Il 2 agosto 1990, l'invasione del Kuwait
Alle due del mattino del due agosto 1990, i carri armati, gli elicotteri e le truppe scelte di Saddam Hussein entrano nel piccolo emirato gonfio di petrolio.
Il dittatore di Baghdad ritiene che nessuno protesterà eccessivamente. Dopo otto anni di guerra con l'Iran degli ayatollah, la cui espansione preoccupa l'Occidente, Saddam considera una naturale ricompensa l'annessione di quella che considera la diciannovesima provincia irachena.
Il mondo intero, invece, si coalizza con gli americani per liberare il Kuwait. Nel deserto si ammassa la più imponente macchina da guerra dei tempi recenti. Mezzo milione di uomini e armi ad alta tecnologia, come le cosiddette bombe intelligenti e i bombardieri invisibili Stealth.
Tra ricatti, sfide e trucchi del dittatore si arriva all'ultimatum del 15 gennaio 1991 e alla guerra, soprattutto aerea, che dura quasi un mese e mezzo.
E' anche una guerra mediatica, una grande messinscena televisiva che ha per protagonista l'americana Cnn.
I giornalisti si troveranno la realtà solo quando il 26 febbraio entrano in Kuwait con le truppe alleate che sfondano le linee irachene.
(foto via di Bassora)
Colonne irachene distrutte sulla via per Bassora. Sandro Petrone è stato il primo giornalista italiano a trasmettere in diretta dal Kuwait liberato
(foto ambasciata italiana)
Il momento in cui il due marzo 1991 due carabinieri tornano ad aprire l'ambasciata italiana di Kuwait City. L'ambasciatore Colombo aveva dovuto abbandonarla in autunno per Baghdad, dopo mesi di resistenza senza acqua ed elettricità