È uscita la seconda edizione di
 
Kali
Il potere della stupidità


Giancarlo Livraghi – maggio 2007


Disponibile anche in pdf
(migliore come testo stampabile)



Ora che è uscita la seconda edizione di Il potere della stupidità, vorrei soprattutto ringraziare i lettori della prima per i loro interessanti contributi. Con commenti, osservazioni, domande, suggerimenti, mi hanno aiutato a capire, ad approfondire, a mettere meglio a fuoco pensieri e valutazioni. Alcune opinioni di lettori sono pubblicate in questo sito. Ma sono molti di più i dialoghi che ho avuto con tanti che mi hanno scritto o con cui ho avuto occasione di parlare.

Mi sembra che questa edizione sia meglio della precedente (e così mi hanno detto le poche persone che ne hanno letto il testo prima della pubblicazione). Spero di averne conferma quando, anche su questa, comincerà il dialogo con i lettori.

Mi è stato utile anche continuare a leggere un po’ di tutto – non solo cose che riguardano specificamente il problema della stupidità (vedi bibliografia) ma anche testi di ogni genere, su altri argomenti, che mi hanno aiutato a pensare e a capire. È sempre vero che un libro, una volta nato, ha una vita propria – e si evolve anche in modi imprevisti. E che, in generale, non si finisce mai di imparare.

Ma non mi sento di consigliare a chi conosce già la prima edizione di mettersi a leggere la seconda. La sostanza del libro è la stessa. Nella continua ricerca di approfondimenti e verifiche, e nell’attento ascolto di ciò che altri dicono, ho trovato molte più conferme che cambiamenti.

Alcuni criticano il fatto che poco spazio, nel libro, è dedicato alle soluzioni. Ci ho pensato – e ho deciso di rimanere su quella linea. Cioè offrire spunti di ragionamento e criteri di diagnosi, ma non “ricette” di terapia. Questo libro non è, e non ha mai voluto essere, un “manuale di sopravvivenza”. Ogni tentativo di schematizzare soluzioni e difese sarebbe inadeguato – e anche illusorio, se non ingannevole, perché qualsiasi formula o “panacea” sarebbe una pericolosa banalizzazione.

Il problema della stupidità si ripropone continuamente in forme diverse, spesso inaspettate. Dobbiamo sempre continuare a imparare e a trarre le migliori lezioni possibili dai nostri errori. “Credere di sapere” è spesso un travestimento della stupidità.

Chi conosce la storia di questo libro sa che è il frutto di un lungo percorso. Non so neanch’io di quanti anni. Non riesco a ricordare un’epoca della mia vita in cui non avessi cominciato a preoccuparmi della stupidità umana (e in particolare della mia). Ha preso forma scritta, come primo abbozzo, in un articolo che mi era stato chiesto undici anni fa (nello stesso periodo in cui nasceva il sito gandalf.it). Erano stati, già allora, i dialoghi con i lettori, in giro per il mondo, a far nascere i successivi testi sull’argomento. Fino a quando mi è stato proposto di farne un libro...

Il percorso, naturalmente, non finisce qui. Non posso sapere se, nei prossimi anni, verrà il momento di fare una terza edizione. Ma continuerò ad ascoltare e a cercare di capire... e se ci sarà qualcosa da aggiungere o approfondire continuerò a farlo online.

Intanto, come sempre, si moltiplicano i segnali, “grandi” o “piccoli”, dell’insidioso potere della stupidità. Circola una domanda, talvolta chiaramente espressa, più spesso percepita o sottintesa. La stupidità sta aumentando? Stiamo diventando più intelligenti o più stupidi? Sto cercando di capire se esiste una risposta, ma non è facile.

Che la stupidità sia una costante, cioè abbia lo stesso peso in ogni categoria umana, in ogni parte del mondo e in ogni periodo di tempo, è un assioma che non può essere matematicamente dimostrato (anche perché non c’è alcuna definizione precisa che permetta di “misurare” la stupidità o l’intelligenza). Ma è un concetto valido per capirne l’onnipresenza – ed è palesemente vero che ce n’è sempre più di quanta ce ne possiamo aspettare.

Se ogni tentativo di “quantificare” la stupidità è destinato a essere impreciso, arbitrario e inconcludente, ciò che conta è sapere che rischiamo sempre di sottovalutarla e che è sempre necessario cercare di capirla per poterne limitare le conseguenze.

Quei danni, oggi, hanno un peso crescente per il semplice motivo che l’umanità è molto più numerosa – e si stanno pericolosamente restringendo le distanze fra la nostra capacità di fare disastri e il limiti di tolleranza dell’ambiente in cui viviamo (non solo in termini geografici ed ecologici).

Solo i lettori possono giudicare se questo libro possa dare un contributo utile e reale a rendere meno pernicioso il potere della stupidità. Ma il fatto è che il problema esiste ed è grave. Più cerchiamo di conoscerlo e capirlo, più possiamo sperare di limitarne i danni.

C’è una cosa che mi conforta. Ciò che so dai lettori, praticamente senza eccezioni, è che da questo libro ricavano più buonumore che sgomento, più sollievo che preoccupazione. Capire la stupidità vuol dire esserne meno spaventati, subirne un po’ meno le conseguenze. E questo, per piccolo che sia, è un passo avanti.




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