Come accennato in premessa,
l'aspetto più delicato del trattamento chirurgico dello strabismo è la scelta del momento e del tipo di intervento;
la procedura chirurgica in sé non offre difficoltà tecniche particolari e
segue metodiche note da decenni.
In altre parole, è importante comprendere come la buona riuscita dell'intervento sia il frutto di un paziente lavoro di studio e di preparazione, eseguito di concerto dall'ortottista e dai genitori del bambino strabico.
Come accennato altrove, non tutti gli strabici possono o devono essere operati. La preparazione
all'intervento, che consta di una serie di test in grado di
"simulare" con lenti prismatiche i risultati dell'intervento stesso e
di prevedere, con buona approssimazione, i risultati estetici e sensoriali.
Si
tratta di agire su uno o più muscoli extraoculari,
cioè di quei piccoli muscoli incaricati di muovere l'occhio nelle varie
direzioni. L'immagine riprodotta sulla destra, ad esempio, è tratta da una RMN del
cranio e visualizza in sezione i due globi oculari ed i muscoli retti mediali
(RM) e retti laterali (RL), che servono a muovere gli occhi in senso
orizzontale. Il disegno a sinistra è una rappresentazione tridimensionale che rende l'idea di come i muscoli, contraendosi insieme o separatamente, possano far assumere al globo oculare tutte le posizioni di sguardo.
Gli interventi più frequentemente
eseguiti sono due: la recessione, che
indebolisce il muscolo spostando indietro la sua inserzione sulla sclera, e la resezione che rinforza il muscolo accorciandolo e tendendolo (come un elastico). Si può
intervenire su uno o più muscoli, contemporaneamente o in tempi successivi.
Gli scopi dell'intervento sono estetici e sensoriali. I primi sono più importanti
nei soggetti adulti, mentre i secondi prevalgono nei pazienti giovani o
giovanissimi, nei quali la riduzione dell'angolo di deviazione tra i due occhi
mira anche a reintegrare (almeno in parte) la funzione visiva binoculare e a
combattere l'ambliopia.
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