficile la caccia al tesoro, gli autori hanno pensato bene di non dare ai file il nome dell'opera che contengono - ché sarebbe stato un pensiero troppo lineare -, ma qualcosa del tipo: t3.pdf, met_s.pdf, s6.pdf, e così via... Insomma, bisogna aprirli a uno a uno, se vogliamo trovare l'opera che ci interessa.
Eccoci dunque pronti all'ennesima fatica: la cartella contiene ben 58 file,
speriamo non sia necessario aprirli tutti! Ma anche stavolta le speranze di
poter usare i contenuti di questo CD nel modo che più ci aggrada vanno deluse.
Non è necessario, infatti, aprire tutti i PDF. Non perché abbiamo trovato subito
le Laude di Iacopone (per la cronaca, l'opera in questione sta dentro
t20.pdf), ma perché fin dal primo file caricato in
Acrobat Reader, la voce
metallica di Jaws ci ha avvertito: Le impostazioni di protezione di questo
documento impediscono l'accesso!
Provo e riprovo anche con qualche altro PDF,
ma il messaggio è sempre il medesimo: Le impostazioni di protezione di questo
documento impediscono l'accesso
. Che tristezza...
A questo punto, prima di lasciarmi prendere completamente dallo sconforto, decido di fare un ultimissimo esperimento. Ricordo di aver letto sulla copertina del CD che l'installazione della Letteratura Einaudi è possibile sia su PC sia su Mac. Poiché per i miei lavori di accessibilità possiedo anche un computer Macintosh, non mi ci vorrà molto per installarvi l'applicazione di consultazione dell'opera e verificare se tutti i problemi riscontrati nell'uso con un PC-Windows si ritrovino pari pari anche su quest'altra piattaforma.
Detto fatto. Carico l'applicazione sul mio Macintosh G4, anch'esso impostato come il portatile alla risoluzione di 1024 x 768 pixel, ed ecco apparire sullo schermo la "pagina" utile per sfogliare il CD di Mondadori-Einaudi: è il solito francobollo centrale da 640 x 480, contornato dal cornicione nero che nasconde tutto il resto della scrivania. In poco tempo effettuo le stesse prove già svolte sul PC: anche su Mac l'area utile non è ridimensionabile, i testi non sono ridimensionabili, la leggibilità degli stessi è compromessa dallo sfondo (che però stavolta dà più sul color nocciola che sul grigio), con il solito dipinto in trasparenza a peggiorare le cose. Anche qui i testi non sono selezionabili e perciò non possono essere importati in un programma di videoscrittura, per essere riformattati e adattati alle mie esigenze di lettura. Anche qui, infine, la finestra di Acrobat Reader è confinata nel "francobollo" da 640 x 480 ed i testi in PDF non possono essere né selezionati né copiati. Inutile, a questo punto, fare ulteriori prove con un sintetizzatore vocale: la "blindatura" è in tutto e per tutto conforme a quella riscontrata sul portatile con sistema operativo Windows. Accessibilità zero!
Non vorrei che i lettori pensassero che c'è un fatto personale tra me e la Letteratura italiana Einaudi su CD. In realtà ho preso ad esempio quest'opera solo perché è molto recente, molto interessante dal punto di vista dei contenuti e, purtroppo, anche molto inaccessibile, come potrà constatare di persona chiunque provi a fare le medesime operazioni che ho descritto in queste pagine. È insomma un perfetto esempio di come fare a nascondere un tesoro di informazioni e di cultura all'interno di un meccanismo perverso, rigido e bloccato esclusivamente sulle preferenze di chi lo ha reso tale.
Tuttavia, per una questione di par condicio digitale, voglio adesso gettare uno sguardo anche nel campo della concorrenza... Per una strana combinazione, sono riuscito infatti a recuperare, all'interno di un vecchio astuccio, il primo CD della LIZ 3.0, ovvero la Letteratura Italiana Zanichelli, venduta all'epoca - anno 1998 - insieme al settimanale L'Espresso. Senza perdere tempo, inserisco il disco nel lettore e faccio partire l'installazione. Fin dall'inizio, icone e finestre denunciano l'abisso temporale che - informaticamente parlando - ci separa dal 1998. Comunque sia, l'installazione va a buon fine ed eccomi pronto ad avviare il programma di consultazione del CD, che per contenuti - il Duecento e Dante - è perfettamente simmetrico al primo della Letteratura italiana Einaudi.
Prima sorpresa positiva: l'applicazione parte con un preoccupante schermo nero che nasconde tutto, ma ben presto il nero scompare e rimane solo una finestra centrale che lascia scrivania e barra delle applicazioni visibili e normalmente utilizzabili. Un primo punto a favore!
Per quanto riguarda la finestra centrale... beh, lo avrete capito: si tratta dei soliti 640 x 480 pixel... Però il CD è del '98, dunque la scelta di questo formato è più comprensibile, essendo a quell'epoca molto più ampia la fetta di utenza abituata a quella risoluzione. Ma attenzione, miracolo!! È presente in alto a destra l'apposita casella di ingrandimento: vi clicco sopra e la finestra della LIZ 3.0 si espande magicamente fino a riempire l'intero schermo. Secondo punto a favore: posso ridimensionare a piacimento la finestra dell'applicazione!
Fatte queste prime scoperte, rimango un attimo a guardare l'interfaccia di consultazione dell'opera. Gli anni si vedono proprio tutti: con quelle scritte rosse su sfondo grigio ricorda la divisa della squadra di calcio della Cremonese. Ma non m'importa più di tanto: ciò che voglio sapere è quanto è accessibile quest'opera su CD. Tra le opzioni disponibili, scelgo Sala di lettura e mi si presenta l'indice con gli autori e le relative opere. Seleziono - inutile dirlo - le Laude di Iacopone da Todi e mi appare un nuovo elenco, contenente i 93 componimenti che ne fanno parte. Tra questi ne scelgo uno a caso, La Fede e la Speranza (un titolo fatidico...), e schiaccio il pulsante Leggi.
Figura 12 - Il testo della poesia di Iacopone risulta nitido sullo sfondo bianco, ma la finestra dell'applicazione, che sembrava all'inizio ridimensionabile, torna a bloccarsi sulla "fatidica" risoluzione di 640 x 480 pixel
Ed ecco davanti a me, pronto per la lettura, il testo prescelto. Ma sapete una cosa? La finestra si è ridimensionata automaticamente ai soliti 640 x 480 pixel e non risulta più espandibile! Segno un punto a sfavore... Il testo per fortuna è di un nero carico su uno sfondo bianco e pulito, dunque è stato pensato effettivamente per essere letto... Però, visto che non posso cambiare la risoluzione dello schermo per i problemi di "impastamento" descritti in precedenza, mi piacerebbe ingrandire i caratteri, così da renderli per me più leggibili. Ma c'è poco da fare: i pulsanti disponibili sono scorri, stampa, indietro ed esci. Nulla che permetta di apportare modifiche alla dimensione del testo. Pazienza! Segno un altro punto a sfavore ed eccoci ritornati a zero.
Provo ad accertarmi, a questo punto, se per caso non sia possibile copiare il testo ed incollarlo in un programma di videoscrittura, per riformattarlo a mio piacimento. Niente da fare! Non esistono comandi per la copia né opzioni disponibili tramite il tasto destro del mouse. La copia proprio non si può fare: un altro punto a sfavore, ed eccoci piombati nei numeri negativi!
Va bene, proviamo allora le altre funzionalità del programma. In effetti il punto di forza della LIZ non è certo la sala di lettura, ma il potentissimo DBT (Data Base Testuale), un sistema di ricerche lessicografiche messo a punto dall'Istituto di Linguistica Computazionale del CNR. L'interfaccia adottata è molto spartana - il sistema risale al 1995 - ma è possibile fare veramente qualsiasi tipo di ricerca sui testi delle opere in archivio. Non è questa la sede per descrivere i numerosi tipi di associazioni, frequenze, contesti e famiglie di vocaboli che è possibile ricercare ed ordinare statisticamente. Quel che qui ci interessa, parlando di accessibilità, è cosa si può fare con questi testi: se è possibile ridimensionarli, se è possibile copiarli in un'altra applicazione, quanto è complesso raggiungere simili scopi.
Per quanto riguarda l'apparenza dei caratteri, ebbene - chi se lo sarebbe aspettato? - è possibile modificarla. C'è un sistema per ingrandire o rimpicciolire i testi, nonché per cambiare tipo e stile dei caratteri. Ma arrivarci non è per niente facile. Innanzitutto bisogna visualizzare l'opera che si intende leggere, ma non nella Sala di lettura, bensì nella finestra delle ricerche, il che non è esattamente ciò che l'intuito ci consiglierebbe di fare (il punto a favore, però, è che la finestra delle ricerche si può ingrandire a tutto schermo). Ciò fatto, dal menu Opzioni scegliamo Modifica stili video, il che genera l'apertura di una finestra con l'elenco di tutti gli stili di testo utilizzati dal programma... e sono una moltitudine. Tra i vari stili, dobbiamo scegliere la categoria contesto e la voce testo normale, quindi fare clic sul pulsante modifica e - finalmente! - selezionare il carattere, lo stile e la grandezza che più ci soddisfano. A questo punto, tutto ciò che nell'opera che intendiamo leggere è testo normale, ovvero la quasi totalità delle parole (6), apparirà con il carattere e la dimensione che abbiamo appena impostato. In conclusione: un punto a favore, perché la modifica si può fare, ed un punto contro, perché il sistema per effettuarla è tortuoso quasi quanto le procedure per ottenere un mutuo da una banca.
Figura 13 - La LIZ 3.0 mostra un certo rispetto verso l'utente, apprestando degli strumenti per permettere la modifica di grandezza, stile e colore dei caratteri. Tuttavia il sistema per apportare le modifiche è troppo tortuoso per risultare pratico. È visibile al centro dell'immagine la finestra per selezionare l'elemento testuale da modificare; dietro, sulla sinistra, è visibile invece il testo già ingrandito da una precedente modifica
Per quanto riguarda invece la copia dei testi in un altro programma, questa purtroppo non è possibile. Quel che si può fare è semplicemente copiare all'interno di Microsoft Word, per impostazione predefinita del DBT, tutti i risultati delle ricerche lessicografiche compiute. Una magra consolazione, per chi avrebbe desiderato invece personalizzare il testo da leggere, riformattandolo grazie ad un qualsiasi programma di videoscrittura.
Ma veniamo ora alla prova cruciale di accessibilità: verifichiamo, cioè, se è
possibile utilizzare il CD servendoci esclusivamente di Jaws e della tastiera.
Qui la situazione non è molto migliore di quella riscontrata con l'altro CD. A
differenza di quanto succede con la Letteratura italiana Einaudi, l'applicazione
di consultazione della LIZ viene riconosciuta da Jaws come programma in
esecuzione, ma le possibilità di navigazione si fermano qui. Devo precisare che non sono un
utilizzatore esperto di Jaws: per imparare ad usare bene questo programma
occorre infatti apprendere la serie nutritissima di comandi da tastiera di cui è
dotato, cosa che finora non ho mai avuto il tempo di fare. Tuttavia, pur con la
mia conoscenza molto limitata del programma, mi rendo facilmente conto che non è
possibile farsi dare da Jaws informazioni utili, dal momento che
i pulsanti e le scritte che li identificano sono in sostanza elementi grafici,
disegni, e non un testo vero e proprio che il sintetizzatore vocale possa
leggere. Le informazioni che Jaws è in grado di fornire all'apertura del
programma sono poche e del tutto simili a questa: LIZ, grafic 136 buttòn.
Si capisce che si tratta di un pulsante, ma non si sa, attivandolo, che tipo di
operazione verrà compiuta. Procedendo per tentativi, alla fine si riesce a
giungere all'elenco degli autori e delle opere, ma il sintetizzatore non è in
grado di leggere né i nomi degli uni né i titoli delle altre. Sicché la
consultazione è per un non vedente impossibile. L'unica cosa positiva è che, una volta arrivati in modo tradizionale -
cioè usando la vista e il mouse - a caricare il testo di un'opera, a questo
punto il sintetizzatore vocale è in grado di leggere ad alta voce il contenuto
della pagina, purché l'ascoltatore sposti manualmente il cursore alla riga
successiva con il tasto "freccia giù" non appena sia stata letta la riga
corrente.
Insomma, né l'uno né l'altro dei CD dedicati alla letteratura italiana del Duecento brilla per accessibilità, anzi. Per quanto diversissimi tra loro, sono entrambi due ottimi esempi di come le interfacce proprietarie, sviluppate dalle società editrici per consentire agli utenti la consultazione delle proprie opere, siano una pessima scelta dal punto di vista della possibilità di accomodare la fruizione dei documenti ai gusti e alle necessità dell'utilizzatore.
E non si tratta certo di casi isolati. Un'infinità di opere su CD-ROM è fatta esattamente allo stesso modo: è consultabile cioè soltanto per mezzo di interfacce proprietarie blindate, nelle quali le funzioni sono associate per lo più a pulsanti grafici, cioè a disegni, e non ad un testo che un sintetizzatore vocale possa leggere.
I lati negativi delle applicazioni proprietarie per la consultazione di opere su CD non sono davvero pochi, purtroppo. Ho provato a condensare in un elenco schematico le caratteristiche comuni a quasi tutti i programmi di questo tipo ed il loro impatto negativo sull'accessibilità. Ne è venuta fuori una partita a scacchi in 13 mosse tra l'editore e l'acquirente, giocata sulla scacchiera dell'accessibilità. L'editore muove per primo ed ha sempre l'iniziativa. Indovinate alla fine chi becca lo scacco matto...
Figura 14 - La pulsantiera della LIZ 3.0 è di tipo grafico. I pulsanti non hanno un equivalente testuale, sicché non è ben chiara la loro funzione quando si cerca di attivarli per mezzo di un sintetizzatore vocale
Figura 15 - L'elenco di opere in formato PDF presenti nel CD numero 1 della Letteratura Italiana Einaudi 2003. L'utente che volesse consultare direttamente un'opera senza adoperare il programma fornito con il CD, si troverebbe in grande difficoltà a causa dei nomi non significativi dei file
Figura 16 - Un tipico messaggio di errore, ricevuto nel tentativo di far partire l'installazione di un'opera multimediale dal disco fisso invece che dal CD-ROM
Questo prodotto può essere installato senza problemi anche su Unix, Linux, Macintosh, Amiga, AS/400, ecc. ecc. Funziona benissimo anche sui computer più vecchi e con poca memoria.Io non ho mai letto nulla di simile e credo che non mi capiterà ancora per molto tempo...
Inoltre è necessario avere installato Acrobat Reader per la lettura dei testi in formato PDF, ed Apple QuickTime per la riproduzione dei filmati. Tralasciando tutti i possibili problemi di configurazione hardware, bastano uno o due conflitti tra le versioni di file installate per rendere inutilizzabili una o più funzioni dell'opera multimediale. Persino ad uno del mestiere come il sottoscritto - nonostante lavori da anni in campo informatico e sia abituato ad installare tutti i programmi da zero partendo dal disco formattato - è capitato che, alla seconda installazione del software di consultazione della Letteratura italiana Einaudi 2003, la sezione audio, cioè i brani musicali di sottofondo e le poesie recitate, non funzionasse più. Il motivo? Boh, mistero, buio assoluto. I requisiti hardware e software sono tutti presenti, l'esame delle periferiche tramite il pannello di controllo di Windows non mostra alcun tipo di conflitto, il registro degli eventi non segnala errori di sorta. Eppure alla prima installazione le musiche di sottofondo e le poesie recitate si sentivano perfettamente. Ora non più... E questo malfunzionamento appare ancora più strano, dal momento che l'audio della presentazione iniziale e quello dei filmati funziona invece anche adesso...
Figura 17 - Messaggio di errore ricevuto nel tentativo di copiare il risultato di una ricerca lessicografica dalla LIZ 3.0 del 1998 in un programma di videoscrittura più recente, usando un apposito comando di menu del programma di consultazione della LIZ
Che dire? I programmi di installazione dei CD cercano di ovviare ai vari
problemi software che si possono verificare, controllando se sul disco locale
sono presenti le librerie di sistema previste all'epoca del rilascio del
prodotto nonché quei programmi ausiliari, come Acrobat Reader e QuickTime, che
sono necessari per una completa fruizione dell'opera multimediale. Se non
trovano quanto cercato, installano sul computer dell'utente
i
file occorrenti nonché la copia dei programmi ausiliari inclusa a scopo
preventivo sul CD.
Tuttavia questo metodo, soprattutto quando il prodotto è
diventato obsoleto (in campo informatico significa che è sul mercato da almeno
un anno...), si rivela estremamente pericoloso, perché i file copiati sul
computer dell'utente possono entrare in conflitto in modi imprevedibili con la
configurazione software del momento, che non corrisponde più a nessuna delle
situazioni tipiche previste quando sono stati progettati il programma
d'installazione e l'applicazione per consultare il CD. Per tale motivo,
l'installazione di un'opera multimediale datata può portare come conseguenza
un malfunzionamento del computer, non solo nella riproduzione dei contenuti
dell'opera stessa, ma - quel che è peggio - nelle normali operazioni di lavoro
o di svago svolte quotidianamente dall'utente. Nei casi peggiori, quando cioè
il software da installare è scritto male, i conflitti e i malfunzionamenti
possono verificarsi anche se l'opera su CD è recentissima.
Dopo aver esaminato tutti, o quasi tutti, i problemi di accessibilità legati all'attuale criterio di realizzazione dei prodotti multimediali, proviamo ora ad avanzare qualche proposta concreta, che - se presa in considerazione dagli editori - potrebbe portare in futuro allo sviluppo di prodotti di più larga e semplice consultazione. Ecco quindi di seguito una serie di criteri di realizzazione - potremmo chiamarli raccomandazioni, ma forse sarebbe meglio dire preghiere - in grado di favorire l'accessibilità delle opere di consultazione, multimediali e non:
ESC
la presentazione si blocca e
scompare (lo sapevate già, vero?...) - ci toccherebbe ogni volta sorbircela per
intero dall'inizio alla fine.X
per caricare il dato documento, è infatti un ostacolo
all'accessibilità di gran lunga minore rispetto a quest'altra procedura: Dal punto di vista dei contenuti, poi, progettare fin dall'inizio un'opera
enciclopedica in maniera che sia consultabile per mezzo di un'unica
applicazione, permetterà agli autori di creare una vastissima rete di
collegamenti ipertestuali tra le varie materie, in un modo che sarebbe del tutto
impensabile in un'opera progettata per compartimenti stagni, dove il contenuto
di ogni CD e la relativa applicazione di consultazione costituiscono un mondo a
sé, del tutto staccato dal resto dell'opera.
Ma come?, li sento già protestare,
Non installare nulla! Stiamo scherzando? E come faremo allora a far funzionare le nostre sofisticatissime applicazioni, con tutti i loro vincoli di visualizzazione e di accessibilità? Come potremo essere certi che l'utente abbia i programmi per ascoltare i brani audio e per vedere le animazioni e i filmati presenti sui CD?
Dopo aver letto questa nutrita schiera di suggerimenti per favorire l'accessibilità, può sorgere spontanea la domanda: si tratta di pura teoria o esiste davvero la possibilità di creare un'opera multimediale che soddisfi tutti questi criteri? La mia risposta è che è assolutamente possibile, con gli strumenti software ed i linguaggi standard attualmente disponibili, creare opere che rispettino pienamente i criteri di accessibilità sopra descritti. Anzi, non è soltanto possibile, ma è addirittura necessario: non è più accettabile, infatti, che una parte dei potenziali utenti sia ingiustamente discriminata, impedendole di fatto - come accade oggi in moltissimi casi - l'accesso alle informazioni contenute nelle opere messe in commercio. Dovrebbe essere sentito dagli editori come un obbligo morale il produrre opere che non siano inutilmente discriminatorie.
Per di più, se gli editori riflettessero sul fatto che mettere in commercio un'opera pienamente accessibile significa poter raggiungere un numero di clienti senza dubbio maggiore di quello interessato ad acquistare i prodotti discriminatori attualmente in commercio, avrebbero un serio motivo in più per scrollarsi di dosso, una buona volta, la polvere dei vecchi pregiudizi.
Uno dei quali è sicuramente questo: realizzare un'opera accessibile significa creare un prodotto povero, cioè meno bello, meno attraente, meno ricco di gadget tecnologici e di interattività di quelli che si producono oggi, nella più totale indifferenza alle regole dell'accessibilità. E sono questi orpelli, questi gadget, le cose che fanno realmente vendere il prodotto.
Sono sicuro che questo è il pensiero di editori e sviluppatori, quando insistono nel progettare le loro opere con i criteri di sempre, continuando nel frattempo a non tenere in alcuna considerazione le proteste di chi si lamenta per la perdurante inaccessibilità di ogni nuovo prodotto commercializzato.
Ma sono altrettanto sicuro che questo pregiudizio degli editori sia - come tutti i pregiudizi - un grave errore di conoscenza. Se, infatti, conoscessero a sufficienza le regole dell'accessibilità e le potenzialità estetiche e funzionali derivanti dall'uso di linguaggi come HTML, CSS, JavaScript, XML, SMIL e SVG, saprebbero anche che tali linguaggi consentirebbero loro di raggiungere come minimo gli stessi effetti estetici e le stesse funzionalità di consultazione delle applicazioni proprietarie che sono soliti sviluppare oggi. Con in più, però, gli enormi vantaggi di garantire la scalabilità e l'accessibilità dei contenuti, la compatibilità con i più diversi sistemi hardware e software, il perdurare a tempo indeterminato della consultabilità dei documenti.
Tanto per scendere nel concreto, ecco di seguito una situazione di sviluppo
in cui i linguaggi standard consentono di preservare facilmente l'accessibilità.
Consideriamo un'interfaccia di consultazione in cui le funzioni di selezione dei
documenti siano attivate - come accade quasi sempre - da pulsanti grafici. In
una tipica applicazione proprietaria, del tipo di quelle esaminate all'inizio
dell'articolo, tali pulsanti risulterebbero inaccessibili per chi usa
sintetizzatori vocali; inoltre l'applicazione stessa sarebbe un programma a sé
stante, che non potrebbe essere caricato in un browser testuale come Lynx.
Invece in una situazione di cura dell'accessibilità, questa stessa applicazione
potrebbe essere sviluppata in HTML. Basterebbe così il banale uso dell'attributo
ALT
per fornire dei testi alternativi ai pulsanti grafici, così da renderli
accessibili sia a chi consulta l'opera usando un browser testuale come Lynx sia
a chi usa sintetizzatori vocali. Il tutto, senza intervenire minimamente
sull'aspetto estetico dei pulsanti grafici, che rimarrebbe inviariato agli occhi
di chi consulta l'opera con un browser di ultima generazione. Un piccolissimo
sforzo per un grande vantaggio...
Ed ancora, con dei semplici JavaScript sarebbe possibile consentire agli
utenti di personalizzare dimensione e colore dei caratteri usati per i testi
nonché il colore dello sfondo. Con l'uso collegato dell'elemento NOSCRIPT
si
potrebbero fornire nello stesso tempo, a chi consulta l'opera con programmi che
non supportano JavaScript, delle versioni alternative della stessa pagina,
ciascuna contenente una particolare personalizzazione, così da non penalizzare
nessuna categoria di utenti. Il contenuto dell'elemento NOSCRIPT
sarebbe
visibile solo a chi adopera un browser non abilitato per JavaScript; tutti gli
altri vedrebbero la normale pagina, contenente i comandi di personalizzazione
dei testi e degli sfondi. Insomma: sviluppando per mezzo di linguaggi standard è
possibile, da un lato conservare l'estetica e l'interattività di un'interfaccia
proprietaria, dall'altro garantire accessibilità e durata nel tempo
all'applicazione e ai documenti che essa permette di consultare.
Un ultimo pregiudizio da considerare è quello della presunta stupidità dell'utilizzatore. Da quando nei PC il DOS è stato soppiantato da sistemi operativi di tipo grafico, è partita una corsa inarrestabile allo sviluppo di programmi sempre più elefantiaci, in termini di memoria occupata e di risorse di elaborazione richieste, nati con lo scopo principale di prendere per mano l'utilizzatore e condurlo senza sforzo, come un felice cretino, all'uso di tutte le innumerevoli funzioni messe a disposizione. Salvo ritrovarsi alla fine con utenti disorientati dalle troppe informazioni e dalle troppe funzioni, che - sgomenti di fronte alla serie quasi sterminata di menu, sottomenu, finestre di dialogo, funzioni di aiuto e di ricerca - si ritrovano alla fine ad usare più o meno la stessa ristretta cerchia di comandi e di funzioni, che erano già disponibili all'epoca della preistoria informatica targata DOS.
In un simile panorama, le opere multimediali non potevano essere da meno dei cosiddetti programmi di produttività personale ed aziendale. Ed ecco, allora, programmi di installazione di applicazioni su CD costruiti in modo tale da fare tutto da soli, senza quasi richiedere scelte consapevoli da parte dell'utilizzatore - il felice cretino di cui sopra - a parte l'inserimento del CD nell'apposito lettore... Salvo discriminare in questo modo tutti gli utilizzatori di sistemi hardware/software non compatibili con il complesso programma proprietario di "assistenza del cretino". Salvo installare nel computer del "cretino compatibile" file e voci di registro che cambiano inesorabilmente la configurazione del sistema ospite, fino, nei casi più sfortunati, a creare conflitti irrimediabili con altri software già installati. Il tutto, naturalmente, possibile solo per un periodo di tempo limitato, cioè fino a che dura la compatibilità - ancorché relativa - tra i programmi presenti sui supporti mobili dell'opera multimediale ed il software di sistema installato sul computer di destinazione...
Perché allora non provare una buona volta a restituire all'utilizzatore la propria intelligenza? Sogno un'opera multimediale:
Per la consultazione dell'opera, apri nel tuo browser preferito il file indice.htm. Se hai bisogno di ulteriori spiegazioni, apri invece il file guida.txt.
E questo è tutto, per il momento. Anzi, vale forse la pena di aggiungere un ultimo requisito: sogno un'opera multimediale che, per legge, non possa essere commercializzata senza essere stata preventivamente testata e approvata da un esperto di accessibilità.
(1) Affronto del resto comunissimo: lo fanno quasi tutti i produttori di opere su CD.
(2) Per maggiori informazioni sul problema dell'interpolazione negli schermi TFT si veda http://faq.hwupgrade.it/309.html.
(3) Si potrebbe obiettare che non è confermato che le percentuali valide per la navigazione sul Web siano le stesse utilizzate per esplorare i CD multimediali. Ma per quale motivo - mi chiedo - le persone dovrebbero usare due risoluzioni differenti, una per la navigazione su Internet ed un'altra, minore, per consultare le opere su CD? Cambiare spesso le impostazioni dello schermo è un'inutile perdita di tempo, a meno che non serva a contrastare in qualche modo l'arbitrio con cui sono realizzate le opere multimediali su CD.
(4) Jaws è il più diffuso programma di sintesi vocale per sistemi PC-Windows: un software in grado non solo di leggere con voce computerizzata qualsiasi testo compaia sullo schermo, ma anche di fornire delle metainformazioni all'ascoltatore, sul tipo di programma in esecuzione e sui comandi per adoperarlo. È un sistema basato soprattutto sull'apprendimento di comandi da tastiera, che - con un po' di studio e di esperienza - può rendere un non vedente in grado di lavorare con il computer con velocità e scioltezza del tutto paragonabili a quelle di un utente normodotato.
(5) Per muovervi tra gli elementi,
usate le frecce sulla tastiera
: avendo impostato la lingua italiana,
Jaws legge l'inglese come se fosse italiano... Eh sì, per usare proficuamente
questi strumenti, tocca sviluppare un intuito per le lingue degno di
Monsieur Champollion.
(6) Fanno eccezione le espressioni in latino: se si vuole, bisognerà modificarle a parte.
(7) Il tono dell'argomentazione è volutamente sarcastico: so benissimo che è interesse degli editori che le opere acquistate invecchino rapidamente, cosicché sia più facile vendere le nuove edizioni. Purtroppo per gli acquirenti, però, spesso ciò che invecchia è unicamente il vestito dell'opera, rimanendo la sostanza del tutto invariata: le opere archiviate sul CD dedicato al Duecento e a Dante nell'edizione 2013 della Letteratura Italiana Einaudi saranno con tutta probabilità le stesse - PDF più PDF meno - di quelle presenti nell'edizione 2003.
(8) Se qualcuno avesse davvero questo problema, non bastandogli neppure le istruzioni allegate al CD, sarebbe meglio che facesse una cura di fosforo prima di acquistare opere su CD dedicate alla fisica atomica o allo studio comparato delle lingue.
(9) I creativi non temano che il loro lavoro sia penalizzato da una tale soluzione: riflettano piuttosto sul fatto che anche le loro creazioni più blindate e inaccessibili sono a tutt'oggi, quanto a valore estetico, tanto lontane dall'arte di un Leonardo o di un Raffaello quanto è lontano lo Stato italiano dall'aver debellato l'evasione fiscale ed il lavoro nero.
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Aggiornato Tuesday, 15-Oct-2002 10:45:50 CEST
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