25
anni
Bologna
11 marzo 1977
Davanti
all'istituto di anatomia è in corso una seduta di Comunione e
Liberazione.
Allorché
alcune persone non appartenenti a CL entrano in aula ne nascono degli
scontri: gli intrusi vengono picchiati poi altri vengono in loro aiuto.
C'è
chi chiama la polizia. I carabinieri provvedono a far uscire sotto scorta
gli aderenti a Lotta Continua, lungo via Inserto. All'improvviso (al
momento c'è calma) arriva una colonna dei carabinieri e attacca i
compagni che sostano davanti all'istituto di anatomia.
Tute="3">Tutti
scappano un'ufficiale dei carabinieri, Tramontani, si inginocchia e prende
la mira con la sua pistola: il colpo centra alla colonna vertebrale
Francesco Lorusso, 25 anni, militante di Lotta Continua.
Lorusso è morto allo stesso modo di
altri,
colpito mentre
scappava (Piero Bruno - 22/11/75,
Mario Salvi 7/4/76).
Addosso
a Lorusso non è stata trovata alcuna arma.
II
20 luglio a Bologna il P.M. Ricciotti deposita l'inchiesta sull'omicidio
di Lorusso. Secondo il P.M. contro il carabiniere Tramontani, reo
confesso, non si può procedere in quanto non è stato lui ad uccidere
Lorusso, e se fosse stato lui, era giustificato dalla situazione di grave
pericolo in cui si trovava.
Le
persone arrestate sono 129 (oltre a 30 denunciate a piede libero).
Nei
processi per "direttissima" la giustizia di Bologna emette delle
sentenze assurde: due anni e 8 mesi a Renato Resca di 19 anni trovato in
possesso della catenella del suo motorino: da notare che Resca compare
in aula in barella dal momento che è stato pestato a sangue tanto
all'arresto che all'arrivo in carcere (fra l'altro ha avuto una crisi
epilettica): 2 anni e 8 mesi a Fantuzzi, accusato di porto d'arma; 1 anno
e 6 mesi a Nicola Pastigliano di 20 anni per porto di arma da guerra:
aveva raccolto la parte superiore inesplosa di un candelotto.
Casi
di tortura si verificano a Roma. Gli altri compagni arrestati sono: Diego
Benecchi, Alberto Armaroli, Mauro Collina, Raffaele Bertoncelli, Giancarlo
Zecchini, Albino Bonomi, Fausto Bolzani, Carlo Degli Esposti.
I
latitanti sono: Claudio Bongatti, Abdel Nasoul, Bruno Giorgini e
Franco Berardi detto Bifo.
Il
carabiniere Tramontani reo confesso
dell'uccisione di Francesco Lo Russo verrà subito dopo rimesso in libertà.
Nel
clima di stato d'assedio il 17 marzo a Torino i carabinieri uccidono un
giovane di vent'anni (militante nella sinistra).
Rincasa
in auto quando viene fermato dai CC: si china per prendere gli occhiali
(aveva l'obbligo di portarli durante la guida) e subito parte una raffica
di mitra.
I
CC dichiarano di aver sparato per primi ma lo sparatore confida:
"(l'ucciso) non aveva nessuna pistola, te lo posso dire perché tanto
non mi fanno niente".
Ai compagni,
ai familiari e agli amici di Lorusso si impedisce di svolgere il funerale
in città e di allestire la camera ardente nel centro storico, mentre il
contatto cercato dai militanti del movimento con i Consigli di Fabbrica e
la Camera del Lavoro è reso difficile dalla posizione intransigente
assunta dalle organizzazioni della sinistra storica.
Addosso
a Lorusso non è stata trovata alcuna arma.
II
20 luglio a Bologna il P.M. Ricciotti deposita l'inchiesta sull'omicidio
di Lorusso. Secondo il P.M. contro il carabiniere Tramontani, reo
confesso, non si può procedere in quanto non è stato lui ad uccidere
Lorusso, e se fosse stato lui, era giustificato dalla situazione di grave
pericolo in cui si trovava.
Le
persone arrestate sono 129 (oltre a 30 denunciate a piede libero).
Nei
processi per "direttissima" la giustizia di Bologna emette delle
sentenze assurde: due anni e 8 mesi a Renato Resca di 19 anni trovato in
possesso della catenella del suo motorino: da notare che Resca compare
in aula in barella dal momento che è stato pestato a sangue tanto
all'arresto che all'arrivo in carcere (fra l'altro ha avuto una crisi
epilettica): 2 anni e 8 mesi a Fantuzzi, accusato di porto d'arma; 1 anno
e 6 mesi a Nicola Pastigliano di 20 anni per porto di arma da guerra:
aveva raccolto la parte superiore inesplosa di un candelotto.
Casi
di tortura si verificano a Roma. Gli altri compagni arrestati sono: Diego
Benecchi, Alberto Armaroli, Mauro Collina, Raffaele Bertoncelli, Giancarlo
Zecchini, Albino Bonomi, Fausto Bolzani, Carlo Degli Esposti.
I
latitanti sono: Claudio Bongatti, Abdel Nasoul, Bruno Giorgini e
Franco Berardi detto Bifo.
Il
carabiniere Tramontani reo confesso
dell'uccisione di Francesco Lo Russo verrà subito dopo rimesso in libertà.
Nel
clima di stato d'assedio il 17 marzo a Torino i carabinieri uccidono un
giovane di vent'anni (militante nella sinistra).
Rincasa
in auto quando viene fermato dai CC: si china per prendere gli occhiali
(aveva l'obbligo di portarli durante la guida) e subito parte una raffica
di mitra.
I
CC dichiarano di aver sparato per primi ma lo sparatore confida:
"(l'ucciso) non aveva nessuna pistola, te lo posso dire perché tanto
non mi fanno niente".
Ai compagni,
ai familiari e agli amici di Lorusso si impedisce di svolgere il funerale
in città e di allestire la camera ardente nel centro storico, mentre il
contatto cercato dai militanti del movimento con i Consigli di Fabbrica e
la Camera del Lavoro è reso difficile dalla posizione intransigente
assunta dalle organizzazioni della sinistra storica.
La frattura
con il PCI raggiunge il suo apice nella manifestazione contro la violenza,
organizzata per il 16 marzo a Bologna dai sindacati confederali, con la
partecipazione, tra gli altri, della DC, partito che il movimento aveva
indicato quale principale responsabile dell'assassinio.
In quella
occasione al fratello di Francesco fu vietato l'intervento dal palco.
I
funerali
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