Alla guerra del Kosovo 

(racconto e servizi per il Tg2)

Alla vigilia della guerra del Kosovo ero a Tirana, nel Media Institute, dove tenevo un corso di radiofonia per i giornalisti delle principali emittenti albanesi.

"Vai a Skopje", mi disse la voce dalla redazione, raggiungendomi alle 16 del 23 marzo sul mio cellulare che in realtà non avrebbe dovuto funzionare. I voli erano già stati bloccati. L'unico modo per arrivare in Macedonia era via terra. Ma, dopo il tramonto, non è salutare affrontare le strade interne e dissestate dell'Albania, da Tirana ad Elbasan, in alto fino a Librazhd e poi alla frontiera sullo spettacolare lago di Ohrid, al posto di confine di Struga.

.Gli agguati diventano una certezza dopo il tramonto. Ilva, una collega della tv albanese conosciuta il giorno prima, accettò di farmi da producer e si presentò a tambur battente con una grande Mercedes nera guidata da un ragazzone gelido e di poche parole. Uno che guidava come se fossimo in fuga da un colpo di stato, senza sbagliare un movimento, rapido e teso. E che, davanti alla sbarra che impediva il transito, ci salutò come in un rito che si ripete da sempre. Nel freddo di fine marzo su quei monti, Ilva ed io cominciammo ad attraversare la terra di nessuno trascinandoci dietro le valige a rotelle, sapendo che da una parte e dall'altra ci stavano osservando.

La guardia di frontiera, una donna bionda con lo sguardo duro incline al languido, ci trattò con diffidenza, incurante di tutti i miei segnali di simpatia alla napoletana. Prese i passaporti e sentenziò: tu avrai il visto, la ragazza no. La ragione non la disse, ma essere albanese non aiutava Ilva in quella situazione. Dopo un'ora di insistenze e molti controlli, alla fine la frontaliera si lasciò convincere di malgrado. Ma continuò a trattare in modo rude e scostante la mia producer...

"Benvenuti nell'Hotel Macedonia", sarebbe stata la colonna sonora appropriata. Ma, quel giorno Igor Jambasov non aveva ancora composto la canzone con questo titolo, futura colonna sonora della guerra: Welcome to the Hotel Macedonia!

I servizi

24.03.1999 diretta dall'Hotel Alexandor Tg2 20.30

"..."

 

25 marzo '99 Tg2 Ore 13.00

...In pattuglia di notte con i blindati italiani della Brigata Garibaldi, a difesa della prima linea, verso la frontiera di Geneeral Jancovic, per controllare eventuali infiltrazioni serbe da una lingua di Kosovo che si incunea qui in Macedonia. -------------------Stand up--------------------------

Di la dalle sbarre ci sono truppe e decine di carri armati T80 schierati da Belgrado. Meglio evitare contatti.

Ma, l'insidia arriva, invece, con un copione già visto in Croazia e in Bosnia. Civili serbi-macedoni sbarrano all'improvviso la strada ai blindati...

Assaltano gli italiani gridando "fascisti"......Anche noi, inseguiti a pietrate, riusciamo a stento a fuggire...Un nostro militare è ferito da un sasso. Niente di grave...

Ma ora i nostri militari devono guardarsi anche da questa insidia, mentre occupano il posto centrale dello schieramento Nato, i diecimila uomini che da ieri hanno ricevuto l'ordine di dispiegarsi in piccoli gruppi lungo il confine. Misura di sicurezza per sottrarli ad eventuali tiri di ritorsione dell'artiglieria jugoslava. Ma che li espone alle imboscate e alle provocazioni dei civili serbi che cercano l'incidente per far esplodere lo scontro.

Sul fronte dei profughi, intanto, le migliaia già arrivate e gli altri attesi qui a Skopje dal corridoio lasciato aperto alla frontiera, si registra una calma improvvisa. Bloccati dove si trovavano, si dice, dai raid aerei nato e dal gran numero di carri armati serbi che ha preso a pattugliare le vie verso il confine.

 

27 marzo '99 Tg2 20.30

Diretta: "..."

Servizio: Al rogo le case degli albanesi nei primi due villaggi a vista, oltre il confine col Kosovo, Melic e Ragonice..

I serbi offrono agli obiettivi occidentali, appostati sul versante macedone, in attesa dei profughi, lo spettacolo tremendo della pulizia etnica. Terra bruciata, dopo aver fatto fuggire la gente perché non ritorni...

"Hanno derubato tutto e poi dato alle fiamme anche Gaire, Schtrausen, Ivain e altri paesi", dice il vecchietto che parla vaneggiando delle sue mucche abbandonate...

Voci da un massacro che nessuno può filmare e documentare, conferma dopo conferma di chi è riuscito a scampare a caro prezzo...

...Una donna che arriva da Pristina chiede di non parlare: "C'è la guerra, sono troppo scioccata...non so dove vado".

Raccontare in tv quando ci si è lasciati i parenti alle spalle...I serbi vedono la tv italiana...

Questa donna teme ritorsioni contro la sorella rimasta con i figli a Pristina...Il fratello racconta orrori e massacri. E poi, il calvario per fuggire, impresa possibile solo pagando...200 marchi per lei e 300 per lui a un gruppo di paramilitari. E poi, 4.000 per lei e 5.000 per lui alla frontiera jugoslava...

Arriva anche un serbo, porta al sicuro in macedonia il figlioletto di un anno e mezzo. "A Vranje siamo sotto il tiro incrociato di bombe e missili Nato", racconta, "Fanno una guerra da donnicciole. Perché non vengono a combattere da uomini, di persona?"