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Parodie...

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  Ci sono delle recensioni che fanno miracoli, tipo schiodarmi dalla sedia e correre in libreria ad ordinare il libro in questione. Sono miracoli molto inflazionati, per cui se ne parla assai poco, d'altra parte; piuttosto occorrerebbe parlare molto di più dei libri stessi. Così capita di trovare una raccolta di articoli apparsi su "Annals of Improbable Research" ed il diavoletto che alberga dentro fa capolino... :-)
Quanto segue voleva essere soprattutto un tributo a "Annals of Improbable Research" ed allo spirito che li ispira.
 

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Introduzione di tecniche ad output random nei sistemi operativi di nuova generazione: riflessi funzionali e filosofici.

  Negli ultimi anni ha via via preso maggior piede, nella fase di codifica dei sistemi operativi, la tendenza ad introdurre tecniche ad output random nel nucleo fondamentale di tali codici. Nel seguito vengono discussi gli effetti ottenuti da tale nuovo indirizzo di programmazione, da un punto di vista puramente funzionale e da un punto di vista piu' astratto, riguardante l'inferenza tra il sistema operativo come "sistema-agente" e l'utilizzatore come "sistema-utente". Per una maggiore comprensione del fenomeno si è volutamente scelto di limitare l'analisi ai sistemi operativi mutuati su interfaccia grafica ed indirizzati all'impiego su piattaforme hardware riconducibili alle CPU di classe X386, anche se promettenti sviluppi ci vengono segnalati anche su sistemi operativi indirizzati ad altre piattaforme hardware.

Non è possibile sviluppare l'argomento in oggetto nella sua interezza senza premettere alcune considerazioni di carattere generale, relative in particolare proprio al rapporto che si sviluppa tra "utente" ed "agente". È ormai assodato che i sistemi operativi abbiano presentato fino a qualche anno fa dei requisiti di base, quali solidità, sicurezza, affidabilità, direttamente correlabili ad un'interpretazione meccanicistica del rapporto tra utente ed agente. In tale interpretazione delle funzioni richieste l'insieme delle specifiche di impiego del software si può pertanto estrinsecare in una pura lista di "desiderata", che consente senz'altro una ottima definizione dei requisiti ma contemporaneamente presta il fianco ad una critica oggi non più eludibile. È infatti pur vero che l'interpretazione puramente meccanicistica dei requisiti di funzionamento ha consentito la definizione di sistemi operativi affidabili e compatti ma è altrettanto vero che tale interpretazione, direttamente figlia di quella visione illuministica nata con la Rivoluzione Francese ed ispirata alla "Dea Ragione", offre oggi il fianco a critiche sempre più pesanti. Alla vigilia del terzo millennio, dopo la dissoluzione delle classiche categorie marxiane a favore della formazione di raggruppamenti trasversali ormai sempre più difficilmente catalogabili, a fronte di una globalizzazione del mercato e dei rapporti sociali favorita anche dall'esplosione del fenomeno Internet (1) quale evoluzione può essere prevista per i sistemi operativi così che questi possano venire incontro alle nuove esigenze dell'utente ?

Una promettente soluzione sembra appunto consistere nell'utilizzazione di codice ad output random, o meglio "single input - multiple output". Caratteristica peculiare di questo codice è quella di far dipendere il suo prodotto da una serie di fattori, dei quali il comando fisicamente richiesto dall'utente rappresenta solo uno degli elementi. È curioso notare come tale tecnica sia contemporaneamente poco nota ed allo stesso tempo estremamente diffusa, data la capillare distribuzione, dall'ambiente SOHO a quello delle grandi corporation, di programmi e sistemi operativi che la implementano. Una critica di stampo "end-user" (2) riduce l'implementazione di tali tecniche ad un'interpretazione data da affermazioni fuorvianti ("È pieno di bachi !", "Mai vista una porcheria del genere !", "E questo lo chiamano un sistema operativo ?") mentre sembra più attinente l'interpretazione "trattasi di funzione non documentata" anche se l'assenza di documentazione è attribuibile non alla funzione nel suo complesso, bensì alla descrizione dei possibili output della funzione.

Qual'è l'effetto primario sull'utente ? Il primo, il più semplice da rilevare ed il più agevole da quantificare, è che l'utente, finalmente, non si annoia. Una semplice passeggiata in qualsiasi open space è in grado di produrre un numero statisticamente rilevante di osservazioni riguardanti movimenti convulsi sulle sedie, agitazione degli arti superiori (con benefici effetti sul sistema cardiovascolare) non disgiunta da azioni secondarie che vanno dal lancio di graffette o altri articoli verso il monitor (con ovvi benefici sul coordinamento psicomotorio e con una non trascurabile azione tonificatrice sul sistema muscolare) a notevoli ricerche linguistiche nella formulazione di epiteti ed imprecazioni, formulazione che contribuisce non poco all'arricchimento culturale dell'utente liberandolo dalla ricorrente schiavitù dell'impiego di un "basic-language". È pur vero che un tentativo di contributo all'arricchimento culturale dell'utente era già stato avviato fin dagli anni '60 (3), ma il bacino di utenza verso il quale tale tentativo era indirizzato non consentiva all'epoca di rilevare incrementi sintattici significativi (4).

Ma l'effetto realmente dirompente nella sua potenzialità è costituito dalla riformulazione del concetto di caducità delle cose terrene per la sua implementazione a livello di algoritmo. I sistemi operativi della precedente generazione, infatti, caratterizzati da funzionalità ed efficienza, potevano alla lunga generare nell'utilizzatore una sensazione di sicurezza che nell'immediato poteva rivelarsi gratificante ma che nel lungo periodo rivelava tutta la sua pericolosità. Ricorrendo ad una facile metafora cromatica, un mondo in bianco e nero quale quello efficiente ed assoluto dei sistemi operativi mal si presta ad interpretare gli infiniti toni di grigio della vita reale (5): l'impatto tra questa e la banale semplicità e "certezza" dei sistemi operativi è, in nuce, fonte di conflitti difficilmente sanabili. L'ultima generazione di sistemi operativi diffonde invece un familiare senso di "non funziona" che si sposa perfettamente con le sensazioni trasmesseci dal mondo circostante (6). L'effetto complessivo, anche se apparentemente sembra risiedere in una pura e semplice diminuzione di operatività da parte dell'utente, è al contrario di piacevole benessere grazie alla rispondenza delle impressioni mutuate sul posto di lavoro con l'insieme delle impressioni provenienti da ambienti esterni allo stesso. È anche vero che secondo altre scuole di pensiero tale fenomeno di familiarità si instaura tramite un procedimento "al contrario": non è il caos nascente nel mondo lavorativo a sposarsi con un caos esistenziale già in essere, ma piuttosto una vita sempre più caotica che va adesso a gemellarsi con un ambiente di lavoro ad entropia massima. Non è negli scopi di questa ricerca stabilire quale delle due correnti di pensiero sia maggiormente idonea a descrivere quanto ci circonda: è invece interessante notare la coincidenza formale e sostanziale delle conclusioni, secondo le quali i malfunzionamenti ed il caos investono, allo stesso tempo e nello stesso modo, sia l'ambiente lavorativo che l'ambiente extralavorativo.

Si può concludere che l'introduzione di tali tecniche nell'implementazione dei sistemi operativi di nuova generazione, fatte salve le limitazioni date dalla restrizione del campo di analisi precedentemente citate, rappresenti per tali prodotti una reale evoluzione verso una maggiore comprensione del rapporto "agente-utente", più rispondente alle crescenti aspettative di corrispondenza sensoriale ed impressiva tra vita ed ambiente lavorativo che è inevitabile prevedere ed auspicare alle soglie del terzo millennio.
 
  Ringraziamenti

Questo studio non sarebbe stato possibile senza i componenti dei gruppi di ricerca IBM, UNIX, WIN-USER e MEETINGPOINT di MC-Link. Ad essi imperituro grazie per i sempre ricchissimi contributi e suggerimenti :-)

Si ringraziano inoltre, per il grande supporto morale, Frank Zappa, Frank Miller, Alan Moore, il ten.col. Al "Spawn" Simmons, PK, lo staff editoriale e le modelle di "Penthouse".
 
  Bibliografia e riferimenti:
(1) AA.VV. "Non c'entra niente, ma a citare Internet si fa sempre bella figura", Snack & Cabbages Ed., 1998
(2) R.F. Spada, "Operating systems: Crashes and HD overloading in the 20th century", McFarland Labs, 1996
(3) R.F. Spada, "Lovecraft e fonemi nei comandi UNIX", Guinness University, 1990
(4) gli utenti UNIX, infatti, non solo conoscevano già molto bene Lovecraft, ma anche Tolkien ed altri autori di fervida fantasia, per non parlare della capillare diffusione, in tali ambienti, del linguaggio C.
(5) R.F. Spada, "Tonalità di grigio nella lingerie femminile", Schwein Ed., 1998
(6) si vedano, ad es. le code negli uffici e gli sportelli Bancomat la domenica mattina.

aprile 1999
 

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